Ianto sedeva al bancone di un bar, aveva ordinato uno Scotch, che non aveva ancora assaggiato a causa dell'agitazione. Infatti,  controllava minuziosamente prima l'orologio, poi la porta, in attesa. Era talmente concentrato a guardare l'ora, che non si accorse che Jack gli piombò alle spalle. 
-Mi aspettavo di trovarti con un cronometro invece che con un semplice orologio!- *
Ianto fece un balzo per lo spavento. Non appena si fu ripreso dallo shock momentaneo, tirò fuori dal taschino della giacca un cronometro e fermò il conteggio.
-Signore, è in ritardo di tre minuti e ventisette secondi-
Jack rise goffamente e abbracciò Ianto.
-Anch'io sono contento di vederti!-
Entrambi sorrisero. Ianto si alzò, con il drink in mano, e insieme presero posto ad un tavolo.
 
Erano le nove e i due dovevano ancora mangiare. Aspettavano impazienti che il cameriere portasse loro i piatti.
-Sto morendo di fame! Avremmo dovuto mangiare un boccone alla base con gli altri-
-Ma poi che razza di appuntamento sarebbe stato?-
Jack inarcò il sopracciglio e gli fece l'occhiolino.
-Sai...Quando abbiamo ingaggiato Gwen la prima cosa che Tosh e Owen le hanno chiesto era cosa aveva scoperto su di te...-
Jack sembrava sorpreso, nonostante avesse affrontato conversazioni simili durante le numerose vite che aveva vissuto.
-P-Perché mi stai dicendo questo?-
Ianto inspirò profondamente prima di comunicare all’amante ciò che lo preoccupava da mesi a questa parte.
-Come posso pretendere di perfino pensare ad avere una relazione con te se non ti conosco affatto?-
Jack non sapeva cosa dire. Non trovava le parole. Era strano come in ogni situazione avesse sempre avuto la risposta pronta, ma ora non riusciva a spiaccicare parola. Alcuni gemiti confusi uscirono dalla sua bocca. Proprio quando sembrava stesse per dire qualcosa, il cameriere si presentò con i piatti caldi e Ianto non presentò più l'argomento.
 
Jack non riusciva a prendere sonno. Era steso sopra al lenzuolo bianco del letto di Ianto, l'uomo nudo stava dormendo profondamente al suo fianco. Ripensava ininterrottamente alla conversazione interrotta dal cameriere poche ore prima. Ianto aveva ragione. Non c'era nulla di lui che conoscesse veramente ed era tempo di cambiare la situazione.
 
Quando Ianto si svegliò si inclinò verso Jack, per poi sentire che la sua parte del letto era vuota. Ma dove è finito?
Si alzò per andare a fare colazione e lo trovò in cucina, ancora nudo, che cucinava.
-Ho chiamato gli altri e li ho avvisati che oggi non verremo al lavoro-
Ianto non poteva non fissare attentamente l'uomo.
-E...che hanno detto?-
-Hanno ridacchiato un po' -
Normalmente a Ianto avrebbe dato fastidio che qualcuno facesse certe insinuazioni su di lui, su di loro, ma ora, oltre al fatto che ci aveva fatto un po' l'abitudine, era fin troppo distratto dal corpo di Jack per prendersela. Quando sentì che il suo sangue confluiva tutto verso il basso si affrettò a risolvere il problema.
-Non potresti metterti delle mutande addosso?-
Jack si rivolse verso di lui, mostrando interamente il suo corpo.
-Perché, qual è il problema?-
Gli fece l'occhiolino.
-Ti prego-
Più Ianto lo implorava, più Jack lo provocava, così Ianto andò a prendere i pantaloni e glieli infilò a forza.
-Così va meglio-
Jack sbuffò.
 
Entrambi erano seduti nella penisola della cucina, a mangiare di gusto la colazione preparata da Jack.
-Dobbiamo parlare-
-Nemmeno ci siamo messi insieme e già mi vuoi scaricare?-
Ianto rise goffamente, ma quando vide l'espressione seria dipinta sul volto di Jack, si fece leggermente cupo.
-Ieri sera hai sostenuto che non mi conosci affatto. E in parte hai ragione. Immagino di essere sempre stato un po' un mistero per voi, ma per provarti quanto io ci tenga a te, ti racconterò tutto ciò che hai bisogno di sapere-
Ianto annuì leggermente con la testa, mantenendo l'espressione cupa, e Jack iniziò a raccontare. Gli raccontò della sua infanzia, vissuta nel 51esimo secolo d.C., di come avesse perso suo fratello e suo padre, di come, dopo quell'esperienza, decise di entrare nell'agenzia del tempo. Gli disse come in seguito avesse cominciato a imbrogliare la gente, cercando di spacciar loro tecnologia da quattro soldi per molto di più. E gli raccontò di quando provò a farlo con una ragazza bionda, di nome Rose Tyler, e di come conobbe il Dottore. Gli raccontò le loro avventure, dal bambino con la maschera, all'imperatore dei Daleks. Gli disse come Rose avesse aspirato l'energia del vortice e l'avesse reso immortale nel tentativo di riportarlo in vita. Gli raccontò come venne abbandonato li, e, grazie al manipolatore del vortice, fosse riuscito a tornare sulla terra del 19esimo secolo e avesse trascorso gli scorsi anni sulla terra, sempre in compagnia di persone diverse, che man mano morivano davanti ai suoi occhi, e come questo lo avesse cambiato. Gli raccontò poi dell' ultima volta che aveva incontrato il Dottore, pochi mesi prima, di come avesse conosciuto Martha, delle avventure trascorse insieme all’amico e alla ragazza.
Quando ebbe finito, Ianto era stupito, e non sapeva cosa dire, ma alla fine gli porse una domanda.
-Desideri mai morire?-
Jack abbassò lo sguardo. Era nervoso, e si vedeva, poiché continuava a sfregarsi le mani sudate.
-Ogni giorno. Tutto ciò che desidero è una vita normale-
Ianto lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia. Non aveva mai visto Jack così debole e fragile, faceva tenerezza. 



*OVVIAMENTE qui mi riferisco alla stopwatch! ;) 

A/N
E' la prima volta che pubblico su Torchwood, quindi spero solamente vi piaccia! Recensioni apprezate (Soprattutto critiche costruttive, non si finisce mai d'imparare)! 

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