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Autore: _Mikan_    11/08/2014    0 recensioni
il protagonista è pippo, soprannominato pippo il falegname per via del lavoro che svolge.
lui, ritorna da una rilassante vacanza, fatta perché troppo stressato dal lavoro e dalla sua vita "rumorosa". così, scopriamo la gioia nel veder ritornare pippo dal suo viaggio, degli abitanti del vilaggio un po'... strani.
una storia comica e bizzarra che finisce poi per diventare un piano drammatico verso la normalità.
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ah, mi ci voleva proprio una bella vacanza."
"Ma il villaggio è pur sempre casa mia e non posso mollare per sempre il mio lavoro. Dopotutto ci mantengo la famiglia."
A Pippo mancava solo un passo per uscire dal lungo sentiero fangoso del bosco e ritrovarsi nuovamente nel suo villaggio.
A dir la verità, aveva un po' di paura. Anzi, più che paura, non aveva voglia di passare le pene dell'inferno con "quel che lui sapeva", ma doveva tornare a casa.
Sua moglie Sara e la sua magnifica bambina Lela, lo aspettavano in una casa di legno, molto accogliente, costruita da Pippo stesso. 
Eh sì, perché di mestiere faceva il falegname. Essendo un villaggio piccolo, lui era l'unico e si dava molto da fare per garantire a tutti una permanenza 
migliore.
"Eh va bene. Che sarà mai?"- Si disse. E si affrettò ad ordinare al suo piede destro di muoversi. 
"Andiamo bello! Che c'è che non va? Tu, insieme al piede sinistro, cammini da ben 45 anni! Perché ora non ci riesci?"-Imprecava contro i suoi stessi piedi.
Una scena buffa, ma andava fatta se voleva camminare. Diciamo che parlare da solo lo aiutava a consolarsi e a prendere coraggio, cosa che serviva molto per
affrontare "quel che lui sapeva".
"Aaaah!"- Pippo urlò e si diede la spinta per camminare. Un passo, un altro passo, finché finalmente le gambe si mossero, un po' tremolanti, per entrare nel villaggio. 
E qui, le pene dell'inferno iniziarono. Quello che realmente finì per stressare il povero Pippo, costringendolo a prendersi una vacanza, nella tranquillità e nella solitudine; Nello svago e nel relax. 
LORO. Loro erano la causa di 45 anni di sofferenze, di rumori, di notti insonne!
Tutti si girarono vedendo "Pippo il falegname" ritornare dalla sua rilassante vacanza. In effetti furono davvero tristi alla notizia della sua partenza, ma una
settimana non poteva certo ucciderli: "Ritornerà"- Questo aveva detto il grande capo Pino e tutti gli altri ci credettero. E infatti così fu: Pippo era tornato,
sconsolato e triste. 
"O mio Dio! E' tornato! Pippo il falegname è tornato!"- Diceva Abete. 
"Cosa? E' tornato? Davvero? Lo sapevo che non poteva abbandonarci!"- Rispose sorpreso e gioioso Betulla.
Pippo passava a testa bassa tra le file e file di alberi parlanti. Sì. Par-lan-ti. Questo era il flagello rumoroso che Pippo si portava da 45 anni.
Alberi parlanti, troppo, troppo, davvero troppo rumorosi! Non esisteva nemmeno un secondo senza che uno di quei maledetti vegetali parlasse/gridasse.
Mentre lo sconsolato uomo passava tra di loro, le grida gioiose delle piante non potevano certo mancare, così come non potevano mancare i singhiozzi
silenziosi e i sospiri del buon uomo, un po' meno felici. 
Era a metà strada per casa sua. Fra poco si sarebbe rinchiuso dentro alle pareti, al caldo e nel silenzio; con il conforto della sua famiglia. 
Ma non era tutto. Figurati, se fosse stato tutto qui, Pippo avrebbe anche potuto passarci sopra, ma non era così.
Al contrario di come si potrebbe pensare, gli alberi parlanti adoravano esser tagliati. Cosa buffa,eh? Questo perché, arrivati all'età adulta, quella adatta al
taglio, si sentivano come vecchi, ormai senza vita. Infatti gli alberi adulti non parlavano molto spesso (cosa che a Pippo parve, chissà come mai, piacevole).
Dunque, al tocco del falegname che li trasformava in oggetti, loro si sentivano onorati e pieni di vita, anche se trasformati in una sedia, in un piccolo giocattolo
o in qualcos'altro di principalmente inutile. 
Per questo, oltre agli alberi, anche gli oggetti di legno parlavano! Era un inferno, per lui e per gli altri abitanti del posto. 
Per questo lui costruì la sua casa, i suoi mobili e tutto il resto degli oggetti in legno, con del legno normalissimo, trovato in un vecchio baule da sua figlia, appassionata di scavi in giardino. In effetti tutti invidiavano la sua "silenziosa" casa, dato che era l'unico ad aver trovato del legno "normale". 
Ora che ci pensava, Pippo si chiedeva perché ricevesse così tanti ospiti (Povero ingenuo). 

Infatti, stranamente magicamente, solo il legno di quel luogo parlava: era anche per questo che raccontare una cosa simile in giro, equivaleva ad esser presi
per pazzi. Perché Pippo, la sua famiglia e gli altri abitanti non avevano lasciato già da tempo quel luogo rumorosamente fastidioso? Perché una sorta di barriera
lo impediva. Allora vi starete chiedendo come mai Pippo è riuscito ad uscire, vero? Semplice: una volta all'anno una sola persona scelta dal grande capo della
tribù degli alberi (al momento è in carica Pino) può uscire, ma con la consapevolezza che dovrà tornare entro una settimana e qualche giorno, o cose terribbili accadranno alla famiglia del prescelto.
Cosa crudele,eh? Gli alberi erano molto amichevoli, ma fino a certi limiti. Non volevano esser lasciati da soli e soprattutto dovevano continuare ad essere
resuscitati in nuovi e praticissimi oggetti.
Ormai Pippo aveva superato la metà di quel caos. 
"Menomale che gli alberi non hanno le gambe, se no non saprei proprio che fare"-Pensò sentendosi improvvisamente fortunato. 
"Pippo! Bentornato!"- Gli urlò in un orecchio la cornice di un quadro. 
E con l'urlò del quadro, si aggiunserò anche quelli del tavolino e delle quattro sedie del giardino del Signor. Pachet, contadino del villaggio. 
"Pover uomo. Doversi sedere su dei rumorosi esseri"- Ora si che si sentiva davvero fortunato. Quel legno "non parlante" trovato dalla figlia,
fu stato come un miracolo per lui.
E così, allo stesso modo, le urla diventarono sempre di più, fino a non poter scandire cosa diceva e da chi proveniva l'urlo.
Trottole, macchinine e altri giocattoli di legno, gridarono a perdifiato per farsi sentire dalle mani del bambino che li stava utilizzando.
Pippo, che era quasi arrivato alla sua confortevole casa, si mise a correre, tra le urla e la confusione. 
Stava per arrivare.
Stava per arrivare.
Stava per arrivare!
Mancava davvero poco, quando... 
Tutto (e dico proprio tutto) il legno, comprese le piante, del villaggio si mise ad urlare cose incomprensibli ad un orecchio umano.
C'era talmente confusione che la testa del pover uomo sembrava scoppiare e le orecchie divenire inutilizzabili. Pippo stava forse per svenire?
Può darsi. Non era certo la prima volta: il rumore era talmente forte da girarti in testa e farti perdere ogni lucidità possibile.
Ma aspetta. 
"Aspetta..."-Sibilò l'uomo cercando di reggersi in piedi.
"Non possiamo uscire da questo stramaledetto villaggio per via della barriera, ma chi ha detto che non possiamo ribellarci?"
Si sentiva soddisfatto, ma allo stesso tempo stupido per non averci pensato in tutti questi anni. 
"Io li taglio, io li posso trasformare in utili oggetti."-Pippo si fermò un attimo, pensieroso.
"Una volta divenuti adulti, loro diventano taciturni, in attesa della mia trasformazione"-Continuò il suo pensiero.
"Basterà non tagliarli e finalmente avremo pace e tranquillità!"
"Ah, già. Anche gli oggetti in legno, troppo antichi o rovinati, finiscono con lo zittirsi."
"E' un perfetto piano! Perché non c'ho pensato prima?!"-Finì il ragionamento soddisfatto. Ora un sorriso a dir poco inquietante si estendeva sul suo viso.
Il sorriso di un uomo che ha sopportato per 45 anni una vita del genere. Anch'io avrei un sorriso così maledettamente pauroso al suo posto.
Il falegname, non poteva essere più felice. Era entrato in casa! E con un'idea eccezzionale!
Così, dopo gli abbracci, i baci, i "mi sei mancato tanto" e i soliti commenti su come non ci sia mai un po' di pace, Pippo spiegò il piano alla moglie, che non
potè far altro che definirne i difetti. 
"Caro, non so quanto tu ci abbia pensato a fondo, ma non penso sia una buona idea"-Replicò Sara.
"Perché?"-Chiese il marito, preoccupato di non aver alcun rimedio.
"Io voglio che la piccola Lela... voglio che la nostra unica figlia, abbia un futuro migliore! Se non possiamo lasciare questo orribile posto, allora sono loro che
devono zittirsi"-Riprese guardando preoccupato la figlia."
Sara restò calma e la sua presenza calmo anche l'agitato e preoccupato marito. 
"Il tuo piano non va bene."-Disse con voce pacata.
Pippo restò a fissarla, come per dire: "Allora dimmi, che c'è che non va?", ma in modo comunque molto gentile.
"Ci vorrà troppo tempo."-Disse sempre con lo stesso modo tranquillo.
"Ci vorrà troppo tempo e rischi di farti scoprire."-Concluse.
"Come scusa? Non capisco."
"Sì, insomma. Dovremmo sorbirci le loro grida per ancora molto tempo, ma non è questo il problema principale.
Il vero problema è che nel frattempo gli altri alberi, soprattutto il grande capo Pino che è più intelligente, saggio e calmo degli altri
(perché è adulto e non vuole esser tagliato) si accorgerebbero che non vengono fabbricati nuovi oggetti e passeremo tutti dei guai!"-Ora sì, che la donna
aveva ragione.
"M-ma! Non possiamo soffermarci su queste cose! Andiamo! Sono alberi!"-Si inspasientì Pippo. 
"Sì, pensava questo anche un uomo di nome Giuseppe, che non tornò dopo la settimana prestabilita. Sai, pensava lo stesso anche la sorella che rimase al
vilaggio e che dopo due giorni dalla settimana prestabilita rimase in coma fino alla fine dei suoi giorni."-Disse arrabbiandosi sul serio.
Perché aveva un marito così testardo e che si rifiutava di capire?
"Beh, non mi pare che tu abbia un'idea migliore".
La donna sorrise. "Oh si che ce l'ho".
"Ecco, la sua natura da pazza è tornata a galla. Beh, almeno è una pazza geniale"-Disse fra se e se il povero falegname, facendo spallucce.
L'idea di Sara effettivamente era geniale. Non ci sarebbe stato bisogno di tanto tempo, anche se gli alberi l'avrebbero saputo, ma poco importa, dato che
il piano consisteva in un... incendio!
Ebbene sì: "Se li bruciamo, sarà tutto molto veloce e venendo bruciati moriranno e la loro magia scomparirà! La barriera scomparirà!"
"Sei un genio. Ho sposato un genio!"
"Hehe."-Fece soddisfatta.
Il piano stava risultando semplice, con nessuna complicazione. 
Il fuoco lo appiccarono, naturalmente, con i rami secchi che non servivano per "resuscitare" nessuno e la coppia fece tutto di nascosto.
Il fuoco si innalzava maestosamente, facendo rimbombare nell'aria delle grida di aiuto, da parte delle piante. 
Ma non avevano calcolato una cosa fondamentale: la magia del grande capo.
In effetti, oltre alla barriera e alle cose accadute ai familiari dei prescelti disubbidienti, non sapevano granché della loro magia.
Il grande capo, saggio e intelligente, zittì tutti e con una formula magica, probabilmente in un linguaggio antico, quasi incomprensibile a quei due poveri umani,
creò delle nuvole sopra al fuoco e lo spense.
Dai, non era la fine. Erano riusciti a nascondersi. 
"Falegname Pippo, Sara, Lela. Venite subito al mio cospetto."-Disse seriamente Pino.
No, non erano riusciti a nascondersi. O forse era l'occhio del grande capo che vedeva ogni cosa.
Ci fu un silenzio tombale, un miracolo diciamo. 
Sara si mise a piangere: "Ci ucciderà tutti, non voglio! Lela! Non dobbiamo dargli Lela!"
E pianse ancora più disperatamente al pensiero del futuro della loro bambina, venire infranto da un albero.
"Suuuuuuubitooooooooo!"-Gridò Pino arrabbiato e sempre più severo.
Pippo si fece avanti e nel frattempo il resto del villaggio era uscito dalle loro case per assistere alla scena. Alcuni abbassavano la testa, altri
accennavano un no con la testa, alcuni si mettevano la mano nel cuore o si toglievano il cappello in segno di rispetto.
Sapevano benissimo tutti che qualcosa sarebbe successo, il grande capo non avrebbe mai avuto pietà di lui.
"Prenda me, la prego! E' stata mia l'idea, mia moglie e mia figlia non centrano nulla in tutta questa storia"-Gridò disperato, con le gambe e le mani tremolanti,
ma con la voce decisa e coraggiosa di un capo famiglia che vuole proteggere la Sua Famiglia.
"E sia"-Concluse Pino con voce severa.
"Tu, per questo affronto, sei condannato a un eterno vagare a quattro zampre, tra l'idiozia e il non sapere, tra la costante ricerca di cibo per sopravvivere e
sarà proprio questa a spingerti a camminare! La sopravvivenza, la cosa che gli animali hanno nella testa e nel cuore fin dalla nascita."-Questa era la sentenza
del grande capo.
Pippo era confuso e non capiva.
"Diverrai un animale."
Pippo cadde sulle ginocchia. Non poteva crederci. Preferiva la morte a una vita da animale. Si sarebbe ricordato la sua famiglia? Avrebbe ricordato la sua
adolescenza con Sara, il matrimonio, la nascita di Lela...
"Lela."-Pensò.
"Avrei voluto darti di più, avrei voluto darti una vita normale, avrei volito starti vicino fino alla mia ora. E invece, non sono riuscito a darti nulla di tutto ciò."
Si girò verso la moglie in lacrime e la bambina pallida, che se ne stava seduda a gambe incrociate sull'erba.
"Sara, amore mio. La lascio a te, il nostro piccolo angioletto. Ti prego, trova il modo di uscire da qui, vivete una vita felice!"
Pippo rivolse queste sue ultime parole a se stesso.
"E per favore, maledetto zuccone, ricordati di loro, ricordati della crudeltà di questi alberi, ricordati del tuo coraggio per aver cercato di difendere la tua famiglia."
Alzò la testa, fiero. Era l'ultima volta che avrebbe guardato il cielo con gli occhi di un umano, con il cuore di un umano. 
"Buffo. Io che davo una nuova vita agli alberi, ora loro stanno per dare una nuova vita a me. Chissà, magari sarà tutto più silenzioso."
La magia lo avvolse e di Pippo non restarono nemmeno i vestiti, solo una forma bianca che si agitava. 
Sara spostò l'erba alta che non facilitava la visione e scorse un piccolo coniglio, con gli occhi lucidi e profondi.
Si mise a piangere e così fece la bambina.
Poi asciugò bene gli occhi e le guance e sorrise.
"Te lo prometto. Usciremo di qui, un giorno."
   
 
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