Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Levy94    10/08/2014    2 recensioni
Una one shot senza pretese, nata per caso.
Il campo di battaglia non è a mille chilometri di distanza, è proprio lì, sulla tua pelle, nella tua testa. E non se ne va. Sei ancora lì, nella polvere, in mezzo al sangue, dispensatore di morte.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nata da un'immagine condivisa su whatsapp.

Direi che aver visto Jarhead almeno dieci volte mi ha lasciato il segno...

Nota: il protagonista può essere letto sia come uomo che come donna.

 

 

 

 

 

È a malapena l'alba, ma ti alzi comunque. Un'abitudine dura a morire dopo soli due mesi dal congedo.

Scosti le coperte e sgusci via dalla stretta salda del tuo compagno evitando di svegliarlo.

Ti vesti ed esci. Nemmeno la temperatura ormai vicina allo zero ti fa desistere dalla tua corsa attorno al quartiere.

E corri. Corri e basta, non pensi. Regoli la velocità, il respiro, controlli il battito, ma eviti di pensare.

Dopo quasi un'ora torni a casa. E non importa che tu sia sudato fradicio e allo stesso tempo congelato, non hai ancora finito.

Flessioni e addominali, una serie dopo l'altra fino a perderne il conto, fino a infradiciare il pavimento di altro sudore. Quando sei esausto, finalmente ti fermi.

Hai bisogno di una doccia.

Non ti spogli nemmeno, entri sotto il getto d'acqua completamente vestito e aspetti che gli abiti diventino pesanti e zuppi prima di lasciarli scivolare a terra.

L'acqua ti accarezza dalla testa ai piedi, fredda e martellante, ma ti sembra che non lavi nulla. Nemmeno la saponetta che strofini forte sulla pelle, nemmeno la spugna che hai trovato, niente riesce a lavare via quell'odore che senti. Sudore, quello c'è, sangue anche. E polvere. Piscio. Malattia. Morte.

Quelli non se ne vanno, restano lì, anche se ormai la pelle è rossa tanto l'hai strofinata.

Dopo molti tentativi rinunci. Esci dal box e ti fissi davanti allo specchio.

Tutte quelle cicatrici... non le hai mai contate, vero? Eppure le ricordi tutte.

Quella lì, appena sotto l'ascella sinistra, ad esempio. Era solo un bambino. Suo padre era uno dei ribelli. L'hai dovuto uccidere, era un ordine. E quel bambino voleva solo difendere entrambi. Hai avuto pietà almeno per quel piccolo? Certo che no. Erano ordini. Tu esegui gli ordini.

E quello sfregio sul braccio? Una donna che difendeva i suoi fratelli dall'esecuzione. Tu li hai uccisi. Erano ordini. Tu esegui gli ordini.

La ferita sulla gamba? Un ribelle, un ragazzino, che voleva ucciderti. Alla fine è lui che è morto, tu sei vivo. Ma erano ordini. Tu esegui gli ordini.

Il campo di battaglia non è a mille chilometri di distanza, è proprio lì, sulla tua pelle, nella tua testa. E non se ne va. Sei ancora lì, nella polvere, in mezzo al sangue, dispensatore di morte.

E hai paura. Moltissima paura. I ribelli uccidono, non solo voi portate la morte.

E li ricordi i tuoi commilitoni, quelli che un attimo prima erano accanto a te a coprirti il fianco, un attimo dopo potevano essere a terra, il cranio sfracellato o le interiora sparse nella polvere. E tutto quel sangue...

Quel sangie che ancora senti vischido e caldo sulle mani.

Poi i colpi che fischiano accanto alla tua testa. Le esplosioni. E altra polvere. Altro sangue. Urla. Urla che possono essere sia nemiche che amiche, non riesci a distinguerle. Sono così simili nel dolore e nella paura.

All'improvviso senti qualcuno alle tue spalle. Ti stringe. E un nemico? Vuole catturarti? Devi scappare. Meglio morto che prigioniero.

Ti dibatti, cerchi di scappare, ma il nemico è forte. E ti sta parlando. Conosci questa lingua, non è quella del nemico. E non ti minaccia. Ti rassicura.

Perchè?

Perchè?

Finalmente ascolti. Non solo conosci la lingua, ma anche la voce. Calda, delicata.

Finalmente vedi. E non sei nel campo di battaglia, sei davanti a uno specchio, a casa tua, al sicuro. Ed è la stessa cosa che ti dice lui.

Sì, lui. Il tuo compagno, il tuo amante, il tuo fidanzato, la tua ragione di vita.

Chiudi gli occhi e ti concentri solo su quella voce. Gli altri rumori nella tua testa spariscono, il sangue sbiadisce, l'odore della polvere se ne va.

Stai tremando, per il freddo o lo shock non lo sai. Stai piagendo, ma non sai da quanto. Ti fa male la gola, hai gridato ma non te ne sei accorto.

Lui ti stringe, continua a parlarti da dietro il tuo orecchio.

Sei al sicuro, sì. Ma la guerra è ancora lì, nella tua testa.

E non se ne andrà mai.

 

 

 

 

 

P.S.

Sì, non ho aggiornato nulla delle mie vecchie storie.

Ho un blocco. Un blocco che, spero, ora se ne sia andato.

Dovrò dividere il mio tempo tra studio e scrittura, ma penso di essere finalmente "guarita". Incrociate le dita per me!

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Levy94