Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: nightswimming    11/08/2014    10 recensioni
Un certo giornale scandalistico offre a John l'opportunità di ricordare a Sherlock ciò di cui il detective ha davvero bisogno.
(set during HLV) (not canon-compliant)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A Reputation To Live Up To

Note dell’autrice: non sono di mia proprietà e non ci guadagno un bel niente se non la gioia di distorcere a mio piacere quello che non mi ha soddisfatto della s3. Non nascondo che è una grande gioia, ma che io sappia non è ancora possibile convertirla in denaro. So.

Uno dei finali che mi sarebbe piaciuto vedere per HLV. Dedicata a Cey che come al solito si è dovuta cuccare l’anteprima delle mie malsane idee, poveretta. Guardare i lavori per strada dev’essere più divertente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Meno male che le donne non sono il tuo campo” disse sbattendo il giornale sul tavolo. “Pensa se lo fossero stato.”

Sherlock batté le palpebre e allontanò lentamente il viso dal microscopio. Lo sguardo gli cadde sulla prima pagina.

“Oh” fu tutto quello che riuscì a dire.

John emise una risata acida.

“Già. Oh.

Sherlock si lasciò andare contro lo schienale della sedia e lo fissò con sguardo indecifrabile.

“Qualche problema?”

“No” disse John scuotendo la testa, un sorriso pericoloso sulle labbra. “No.”

Il detective aggrottò le sopracciglia.

“Un’elementare deduzione suggerirebbe di sì” disse strascicando le parole.

Il suo viso era una maschera di indifferenza, ma teneva le braccia incrociate sul petto, e il suo tono era troppo neutro per essere sincero.

John si leccò le labbra, cercando di calmarsi. Sapeva di non aver nessuno appiglio per poter fare una scenata e uscirne dalla parte della ragione. Tecnicamente, Sherlock non gli aveva fatto nessuno sgarbo. Loro due non erano… così. John era ancora legalmente sposato, maledizione. 

E allora perché si sentiva così orribilmente, dolorosamente geloso?

“Credevo che Janine fosse una copertura”.

Sherlock annuì. Poi inspirò con fare vagamente seccato, come se tutta quella faccenda lo annoiasse nel profondo.

“Esatto.”

“E allora perché?”

“Perché cosa, John?”

John riprese il giornale in mano e glielo spinse a due centimetri dal naso.

“Sette volte a notte a Baker Street” recitò sprezzante il dottore. “Hai proprio fatto di necessità virtù, eh?”

Sherlock scostò il quotidiano con un gesto secco e si alzò in piedi.

“Ancora non capisco il motivo della tua irritazione. Ti prego gentilmente di spiegarmelo, oppure di smetterla di sprecare il mio tempo.” Raccolse il violino dalla poltrona e si mise a suonare qualche nota distratta.

John fissò le sue scapole prominenti con aria testarda, tentando di ignorare quell’odioso nodo in gola a cui non aveva diritto, ma che gli rendeva difficile respirare.

“Credevo che non ti interessasse” disse poi, piano.

Sherlock tornò a voltarsi verso di lui.

“Cosa?”

“Il sesso.”

Sherlock rimase immobile.

“Nella gran parte dei casi, no” disse.

“Ma con Janine sì.”

“Anche se fosse vero, si tratterebbe di mie questioni private” replicò lentamente Sherlock, inchiodandolo sul posto con uno sguardo duro come il ferro. “Non credo ti riguardino.”

John emise una risata incredula.

“Certo. Ma certo. Tu che mi dici di essere più rispettoso della privacy. Tu, Sherlock Holmes, il più grande ficcanaso che il mondo abbia mai-”

“Consulente investigativo” sibilò Sherlock, le labbra pallide di rabbia.

“Hai idea di quanti appuntamenti mi hai mandato all’aria? Di quante volte hai sabotato la mia vita sentimentale?”

“Oh, non essere ridicolo” sbottò Sherlock. “Se una di quelle insipide donnette ti fosse veramente piaciuta, non ti saresti mai fatto trascinare via da loro. Non erano che un frutto della tua frustrazione sessuale. Hai sempre preferito di gran lunga-”

Sherlock si bloccò di colpo, guardandolo con aria esterrefatta, come se non credesse a quello che era appena successo.

John deglutì, strinse i pugni, lo guardò fisso.

“Dillo.”

“John, io-” Sherlock sembrava turbato.

“Ho detto” mormorò John in tono quietamente minaccioso, “dillo.”

Il detective scosse la testa. Di riflesso aveva portato una mano sopra la zona del suo petto che ospitava il foro del proiettile di Mary.

John gli si avvicinò di un passo.

“Ora non mi sembra il momento più adatto per avere questa conversazione, John” disse Sherlock con voce cauta, evitando il suo sguardo.

John allargò le braccia in un gesto provocatorio.

“Perché? Io ormai ho sposato un’altra persona, tu sei quasi morto… Per la seconda volta…” Gli rivolse un sorriso senza allegria. “La donna che aspetta mio figlio ha le mani sporche del tuo sangue. Cosa può andare peggio di così?”

“Credevo che non ti interessasse” disse Sherlock, piano.

“Cosa?”

“Cosa faccio con il mio corpo.”

John si leccò le labbra.

“Mi avevi fatto intendere che non significava niente per te. Che era solo… Trasporto.”

“E’ una cosa di cui ho sempre tentato di convincermi.” Gli rivolse un sorriso triste. Era diventato ancora più pallido del solito.

John fece un altro passo avanti e lo afferrò per la vestaglia.

“Se solo tu mi avessi fatto capire che avevo una possibilità in quel senso” sibilò, furioso, disperato, “anche solo per un attimo, io…”

Sherlock coprì i suoi pugni tremanti con le mani e chinò la testa, lo sguardo grave.

“Tu cosa?”

I loro nasi si sfiorarono. John riusciva a sentire la tensione nelle sue braccia, il suo respiro sulle labbra.

“Avrei preso tutto quello che mi avresti offerto” disse con voce tremante. “E ti avrei dato tutto quello che potevo offrirti.”

Sherlock gli prese una guancia nella mano. Sorrideva. Era uno spettacolo crudele.

“Saperlo… è più di quanto abbia mai osato sperare.”

“Dimmi che fra te e Janine non è successo niente” mormorò John affondando il naso nel suo collo. Sherlock lo strinse fino a fargli male. “Dimmi che sono io che avresti scelto, se mai avessi avuto voglia-”

“Fra me e Janine non è successo niente” mormorò obbedientemente Sherlock. “Tu sei l’unica persona che io abbia mai desiderato.”

John scosse furiosamente la testa.

“No. No. Smettila.”

“Immagino di spogliarti in ogni momento del giorno” sussurrò Sherlock, prendendogli il viso nelle mani e baciandogli le tempie con una dolcezza insopportabile. “Di notte non sogno altro. Spesso non so come andare avanti. Tu mi insegni, mi mostri dove mettere le mani, la bocca-”

“Non dirmi quello che voglio sentirmi dire” implorò John voltando il capo per baciargli le dita.

Sherlock si allontanò per guardarlo negli occhi.

“E allora cosa vuoi che ti dica?”

“La verità.”

Il detective strinse le labbra. I suoi occhi erano chiarissimi, come pezzi di vetro. John ebbe la sgradevole sensazione di riuscire a vedere sino in fondo alla sua anima senza che lui lo volesse.

“Fra me e Janine non è successo niente. Tu sei l’unica persona che io abbia mai desiderato” disse Sherlock. “Immagino di spogliarti in ogni momento del giorno. Di notte non sogno altro. Spesso non so come andare avanti. Tu mi insegni, mi mostri dove mettere le mani, la bocca. Mi fai cose che non ho mai permesso a nessun altro di fare e io ti faccio cose che non mi sono mai permesso di volere.” Distolse lo sguardo come se non potesse sopportare oltre il peso delle sue stesse parole. “Ma ora è troppo tardi perché questo succeda.”

John scosse la testa, inspirando nervosamente.

“È così, John” gli giunse la voce rassegnata di Sherlock. Fu quella spenta rassegnazione a far scattare qualcosa di coraggioso e violento dentro di lui.

“Lascia almeno che ti baci” disse passando una mano attorno alla sua nuca e stringendo forte. “Una volta sola.”

Sherlock impallidì e tentò di divincolarsi.

“John, ti prego di risparmiarmi almeno-”

John  premette con forza le labbra contro le sue e lo strinse a sé per la vita. Sentì le mani di Sherlock spingere sulle sue spalle per allontanarlo, ma John era più forte, più motivato, e così stanco di subire le decisioni degli altri. Succhiò con decisione il suo labbro superiore per spingerlo ad apire la bocca e gemette entusiasticamente quando finalmente riuscì a trovare la sua lingua.

Sherlock tolse le sue mani dalle sue spalle e gliele strinse sotto la mascella, graffiandolo, cercando di fargli allentare la presa, sottraendosi alla sua vicinanza e persino pestandogli un piede. Ma passò poco prima che gli mordesse le labbra con un misto di abbandono e rabbia e si lasciasse andare. Prima che John potesse fare qualcosa, aveva preso il controllo del bacio e lo stava spingendo contro il muro. John gli tolse la vestaglia con gesti frenetici e si aggrappò alla sua schiena, soffocando un lamento eccitato quando Sherlock premette la sua erezione sulla sua coscia.

Quando finalmente si staccarono per riprendere fiato ne approfittò per invertire le posizioni. Se un secondo prima si era quasi sentito soffocare sotto il peso del corpo di Sherlock, ora gli stava costringendo le mani ai lati della testa, ansimando, guardandolo come se fosse la cosa più bella e incomprensibile che avesse mai visto in vita sua, un fenomeno naturale di incredibile potenza cui nessuno aveva ancora dato un nome né una spiegazione.

“John” cominciò a protestare Sherlock, ancora a corto di respiro e incredibilmente arrabbiato. “Lasciami andare.”

John rise e gli schioccò un bacio per niente tenero sulle labbra.

“Gli svantaggi di possedere una personalità incline alle dipendenze” disse con voce falsamente zuccherina, strattonandolo per la camicia e guardandolo con una muta preghiera negli occhi. “Si farebbe qualsiasi cosa pur di riavere un’altra dose.”

“Non posso averti” sibilò Sherlock con violenza.

“Non ci stai nemmeno provando.”

“È troppo tardi ormai!” sbottò Sherlock spingendolo via. “Perché non lo vuoi capire?”

“No” disse John tornandondogli vicino come se nulla fosse. “Ormai non è più troppo tardi. Ormai è già successo.”

Lo afferrò per i capelli e lo baciò di nuovo, senza delicatezza, prepotentemente, con tutto l’amore che aveva.

“Spingimi via” disse sulle sue labbra non appena Sherlock cominciò a ricambiare il bacio.

“Che cosa hai fatto, John” rispose Sherlock con un gemito famelico, scoprendosi incapace di farlo.“Che cosa hai fatto.”

“Sto chiudendo il cerchio” disse John staccandosi ancora una volta. “Eri e rimani un drogato. Ricordi?”

Sherlock deglutì e lo guardò con occhi pieni di frustrazione e desiderio.

“Ma questo” continuò John accarezzandogli gli zigomi con i pollici, “questo è quello di cui davvero non puoi fare a meno.”

Gli morse il collo e poi lo leccò in gesto di scusa, premuroso, spietato. Sherlock rovesciò la testa indietro e sospirò.

“Faresti qualsiasi cosa per non sentire più la noia.”

Il rumore di una zip che si abbassava. Un gemito di sollievo e di sconfitta.

“Non sei annoiato ora, non è vero?”

Sherlock si agitò, spinse incoerentemente nella sua mano calda, afferrò le sue spalle e venne sulla sua camicia con un urlo roco. John si lasciò cadere contro di lui e strinse una sua coscia fra le gambe, gli occhi serrati, spingendo con frenesia contro di lui fino a che non sentì il cavallo dei suoi pantaloni bagnarsi.

Una volta che il biancore accecante provocato dal piacere fu sparito dalla sua vista, John sospirò soddisfatto e gli ricoprì la fronte di baci. Sherlock rimase immobile nelle sue braccia e si concentrò soltanto sul riprendere fiato.

“Poi tu mi hai salvato” mormorò poi dopo un breve attimo di silenzio.

John affondò il naso nei suoi ricci e lo strinse forte.

 “Questa volta ci salveremo entrambi. Ma ho bisogno del tuo aiuto.”

Sherlock assunse in rapida successione un’espressione terrorizzata e una più moderatamente intimidita, ma con un fondo di vibrante, arrogante caparbia. John si accorse di quanto gli fosse mancata solo quando la rivide di nuovo.

“Non voglio vivere senza di te” disse. Malgrado il romanticismo insito nella frase, Sherlock la pronunciò come una dichiarazione di guerra.

John sentì qualcosa di bello e luminoso sbocciargli nel cuore.

La speranza. Finalmente.

“Trova un modo per riuscirci. Io ti coprirò le spalle. Come sempre.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice: per motivi di trama ho immaginato che John fosse stato in grado di udire il discorso di Jefferson Hope in ASIP. Sorry, canon-addicted fans.

Quando ho cominciato a scrivere questa storia, il finale era molto diverso. A dir la verità finiva quando Sherlock diceva “Ma ormai è troppo tardi”, dopo aver confessato la verità a John.

Ma visto che le cose che più mi fanno male in HLV sono proprio la rassegnazione pseudo-eroica pseudo cretina di Sherlock e l’impasse emotiva pseudo-collasso nervoso in cui si trova il povero John, e siccome uno dei tanti lati belli delle fanfiction è proprio il poter cambiare quello che non ci è piaciuto nella serie, ho deciso di sconfiggere le mie attitudini angstose e di sforzarmi di farli reagire, e di far finire bene questo pastrocchio. E, anche solo per amor di variazione, sono contenta di averla fatto.

Grazie di aver letto, come sempre, e spero vi sia piaciuta. :***

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: nightswimming