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Autore: bluemoon__    11/08/2014    2 recensioni
Dal testo:
Draco era certo che Harry fosse intelligente abbastanza da capire il reale motivo per il quale si trovasse li. Doveva ammettere tuttavia che quella situazione iniziava a farsi divertente: il tono di voce sommesso con cui Harry parlava, il modo in cui entrambi non staccavano gli occhi di dosso l’uno dall' altro. Avrebbe giurato che seppur in modo strano, stessero flirtando.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Note
Booonjour! :) Questa volta le note le metto all’inizio solo per informare che questa OS è completamente AU. I personaggi di Draco ed Harry mantengono i loro nomi e qualche aspetto del loro carattere ma in questa storia sono dei comunissimi e babbanissimi studenti universitari.
Perché questa scelta?Sinceramente non lo so. L’idea mi è venuta sotto il sole cocente della spiaggia e ho cominciato a scrivere.  Anche il rating verde è abbastanza una novità per me, ma bisogna sperimentare cose nuove, no? Se alla fine di queste tremila parole vi va di  dirmi cosa ne pensate mi fa tanto, tanto piacere, altrimenti grazie comunque per aver letto!
Vi auguro buone vacanze.
A presto,
Bea














 
 
 
 
 
Blue jeans, white shirt
walked into the room, You know
You made my eyes burn.
 
 
 
 
 
 
Draco Malfoy aveva ventidue anni, gli occhi grigi come il mare del nord, i capelli color biondo platino e un’innata passione per le camicie eleganti. Viveva a Londra da ormai tre anni, da quando una volta terminato il liceo aveva deciso che da grande avrebbe progettato edifici e palazzi dalle strutture più innovative e per diretta conseguenza, si era iscritto ad architettura.

Alla domanda: “Perché hai scelto proprio questa città fredda e caotica?” rispondeva che Londra custodiva tutto ciò che la mente umana potesse desiderare, che ogni giorno cambiava, offrendo sempre qualcosa di nuovo.La apprezzava perché in qualche modo sembrava essere immune alla coltre di pregiudizi che caratterizzavano la maggior parte dei luoghi.

Londra non era magica per i monumenti, o per le opere d’arte conservate nei musei, ma perché in quel posto ogni persona si sentiva libera di vivere la propria vita come meglio credeva, senza preoccuparsi del giudizio degli altri.

Draco si era trasferito per pura voglia di cambiamento e per l’improrogabile dovere morale di inseguire i propri sogni. Divideva un appartamento in Oxford Street con un ragazzo di nome Blaise, trascorreva le sue giornate tra i tomi di matematica, qualche liaison amorosa senza troppe pretese e le telefonate giornaliere di sua madre dove non mancavano mai le raccomandazioni di fare il bravo ragazzo e di mangiare due porzioni di verdura e frutta fresca ogni giorno.



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Draco amava le novità molto più della nutella, delle passeggiate al tramonto ad Hyde park e dei saldi da Burberry.

Quando in un uggioso mercoledì una figura alta e slanciata fece il suo ingresso nell’aula universitaria, il biondo si risvegliò come per incanto dal tipico stato di catalessi che puntualmente lo affliggeva durante le lezioni delle nove del mattino.
Il ragazzo in questione, arrivato con almeno venti minuti di ritardo, indossava una t-shirt  bianca che metteva in risalto le spalle larghe, un paio di blue-jeans che avvolgevano le gambe lunghe e muscolose, una massa indefinita di capelli color cioccolato che accarezzavano sapientemente i lineamenti spigolosi del suo viso.

Draco avrebbe voluto mantenere un’aria indifferente, ma quel ragazzo era bellissimo e lui infondo era solo un piccolo e umile essere umano, non di certo un robot costruito a regola d’arte per resistere alle tentazioni. Pensò che un tipo del genere dovesse indubbiamente avere un nome importante; magari si chiamava Joe come il cantante dei Clash, oppure David come il calciatore per il quale aveva preso una cotta dai tempi immemori delle Spice Girls. Eventualmente, quando il castano rispose ad una domanda  riguardo una funzione algebrica e il professor Green gli chiese di presentarsi per congratularsi con l’unica persona che sembrava non aver scambiato la sua lezione per la recita della Bella addormentata nel bosco, scoprì che si chiamava Harry.

Draco aveva davvero  tutte le buone intenzioni di prestare attenzione, ma Harry si era seduto nella parte opposta della stanza e ogni volta che  il biondo alzava lo sguardo veniva distratto dalla sua pelle troppo bianca, dai suoi occhi troppo verdi, dalla sua voce così deliziosamente roca da mandarlo in corto circuito anche mentre enunciava un noioso teorema matematico.

Alla fine dell’ora, il quaderno degli appunti era rimasto vuoto, ma Draco giunse all’importante conclusione che quell'Harry fosse decisamente un tipo interessante.



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Draco non aveva mai avuto molte certezze, ma era profondamente convinto che una buona dose di fortuna fosse l’unica variabile davvero fondamentale nella vita di un individuo.

Forse per questo motivo il monologo iniziale del film di Woody Allen “Match Point” era diventato la sua filosofia di vita, e forse era sempre per questa ragione che quando vide Harry imprecare contro il distributore del terzo piano, pensò che quella  fosse decisamente un’occasione da non sprecare. Senza troppe riflessioni sul da farsi, Draco si avvicinò alla zona break e colpì l’odioso marchingegno in un punto preciso, finché quest’ultimo non sputò fuori la merendina selezionata da Harry.

-Io sono Draco, e tu hai proprio scelto il distributore difettoso- esordì con voce placida, maledicendosi interiormente perché forse aveva colpito quell’aggeggio con troppo entusiasmo e ora la mano gli faceva un male cane.

Eventualmente, quando Harry gli mostrò la sua chiostra di denti bianchi e perfettamente allineati, pensò che per un sorriso del genere avrebbe potuto farsi amputare direttamente tutto il braccio.

-Io sono Harry- si presentò il ragazzo con gli occhi verdi porgendogli la mano, mantenendo il suo sorriso spontaneo sul volto.

Draco strinse quelle dita sottili con le sue, anche se avrebbe voluto dirgli che sapeva benissimo chi era, che in quei giorni lo aveva osservato così tanto da aver già abbozzato qualche dettaglio di quella che poteva essere la loro futura vita insieme: un cottage nella campagna inglese, un caminetto davanti al quale coccolarsi, un laghetto in giardino con un anatroccolo di nome Napoleone a sguazzarci dentro.

-Grazie per aver salvato la mia colazione-  disse afferrando il suo giacchetto di pelle e la tipica tracolla Eastpack da studente squattrinato fuori sede.

-Forse per ringraziarmi potresti uscire con me-  affermò Draco  senza troppi giri  di parole, come era suo solito -Penso che noi due potremmo avere molte cose in comune- continuò suadente, con un velo di sfrontatezza che non sfuggì ad Harry.

-Usi questo metodo per rimorchiare tutti i nuovi studenti o sono stato particolarmente fortunato?-.

-Lo uso solo con i ragazzi carini e intelligenti come te- rispose prontamente Draco, senza perdersi d’animo.

-Ne sono lusingato- ironizzò Harry addentando la sua pasta al caramello -Ma la prossima volta, impegnati di più-.

Il biondo  non ebbe il tempo di aggiungere altro perché nel giro di pochi secondi Harry si era già dileguato per i corridoi della facoltà, e lui era rimasto li da solo con il distributore rotto e un’espressione inebetita sul viso.



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Nei suoi ventidue anni di vita, Draco non aveva mai collezionato alcun tipo di rifiuto.
Qualcuno avrebbe detto che peccava di presunzione, ma lui era pienamente conscio del suo aspetto esteriore e dell’effetto che quest’ultimo esercitava sugli altri.

Draco era innegabilmente attraente con la sua pelle che sembrava fatta di gigli, gli occhi chiari ed espressivi,  i lineamenti dolci del viso, le forme esili e aggraziate del corpo. La sua era una bellezza senza tempo, che non si lasciava inquadrare in nessun canone prestabilito e che inevitabilmente incantava chiunque avesse avuto l’occasione di incontrarla sulla propria strada.

Non riusciva a capire perché Harry si fosse mostrato così diffidente nei suoi confronti, ma d’altro canto, lui non era di certo un ragazzo che si arrendeva alla prima difficoltà.

Con le sue Oxford Shoes ai piedi e il suo bel faccino ad illuminare il grigio opprimente di Londra, si era ritrovato a Camdem Street, davanti al Book Cafe dove dopo qualche piccola ricerca aveva scoperto lavorasse Harry. Una volta messo piede  in quel grazioso e accogliente bar, Draco non faticò ad ammettere almeno con se stesso che con quel genere di posti, lui  non ci azzeccava proprio nulla.
La sua ultima lettura risaliva a quando a dodici anni gli avevano regalato il Piccolo Principe e decisamente preferiva passare il suo tempo libero in altri modi, magari ascoltando vecchi dischi in vinile, o andando a correre al parco sotto la tipica pioggerella inglese.

Poteva tuttavia cambiare le sue abitudini e provare qualcosa di nuovo, specialmente se nel pacchetto erano compresi un paio di occhi verdi e un fisico da paura.

Così, giusto per salvare le apparenze, prese uno dei tanti libri che popolavano gli scaffali e senza neppure controllarne il titolo, si sedette in uno dei tavolini che riempivano il locale. Non dovette attendere più di tanto prima che Harry, con i suoi improbabili occhiali tondi e i capelli sparati in mille direzioni diverse gli si presentasse davanti, per prendere il suo ordine.

Se Draco fosse stato un normale e noioso cliente, probabilmente si sarebbe limitato a scorrere il menù con un dito, alla ricerca di qualcosa di appetitoso con cui fare il classico spuntino pomeridiano. Draco non era di certo una persona così banale, per questo alla canonica domanda  -Cosa posso portarti?- se ne uscì con un discretissimo -Cosa c’è di buono in questo posto oltre al cameriere?- che obbligò Harry a ruotare all’indietro gli occhi, per poi far comparire sul suo volto il solito sorriso a trentadue denti che lo mandava in brodo di giuggiole.

-Qua dentro è tutto buonissimo- chiosò con tono allusivo -Ma Neville ha appena sfornato una Cheese Cake al cioccolato che  sembra essere la fine del mondo-.

Il biondo si limitò ad annuire accettando il consiglio, trattenendosi dal rispondergli che in realtà, l’unica cosa che avrebbe voluto assaggiare, erano le sue labbra rosso ciliegia.

Draco sembrava quasi essersi dimenticato di trovarsi in un Book Cafe dove di solito, tra un sorso di tè e un biscottino, le persone leggevano. Nel suo caso, il libro era aperto su una pagina a caso in cerca di attenzioni, e lui era troppo occupato ad osservare Harry con la coda dell’occhio. Era quasi patetico il fatto che lo trovasse bellissimo in qualsiasi cosa facesse, anche mentre versava un succo di frutta in un bicchiere o disponeva i muffin caldi nella vetrina del bancone. Pensò che stesse d’incanto con quella divisa che evidenziava tutti i punti giusti, ma non aveva alcun dubbio che quei vestiti sarebbero stati decisamente meglio sul pavimento della sua camera da letto, ed Harry sarebbe stato molto più bello nudo sopra o sotto di lui, ad ansimargli nelle orecchie.

Se Draco fosse stato un normale e discreto cliente, si sarebbe limitato a ringraziare Harry, quando quest’ultimo tornò da lui con la sua ordinazione. Ma Draco non era decisamente un tipo comune, per questo -Come mai uno studente di architettura lavora in un Book Cafe?-  gli domandò con un velo di spontanea e mal celata curiosità.

-Gli affitti di Londra sono tra i più cari del Regno Unito- rispose l’altro posando una tazza fumante di Yorkshire tea sul tavolino  -E mi piace lavorare in questo posto, in mezzo a tutti questi libri-.

Draco si sentì per un momento colto in fallo, non aveva mai riflettuto sul fatto che molte persone, a differenza sua, dovessero lavorare per studiare e mantenersi. Lui non aveva mai avuto di questi problemi, la sua famiglia vantava un conto in banca di svariati zeri e la sua carta di credito era sempre a disponibilità illimitata, a patto che rimanesse in pari con gli esami e avesse una media dignitosa.

-E tu invece cosa ci fai qui? Perché mi pare ovvio che non sei un tipo che frequenta questi posti. Sei arrivato da mezz’ora e non mi sembra di averti visto voltare pagina nemmeno una volta-.

Draco era certo che Harry fosse intelligente abbastanza da capire il reale motivo per il quale si trovasse li. Doveva ammettere tuttavia che quella situazione iniziava a farsi divertente: il tono  di voce sommesso con cui Harry parlava, il modo in cui entrambi non staccavano gli occhi di dosso l’uno dall’ altro. Avrebbe giurato che seppur in modo strano, stessero flirtando.

-Potresti sbagliarti, Harry. E forse questo libro è  così interessante da meritare una meticolosa attenzione ad ogni pagina-.

In fin dei conti, il biondo già si pregustava il momento in cui Harry avrebbe abbassato le sue mura difensive, cedendo alle sue avances.

-Allora lo riferirò a Neville, dal momento che voleva togliere quel volume dall’ archivio.  Era convinto che a nessuno potesse interessare un libro sulle tecniche di accoppiamento delle rane-.

Non erano molte le occasioni in cui Draco provava imbarazzo, ma si sarebbe scavato la fossa da solo, quando appurò che la pagina del libro da lui ignorato fino a quel momento esordiva con un paragrafo sui criteri utilizzati dal rospo per scegliere la giusta compagna.
Inutile dire che per la successiva ora non si azzardò nemmeno una volta ad alzare e volgere lo sguardo verso qualcos’altro che non fosse la sua fetta di torta o il libro incriminato con tanto di immagini di rane dalle forme e cromie differenti.

Se Draco avesse avuto un minimo di amor proprio, si sarebbe limitato a pagare la sua abbondante merenda con venti sterline nuove di zecca e sarebbe sparito da quel posto in un nano secondo, con la promessa di non metterci mai più piede. Tuttavia peggio di così non sarebbe potuta andare, e arrivato alla cassa, Draco non esitò a giocarsi l’ultima carta della giornata.

-Non me ne frega niente di come si accoppiano le rane, ma mi piacerebbe molto infilarti la lingua in bocca. E penso che è quello che vorresti fare anche tu-.

E forse quella volta riuscì a spiazzare Harry, dal momento che smise di battere sui tasti e lo fissò con un’espressione indecifrabile sul volto.

-Sei sempre così sicuro di te- sussurrò incrociando di nuovo i loro sguardi, facendo venir voglia a Draco di affogare dentro quelle iridi fatte di smeraldo liquido.

-Esci con me- gli disse in quella che più che una domanda, era un’affermazione.

-Perché  dovrei farlo?- Domandò con aria di sfida, senza staccargli gli occhi di dosso.

-Per le rane, e perché ho ordinato la Cheese Cake più costosa del menu-.

-Il tuo romanticismo mi lascia sempre senza parole- commentò infine Harry porgendogli lo scontrino e una risatina maliziosa in allegato.

Draco avrebbe voluto controbattere, ma la momentanea mancanza di argomentazioni e una fila di persone arrabbiate dietro di lui, lo costrinsero per l’ennesima volta ad andarsene con l’ego ammaccato e la coda tra le gambe.



**
 
 
 
 
 
 
Harry era apparso nella vita di Draco da appena un mese, ma lo stava conducendo sull’orlo della pazzia come nessuno prima di lui era mai riuscito a fare.

Secondo il suo coinquilino Blaise, studente di psicologia sulla carta e perditempo nella vita reale, Draco si era decisamente troppo incartato con quel castano quattrocchi che probabilmente non ricambiava l’interesse che nutriva nei suoi confronti.
Il biondo non poteva far altro che dare ragione al suo amico strampalato, anche se era assolutamente certo di non essersi immaginato i sorrisini di Harry, né tantomeno le occhiate che gli lanciava quando passava davanti a lui  preoccupandosi di mettere bene in mostra il fondoschiena avvolto nei jeans attillati.

Draco aveva provato ad aprire nuovi orizzonti attorno a sé ed era uscito con un certo Cedric Diggory, uno studente di Legge conosciuto durante uno dei tanti happy hour universitari. Cedric aveva i capelli dello stesso colore del caramello fuso ed era così bello che sembrava uscito direttamente da una rivista di alta moda maschile. Lo aveva portato a cena fuori, riempiendolo di attenzioni e facendolo ridere come non gli capitava da decisamente troppo tempo.

Quando l’aveva riaccompagnato a casa era anche scattato il momento bacio, e Draco si sarebbe  picchiato volentieri da solo perché Cedric era perfetto, il ragazzo che qualsiasi essere umano avrebbe desiderato, ma nonostante ciò, mentre si baciavano, l’unica cosa che riusciva a pensare era che sarebbe stato decisamente più bello e appagante sfiorare e mordere le labbra carnose di Harry.

Dopo quella sera, Draco non aveva più risposto alle chiamate di Cedric, ma al contrario non aveva smesso di frequentare il Book Cafe in Camdem Street.

Alla luce delle molteplici figuracce, non aveva più tentato alcun approccio con Harry. Si limitava a sedersi al solito tavolino e ordinare delle deliziose fette di Cheese Cake, talmente buone che se avesse continuato in quel modo si sarebbe dovuto iscrivere in  palestra o comprare dei pantaloni di una taglia più grande.

Aveva iniziato a leggere qualche libro, controllando sempre  titolo e genere, e si era appassionato ai miti di Aristofane, un filosofo dell’ antica Grecia vissuto nel V°secolo a.C. Uno tra i suoi preferiti era il Mito delle metà nel quale si narrava che in principio gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due e da allora ogni persona  era alla ricerca della propria metà, e solo una volta trovata poteva tornare all’antica perfezione.

Draco non si era mai considerato un ragazzo molto romantico, ma pensò che Aristofane avesse ragione e che forse Harry era la sua anima gemella, anche se se lui ancora non lo sapeva.

Aveva anche letto  un bellissimo saggio sull’amore platonico, un amore ideale e sublimato, libero da qualsiasi pulsione sessuale e passionale. Forse anche Draco, come Dante o Leopardi si sarebbe potuto accontentare di osservare Harry e contemplare la sua bellezza da lontano.

Sfortunatamente, capì che il suo non poteva proprio essere un amore platonico quando un pomeriggio vide Harry ridere e scherzare con un tipo dai capelli rossi e con indosso un maglione di lana davvero orribile.Dalla sua postazione, Draco non riusciva a sentire molto di quello che dicevano, ma aveva capito che pel di carota si chiamava qualcosa come Don, Phon … forse Ron.
Ovviamente, gli stava già antipatico.

Draco avrebbe dovuto infischiarsene di quei due, ma decise di mettere da parte tutte le sue facoltà riflessive, mangiò un ultimo cucchiaino di torta per farsi coraggio e si alzò dalla sedia. Ormai non aveva più nulla da perdere e probabilmente fu per questo motivo che si avvicinò ad Harry e senza alcun ripensamento, lo afferrò per un braccio.

-Te lo riporto tra dieci minuti- disse al ragazzo coi capelli rossi, che dal canto suo non poté far altro che rivolgere ad entrambi un’occhiata alquanto perplessa.

Draco non sapeva bene cosa stesse facendo, né come avrebbe giustificato quell’ulteriore bizzarro comportamento, ma trascinò Harry nel giardinetto sul retro del Cafe, completamente deserto a causa del clima inglese ancora piuttosto rigido.

-Si può sapere cosa stai facendo?- Domandò Harry confuso -Non so se hai notato, ma stavo parlando con un cliente-.

-Stavi parlando con un cliente che non vede l’ora di infilarsi dentro le tue mutande!- sbottò Draco con un tono di voce forse troppo stridulo, che fece sorridere Harry.

-Qual'ora fosse così non credo sia affar tuo, giusto?-.

Lui ed Harry  non erano nulla e probabilmente Draco avrebbe dovuto fare un favore ad entrambi e sparire per sempre dalla sua vita. Ma dal momento che l’aveva portato fin li, tanto valeva confessargli una volta per tutte quel che gli passava per la testa.

-Ho il romanticismo di un cucchiaino da tè e ho fatto più figuracce in questo ultimo mese che in tutta la mia vita. Mi sono detto di lasciarti perdere, ma non credo di farcela. Vengo qua, mi ingozzo di Cheese Cake e non posso fare a meno di guardarti perché mi piaci, Harry, e vorrei avere una chance, anche se non credo sia più possibile-.

Loro due non stavano insieme ed era vero, con chi parlasse e frequentasse Harry non era assolutamente affar suo, anche se il suo cuore la pensava in altro modo.

Draco sarebbe stato perfettamente preparato a sorbirsi una plausibile sfuriata, ma non era altresì pronto ad Harry che arpionò i suoi fianchi e se lo portò vicino, così tanto vicino che il biondo avrebbe potuto contare le screziature celesti nei suoi occhi, e numerare le piccole lentiggini presenti sul suo viso.

Sopra ogni altra cosa però, non era assolutamente preparato alle labbra di Harry che un secondo dopo, quasi come per magia, si posarono sulle sue.

-Certe volte parli davvero troppo piccolo Draco- sussurrò interrompendo per un attimo quel dolce gesto -E per inciso, è vero che non vedo l’ora di infilarti la lingua in bocca-.

Se la vita fosse stata una favola, quello sarebbe stato decisamente il momento in cui tutti i nodi dell’intreccio venivano risolti, il male veniva sconfitto e il coraggioso eroe  in sella al suo cavallo trovava la sua principessa, o in questo caso, il suo principe.

Draco aveva aspettato così tanto quel momento che si prese tutta la calma del mondo per succhiare con delicatezza il labbro inferiore di Harry per poi approfondire quel contatto e perdersi nella sua bocca. E anche se la realtà non era  una favola, anche se come sottofondo non c’era un tramonto ma la nebbia londinese, e anche se Harry si separò a malincuore dalle sue labbra per tornare al lavoro, Draco pensò che quello fosse stato comunque l’epilogo più bello  che avesse potuto desiderare.

-Oggi stacco alle sei-  disse Harry, sicuro che l’altro avrebbe capito.

Draco gli rivolse uno sguardo d’intesa, si schiarì la voce quel tanto che bastava per recuperare un minimo di lucidità e poi   -Vorresti uscire con me questa sera?- gli domandò, sapendo che quella volta, avrebbe ottenuto una risposta positiva.

Harry semplicemente curvò gli angoli della bocca in un sorriso, chiuse gli occhi, e lo baciò di nuovo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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