Cast Glee, 'Non mi piacciono le etichette, mi piaci tu.' di breaking free su EFP Fanfiction

Note: non so cosa sia, prima di tutto: semplicemente non scrivo da troppo, troppissimo!, tempo e per dimostrare che sono viva ho deciso di rimediare (non so se sia una cosa positiva o meno, però). Questa è una CC, cosa ovvia, direi. Forse è perché stare a casa da sola mi deprime, o perché sono depressa di mio ma.. ho acceso il computer ed è uscito questo. Spero che possa, almeno pochino pochino, piacervi, e spero, stavolta tanto tanto tanto, che lasciate qualche recensione per farmi sapere cosa ne pensate. E, ora, divertitevi (si fa per dire) e.. CrissColfer is real, obviously.

Non mi piacciono le etichette, mi piaci tu.

«Io sono D-»
«Darren Criss, lo so. Davvero molto piacere, io sono-»
«Chris Colfer, lo so.»
Entrambi si sorrisero e iniziarono a parlare: Chris raccontò a Darren di aver visto A Very Potter Musical e di essere suo fan. Darren non ci credette, Chris glielo provò. Diventarono amici, non perché Chris fosse suo fan o perché Darren trovasse Chris attraente. Diventarono amici perché era la cosa giusta, e lo volevano entrambi.

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Recitare la parte di due gay, per loro, non fu difficile, visto che lo erano entrambi. Uno dichiarato, l’altro confuso. Recitare, per Chris, non era altro che un gioco; recitare, per Darren, si rivelò la sua realtà. Scoprì di trovare davvero attraente Chris, e che passare il tempo con lui non era niente male; scoprì che, quando Chris era arrabbiato, camminava velocemente e guardava le persone dritte negli occhi, come a volervi leggerci dentro; scoprì che il gusto preferito di Chris era la vaniglia, scoprì che aveva un gatto, Brian, e gli era simpatico. Al gatto. Brian miagolava sempre quando Darren entrava nell'appartamento di Chris, e quest’ultimo diceva che, secondo lui, -cosa che, a quanto pare, era abbastanza ovvia-, Brian era contento di vederlo. Darren sapeva che lo stesso provava Chris.

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Quando Darren e Chris diventarono migliori amici, erano nel soggiorno di casa Colfer –o meglio, nel suo piccolo appartamento- e Darren era disteso sul divano, con le gambe sopra quelle di Chris.
«Sai che puoi parlarne, vero?» gli disse Chris, stoppando il film –al quale non aveva prestato molta attenzione, visto che non sapeva neanche il titolo- con il telecomando e voltandosi verso l’amico, mettendogli una mano sulla gamba.
«Mh..»
«Lo so che vuoi farlo.»
«Mh.»
«Darren.»
Quest’ultimo alzò la testa dal bracciolo del divano e lo guardò, dritto negli occhi, mettendosi a sedere in una posizione più consona al discorso che stavano per tenere.
«Lo sai.»
«Lo so?»
Un forse un po’ mi piaci uscì come un sussurro dalle labbra di Darren e, se non fosse stato per il suono fastidioso e irritante e inopportuno –secondo Darren Criss- del microonde, Chris non si sarebbe alzato come un fulmine dal divano per raggiungere la cucina e cacciare quelle stupide e insulse pizzette che avevano preparato, prima, tutti e due.
«Cosa dicevi?» domandò Chris, spuntando dalla cucina con un vassoio pieno di pizzette alla mano; lo poggiò sulle gambe di Darren e si mise comodo sul divano, piegando di poco la testa e sorridendogli, come ad incoraggiarlo. Darren pensò che Chris era davvero bello e che il suo sorriso era davvero adorabile e che lui era davvero, davvero, davvero fortunato ad essere suo amico.
«Che sei un cretino.»
E si abbracciarono –anche se fu Darren a tirare a sé Chris, visto che, il biondo (non proprio biondo) continuava a lanciargli dei leggeri pugnetti contro il petto, trattenendo le risate per il comportamento dell’amico.
Un non sono un cretino si andò a scontrare contro il petto di Darren che si alzava ed abbassava a seconda del ritmo del suo cuore. Darren non gli disse mai ti voglio bene, ma sapeva che non ce n’era bisogno: Chris lo sapeva.

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Quando Chris gli chiese se fosse gay, Darren non seppe che rispondergli.
Sì, no, forse.
Probabilmente.
So solo che sei carino.
E che mi piacerebbe baciarti.
Quand'è che devo baciarti, sul set?
Semplicemente rimase a fissarlo, continuando a sorseggiare la sua bibita fredda: forse era tè, forte acqua, o forse era una birra. A Darren non piaceva nemmeno, la birra.
«Non mi piacciono le etichette, lo sai.», gli rispose, distogliendo lo sguardo e cercando di sembrare più naturale possibile- ti prego, fa’ che non senta i battiti del mio cuore.
«Neanche a me, lo sai.» Darren non seppe mai se Chris, quel giorno, s’era arrabbiato o c’era rimasto male: lo guardò andare via con un’alzata di spalle e borbottando qualcosa come uno cerca di stargli vicino e questo è il ringraziamento.
Darren voleva che si voltasse, che corresse da lui e che lo baciasse. Darren voleva correre da lui e baciarlo e vedere se le sue labbra erano davvero così morbide come sembravano e sentire il suo odore dentro la bocca e toccargli i capelli e annusarlo e baciarlo ancora. Darren non fece nessuna di queste cose.

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Quando si baciarono, sul set, non erano Chris e Darren, erano Kurt e Blaine.
«Non voglio creare casini; il copione è scritto, voi avete detto che andava bene, le persone lo vogliono, i personaggi lo vogliono. Niente casini, intesi?» le parole del regista furono bellamente ignorate da entrambi quando Blaine si lanciò contro –e non verso, perché era davvero un contro- Kurt. E si baciarono.
E’ il personaggio, è il personaggio, è il personaggio.
Darren sapeva che non era così.

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«Baci bene.»
«Me lo dicono in molti.»
«Vaffanculo, Darren. Sei gay e neanche me lo dici!»
«Non mi piacciono le etichette, lo sai.»
«Sei uno stronzo.»
Sono pazzo di te.
Darren e Chris finirono per pomiciare nel bagno di un bar dove, ad aspettargli fuori, c’erano tutti i ragazzi del cast di Glee.
«Non sapevo che anche i maschi avessero bisogno di qualcuno che gli tenesse la porta, mentre fanno pipì.»
Non era esattamente così.

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Due settimane dopo, sul set, Chris si dichiarò a Darren.
Mi piaci davvero, gli aveva detto, e io?, gli aveva chiesto.
Erano soli, nel camerino di Chris. Darren voleva dirgli che provava lo stesso, e lo fece. E si misero insieme. Di nascosto.
«Quindi sei il mio ragazzo.»
«Lo sai..»
«Sì, lo so.. le etichette, le etichette..»

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Quando si lasciarono la colpa fu di entrambi. Erano gelosi, possessivi, stanchi di fingere, stanchi di non fare mai l’amore perché no, Darren, non nel bagno!; oppure Chris, i preservativi!; o anche stasera no, c’è Harry Potter in televisione!
Quando si lasciarono, Darren aveva detto ti amo a Chris, e Chris non avevano ricambiato. Si era messo a piangere, abbracciandolo e sussurrando un mi dispiace, è colpa mia, è colpa mia, non possiamo, lo sai. Darren rimase a dormire da lui e lo tenne stretto, accarezzandogli la testa.
«Dobbiamo lasciarci.»
«Lo so.»
«Possiamo farlo domani?»
Vorrei non doverlo fare mai.
«Sì. Adesso dormi, basta piangere, io sono qui.»
Io ci sarò sempre.
«Ma domani non ci sarai.»

Darren pianse in silenzio, senza rispondere più: lo abbracciò ancora più stretto, baciandogli, di tanto in tanto, i capelli.
Mi piace il tuo profumo, voleva dirgli, mi piace quando piangi, sei ancora più carino, ma semplicemente non me aveva il coraggio. Lui, che di coraggio, non ne aveva avuto mai.

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Quando Darren scoprì che non gli era affatto passata, Chris stava baciando un altro. Chris stava con un altro. Pubblicamente. Lo sapevano tutti. Lui no.
«Sei davvero un grande amico!»
«Te l’avrei detto!»
«Sì, be’- vaffanculo lo stesso!»
«Mi dici cosa ti prende, Darren? E’ la mia vita e se voglio un fidanzato non devo chiederti di certo il permesso, non sei mia madre!»
Sono il tuo ragazzo!, avrebbe voluto dirgli. Ma non lo era più, e forse non lo era mai stato.
Non mi piacciono le etichette, gli aveva sempre detto, mi piaci tu.
Ma quello non lo disse mai.