La
vittoria
del più debole
Machiavelli
osservò Richard posare di nuovo la Lancia dentro al
sarcofago di pietra in cui era stata custodita fino a quel momento, con
delicatezza.
L’occhio
gli cadde sulla sagoma nera e sfuggente di un volatile di
piccole dimensioni, proiettata sulla polvere. Un brivido gli salì lungo
la
schiena, e una consapevolezza agghiacciante gli invase la mente. I
corvi.
I
corvi di Odino. Hugin e Munin, Pensiero e Memoria.
Machiavelli
sorrise dentro di se.
«
Cosa vuoi fare con la Lancia? » chiese, fissando gli occhi glaciali
in quelli di Richard.
Il
ragazzo sorrise disincantato.
«
Quello che vogliono farci tutti, italiano. Il potere è una tentazione
che si da troppo per scontata, e spesso gli uomini come te finiscono
per
credere che ci sia qualcos’altro sotto. Tu non aspiri al potere? »
Machiavelli
scosse le spalle.
« è
un desiderio che mi tenta spesso. » affermò, noncurante. « Ora
però, voglio solo ridare la Lancia al suo legittimo proprietario. »
Richard
rise con una voce gutturale, senza gioia ma anche senza
ritegno.
« Non
so cosa ti abbiano raccontato, ma non è Aton il custode della
Lancia. »
«
Aton la ridarà ad Odino. Sono alleati, ora. » disse Machiavelli,
sicuro.
Era
in questi momenti che pensava davvero che Dagon avesse ragione.
Mentire era ciò che gli riusciva meglio.
Voleva
farsi sentire da Odino tramite i suoi corvi. E fare i propri
interessi attraverso quelli di Aton. Gli Antichi Signori non erano di
certo
tutti amici, quasi nessuno provava affetto verso l’altro. Con quelle
parole
sperava di essere riuscito a guadagnarsi la stima di Odino e la
riconoscenza di
Aton.
Aveva
come il sospetto che soprattutto quest’ultima cosa gli sarebbe
servita molto nei prossimi giorni.
«
Facciamola breve, ti va? » propose affabile Richard. « A quest’ora
sarei già dovuto essere di ritorno al mio Regno d’Ombra. »
«
Porteresti anche il ragazzo di cui hai preso il corpo, nel tuo Regno
d’Ombra. » ragionò Machiavelli, lucido. « Sei riuscito a prendere la
Lancia
solo grazie a questa tua capacità, e una volta che sarai arrivato nel
tuo regno
Richard non sarà più in grado di tenere la Lancia in mano. E morirà,
non
riuscendo a disfarsene in tempo.»
« Ma
io potrò averla, per sempre. Col mio vero corpo, questa volta. »
Machiavelli
aggrottò le sopracciglia.
« Io
non credo che tu abbia un vero e proprio corpo. »
C’erano
ancora tante cose nell’universo che rimanevano al di fuori
della sua conoscenza, ma Machiavelli non credeva possibile che qualcuno
potesse
scindere l’anima e la ragione dal suo corpo materiale. Se invece
l’essere si
fosse limitato a controllare Richard con la mente, avrebbe dovuto
rifugiarsi al
sicuro lì vicino, di modo da aprire il portale che lo avrebbe condotto
nel suo
Regno e sparire insieme a Richard.
E
Machiavelli avvertiva tutta la sua essenza nel corpo di Richard, non
altrove.
Il
sorriso dell’essere non aveva fatto una piega.
« Sei
intuitivo. Chissà se hai ragione. »
« Chi
ti manda? » chiese Machiavelli, suscitando un risolino da parte
dell’altro. « Se non hai un corpo, se davvero ho ragione e sei poco più
di un
ombra pensante, allora non sei un Oscuro Signore, ma solo una sua
creatura. »
« Non
risponderò alle tue domande, figlio degli homines. » e il suo
sorriso si trasformò in una smorfia appena più stizzita e minacciosa.
Cominciava a perdere la pazienza e Machiavelli non aspettava altro.
« Oh,
credo che invece vorrai riflettere sulla prossima domanda che ti
farò… » sibilò Machiavelli con un sorriso ironico e malizioso.
Si
avvicinò di due passi.
« Se
io dovessi danneggiare irrimediabilmente il corpo di Richard, tu
come faresti a portare la Lancia nel tuo Regno? »
La
creatura lo scrutò, il sorriso spento e gli occhi leggermente
spalancati. Machiavelli seppe allora di essersi guadagnato tutta la sua
attenzione e mosse qualche passo distratto, gesticolando con gesti
vaghi e
sarcastici.
« Se
per esempio… » continuò, noncurante. « Io riuscissi ad indebolire
il suo corpo in modo tale da renderlo quasi inutile… dalla tua
espressione
deduco che sarebbe un problema. »
« Non
oseresti. » sibilò pericoloso l’essere.
«
Quindi, il suo corpo acquista i tuoi poteri ma… non la tua forza,
giusto? Sempre che tu ne abbia… »
« Non
hai idea di quali siano i miei poteri! » urlò l’essere, in preda
alla rabbia, sporgendo il busto in avanti.
« Me
ne sono fatta una molto chiara, invece. » lo contraddisse
Machiavelli, glaciale.
« Io penso che tu non
sia altro che un parassita. Non sono
nemmeno sicuro che tu possegga dell’energia aurica. Sicuramente, come
te il tuo
signore ne ha creati mille altri, e il tuo intelletto deriva
direttamente dal
suo e non ha motivo di esistere! »
« Taci, umano! Non sai
niente! » sbraitò la creatura, gli
occhi iniettati di sangue.
Il viso di Richard
sembrava così strano, deformato dalla
rabbia.
« Non oseresti fare del
male al ragazzo! » sputò la creatura,
stringendo i pugni.
« Davvero? » sorrise
scaltro Machiavelli.
Indicò il suo rivale con
un gesto lento.
« La sua vita non mi sta
a cuore. » affermò, sinceramente.
« Serviva solo per fuggire alla noia. E anche se così non fosse… »
continuò,
mentre l’odore di serpente intorno a lui si faceva più denso «
Sicuramente
tengo di più alla mia, di vita. »
« Prenderò il tuo corpo,
se lo farai! » minacciò con
violenza la creatura.
Machiavelli respirò
piano, calmo.
« Quando io e
l’emissario di Aton siamo arrivati, tu eri
già qui, ti nascondevi da interi minuti alla vista di Alypion. Hai
portato tu
la Lancia qui, prendendo in prestito un altro umano, qualcuno che dopo
hai
dovuto abbandonare, perché… beh, probabilmente i tuoi poteri logorano
nel
profondo la persona che si ritrova a condividere uno stesso corpo con
te. Devi
cambiare vittima, di tanto in tanto. » fece una pausa per capire se
aveva colto
nel segno.
Sorrise di fronte
all’espressione quasi spaventata di
Richard. O meglio, dell’essere.
Machiavelli si girò
appena e indicò col braccio disteso il
punto in cui i bagliori di energia prodotti da Alypion e dall’Emissario
non
smettevano ancora di squarciare il cielo grigio.
« Alypion ha fatto in
tempo a raccontarci tutta la sua
vita. Dopo, io ho scambiato due parole con l’emissario. Dopo,
sono arrivato qui con la velocità di un umano qualunque. E tu
avevi appena preso in mano la Lancia di Odino. » il tono di Machiavelli
vibrava
di sufficienza e di sarcasmo, gli occhi lampeggiavano di vittoria.
L’essere lo guardava con
quella furia che solo un sincero
timore può alimentare, gli occhi così sporgenti da sembrare folli.
Machiavelli si morse le
labbra divertito.
« Quanto tempo ti ci
vuole per impossessarti di un corpo? Secondo
me, almeno un quarto d’ora. » rise, caparbio.
« In quel tempo potrebbe
accadere di tutto. »
Indicò di nuovo i
bagliori di luce.
« uno di loro due
potrebbe arrivare qui, impedire a te di
prendere il mio corpo. Io prenderei la Lancia e tu non potresti fare
niente per
fermarmi, perché non solo sarei ancora in grado di contare sui miei
poteri, ma
anche su quelli dell’emissario di Aton, o su quelli di Alypion, che non
hai
osato attaccare quando ne aveva la possibilità, aspettando che si
allontanasse.
»
Machiavelli si divertiva
pur restando con tutti i sensi
all’erta, lo sguardo da rapace puntato sul volto esangue di Richard.
« Sei estremamente
debole. Certo… » aggiunse con un gesto
vago. « Hai le qualità adatte per rubare la Lancia, i poteri più utili.
Ma ho
sconvolto il tuo piano perfetto, e non puoi contrastarmi a lungo. Tra
poco
tornerai un ombra senza corpo. »
L’emissario di Aton
spalancò le fauci contro Alypion,
squarciando l’aria col suo ringhio. Vedeva la determinazione del suo
avversario
vacillare appena, la notava in ogni dettaglio del suo viso, con
l’accuratezza
dei suoi sensi sovrannaturali.
Succedeva a tutti così.
Avevano tutti
quell’espressione, quando vedevano il bambino
scomparire per lasciare spazio al mostro. Vedere un bambino
trasformarsi in una
creatura demoniaca ripugnava e terrorizzava gli avversari, anche quelli
non
umani. Era forse l’unico aspetto positivo della sua condizione d’eterno
fanciullo.
L’emissario si gettò su
Alypion e tese il braccio verso la
sua ala sinistra, spiccando l’ennesimo salto, staccandosi più di tre
metri da
terra. Riuscì a colpirlo solo di striscio.
Nessuno dei due, fino a
quel momento, aveva voluto cedere.
L’emissario sapeva di
avere delle conoscenze magiche
limitate, differenti da quelle conosciute nel mondo umano, e suppliva
con la
straordinaria velocità e la forza sovraumana. Alypion però, pur con un
certo
sforzo, riusciva a sfuggire a quasi tutti i suoi attacchi, potendo
contare su
una difesa magica infallibile e sulle sue potenti ali.
Era stato uno scontro
alla pari.
Fin dai suoi primi
secoli di vita, l’emissario era stato
uno dei più efficienti servi del suo Signore, nonostante le sue
caratteristiche
fisiche lo aiutassero solo quando doveva ingannare qualcuno. Gli uomini
e le
creature si fidavano molto dei bambini.
La sua vera qualità, era
sempre stata la determinazione.
Perseguiva i suoi scopi con l’ostinazione di un bambino, i suoi
capricci umani
si erano mutati in capricci mostruosi e in lui era rimasta radicata
un’infantile crudeltà e una rabbia verso il mondo che persino Aton non
si era
aspettato.
L’emissario si girò di
scatto, sforzando ogni muscolo,
corse in avanti e spiccò un altro salto.
Prima che Alypion potesse girarsi, lo colpì alla schiena. La
creatura
fece vibrare forte le ali e lo afferrò per il collo, attirandolo verso
di lui e
mugolando di dolore per i profondi tagli sulla schiena.
L’emissario sentì la
pelle bruciare sotto il suo palmo.
Premette sul suo braccio senza riuscire a liberarsi. Davanti a lui
vedeva solo
gli occhi sbarrati di rabbia di Alypion e un istante dopo fu accecato
dalla
luce e sentì il suo corpo strusciare violentemente sul terreno.
Alypion si abbassò di
qualche metro per il dolore delle sue
prime ferite.
L’emissario, a terra,
ingoiò la polvere e tentò di togliersela
dagli occhi.
Quando fu di nuovo in
grado di vedere socchiuse la bocca,
sorpreso.
La
situazione era
cambiata. Alypion posava i piedi a terra. E non era più solo.
Davanti all’emissario
un’altra figura alata, molto simile
ad Alypion ma dalle fattezze chiaramente femminili, sostava eretta ed
altera, e
osservava in viso l’altra creatura.
L’emissario capì che non
intendevano degnarlo più di
nessuna attenzione, e attese di capire cosa stesse succedendo con
impazienza,
stringendo forte le fauci e rimettendosi in piedi con uno scatto
fulmineo.
La creatura femminile
non staccava gli occhi famelici da Alypion,
e quest’ultimo, da parte sua, pareva sforzarsi facendo violenza ai suoi
desideri più profondi per non attaccarla in preda all’ira.
« Alypion. Ti sei
ridotto male. » disse lei, con un sorriso
angelico.
L’emissario conosceva
molte lingue, e solo poche di queste
erano umane. Ma non riuscì a decifrare nessun suono e si limitò,
stizzito, a
scrutare le espressioni dei due.
« Mineikre… vattene. »
sibilò Alypion tra i denti.
L’emissario spalancò per
un attimo gli occhi, in un
bagliore di comprensione. Mineikre era l’amica di Alypion, la creatura
aveva
già parlato di lei a lui e a Machiavelli.
« Non lo farò. » disse
secca Mineikre, con le braccia
ancora incrociate. « So cosa vuoi fare. So perché sei venuto in questo
mondo. »
lanciò un’ occhiata disgustata intorno a sé.
« E non posso
lasciartelo fare. »
Con un grido di rabbia
si gettò su Alypion e l’emissario
vide la luce inghiottirli, per farli riapparire a qualche metro di
distanza.
Senza più una parola, i loro corpi rotearono nel cielo, ferendosi senza
pietà,
con una potenza passionale che l’emissario aveva visto poche volte
nella sua
lunghissima vita.
I colpi erano ricolmi di
magia ed erano pensati per fare
del male, per ferire in profondità. Eppure i movimenti delle loro ali
rimanevano aggraziati e possedevano una loro forma di eleganza.
L’emissario li osservò
da terra, mentre la sua mente
partoriva tutte queste considerazioni e il suo viso restava
impassibile,
assumendo pian piano qualche tratto umano.
Si disse che non era il
caso di disturbarli.
Annusò l’aria fino a
percepire un familiare odore di
serpente.
« Signor Machiavelli. »
salutò l’emissario, spolverandosi i
vestiti strappati.
Machiavelli si voltò di
scatto con un mezzo sorriso,
riconoscendo la voce infantile del bambino. L’emissario ricambiò il suo
sguardo, imperturbabile, poi spostò gli occhi su Richard, che lo
scrutava con
un ombra di timore negli occhi, mista alla perplessità di avere davanti
un
fanciullo.
« Bentornato. » disse
Machiavelli.
L’emissario aggrottò le
sopracciglia vedendo la Lancia,
luminosa e bellissima, nelle mani di Richard. Come mai Machiavelli era
così
calmo?
« Allora hai vinto tu? »
chiese con un piccolo sorriso
l’italiano.
Un tuono squarciò la
calma del cielo e in lontananza
Machiavelli vide delle luci che parevano quasi fulmini.
« Non esattamente. »
rispose l’emissario.
Machiavelli lo osservò,
serio.
« Ho lasciato Alypion in
buona compagnia. » rispose il
bambino alla sua domanda silenziosa. « e vedo che anche a lei la
compagnia non
manca. » aggiunse, osservando cupo Richard.
« è un figlio degli
homines? »
Sarebbe potuta sembrare
una domanda stupida, in un’altra
situazione. Ma l’emissario non riusciva a scavare nella mente di
Richard, a
percepire la sua natura con chiarezza. Non capiva se si trattava di un
figlio
degli homines con i poteri risvegliati, o di una creatura distinta.
« Solo nel corpo. »
rispose Machiavelli, senza mostrarsi
sorpreso dalla domanda « Non è vero? » aggiunse rivolto a Richard.
Questi non rispose ma si
morse le labbra e soffiò come un
gatto contro l’emissario.
« Che cosa sei? » chiese
l’emissario, con una punta di
curiosità.
« è inutile, non lo
vuole dire. » rispose per lui
Machiavelli.
« Non importa. » sibilò
l’emissario, lo spazio sotto agli
occhi che cominciava di nuovo a scurirsi. « Dobbiamo prendere la
Lancia. »
Machiavelli creò con la
sua aurea due guanti di un colore
tra il grigio e il bianco, lo sguardo deciso. L’emissario lo scrutò per
un
momento con la coda dell’occhio, al suo fianco. « Anche
a costo della vita del ragazzo. » aggiunse.
Machiavelli ghignò.
« Ovviamente. »
Si slanciarono su
Richard quasi nello stesso momento.
L’emissario
lo afferrò per il colletto della camicia e lo colpì al petto
con le dita artigliate. Grossi filamenti di energia aurica partirono
dalle dita
di Machiavelli e si attorcigliarono sulle gambe di Richard come
serpenti,
mentre l’emissario spalancava le fauci e l’essere si dimenava con
rabbia.
Machiavelli
era costretto a rimanere a pochi passi di distanza a causa
della lotta tra l’essere e l’emissario, ma non staccava gli occhi dalla
Lancia,
che Richard tratteneva stretta al petto con tutte le sue forze e che
l’altra
creatura non poteva neanche sfiorare.
L’immortale
vide Richard urlare di rabbia e, con uno scatto furioso,
tendere la punta della Lancia verso il petto dell’emissario.
Il
bambino si ritrasse , fulmineo.
Il
metallo lo sfiorò appena.
Machiavelli
lo vide contorcersi dal dolore tra la polvere, il volto completamente
umano e contratto dalla paura e dalla sofferenza. Urlò con tutto il
fiato che
aveva in corpo premendosi le braccia sul petto, e la sua voce ora era
del tutto
umana e infantile e, proprio per questo, terribilmente agghiacciante.
Macchiavelli
si sentì gelare il sangue. La sua umanità sussultò
dall’orrore e dalla rabbia.
Corse
verso Richard e lo afferrò per i polsi, l’aurea divampante che
continuava a attorcigliarsi intorno alle braccia del ragazzo. Contro
ogni sua
previsione, l’essere sorrise con una vena di follia sulle labbra e
nello
sguardo.
Niccolò
ormai lo aveva bloccato. Lo liberò dalla sua stretta, certo che
la sua aurea bastasse a tenerlo fermo, e mise le mani sulla Lancia.
Improvvisamente,
sentì le mani gelide. Il cuore cominciò a palpitare
più velocemente nel petto e un rivolo di sudore freddo scese lungo la
sua
schiena. Richard teneva ancora stretta la Lancia.
E
Machiavelli si sentì svuotato, non avvertì più la sensazione
famigliare dell’energia aurica sulla pelle e nella mente, sentì le
gambe cedere
e una pesante stanchezza piombare su di lui improvvisamente.
La
sua vista si appannò sotto il violento pugno alla mascella che
Richard gli rifilò l’istante dopo. Il ragazzo si voltò e tracciò linee
oblique
nell’aria con la punta della Lancia, mormorando una litania dai suoni
aspri.
Machiavelli vide il portale aprirsi rilasciando un fumo denso e
violaceo.
Facendo
appello a tutta la sua forza di volontà, e alla sua aurea che
iniziava solo in quel momento a rigenerarsi, si alzò da terra e con le
braccia
cristallizzate sotto a sottili volute di fumo grigio afferrò Richard
per il
petto e tese una mano verso la Lancia.
Richard
ringhiò, le iridi rosse di follia e rabbia, per un momento
sembrò che volesse tentare di morderlo. Dal portale proveniva un vento
che
sembrava spirare da tutte le direzioni. Richard evitò la mano
dell’immortale e
lanciò l’arma dentro il varco, poi dalla sua
bocca e dai suoi occhi scaturirono grossi filamenti neri e il
suo corpo
tremò tra le braccia di Machiavelli.
L’immortale
non riusciva a staccare gli occhi dal punto in cui la
Lancia era sparita, lo stesso varco da cui stava sparendo anche il fumo
nero che
usciva dal corpo del ragazzo.
L’essere
stava abbandonando il suo corpo, qualunque cosa fosse.
Senza
sapere cosa faceva, mosso da un istinto impregnato di una
lucidità dettata dall’arroganza, Machiavelli tese le braccia in avanti,
lasciando che Richard si accasciasse sulla sua spalla. Uno scudo aurico
grigio-bianco si frappose tra l’ultimo filamento nero e il portale.
Machiavelli
stava scaricando la sua aurea già compromessa facendo violenza a se
stesso,
raccomandandosi di non perdere la concentrazione e di resistere alla
tentazione
di lasciarsi cadere.
Il
sottile filamento di fumo nero tornò fluttuando nel corpo di Richard,
veloce e disperato. Il ragazzo cadde in ginocchio nell’esatto istante
in cui il
portale si chiuse e lo scudo aurico di Machiavelli evaporò.
L’immortale
non sentì l’impatto del suo corpo col terreno.
Ciao!
Anche questo è un capitolo abbastanza corto. Ma come mi è già successo
in
passato, non sono riuscita a mettere insieme due avvenimenti collegati
ma
essenzialmente diversi.
Ringrazio
tutti quelli che continuano a leggere questa long! : ) Grazie davvero!