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Autore: sweeeton    10/08/2014    1 recensioni
Quando ho pensato di scrivere una fanfiction mi sono subito detta che sarebbe stata una responsabilità e per quanta voglia e fatica tu ci metta nessuno di dirà che qualcuno la leggerà, e magari alla fine dell'ultimo capitolo ti renderai conto che hai fatto una grande cazzata a iniziare a scrivere. Aldilà di tutto ho pensato ne valesse la pena. La mia fanfiction si basa sul concerto del festival di Leeds a cui anche Louis ed Harry erano presenti.
“E vorrei urlargli che va tutto nel verso sbagliato, che stiamo guidando contromano in una strada piena di fossi e che dovrebbe smetterla di farsi amare così troppo. E che lui ha rubato tutto ciò che rimaneva di me.”
“Accanto a te sembrava così fragile mentre gli accarezzavi i capelli, quel ragazzo con cui ho condiviso tanto dolore e nessuna paura per la morte, accanto a te aveva paura di morire.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Triangolo
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Mi chiamo Louis Tomlinson e questo è tutto ciò che vi so dire su di me e sulla mia assurda vita da liceale. Ebbene si, frequento il terzo anno di liceo e ancora mi chiedo perché io non prenda il primo aereo in direzione verso una meta totalmente sconosciuta. Non sono una persona estroversa, preferisco chiudermi in me stesso e ascoltare un po’ di musica in camera invece che ubriacarmi il sabato sera in un pub con gli amici. “Bella vita di merda” dicono molti alle mie spalle, ma io faccio finta di non sentire, perché la vita mi ha insegnato questo, a tapparmi le orecchie quando qualcuno dice cattiverie sul mio conto. Preferisco mangiare gelato e guardare vecchi film di Steven Spielberg, invece che parlare di quanto sia figa una ragazza. Ho pochi amici, credo tre, a cui non tengo nemmeno troppo. Odio parecchie cose di questo pianeta: odio i coglioni, di quelli che farebbero di tutto pur di avere un po’ di popolarità, odio il country classico, odio i canguri, odio le bottiglie di plastica vuote, le urla, i film d’azione, i sorrisi falsi, e le teste di cazzo. Poche cose amo, invece, ma di quelle poche cose fanno parte la musica e il mare, il suono dei violini. Credo siano state le cose che mi abbiano salvato la vita dopo la morte di mia sorella. Aveva diciannove anni l’ultima volta che l’ho vista. Aveva lo stesso sorriso di sempre e indossava una delle tipiche camicette a fiori che era solita indossare, aveva gli stessi capelli castani di sempre, ondulati, raccolti in una tenera coda fatta male, che non serviva per apparire bella, ma solo per non sentire troppo caldo. Le cadeva qualche ciuffo davanti agli occhi, l’ultima volta che l’ho vista, aveva un sorriso unico. Era felice, l’ultima volta che l’ho vista. Se ne è andata lasciandomi un messaggio una mattina qualsiasi: “Stupido, sono andata in centro, prepara il pranzo prima che ritorni mamma, porto il gelato tornando. Ti voglio bene. 
-Emma”. Il gelato era il suo modo per dirmi che mi voleva bene. Quella mattina non è più tornata, sapevo solo che non l’avrei rivista mai più.

Non ho mai avuto delle ragazze, non sono il tipo, forse sono gay o forse non mi piace l’essere umano in sé.

È l’ultima settimana di scuola e Niall, l’unico amico con cui posso dire di aver un bel rapporto, mi ha invitato a vedere un concerto, in una città qui vicino, Leeds. Dice che è un festival che fanno ogni anno e dice anche che saremo in tanti, e che mi farà bene legare con qualcuno. Io non la penso come lui, ma non posso rifiutare un invito per un concerto. Accetto l’invito di Niall e Sabato sera ci vedremo tutti a questo straordinario concerto all’aperto come per festeggiare la fine della scuola. Cazzate, io voglio solo ascoltare musica. Ascolteremo i Muse, mi piace la loro musica.

Sono agitato per sabato, non sono mai stato a sentire musica dal vivo, ho paura di sentirmi male e di rimanere solo in mezzo a una folla di migliaia di persone, ma dopo tutto non me ne frega davvero niente se non sto con il gruppetto fastidioso di Niall, io sto sempre da solo quindi una serata in più non cambierà le cose.

L’ultima settimana di scuola sembra non finire più e il sabato del concerto sembra non arrivare. In questi giorni sto cercando di migliorare la mia situazione scolastica, e per quanto io sia bravo in Letteratura, i miei voti non si alzano. I miei dicono di impegnarmi e di lasciare da parte tutto ciò che non va in me, dicono di farmi degli amici, trovare una ragazza e iniziare a distrarmi un po’ da me stesso. Mi dicono di lasciare la musica da parte, che idioti. Non ascolto nessuno, e di sicuro non ascolterò loro, non riesco nemmeno più a dare retta alle voci nella mia testa.

Questa sera uscirò con Niall, dice di volermi parlare, quando me lo ha detto per telefono, mi sono sentito qualcuno, ed è stato bello. Andremo al centro commerciale, comprerà le ultime cose prima del concerto di domani sera ed io lo aiuterò nella scelta. 

Prima di uscire di casa riferisco a mia madre che non ci sarò per cena, che uscirò un po’ e tornerò tardi. Lei solleva la testa, distogliendo lo sguardo dal libro di cucina che stava sfogliando per prepararmi qualcosa di nuovo, ed esclama “Davvero, Louis? Sono contenta per te, torna quando preferisci, tanto hai le chiavi, e soprattutto, divertiti tesoro, okay?” io non le do risposta, ma le sorrido dolcemente ed esco di casa per prendere la metro a pochi isolati dal nostro condominio. Io e Niall ci vedremo direttamente al centro commerciale. Arrivato ai binari della metro noto che sono solo, dato l’orario, in compagnia di un ragazzo che legge un libro e che sembra essere triste quasi quanto me. Se ne sta seduto sulle panchine gialle arrugginite della metro di Londra, a leggere di tanto in tanto. Ne parlo come se lo conoscessi, e questo mi preoccupa, perché di solito cammino a testa bassa, e cerco di evitare più gente possibile, ma lui no, quel ragazzo possiede qualcosa che non va, come me. Ha i capelli ricci, e nonostante sia estate, indossa una giacca nera. Il suo sguardo è rivolto verso un libro che non ho mai sentito prima ed ha delle mani grandi che mi spaventano. 

Arriva la metro ed entrambi saliamo. Nel treno siamo solo io e lui, e qualche musicista di strada. 

Mi nota, e si accorge del mio sguardo fisso sul suo volto. Credo si sia sentito in imbarazzo, ma non si fa tanti problemi a sorridermi e poi a cambiare immediatamente posto. Passano tre fermate, ed io devo scendere, lui sembra rimanere seduto sul posto della metro, e lo guardo per l’ultima volta e poi mi decido a scendere. Il ragazzo ricambia il mio ultimo sguardo e se ne va insieme alla metro.

È stato davvero strano quell’incontro, ma cerco di non mostrare a Niall, una volta arrivato, la mia confusione. Ho cercato di dimenticare e basta, e così è stato.

Io e Niall compriamo qualche birra e bibita e lui un paio di scarpe davvero carine, ceniamo ed è in quel momento che mi sento dire da Niall la frase tanto attesa:

“Bene, Louis, dobbiamo parlare” —Io esito ma annuisco e decido di ascoltarlo.—“..sai che siamo amici, io e te, ma sai anche che io non sono mai stato bravo a fare l’amico, però sto capendo che tu hai bisogno di aiuto, ed io voglio aiutarti.”

Lo guardo e abbasso la testa, non vorrei dire nulla, ma sarebbe da stronzi, perciò cerco di rispondere nel modo più discreto che io conosca:

“Mi fa piacere, Niall” lui mi guarda confuso e poi ribatte: “Tutto qui? ti fa piacere?”

Io non so più cosa dire ma rispondo ancora una volta:

“Certo che mi fa piacere, in tanti dicono di volermi aiutarmi, eppure non fanno mai nulla, ed anche io so che nessuno riuscirà mai ad aiutarmi, eppure li ringrazio, dopo di che mi dimentico di ciò che mi hanno detto precedentemente” mi guarda e poi mi rivela:

“Tu a volte mi sorprendi, Louis.” Dovevo aspettarmi quella risposta e gli sorrido come per rassegnarmi e poi lo ringrazio e propongo di andare a casa. Niall è confuso e mi sta accompagnando verso la metro e una volta arrivati mi abbraccia e mi sussurra:

“Scusami per non essere stato un amico in passato. Domani viviti secondo per secondo al concerto, ricordati che ti voglio bene.” Lo fisso per qualche secondo, mi faccio sfuggire un sorriso e mi dirigo verso i binari. Aspettando il treno inizio a piangere e incomincio a pensare al ragazzo dell’andata. Possibile che io non smetta di pensare a quel ragazzo? Nemmeno lo conosco, quello là, che deficiente che sono.

Torno a casa, non facendo troppo rumore, mi lavo i denti e mi sdraio sul letto cercando di dormire. Domani sera sarà un grande giorno, il mio primo concerto, ed io non mi sento più me, e non so se sia un bene o un male, non so se dovrei tornare ad odiare tutto e tutti. Niall questa sera mi ha davvero aiutato, pur non facendo nulla di speciale, ma il suo supporto mi ha aiutato a capire che ho bisogno di una svolta nella mia vita, che non posso trovare un po’ di sicurezza solo ed unicamente nella musica, mi serve qualcuno, ed io quel qualcuno non so se lo troverò mai, tutto questo mi fa una gran paura. 

 

 

 

Sono rientrato in casa tardi stasera. Non sono nemmeno passato dai miei, non ci sto con la testa. Sono entrato in casa e Zayn, il mio coinquilino, era a fumare una sigaretta in terrazza, stringendo fra le mani un bicchiere di Amaro. Lo saluto e non rimango nemmeno qualche secondo a parlare con lui. Non ho cenato stasera, il lavoro mi ruba troppo tempo, non ho molta fame, infatti mi accontento di una banana di pessimo aspetto. L’unica cosa che ho voglia di fare è sdraiarmi sul letto della mia camera, prendere il cellulare e aprire i messaggi che non ho potuto leggere questo pomeriggio. Mi tolgo la giacca nera e i pantaloni di jeans, li lancio sopra la sedia, appoggio il libro che leggevo in metro sullo scaffale e mi lascio cadere sul materasso del mio letto, poggio la testa sul cuscino e prima di prendere il cellulare rimango ad osservare la federa blu notte. Improvvisamente mi viene in mente la camicia che indossava quel ragazzo visto in metropolitana, mi ricordo che aveva una camicia blu, come i suoi occhi, li ho notati perché è impossibile non notare occhi così belli. Ricordo che ero seduto sulla panchina gialla arrugginita della metro, a leggere un libro ed al momento di entrare in metro mi accorgo di avere il suo sguardo fisso sul mio. Mi sono sentito in imbarazzo, non perché lo trovassi strano, solamente perché mi sentivo al centro dell’attenzione e non mi piace. In un certo senso mi sono sentito bene quando mi sono accorto di essere fissato da quel ragazzo, possedeva qualcosa in cui c’entravo anche io, ed i suoi occhi ne erano la prova, i suoi occhi erano azzurro oceano, e sussurravano qualcosa. 

Prendo il cellulare , leggo i messaggi dei miei,  di un amico e poi, dopo aver risposto, attacco il cellulare al carica batterie. Cerco di dormire, dato che domani devo andare ad un concerto, al festival di Leeds, cantano i Muse. Ci andrò con Zayn ed un suo amico, Liam. Adoro i concerti, ci vado spesso, e i Leeds mi piacciono da impazzire. Ma non riesco ad addormentarmi. Appena chiudo gli occhi è come se qualcuno nella mia testa mi ordinasse di riaprirli. Nella mente ho solo quel ragazzo, e i suoi occhi. Non smetto di pensare al momento in cui è arrossito dopo essersi accorto di me, mi guardava ed io guardavo lui, ed ora è tutto così confuso. Noi nemmeno ci conosciamo ed io non credo nell’amore a prima vista, è assurdo, devo riuscire a dormire. 

Mi ripeto di chiudere gli occhi e liberare la mente, ma c’è solo lui in questo momento, e non è così che le cose devono andare. Devo dimenticarmi dei suoi capelli color miele, delle sue labbra lucide, del suo sorriso imbarazzato e dei suoi occhi color oceano. Devo distogliermi dalla sua camicia, e dalla sua frangia liscia che gli sfiorava le ciglia. In quel momento, nella metro volevo solo leggere e arrivare a casa dopo una giornata di lavoro, ma il destino ci prende per il culo, e accade tutto all’improvviso.

Credo di iniziare a credere nei colpi di fulmini e nel destino.

La mia testa appartiene ad una persona senza nome, ad occhi che non mi conoscono, a labbra che non sanno cosa dire. E stanotte non smetterò di pensare a qualcuno che non mi appartiene.

 

   
 
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