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Autore: Mamoru_Kurosawa    12/09/2008    0 recensioni
Mamoru è tornato con un'altra piccola storiella! L'amore è davvero pazzerello, specie quando fa completamente perdere la ragione ai due poveri innamorati. Gli spaghetti al pomodoro possono essere a volte veri e propri rivali d'amore!
"Le patatine fritte erano quasi pronte, e in tavola gli spaghetti al pomodoro, continuavano a tentarmi di lasciar perdere la frittura di quei bastoncini ancora bianchi e crudi, per soddisfare il mio peccato di gola con loro: morbidi fili di pasta, caldi e immersi in quella polpa rossa con formaggio grattugiato sopra. Come poter resistere alla loro voce, al loro profumo di perfetta cottura?!"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le buffe esperienze in cucina che vive il protagonista, sono state provate su pelle dall'autore

Antipasto: Il teatro in cucina!
(Scritto da Mamoru Kurosawa)



1.

Le patatine fritte erano quasi pronte, e in tavola gli spaghetti al pomodoro, continuavano a tentarmi di lasciar perdere la frittura di quei bastoncini ancora bianchi e crudi, per soddisfare il mio peccato di gola con loro: morbidi fili di pasta, caldi e immersi in quella polpa rossa con formaggio grattugiato sopra.
Come poter resistere alla loro voce, al loro profumo di perfetta cottura?!
Focalizzando il mio sguardo solo quel piatto solitario, davanti alla grossa pentola d'acciaio, senza accorgermene cominciai a tendere un braccio verso la sala da pranzo, supplicando quegli spaghetti di tacere e di darmi tregua, prima della perdita totale del mio sale in zucca.
- Ah...non parlate con voce così voluttuosa, o non potrò più tenere a freno la mia lingua, e per voi miei cari spaghetti, il piacere sarà appagato troppo in fretta -
Portando la mano al cuore, mi sentii poeta e attore drammatico, la cucina il mio palcoscenico e gli spaghetti il mio caro pubblico a cui le mie pene erano volte.
Potevo sentire gli applausi sommergermi e la fame accrescere a tal punto da farmi pensare,
al diavolo le patatine fritte!
Ma poi, come tutto iniziò così finì, perchè l'intrusione di un atto estraneo alla finzione che stavo vivendo, mi portò a un brusco risveglio e di nuovo coi piedi per terra.
- Che cosa stai facendo? - La voce dal tono misto a stupore e disgusto, ferì il mio orecchio facendomi sussultare il cuore nella voragine affamata che ora annega nella saliva.
- Ah! Kaito! - Nascondere o evitare l'argomento, che con tanta vergogna e timore, io avevo celato alla sua mente non credevo fosse fattibile, però ammettere di non avere tutte le girelle al proprio posto, sarebbe stato troppo umiliante e pericoloso, il rispetto e la brillante immagine che con tanta fatica avevo costruito nel suo cuore, ora era sull'orlo del crollo.
E dunque che fare, se non con forza girarsi da un'altra parte, più precisamente a occhi e concentrazione nell'olio, e il grosso forcone in mano, piantato in mezzo alle patatine, scappando così dall'ammettere la propria pazzia?
Quel mio modo di fare, così impacciato e stupido, non servì a far risorgere il sorriso sul volto del mio Kaito, che in tutta risposta continuò a ripetere quella domanda imbarazzante.
- Che cosa stai facendo? - Disse con insistenza perfida e divertita.
- Non lo vedi? Sto friggendo le patatine -
Meglio far finta di non capire, fingersi per un attimo un pò ingenui, senza scomporsi in mille gesticolamenti bambineschi.
- Non fare il finto tonto - Scandì sillaba per sillaba come per prendermi in giro, ma io forte d'animo, lascai passare.
- Ma quale finto tonto! Sto semplicemente girando queste benedette patate! Che dopo mezz'ora, sono ancora qua pallide e per nulla croccanti! -
E l'olio continuava a friggere, inutilmente, visti i risultati.
- Se vuoi continuare a sviare il discorso, affari tuoi. Ma sappi che io, ormai da tempo ero a conoscenza di questo tuo complesso fuori dal comune -
Granai gli occhi così tanto, che da lontano potevano essere scambiati per due occhi di bue fumanti, con la faccia rossa non per la rabbia, ma per la nuda verità che in quel momento mi fu servita su un piatto di bronzo, un color ramato sull'arancio con sfumature nere di cenere. Il forcone scivolò nella padella, e degli schizzi con fauci bollenti, azzannarono la mia tenera pelle, che tra un grido e l'altro, non potè non cambiare colore in un rosso aragosta.
Dolore allucinante non c'è che dire, ma con un tempismo oserei dire perfetto, visto che così, Kaito preso dal panico si gettò su di me, dimenticandosi per un attimo della storia "tentazione spaghetti". Spegnendo la fiamma sotto i fornelli, con fare premuroso mi prese il braccio, creando un buffo contrasto con la sua voce, scocciata e presuntuosa.
- Sei un disastro in cucina -
Con queste amare parole, decisi di mettere da parte l'affetto che provavo per lui, e senza degnarlo nemmeno di un ringraziamento sbuffai.
- Scusa tanto se per una volta volevo fare qualcosa di carino! - dissi ritraendo il braccio - Volevo solo farti un piccolo regalo. Ma ovviamente è andato tutto in fumo! -
Che diavolo il mio Kaito, invece di apprezzare le mie buone intenzione, e di farmi qualche lode, mi sentii preso a pesci in faccia senza un minimo di tatto. Io non ero mai stato un tipo molto attivo, diciamo che le cose troppo impegnative, come cucinare, le lasciavo volentieri a mister perfettino, che non sbagliava mai. Però per una volta che avevo deciso di mettermi d'impegno e di fare qualcosa che Kaito non si sarebbe mai aspettato, solo per il semplice gusto di vederlo felice e fiero di me, ecco che come al solito combino un pasticcio nel disastro già creato, come zuccherare l'acqua invece di salarla, o dimenticarsi di girare la pasta nella pentola per evitare che si appiccichi tutta sul fondo.
Scompigliandomi da solo i capelli, cominciai a credere che forse Kaito non avesse poi tutti i torti, ero un disastro e non sarei mai cambiato.
- Mamoru? -
Tutto il mio entusiasmo era bruciato insieme a quell'olio infame, mi sentivo inutile e tutto perchè per me, quello che Kaito pensava, contava più del parere di cento persone messe assieme.
- Mamoru? - Continuava a chiamarmi, ma io lo ignoravo; anche se non volevo, mi stavo comportando come un bambino capriccioso bisognoso di coccole e attenzioni.
- Fammi vedere il braccio -
- No. Sto bene non serve che ti preoccupi - Se io ero pazzo, come lui aveva insinuato di sapere già, allora anche il suo modo di fare aveva qualche ponte rotto, perchè senza nemmeno accorgersene, passava da uno stato d'animo all'altro, come una rana che non la pianta di entrare ed uscire dal suo stagno.
Se adesso aveva deciso di fare tutto il carino, allora sarebbe cascato male, perchè il suo tentativo stava per fare un bel volo oltre la siepe del nostro piccolo giardino.
- Fai l'offeso ora? - Quale gentilezza traspariva dal suo faccino di superiorità, propria di chi ti guarda dall'alto verso il basso senza preoccuparsi minimamente di quanto facciano male le sue parole inopportune, che da me venivano interpretate come un continuo infierire sul mio orgoglio già in evaporazione.
Il silenzio era un'ottima arma da usare contro la sua lingua biforcuta, però non sembrava fare chissà quali miracoli.
Facendomi le spallucce, Kaito sospirò come chi rinuncia a smuovere un mulo piantato a pieni zoccoli nella terra, e questo non mi rese per nulla felice. Mi aveva già dato per perso?
Dopo essere riuscito nel disperato salvataggio del forcone immerso nell'olio bollente, mandai al diavolo le patatine, deciso di fermare la mia dolce metà dall'allontanarsi troppo da me. Ma prima di riuscire a muovere anche solo un passo in sua direzione, mi bloccai all'istante. Qualcosa doveva essersi impossessato di Kaito, perchè ciò che disse non poteva essere stato frutto della sua volontà!
- Vedete di starvene zitti! - Urlò al vuoto, o almeno così credetti in un primo momento - Gli date il tormento con le vostre continue lusinghe e suppliche! -
- Kaito...? - Non riuscii a credere nè ai miei occhi nè alle mie orecchie.
- Come dite? E' questo il vostro gioco? Allora sappiate che non mi farò mai battere da voi! -
- Kaito... -
- Perchè io... -
Non bloccarti sul più bello, pensai completamente stregato dalla sua voce e dalla fermezza del suo corpo minuto ma così dannatamente invitante.
- Amo Mamoru per la persona che è...con i suoi pregi e i suoi difetti, che lo rendono ai miei occhi la persona più speciale del mondo -
Avvicinandomi a lui, toccai la sua schiena col mio petto, abbassandomi tanto quanto bastava per appoggiare le mie labbra sul suo collo, e cingergli la vita tra le mie braccia, in un caldo e morbido abbraccio, tenero e dolce, proprio come l'amore che lui a piccoli bocconi, serviva al mio cuore, e di cui io non sarei mai stato sazio.
Avevo bisogno di sentirlo al mio fianco, di perdermi nel suo profumo e di essere rassicurato da una sua parola gentile.
- Grazie - E' unica cosa che riuscii a dire.
- Non devi ringraziarmi. Da tempo volevo dire a quegli spaghetti il fatto loro! - Iniziai a ridere davanti a tanto impegno nel cercare di rendere più realistica possibile quella recita assurda.
- Dai. Ora puoi anche smetterla, non sono così fuori di cascarci, sai? -
- Non sto scherzando -
- Eh? -
- Quando ti metti ai fornelli per cucinare sei un pericolo è vero, ma se devi cuocere degli spaghetti al pomodoro tutto cambia. Sul tuo volto appare un'espressione così serena da farmi quasi male, perchè nemmeno a me hai mai riservato simili sguardi -
- Ah... - Dopo questa confessione capii quanto fossimo una coppia sensazionale, due pazzi che si erano trovati e mai più separati, nemmeno a suon di sberle e litigi.
- Che c'è? - Chiese con la sua solita freddezza.
- Non riesco a credere che il mio ragazzo sia geloso di un piatto di spaghetti, tutto qui - Risposi ancora sotto shock.
- Beh che c'è di male?! E' normale che mi senta in competizione con quei fili di pasta, visto che a volte sembra quasi che tu sia innamorato più di loro che di me! -
- E questa da dove ti è uscita? -
- Mi sento un vero idiota a dire cose del genere -
- Consolati, perchè io ci mettevo così tanto impegno solo per dimostrarti che per te sarei disposto anche a mettermi il grembiulino e fare la cuoca -
- Allora sai che ti dico? -
- Cosa? -
- Che entrambi abbiamo grossi problemi -
- Concordo -
- Siamo entrambi così pazzi d'amore per la persona che ci sta accanto, che ormai non abbiamo più nessun neurone a guidare il nostro cervello -
Non poteva rendermi più felice di così.
- Kaito... -
- Sì? -
- Ho fame -
- Non di nuovo quegli spaghetti! - Urlò preoccupato.
- No. Questa volta...è il tuo corpo che voglio mangiare -
- Mamoru... -
Quando mi disse di essere geloso degli spaghetti, io ne fui sorpreso, ma la gioia per quella piccola confessione fu assai più grande, perchè voleva dire che anche nei momenti in cui io credevo di non essere oggetto delle sue attenzioni, in realtà non era così. Lui in segreto era sempre lì a vegliare su di me come un angelo, non per ossessione, ma per amore.
Tuttavia, con mio grande dispiacere, dovetti dire addio per un pò ai miei amati spaghetti, che in casa...divennero quasi un tabù.
  
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