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Autore: WhiteOphelia    11/08/2014    7 recensioni
“Considerando la vita che faccio, credo che sia preferibile non stare con qualcuno a cui potrei davvero affezionarmi.”
[...]
Come ho anche solo potuto pensare per un millesimo di secondo che quelle parole, proprio quelle, fossero rivolte a me? Come ho potuto illudermi in questo modo?
Ho creduto che lui ci tenesse davvero a me, che ci tenesse così tanto dal preferirmi a distanza pur di non ferirmi, e invece… Erano solo un modo per indorarmi la pillola.
Come ho anche solo potuto credere che una come me avesse qualche possibilità con il grande Oliver Queen? Come ho potuto illudermi che fossi io ciò di cui lui aveva davvero bisogno?
Sono stata una sciocca.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Sarah Lance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Love can defeat that nameless terror. Loving one another, we take the sting from death."*

 

 

“So, I wonder where were you?
When all the roads you took came back to me.
So I’m following the map that leads to you,
the map that leads to you…
Ain't nothing I can do,
the map that leads to you…” 

- Maroon 5, Maps

 

 

 

Si trovava in una specie di limbo. Era forse morto?
In effetti, scontare i propri peccati trascorrendo – seppur solo nella propria mente – il resto della vita con la donna che amava era troppo anche per uno come lui che il Purgatorio l’aveva davvero vissuto, e sapeva come fosse fatto.
Peccato che quella voce… Quella voce continuava a sentirla, così come il profumo del corpo che apparteneva a quella voce ed anche il suo calore.
La sentiva, quella voce, mentre pronunciava il suo nome. La sentiva ogni istante, sempre più preoccupata, sempre più addolorata.
Andava bene anche così. Gli bastava anche solo la sua voce. Sì, gli bastava quella voce calda.
Si lasciò andare, mentre quella voce diveniva un urlo strozzato. 

«Oliver!»
Il grido di Felicity fu l’urlo più straziante che John avesse mai sentito, e ne aveva sentiti molti, sul campo di battaglia.
Il giovane ex soldato si precipitò al letto di Oliver, dove il ragazzo vi dormiva indotto dalla droga ormai da cinque giorni. Il giovane Queen era appena andato in arresto cardiaco e Felicity si sentiva morire mentre Diggle cercava di rianimarlo.
Corse a prendere il defibrillatore che aveva portato per le emergenze e tolse veloce le coperte che coprivano il corpo sudato di Oliver.
Caricò il dispositivo e poggiò con pressione i due elettrodi sul petto di Oliver.
La scarica fece scattare il corpo del giovane, ma la linea del battito cardiaco ritornò piatta in pochi istanti.
«Andiamo, Oliver…» John liberò una nuova scarica sul petto dell’arciere, ma la linea ritornò piatta, nuovamente.
Felicity ormai piangeva e singhiozzava. L’unico uomo che avesse mai amato era lì di fronte a lei e stava morendo e lei non poteva fare nulla.
«Oliver… Oliver…» la ragazza continuava a chiamare il nome del giovane, mentre l’ex soldato ripeteva le scariche sul suo petto.
Felicity vi si appoggiò, il calore del corpo del giovane a riscaldarla mentre Diggle continuava a cercare di rianimare il ragazzo.
Fu solo quando non sentì più il corpo di Oliver scattare alle scariche ed il rumore dell’elettrocardiogramma piatto che Felicity cadde a terra in ginocchio.
Le sue labbra pronunciarono un’ultima volta il nome di Oliver prima che il dolore raggiungesse tutto il suo corpo, impedendole persino di respirare.
John aveva gli occhi lucidi mentre il rumore terrificante di un cuore che ha smesso di respirare rimbombava nella stanza.
I singhiozzi la scossero così forte che temette di spezzarsi da un momento all'altro.
Si rialzò piano e si avvicinò al viso del ragazzo con lentezza, gli occhi appannati dalle lacrime.
Prese il viso di Oliver tra le mani e avvicinò il proprio. Si fermò ad un soffio dalle sue labbra e pronunciò quelle parole che l’avrebbero perseguitata per il resto della sua vita.
«Ti amo, Oliver Queen…» poi, posò un dolce bacio sulle labbra ancora calde del giovane e lasciò che le sue lacrime bagnassero quel volto perfetto che non avrebbe più rivisto.
Si staccò dopo quelli che sembrarono attimi infiniti e poggiò la sua fronte su quella imperlata di sudore del giovane.
Sentiva il cuore sgretolarsi ed il dolore propagarsi ad onde nel suo corpo.
Le lacrime caddero sul volto di Oliver mentre Felicity lo sfiorava con delicatezza, come se volesse imprimersi quei lineamenti nella pelle.
Non avrebbe più rivisto i suoi occhi…
Quella constatazione le rubò il fiato e la lasciò col cuore stretto in una morsa d’acciaio.
Fu proprio nell'esatto istante in cui sapeva di star per cadere a pezzi, che un rumore bucò il silenzio di morte della stanza.
Sia Felicity che Diggle voltarono contemporaneamente il volto verso la fonte del rumore non riuscendo a credere a ciò che i loro occhi vedevano.
Le linee dell’elettrocardiogramma avevano ripreso a muoversi, ed i battiti stavano velocemente risalendo. Felicity abbassò il volto su quello di Oliver e poté sentire di nuovo il respiro del ragazzo.
L’emozione fu così forte che cadde in ginocchio, stremata.
Diggle le si avvicinò e l’abbracciò stretta.
Oliver era vivo. 

Le quarantotto ore successive furono terribili.
La paura di quel suono piatto era divenuta una costante. Nessuno dei due ragazzi aveva chiuso occhio, entrambi volevano vegliare su Oliver.
Fu tre giorni dopo che tutto cambiò.
Diggle era sceso in cucina per preparare due caffè e Felicity si era sdraiata sul letto con Oliver.
Il ragazzo era steso a pancia in su, le braccia lungo i fianchi e Felicity gli si era accoccolata accanto, la testa leggermente poggiata al petto del giovane e le mani a tenerne stretta una del ragazzo. Gli occhi le si chiusero automaticamente.
E fu così che la trovò Oliver.
La prima sensazione che sentì da sveglio fu il calore di un corpo accanto al suo, una stretta salda e dolce alla sua mano ed un profumo che mai avrebbe scordato.
Istintivamente, girò il volto verso quel profumo ed aprì gli occhi: l’immagine del volto di Felicity s’impresse a fuoco nella sua mente.
Lentamente, alzò la mano libera ed andò a carezzare la guancia della giovane poggiata a lui.
Felicity si mosse e bisbigliò qualcosa nel sonno.
«Oliver…»
Fu in quell’istante che si svegliò.
Non poteva essere vero…
Appena aprì gli occhi di scatto, due pozze azzurre incontrarono le sue e le lacrime scesero senza neanche avere il tempo di formarsi.
Felicity si alzò a sedere di scatto e guardò Oliver negli occhi; poi, le sue mani gli accarezzarono subito il volto, il collo, il petto.
«Sei sveglio…» il sussurro si perse tra le labbra socchiuse, il sorriso che le regalò Oliver ed il rumore di due tazze che caddero a terra.
Diggle era fermo sulla soglia, i due caffè ormai divenuti una pozza scura sul marmo chiaro ed il volto incredulo ma felice.
«Bentornato, amico.» furono le parole del giovane nero, parole intrise di sincera amicizia e commozione.
Felicity voltò di nuovo il viso verso Oliver.
«Credevo-credevamo di averti perduto per sempre.» ed a quelle parole, le lacrime si affacciarono di nuovo nei suoi occhi.
Questa volta, però, Oliver prese la ragazza per una spalla e se la strinse al petto, forte, mentre la giovane piangeva tutte le sue lacrime.
Diggle si dileguò, lasciando i due da soli.
Dopo pochi minuti, Felicity alzò il volto dal petto di Oliver.
«Come ti senti?» gli chiese gentile ed Oliver rispose con un sorriso.
«Come se mi avesse investito un treno. Cos'è successo?» chiese, poi.
Felicity, allora, gli raccontò del giro di pattuglia finito male, della dose di Vertigo che gli avevano iniettato e della sua scomparsa dal covo dove avrebbe dovuto passare la notte sotto osservazione, assieme a Diggle; poi, facendosi coraggio, gli chiese il senso delle parole che lui le aveva rivolto prima di sentirsi male.
Oliver faticava ancora a comprendere bene cosa fosse reale e cosa non lo fosse, ma aveva deciso di essere onesto con lei e le rispose raccontandole cosa, secondo lui, fosse successo in quel maledetto giorno.
Felicity ascoltò tutto senza dire una parola ed Oliver notò come il dolore si fosse affacciato nei suoi occhi mentre le raccontava della paura di stare con lei e del suo comportamento successivo.
A fine racconto, Felicity si alzò dal letto e cercò di sgattaiolare dalla stanza. Quello che Oliver le aveva raccontato l’aveva ferita ed aveva bisogno di pensarci su.
L’arrivo di Diggle fu provvisorio e la donna scappò con la scusa di una doccia a casa.

Oliver rimase solo con l’amico. Quest’ultimo non gli disse niente, né gli chiese alcunché. Si limitò a sedersi in poltrona in silenzio. Fu Oliver a parlare, dopo essersi messo seduto ed aver tolto dal petto i piccoli elettrodi che monitoravano il suo battito cardiaco.
Era la prima volta in vita sua che esternava così tanti pensieri e sentimenti. Il silenzio era sempre stato il suo migliore amico, ma ora sentiva il bisogno di tirare fuori quel groviglio di emozioni che gli stringeva il cuore da tanto, troppo tempo.
Raccontò a Diggle quello che in realtà aveva sognato e l’autista capì perché Felicity fosse scappata.
«Credo sia normale la reazione di Felicity.» le prime parole di Diggle fendettero l’aria tesa della stanza di Oliver.
Il giovane non rispose, così John poté continuare.
«Non credo sia facile sapere che l’uomo di cui sei innamorata reagirebbe ad un appuntamento con te dandoti buca, per poi finire a fare sesso con la sua ex sulla scrivania, sulla tua scrivania.»
Oliver incassò le parole una ad una senza dire nulla. Sapeva che John non avesse ancora finito.
«Ti dico la verità, Oliver. Se mai dovesse accadere una cosa del genere, sappi che non mi limiterò ad un pugno ben assestato.» ed il tono minaccioso e duro con cui lo disse, fece comprendere ad Oliver che quelle parole erano veritiere. «La questione, però, è un’altra. Non credo ti comporteresti mai così con Felicity.»
Furono quelle parole a fare alzare il viso ad Oliver, di scatto.
«Come sarebbe a dire? Ti ho appena detto quanto credessi fosse tutto-» ma John non lo fece finire.
«Vero? Sì, certo. Ma è così che agisce la nuova Vertigo.»
John prese una piccola pausa, poi riprese il discorso.
«La nuova Vertigo crea nella mente di chi ne fa uso una realtà parallela nella quale tutte – e calcò forte quest’ultima parola - le paure peggiori divengono reali e tangibili, tutte assieme. Ogni tuo timore diviene scenario reale.» quelle ultime parole fecero scattare Oliver.
«Spiegati.»
«La prima volta che ti è stata iniettata, ricordi cos'hai sognato?» chiese Diggle, sapendo bene la risposta.
Perché Oliver non era nuovo alla Vertigo, solo che la nuova versione era un po’ diversa dalla precedente. Questa, infatti, creava scenari realistici all'interno dei quali tutte le paure si mischiavano, facendo comportare chi stava sognando quegli scenari come mai avrebbe fatto. Toglieva il controllo, del tutto.
La risposta del giovane fu più che eloquente: la mascella si serrò così forte da temere che i denti si spezzassero.
«Non vuoi dirlo? Ok, lo faccio io. Hai sognato che Felicity venisse uccisa. Esatto, Felicity che moriva, Oliver. Qualcuno aveva scoperto che lei era il collegamento con Arrow ed aveva deciso di ucciderla, facendo trovare proprio al caro Arrow il suo corpo privo di vita.»
John prese un respiro profondo.
«All'epoca provavi già qualcosa per lei, e lo sai anche tu.» disse l’uomo, mentre Oliver voltava il capo cercando di non mostrare i suoi occhi. «Provavi qualcosa per lei, ma non credevi un giorno anche lei avrebbe provato qualcosa per te. Così, la tua paura più grande era perderla a causa della vita che conducevi. La mettevi in pericolo con la tua seconda vita e te ne distaccasti, anche se non durò molto.» concluse con un sorrisino. «Ora è diverso. Sai che lei prova qualcosa per te come tu provi qualcosa per lei. E la tua paura più grande è quella di rovinare tutto, di renderti conto che quello che lei prova-» ma questa volta fu Oliver a non far finire di parlare l’amico.
«Io l’amo come non ho amato mai, John.» disse il giovane Queen. Era raro che usasse il nome di battesimo dell’amico, e questo fece capire all’ex soldato quanto fosse serio il discorso.
«Io non provo qualcosa per lei, io ne sono completamente dipendente. Questo… Sentimento è qualcosa che non si può cancellare, che non passa, lo capisci? – le parole gli uscirono senza che potesse fermarle e con il tono di voce di chi si è arreso, ormai, a qualcosa che non può controllare e che è stanco di tacere - Lei prova qualcosa per me, ma non è nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che io provo per lei. Un giorno capirà che merita di più, molto di più, di un uomo fatto di cicatrici ed oscurità. Un giorno il fascino dell’eroe scomparirà e rimarrò solo io, Oliver. Cos’ho da offrirle? Lei si merita un bravo ragazzo. Uno di quelli dolci e comprensivi, che l’attende a casa e le prepara un bagno caldo e la cena. Un ragazzo con cui trascorrere una serata sul divano a guardare un film, abbracciati e vicini. Un ragazzo che la tratti come merita, non che la metta in pericolo. Lei si merita qualcuno che possa alimentare la luce che è in lei, non oscurarla con la propria di oscurità. Lei merita di più, molto di più di quel poco che posso offrirle io. Per questo è meglio che mi stia lontana. Preferisco vederla soffrire ora, piuttosto che in futuro, quando saprà di aver investito su di un uomo che non vorrà più al suo fianco, un uomo che non la merita come-» ma Oliver non finì, perché una furia bionda aprì la porta rimasta socchiusa e si precipitò nella stanza.
«Hai finito, Oliver?» chiese furiosa la giovane, ma proprio quando il giovane Queen provò a risponderle, lei non lo fece parlare.
«Non ti azzardare a proferire parola.»
Oliver richiuse subito la bocca. Felicity era furente.
Diggle, dall'altro lato della stanza, osservava la scena con una mezzo sorriso. Sapeva che Felicity stesse ascoltando, aveva visto la sua ombra a lato della porta.
«Quindi tu mi ami più di quanto ti ami io?» chiese retorica la bionda. «Ma quanto sei arrogante, eh? Come diavolo ti permetti di mettere i miei sentimenti ad un gradino sotto i tuoi? Il grande Oliver Queen ama più di quello che sanno fare gli altri esseri umani. No, non ti azzardare ad aprir bocca, caro il mio miliardario io-soffro-sempre-più-degli-altri.»
La sua rabbia era davvero uscita fuori tutta e si stava preparando a fare devastazioni.
Si avvicinò al giovane, aggirando il letto, e gli punto l’indice contro il petto, battendolo ad ogni parola.
«Non ti permettere mai più di sminuire i miei sentimenti, chiaro? Tu non sai quanto sia stato difficile cercare di reprimere i miei sentimenti per te. Quanto male mi abbia fatto vederti con Laurel, Isabel e Sara. Tu non sai quante volte hai spezzato e calpestato il mio cuore, facendomi credere di non essere abbastanza per te. Abbastanza bella, abbastanza coraggiosa, abbastanza e basta. Tu, il grande Oliver Queen, che si metteva anche solo a guardare una come me? Impossibile. Ho creduto di non avere una possibilità con te e mi ero fatta da parte, seppur il mio cuore continuasse a sanguinare. Ero disposta a morire dentro pur di vederti felice, anche tra le braccia di un’altra. Ed ora? Ora tu mi tiri fuori questa manfrina da eroe maledetto? O meglio, antieroe, tecnicamente. Sai, gli eroi si fanno mille paturnie, ma, alla fine, sono gli antieroi quelli sempre divisi tra bene e male, con una spada di Damocle sul capo, che agiscono al limite del- si bloccò di colpo – dannazione! Mi sono persa da sola.» disse la giovane mordendosi la lingua, mentre Oliver reprimeva un sorriso ed una risata all’occhiataccia di lei e Diggle si metteva una mano sulla bocca per non far rumore.
«Non ti azzardare a ridere. Dicevo… Sì, non puoi saltartene fuori con queste cazzate del non sentirti abbastanza. Tu? Non ci crede nessuno. Hai avuto paura, dillo e basta. Sono io quella che dovrebbe averne, però. Perché se mai dovesse succedere qualcosa tra di noi, sarei io quella mollata dopo qualche tempo, proprio nel momento in cui ti accorgerai che puoi avere di più, che puoi-» ma tutto il suo discorso morì quando la mano di Oliver la tirò per il braccio e fece scontrare le proprie labbra con quelle calde della giovane.
Diggle scomparve in mezzo secondo con un grande sorriso sulle labbra, mentre la bionda si staccava leggermente, un ginocchio poggiato sul letto ed il viso di Oliver Queen a pochi centimetri dal suo.
«Che-che…» balbettò, rossa come un pomodoro.
«Che significa?» chiese Oliver con un sorriso e la ragazza annuì piano.
«Significa che ti amo, Felicity. Significa che non voglio più aver paura ma che voglio viverti. Significa che voglio stare con te fino a quando mi vorrai, e spero sia per sempre. Significa che ti voglio oggi, domani e tutti i giorni a venire. Significa che sono tuo, lo sono sempre stato, e che mi affido a te, perché so che avrai cura di me.» ed il bacio che seguì fu qualcosa che nessuno dei due aveva mai sperimentato.
Fu dolce, romantico, passionale, tenero e disperato.
Felicity si ritrovò sdraiata sotto al ragazzo, le mani tra i corti capelli di Oliver e le braccia di quest’ultimo a stingerla forte.
«Ti amo anche io, Oliver. E se provi a tradirmi con Sara o qualunque altra donna, giuro che ti eviro.» concluse la bionda baciando nuovamente il giovane sopra di lei, il sorriso sulle labbra di entrambi. Entrambi finalmente nel posto che loro apparteneva fin dal principio: le braccia dell’altro.

 

 

 

*"Love can defeat that nameless terror. Loving one another, we take the sting from death." - Edward Abbey, Down the River (1982)

 

 

 

 

Note dell'Autrice

Ed eccoci all'ultimo capitolo. L'avevo detto io che questa storia era strana forte!
Abbiamo finalmente scoperto cosa sia realmente accaduto - o, magari, Oliver è davvero impazzito e si è creato un universo alternativo. Chi lo sa... Muahahahah Ok, la smetto u.u
Dicevo, abbiamo scoperto cosa sia successo e, soprattutto, abbiamo udito dalla voce del nostro Arrow la spiegazione al suo comportamento.
Il più grande terrore di Mr. Queen? Che Felicity veda oltre i suoi muri, oltre all'eroe che lei crede lui sia, oltre al miliardario, oltre al playboy e veda solo Oliver, il vero Oliver, nudo nell'anima e nei sentimenti. Ed è questo che più gli fa paura: che lei veda oltre tutto e non trovi nulla, nulla se non cicatrici ed oscurità. Lui crede di non meritare Felicity ed il suo amore, né di essere abbastanza per lei. Per lui l'IT girl è una donna meravigliosa che merita tutto l'amore del mondo, amore che lui si è convinto non essere in grado di dare, di darle.
Il suo terrore è che lei lo abbandoni dopo aver visto il vero Oliver, quella parte che lui cela agli occhi di tutti, preclusa ad ogni sguardo; peccato che la nostra Felicity abbia visto dentro di lui al primo incontro e che continui a farlo, amando ogni giorno di più quella parte preclusa sì a tutti, ma non a lei :)

E per tutte voi miscredenti che credevate in una fine drammatica e triste... Beccatevi questo lieto fine, yeah! Ahahahah

E così, siamo giunti alla conclusione della mia prima Olicity. Ho davvero amato scrivere questa storia - in effetti, avrei una one-shot già pronta... Che credo pubblicherò a breve u.u Ormai non vi sbarazzerete più di me, mi spiace! Muahahah
Ho amato scrivere di questa coppia e di questo fandom, così come ho amato leggere le vostre splendide recensioni. Mi avete accolta in modo meraviglioso, e per questo vi ringrazio enormemente.

Avrete mie notizie prima di quanto crediate!
A presto,
WhiteOphelia 

   
 
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