Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    10/08/2014    9 recensioni
Il filo rosso del destino è una leggenda popolare di origine cinese diffusa in Giappone. Secondo la tradizione ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi.
Questa FF prende spunto da questa leggenda e si articola liberamente partendo dalla fine del volume 49. Sono 17 capitoli.
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Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci arrivati all'ultimo capitolo ^_^
Un grazie sentito a tutti i lettori che hanno seguito questa mia prima FF sul mondo di Maya!
Spero che anche questo ultimo capitolo vi soddisfi e vi faccia chiudere in bellezza la storia, io mi sono molto divertita a scriverlo :) 

Capitolo 17



La Dea Scarlatta



Quello era stato in assoluto il Natale più bello della sua vita. Mai avrebbe creduto possibile che il suo ammiratore si dichiarasse nei suoi confronti, ma gli doveva almeno un riscontro positivo per tutti gli anni in cui l’aveva sorretta e spronata dimostrandogli che poteva davvero essere un’attrice degna di un uomo come lui.

Il maglione gli era piaciuto molto, l’aveva indossato subito ed era innegabile che gli stesse benissimo. Sembrava che avesse accettato la richiesta di aspettare, ma sapeva anche che era un uomo riservato e non era sicura che fosse stato del tutto sincero con lei. Quando erano tornati a Tokyo si era buttata a capofitto nelle prove con la compagnia e non aveva avuto più un attimo di tempo libero. La signora Tsukikage era enormemente provata dalla fatica e dall’impegno, ma non demordeva spronando tutti gli altri a dare il massimo. Ayumi sembrava essersi rimessa dall’operazione, con la sua solita determinazione aveva recuperato il tempo perduto, Sakurakoji ormai era guarito del tutto e la riabilitazione alla gamba era stata rapida anche se non indolore.

La signora Tsukikage aveva fatto provare entrambe le attrici innumerevoli volte nel confronto fra Akoya e Isshin nella fase dell’innamoramento con diversi atteggiamenti e quello che era uscito più provato era stato proprio il giovane attore. Confrontarsi con Maya e Ayumi nello stesso giorno era sfiancante soprattutto con la signora e Kuronuma che li riprendevano una volta sì e la seguente anche…

Trascorsero ogni minuto degli otto giorni dopo Natale all’Opera Palace, ormai pronto per ospitare la Dea Scarlatta. La scenografie erano incredibili e il teatro aveva un sistema digitale e meccanico per lo spostamento dei fondali! I costumi erano raffinati ed elaborati e riprendevano fedelmente quelli del medioevo giapponese in cui la storia era ambientata.


Il due gennaio finalmente arrivò, nel bene e nel male. Maya si rese conto che il tempo era scaduto, che fossero pronti o meno. Qualche minuto prima il signor Hijiri le aveva consegnato nel suo camerino un bellissimo mazzo di rose scarlatte che avevano catalizzato immediatamente la sua attenzione. C’era un bigliettino dalla consueta calligrafia elegante che lei lesse con mani tremanti.

“L’attendo con ansia. Il suo ammiratore” recitava semplicemente il messaggio, ma quella breve frase le fece venire le lacrime dalla felicità. Sapeva perfettamente cosa nascondevano quelle parole e ora che era lì in attesa di entrare in scena si stava domandando perché non gli avesse risposto subito accettando la sua proposta di matrimonio.

Che importanza ha chi io diventerò o chi lui sia? Ha abbandonato il suo passato rinunciando al suo nome e al suo rango, e ora ho capito che età e aspetto non contano… Perché ho esitato? Sono stata una stupida!

Affondò il volto nelle rose inspirando il loro profumo e pianse sommessamente. Bussarono alla porta scuotendola dai suoi pensieri. Lo spettacolo iniziava, lei avrebbe interpretato Akoya e Ayumi la Dea, se non avessero recitato alla perfezione le due parti, integrandole, sarebbe stato un fallimento totale.

Questa prova è ciò che ci consacrerà come attrici, renderemo immortale la Dea Scarlatta signora Tsukikage, ci guardi!

Appoggiò il mazzo sul ripiano della toletta e uscì più determinata che mai. Il corridoio era poco illuminato, c’erano persone che andavano e venivano, ma individuò all’istante Ayumi. Era concentrata e non si avvicinò, non voleva disturbarla. Solitamente era titubante, aveva un sacco di pensieri, ma questa volta le cose erano diverse. Era rilassata, la mente sgombra, sapeva esattamente cosa doveva fare: l’amore eterno di Akoya e Isshin, il dualismo con la Dea, la rinuncia alla vita per permettere allo scultore di scolpire la statua che avrebbe riportato la pace nel regno.

In sala c’era un brusio lieve, si affacciò per cercare lui e lo trovò al posto che gli aveva riservato, una poltrona esterna sul corridoio centrale che permetteva una visuale perfetta. All’istante il suo cuore iniziò a battere forte, sentì una mano sulla spalla e si girò incontrando lo sguardo penetrante della signora Tsukikage. Un’ombra scura sotto gli occhi rendeva il suo volto stanco e provato e Maya ebbe un tuffo al cuore.

- Signora… - le strinse la mano e la sentì ossuta, ma ancora piena di forza.

- Maya, mostra a tutti la tua Akoya autentica! - tossì violentemente e Genzo le fu immediatamente accanto.

- Mi guardi, signora, mi guardi! - la rassicurò scacciando dal cuore la paura di poterla perdere che si era insinuata subdolamente negli ultimi tempi.

È stata lei che ha scommesso su di me da subito signora, quando io avevo perduto ogni speranza di riuscire a fare qualcosa nella vita! Lei ha visto il mio potenziale, lei lo ha tirato fuori, insegnandomi e spronandomi, facendo leva sulla mia rabbia e determinazione! Non la deluderò!

Le luci si spensero e il brusio in sala cessò. Maya indossò la sua maschera affrontando lo spettacolo che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.


Quando riprese coscienza di sé avvertì addosso tutto il peso delle due ore precedenti. Era diventata Akoya in tutto e per tutto, dimenticando completamente Maya Kitajima. Amava recitare proprio per quel motivo: poter accedere ad altre vite e per un attimo abbandonare la sua così insulsa e inutile, ma in questo caso la maschera aveva coperto ogni cosa. Ricordava perfettamente tutto lo spettacolo appena concluso, ma come se l’avesse visto dall’alto.  Si voltò a destra e vide Sakurakoji che le sorrideva e le teneva la mano. Si voltò a sinistra e vide Ayumi, splendida nell’abito della Dea. Alle loro spalle la signora Tsukikage che li abbracciava tutti e tre, lo sguardo luminoso e felice. Il teatro era tutto in piedi e l’ovazione li assordava.

- Siamo stati noi? - sussurrò debolmente.

- Sì, Maya, noi - le confermò Ayumi stringendole l’altra mano.

Sentiva ancora Akoya, l’amore che aveva espresso per Isshin le bruciava ancora le vene, le battute che aveva scambiato con lo scultore e le innumerevoli volte che le aveva ripetute rimbombavano nella sua testa.

Cercò l’unico volto che sapeva l’avrebbe guardata diritta negli occhi. Lasciò le mani di Yu e Ayumi, scese lentamente le scalette di fronte al palco e iniziò a risalire la scalinata centrale che passava in mezzo alle poltrone con eleganza e delicatezza, con il rispetto che Akoya tributava quando calpestava la terra. La platea in piedi lentamente si zittì, seguivano tutti lei con lo sguardo ma non se ne curò affatto, in mente aveva una sola cosa.

Masumi la vide risalire la scala, aveva quel modo incredibile di muoversi che aveva usato sul palco per tutto lo spettacolo, lo sguardo dolce e pieno d’amore e guardava lui.

Maya che stai facendo?

Lo raggiunse lieve come vento e si fermò davanti a lui con il respiro accelerato dall’emozione. La platea trattenne il fiato al gesto anomalo dell’attrice.

- Quel giorno quando ti incontrai nella valle compresi immediatamente che eri tu la mia anima gemella. Tra noi agisce una forza straordinaria… - esordì Maya recitando Akoya. Nessuno tranne loro due poteva sapere quanto fosse vera quella frase.

Masumi addolcì lo sguardo completamente rapito da lei che recitava solo per lui. D’un tratto niente di ciò che lo circondava fu più importante, cose e persone persero la forma nitida e rimase solo Maya. Che la gente pensasse ciò che voleva…

- Ora l’ho capito, non esistono davvero età, aspetto o rango, quando si incontrano queste due anime si attraggono vicendevolmente cercando l’altra metà di se stesse, ansiose di trovare l’unità implorano pazzamente l’altra - proseguì Maya sollevando lievemente la mano.

- Se ti penso mi sento inebriata, quando sento la tua voce mi emoziono, cerco sempre il tuo sguardo ovunque siamo. Lo sai quanto sono felice quando ti tocco - sorrise arrossendo, allungò la mano a sfiorare la sua adagiata lungo il fianco e Masumi tremò per l’emozione.

- Non si sa da dove provengo né come mi chiamo. Non ti preoccupa stare insieme a un uomo come me? - Masumi recitò le battute di Isshin senza sapere da dove gli venisse tutto quel coraggio, era cosciente che la platea ascoltava e guardava.

No, amore mio, non mi preoccupa! Sono disposta a qualsiasi sacrificio per stare con te!

- Ma sono io a preoccuparmi. Non penso di essere uomo adatto a te. Non ho nulla. Né nome né passato. Ho solo questo corpo e i miei occhi per guardarti - proseguì affondando in quello sguardo pieno d’amore.

- Per me questo è sufficiente, lo sai? - allungò una mano a sfiorargli una guancia - Cosa sono nome e passato rispetto al poter vivere con me ora che mi hai incontrato? Questo può bastarci. Abbandona, te ne prego, il tuo passato… diventa solo mio! - l’intensità della sua voce fece sospirare tutti gli spettatori e per poco Masumi non perse il controllo sopraffatto dai suoi sentimenti.

- Tu sei l’altra parte di me e io sono l’altra parte di te - aggiunse Maya e replicò lo stesso gesto che aveva fatto tempo prima durante la prova mettendosi la mano destra sul cuore e la sinistra sul cuore di lui. Masumi sussultò e rimase immobile.

Maya...

- Io sono te. Tu sei me - le rispose lui infine con voce profonda piena d’emozione avvicinandosi.

- Ti importa se parlano di noi? - gli domandò Maya arrossendo e abbassando lo sguardo facendogli la stessa domanda che lui le aveva posto sull’Astoria.

- No, per niente - rispose lui sorridendo, imitandola.

- Ti amo da così tanto tempo! Non sono nessuno, né bella né ricca… - iniziò Maya, ma Masumi la interruppe.

- Maya, non mi importa chi sei, chi sarai o chi sei stata, io amo te - lei lo fissò con occhi brillanti e lucidi, le labbra tremanti e il respiro accelerato. Masumi si mise una mano in tasca e le mostrò l’anello.

- Anche se i nostri corpi carnali sono divisi in due, vuoi vivere insieme a me diventando una cosa sola? - glielo chiese nuovamente, recitando Akoya che nell’opera rivolgeva quella frase a Isshin. Non gli importava davvero più niente di chi ci fosse intorno a loro, non le avrebbe permesso di scappare di nuovo e avrebbe zittito ogni giornalista, fatto censurare ogni articolo, sfruttato ogni possibilità a sua disposizione pur di proteggerla.

Masumi vide distintamente il suo sguardo farsi chiaro e limpido, ciò che era rimasto di Akoya era scivolato via lasciando solo Maya. Lei teneva gli occhi fissi in quelle profondità azzurre e si rese conto, completamente, di ciò che aveva fatto. La platea era silenziosa, come se il tempo si fosse fermato, tutti attendevano lei.

- Sì - gli rispose in un sussurro, arrossendo.

Che cosa ho fatto? Tutta questa gente, lo spettacolo, la signora Tsukikage! Mi tremano le gambe… oh…

La gente esplose in un boato di applausi, ma Masumi non se ne accorse nemmeno.

Prese delicatamente la sua mano e le infilò l’anello, poi l’attirò verso di sé abbracciandola con forza. Maya si aggrappò a lui proprio come sull’Astoria, il cuore che scoppiava di gioia.

- Mia - le sussurrò in un orecchio con uno strano tono di possesso.

- Tua - mormorò lei fremendo di felicità.

La gente continuava ad applaudire e ora il peso di quella situazione che le era sfuggita di mano la colpì in pieno.

- E adesso come torno sul palco? - disse a voce bassissima tremando e Masumi ridacchiò.

- Esattamente come sei arrivata qui... Ma cosa ti è venuto in mente, Maya? - la rilasciò dall’abbraccio con un notevole sforzo.

- Io… non lo so… - sembrava terrorizzata. Si voltò e ridiscese la scalinata inciampando due volte.

Ho un anello al dito! Non ci posso credere! Il filo rosso che lega le nostre anime non si spezzerà mai! Signora Tsukikage aveva ragione, ho trovato la mia anima gemella e non l’ho lasciata scappare! Però ho rovinato tutto, c’era lo spettacolo e ho attirato l’attenzione su di me, ma non sono riuscita a fermarmi!

Quando risalì tenne la testa bassa certa di incontrare lo sguardo duro e di accusa della signora. Riprese la posizione e sentì immediatamente le sue mani sulle spalle. Era una presa rassicurante e non servirono altre parole, la sua anziana sensei aveva capito tutto.

Masumi la osservò tornare sul palco poi risalì la scalinata centrale fino all’uscita seguito da Mizuki. Alcuni giornalisti fecero per seguirlo, ma lui gli rifilò un’occhiata così glaciale che restarono tutti in sala.

Maya con te non ci si annoia davvero...

- Alla fine l’ha fatto davvero - Saeko indossò il cappotto che gli porse l’inserviente del guardaroba e lo stesso fece Masumi.

- Ne dubitava? - borbottò lui scontroso.

- Mi ha fatto temere in effetti, credevo non avesse colto il mio suggerimento sulla… strada alternativa - ammise lei chiudendo il cappotto.

Masumi si voltò a guardarla sorridendo.

- Io ascolto, sa? - gli fece notare un po’ risentito. Le aprì la portiera dell’auto e la fece salire.

- Finalmente la smetterà di farsi prendere dal panico ogni volta che qualcuno si avvicina a lei… - gli fece notare Mizuki fissandolo.

- Era così evidente? - le domandò osservando le porte del teatro che venivano spalancate per lasciar uscire la gente.

- Per me, sì - confermò lei sorridendo misteriosamente.

- Lei è una donna davvero speciale, Mizuki - le disse fissandola intensamente e facendola arrossire - C’è una persona che vorrei farle conoscere. Lavora per me da molti anni… -

- Mi sta combinando un matrimonio, signor Masumi? - alzò un sopracciglio incuriosita, ma lui sollevò le mani.

- No! Ho provato sulla mia pelle cosa significa e di certo non lo farei con lei, la rispetto troppo, Mizuki - ammise - Ma sono convinto che potreste farvi buona compagnia - concluse soddisfatto. Karato sarebbe stato perfetto per lei! Come aveva fatto a non accorgersene per tutti quegli anni?

- Non teme qualche risvolto negativo? - indagò ancora Mizuki. Quella paura lo aveva frenato per molto tempo dal prendere le giuste decisioni.

- Non ho avuto molti secondi per pensarci quando Maya ha salito le scale, non trova? - le sorrise - La verità è che ho vissuto nel terrore di tutto ciò per molto tempo, se accadrà qualcosa lo affronterò via via, non mi mancano i mezzi e le capacità. Se si riferisce alla carriera di Maya, dopo ciò che ho visto stasera, non avrà alcun problema -

- E adesso cosa farà? - gli chiese dopo un lungo momento di silenzio.

- Inizierò a vivere la mia vita - rispose lui serio fissando davanti a sé.



Epilogo



La prima del due gennaio della Dea Scarlatta consacrò le due attrici. Il loro talento venne rivelato a tutti e i giornali parlarono di quel mese di rappresentazione per quasi tutto l’anno. La signora Tsukikage riuscì a seguirli con determinazione per tutte le repliche, ma la notte dell’ultima rappresentazione morì accasciandosi dolcemente dietro le quinte, su quel palco che aveva amato e difeso tutta la vita. In occasione del suo funerale, che coinvolse moltissime persone, Maya scoprì incredula che Eisuke Hayami era il vecchio signore così simpatico che aveva incontrato alcune volte. Il suo dolore così genuino e struggente la colpì profondamente e comprese quell’amore eterno e indimenticabile, anche se non corrisposto, che l’aveva legato a Chigusa dopo averla vista recitare la Dea Scarlatta. Dalla descrizione che le aveva fatto Masumi di suo padre non poteva credere che fossero la stessa persona.

Si era avvicinata a lui quando tutto era finito, piangeva ancora sommessamente, la testa china. Non si era persa in chiacchiere inutili, anche se la curiosità di sapere perché le aveva nascosto la sua identità era forte, ma gli aveva stretto semplicemente una mano. L’uomo aveva alzato lo sguardo e consolidato la stretta e lei vi aveva letto un’angoscia infinita e un dolore incancellabile. Per come si era comportato con lei e per ciò che gli aveva visto in quel momento negli occhi forse non era tutto perduto per lui, ma Masumi avrebbe dovuto trovare la forza, e la volontà, di perdonarlo.

Maya risentì in modo intenso della morte della signora Tsukikage e fu solo grazie al supporto dei suoi amici e del suo fidanzato se riuscì a superare ogni cosa.

Ayumi ottenne immediatamente un contratto per un film, ma su suggerimento di Masumi, Maya riuscì a convincerla a incontrarsi alla Rainbow prima di partire: sarebbe stato davvero bello in futuro poter recitare per la stessa compagnia. In quell’occasione, Ayumi acconsentì ad un nuovo incontro alla fine del film per parlare di un eventuale contratto e la informò che Peter Hamil si sarebbe trasferito in Giappone definitivamente. Maya era stata felice di apprendere che anche lei aveva trovato la sua anima gemella.

Sakurakoji rimase alla Daito e iniziò subito a lavorare all’Amleto con Onodera come regista. Maya l’aveva incontrato e non fu facile affrontarlo ma sperò che avesse infine accettato ciò che la legava a Masumi.

La maggior parte dei suoi amici venne assunta dalla Rainbow e stavano già lavorando in alcune rappresentazioni. Si erano tutti congratulati con lei e non vedevano l’ora di partecipare al suo matrimonio.

Maya invece stava attraversando il momento più bello della sua vita, circondata dall’amore dell’uomo che amava, dei suoi amici e di quello che riversava nel teatro. Subito dopo la Dea Scarlatta si era impegnata in tre piccole rappresentazioni dove come al solito aveva dato il meglio di sé. Masumi la osservò provare insieme agli altri attori, mandando in panico i dipendenti che lo vedevano in giro per i corridoi della Rainbow a tutte le ore.

Non c’erano state più aggressioni né avvelenamenti e, né Shiori né Eisuke Hayami, avevano in qualche modo rovinato quell’idillio. Da quella dichiarazione d’amore pubblica, che aveva spopolato su tutti i giornali, avevano cercato di passare insieme tutto il tempo libero possibile a disposizione, facendo progetti per il futuro e bisticciando, punzecchiandosi come facevano quando erano Masumi Hayami e “ragazzina”.



La villa a Izu era completamente circondata di ciliegi in fiore in quell’aprile bellissimo. Il sole stava tramontando rendendo il mare simile a fuoco liquido e gli scogli come gigantesche pepite d’oro. Il vento soffiava gentile e le muoveva i capelli dolcemente. Erano trascorsi due mesi dalla morte della signora e sentiva ancora un vuoto enorme. Era stata la sua maestra, l’aveva trasformata da nullità ad attrice affermata in soli sette anni confermando quell’intuito e quel talento che aveva visto in lei fin da subito.

- Fa freddo vieni dentro - le sussurrò Masumi abbracciandola alle spalle con quella voce profonda che la sosteneva di giorno e riempiva le sue notti.

- Questo posto è davvero bellissimo - mormorò lei tenendo lo sguardo sul mare che ripeteva lo stesso movimento da millenni. La vicinanza del suo corpo la riscaldò immediatamente e lei si accoccolò nel suo abbraccio protettivo.

- Credevo che questo mio desiderio non si sarebbe mai avverato - sussurrò lentamente, meravigliato.

- Era quello che non volevi esprimere con le stelle cadenti? - d’un tratto si ricordò di ciò che le aveva detto tempo prima alla valle dei susini in quella bellissima notte stellata.

- Sì, ma è vero che non ci si può opporre, proprio come Ichiren Ozaki declama nella sua opera - affondò il volto nei suoi capelli profumati e morbidi chiudendo gli occhi.

- Vuoi dire che anche volendo non potrei liberarmi di te? - lo punzecchiò Maya voltandosi e affrontandolo con cipiglio offeso. Lui rise.

- Davvero vorresti liberarti di me? -

- Sei irritante e più vecchio di me di undici anni, potrei trovare un attore più bello e giovane - e gli fece la linguaccia. Masumi serrò l’abbraccio e reclamò le sue labbra in un bacio ardente che Maya gli restituì afferrandolo per i fianchi e tirandolo verso di sé dimostrando quanto fosse vana la sua replica.

- La mia anima è tua, mio donatore di rose scarlatte - gli sussurrò sulle labbra con il respiro accelerato e gli occhi che brillavano come le prime stelle in cielo.

- La mia anima è tua, Maya - proferì lui serio affogando in quegli occhi carichi di sentimento.

- Per sempre - sussurrarono insieme unendo le labbra in un bacio mentre il sole scompariva all’orizzonte.



FINE.


   
 
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