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Autore: _CateDM_    11/08/2014    0 recensioni
Quando sei adolescente ti piace sognare ad occhi aperti, fantastichi sul fratello della tua migliore amica, e ti accontenti dei baci di un ragazzo che neanche ti piace più di tanto.
Ma cosa succede se, dopo dieci anni, il ragazzo dei tuoi sogni ti chiedesse di organizzargli il matrimonio?
Questo è quello che accade a Vanessa, una ragazza intraprendente, sicura di se, che non ha peli sulla lingua, se nei paraggi non c'è Matteo. Possono anche essere passati anni, ma lui è rimasto sempre il bellissimo, irraggiungibile e odioso fratello di Chiara, la sua migliore amica. Le ha chiesto di preparagli il matrimonio. Ma riuscirà Vanessa a farlo senza frantumarsi il cuore?
E la sua migliore amica la smetterà di farle pressioni o capirà che tra lei e il suo adorato fratello non ci potrà mai essere niente? E chi lo ha detto che tra i due non potrà mai esserci niente?
Lei: Mattia era il Dio Apollo sceso sulla terra per renderle la vita un inferno!
Lui: Vanessa era la migliore amica di sua sorella, non aveva senso guardarla con occhi diversi, ma allora .. perchè non riusciva a togliersela dalla testa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Vanessa De Paolis fissò risentita la sua migliore amica .

“Questa volta gli stacco un orecchio. Anzi glieli stacco tutti e due, almeno la scusa che troverà potrà essere più convincente visto che non potrà più sentire un accidenti!!”

Chiara De Simone, una bella ragazza di diciotto anni, dai capelli neri lunghi fino alla vita e due occhi celesti profondi come il mare d'inverno, appariva nella sua forma migliore.

La pelle era luminosa e il sorriso che non riusciva a togliersi dalle labbra le disegnava due fossette ai lati delle gote.

“ Non fare così tanto l’arrabbiata, lo sai com’è fatto Fabio, è il ritardatario per eccellenza, e scommetto quello che vuoi che appena arriverà ci propinerà una delle solite scuse tipo “c’era un traffico assurdo, poi avevo davanti dei babbei che andavano a 50 all’ora, senza contare quei maledetti camion di emme…” al che noi non possiamo fare niente altro se non fingere che c’è la siamo bevuta e salire in auto, non ne vale proprio la pena arrabbiarsi tanto.”

Si certo come no! Magari gli do anche un bacio sulla guancia tanto sono contenta!

Vanessa era furiosa. Sua madre le aveva fin da piccola insegnato che la puntualità mette in luce il carattere di una persona, e il rispetto che essa ha nei confronti degli altri, e quindi come non poteva agitarsi se il suo migliore amico dimostrava un rispetto nei loro confronti pari allo zero più assoluto nella scala Celsius!

Ma Chiara era da sempre stata diversa da lei, era dolce e permissiva, e gliele faceva passare tutte, fosse stato per lei lo avrebbe mollato lì e se ne sarebbe andata da sola alla discoteca.

Si portò arrabbiata le mani sulle braccia sfregandosele velocemente.

Non faceva freddo, ma facendo quel gesto voleva far sentire in colpa l’amica per averla costretta a stare li ferma ad aspettare Mister Maleducato 2004.

Aveva voltato il viso dal lato diametralmente opposto al punto in cui si trovava Chiara, mostrando un dolce muso pronunciato che le usciva fuori quando voleva fare l’offesa.

A Chiara veniva da ridere, ma conoscendola non glie l’avrebbe fatta passare liscia, quindi meglio evitare.

Alla fine decise di optare per qualcosa che le avrebbe risollevato il morale e l’avrebbe distratta dall’assenza prolungata di Fabio.

“Se ti può consolare” mormorò rivolgendosi a nessuno in particolare “avevi ragione a dubitare della generosità di Simona”.

Vanessa la fulminò con lo sguardo, sapeva che Chiara ultimamente dava troppa confidenza a quella donna Sapiens delle Ande, per questo le aveva consigliato di lasciarla perdere, ma lei mai!

Simona era la iena numero uno quando si trattava di offenderla, non si poteva dire sicuramente che il loro amore fosse idilliaco, anzi lo si poteva definire anche marcio alla radice.

Se ripensava ancora a come le rubava il ragazzo ogni qual volta aveva l’ardire di posare gli occhi su un qualsiasi essere vivente di sesso opposto, le veniva la rossa tanto la rabbia.

E ora si dedicava anche a rubarle le amiche. Erano mesi ormai che puntava Chiara, e Vanessa aveva solo voglia di strangolarla. Non aspettava altro se non sfogare la sua acidità su qualcuno.

“Ma tu ovviamente le hai raccontato tutti i nostri progetti anche dopo che Mariella e Luciana ti avevano avvertita di starle lontana!”

Chiara guardò la sua amica mortificata “mi dispiace” disse, ma non le avrebbe creduto neanche uno di quegli idioti che pensano solo a guardarti le tette e non capiscono un accidenti di quello che gli dici, ma annuiscono comunque tutti compiaciuti. Il broncio di Vanessa era ormai diventato di dimensioni insostenibili, forse proprio per questo motivo Chiara decise di proseguire subito svelando l’arcano “una fortuna che la maggior parte di queste informazioni siano ..” si portò un dito alle labbra alla ricerca della parola giusta da dire “ambigue? Non mi viene la parola, comunque le ho un po' alterato la verità” e si mise a ridere.

Vanessa non voleva darle gusto, ma non ci riuscì quindi si unì alla risata dell’amica . “Che vuoi dire? Ma si chi se ne..”

Le si avvicinò e la strinse a se in un abbraccio da togliere il respiro. Chiara era fenomenale, a furia di restare a stretto contatto con Vanessa stava abbinando dolcezza a scaltrezza, e questo era proprio un bene. Vanessa invece era molto impulsiva, accusava l’amica di essere troppo buona, ma la maggior parte delle volte era lei che tendeva a fidarsi troppo delle persone, anche quelle di cui lei stessa diffidava.

“Comunque credo che ci abbia creduto in pieno, quindi secondo ciò che le ho detto, tu ti staresti trasferendo a Milano per seguire gli studi in campo artistico, mentre io, sempre a Milano mi starei iscrivendo a Ingegneria, perché il liceo mi ha dato modo di capire come le materie scientifiche fossero la mia aspirazione per il futuro” Vanessa guardava l’amica allibita “E lei cosa ti ha risposto?” dopo un attimo di esitazione “Ma naturalmente che anche per lei Milano era l’unica soluzione possibile, che non si sarebbe mai abbassata a iscriversi a una scuola d’arte come te, ma che la prestigiosa Bocconi sarebbe stata proprio il suo caso, e dato che le iscrizioni li si devono fare per tempo posso dire con certezza che c’è ne siamo liberate per i prossimi tre anni”. Nel dire ciò batté le mani come una bambina. Vanessa credeva a stento a ciò che la sua amica aveva fatto, “Ridatemi la mia Chiaruzza” voleva urlare, ma alla fine non le uscì una sola sillaba, solo una semplice e logica constatazione.

“Certo Chià che queste corrispondo al cento per cento di informazioni false e non meno”

Vanessa rideva senza ritegno, e si era piegata in due tante le risate, le dolevano anche gli addominali, ma questo almeno l’aveva distratta da Fabio.

“No perché è vero che tutte e due stiamo rimanendo a Lecce e che io mi sto iscrivendo alla facoltà di Giurisprudenza, ma tu ti stai iscrivendo a Ingegneria, quindi il nome di un’Università vera gliel’ho detta !”

“Sei terribile ah ah” ma quella conversazione aveva risollevato il morale di Vanessa e quando dopo mezzora buona arrivò Fabio con la sua nuova Porsche  grigio metallizzata, si limitò semplicemente a sbattere la portiera della vettura un po’ più forte del dovuto.

“Ehi stai attenta, ma non vedi che la mia bambina piange se la tratti così male?”

“Se non la pianti in meno di cinque secondi le orecchie te le stacco per davvero!” Fabio la guardò impaurito e sottovoce sussurrò a Chiara che non la finiva più di ridere “Ma che ha?”

“Niente, semplicemente odia i ritardatari, e tu dovresti saperlo ormai!”

Dominando la propria rabbia, Fabio guardò Vanessa con occhi cupi. “Scusa non lo faccio più, però non è colpa mia se c’era un traffico assurdo, poi avevo davanti dei deficienti che andavano a 50 all’ora …” e poi si bloccò perché le due amiche si erano messe a ridergli in faccia senza contegno.
Pazienza, pensò, in fondo sono le migliori proprio per questo. E partì alla volta del Califfo.
Arrivarono che era ormai passata la mezza notte il cielo era sempre più scuro e limpido, e nell’aria si respirava profumo di rose. “Rose?” si chiese Vanessa, “Non c’è ne sono rose!” poi si guardò in torno e notò verso l’ingresso un carretto stracolmo di piccole roselline rosse. Carine si ritrovò a pensare, se solo ci fosse stato lui me ne avrebbe regalata una? Ma lui chi Vanessa?si disse “Sei un’ idiota, dimenticalo, non è decisamente alla tua portata!” certo che non lo era, Vanessa lo sapeva, doveva dimenticarlo, per il suo bene e per quello della sua migliore a mica, non le poteva fare questo torto! Si riscosse dai suoi pensieri e seguì gli amici che erano ormai arrivati a metà fila.

“Fabio, sgancia gli omaggi altrimenti non possiamo entrare” sbottò ancora un po’ stizzita, non era abituata a rimuginare sui fatti, né tanto meno voleva che gli altri sospettassero in nessun modo del suo status.
Prese il minuscolo cartoncino con scritto Omaggio Donna e varcò la soglia d’ingresso.
Il locale era all’aperto e si accedeva percorrendo un breve tratto ricoperto da rampicanti e rose bianche e gialle.
Consegnò il suo biglietto al buttafuori che gliene consegnò un altro.
“Lo conservi per l’uscita” le disse
“Va bene, grazie” rispose Vanessa.

Prima di procedere si guardò in dietro e notò che i suoi due amici erano stati trattenuti, nell’attesa decise di approfittarne per guardarsi in torno. L’ingresso era caratterizzato da un giardino molto grande , a occhio e croce stimava oltre i duemila metri quadrati, e non aveva idea di quante vasche ci fossero dall'altro lato, ma lei ne aveva appena contate tre, e ad ognuna di esse veniva affiancato un gazebo. Al centro si ergeva alta un'enorme pianta di fico d'india.
“Ci potrei buttare sopra qualcuno se inizia a darmi fastidio” pensò sghignazzando. Era piena di spine e dovevano essere molto dolorose.
Rimase incantata a guardare le colonne perfettamente intagliate e dipinte di oro.
Quello era barocco! Lo avrebbe riconosciuto anche se fosse stata una capra in storia dell'arte. Così sfarzoso, e luminoso .. dava all’ambiente un’energia e un movimento che, musica a parte, facevano venire voglia di muoversi; forti contrasti di luce e ombra accentuavano l’aspetto drammatico delle sculture poste al centro di ogni vasca in opposizione con il clima festaiolo, e i quadri appesi alle pareti davano l’impressione di abbracciare tutto lo spazio circostante ; sul lato destro si estendevano due enormi privè coperti da cadenti tendaggi damascati e divani ad elle caldi e invitanti, al centro di ognuno di essi vi erano statue di individui non stereotipati, ma ben definiti che davano a Vanessa una sensazione di coinvolgimento emotivo ed estasi allo stato puro; sul lato diametralmente opposto ai privè vi erano due enormi bar, ma soprattutto dieci barman pronti a soddisfare ogni tipo di richiesta. Tempo di riordinare le idee ed ecco arrivare i due fuggiaschi.

“Bella vero?” Intervenne Fabio “Io adoro il Califfo, sempre in movimento, sempre sorridenti” Le abbracciò entrambe trascinandole in pista. Si erano preparate talmente tanto per quella serata che Vanessa e Chiara non se lo fecero ripetere due volte.
Ballare ballare e ballare era il loro motto se solo avessero tenuto in conto anche i loro tacco dodici che fino a quel giorno aveva accuratamente fatto attenzione a non usare. Dopo un paio d’ore a Vanessa iniziarono a fare male i piedi così con una faccia da uomo di Neanderthal si rivolse all’amica urlandole per farsi sentire oltre la musica “Chiara ti prego andiamoci a sedere un attimo, non riesco a trattenere più le lacrime tanto il dolore!”

Ed espose il labbro inferiore tremolante, al che Chiara non poté che prendere in considerazione le suppliche dell’amica.

“Ok dove dici di andare?” si guardarono attorno sconcertate, poi lo sguardo fu catturato da una solitaria panchina in ferro battuto all’altro capo della pista; bastò una semplice occhiata e senza pensarci si fiondarono su di essa.
Solo dopo si resero conto della dura realtà; quella era la panchina per coloro che volevano farsi leggere il futuro dalla Maga Celeste che guarda caso in quel momento era andata un attimo al bagno.
Quando la signora decise di fare il suo ritorno, tutto intorno a loro sembrava essersi fermato, la zingara con gli occhi cerchiati di rosso non aspettava altro se non leggere il futuro delle due viandanti, nulla valsero le proteste delle stesse nel volersene andare, niente.
“Signora, non crediamo a queste cose, davvero, anzi c’è un nostro amico che fa lo scienziato e ci ha messe in guardia proprio su queste sciocchezze” Esclamò Vanessa.

“La prego, non ci guardi con quegli occhi da assatanata, non volevamo sciuparle la clientela” concluse Chiara.

Fecero per alzarsi ed andarsene quando la megera iniziò ad intonare alcuni versi di una strana canzoncina. In realtà non si capiva una sola parola quindi doveva essere Indiana, oppure Africana. Le due amiche si guardarono esterrefatte, tutt’intorno a loro si era creata una folla di curiosi, che volevano vedere come sarebbe andata a finire quella farsa, perché di questo si trattava, una vera e propria farsa! Di tutto c’era, ragazzi e ragazze abbracciati che si sussurravano parole.

Se ci stanno prendendo in giro appena finisce questa farsa li picchio pensò Vanessa. Poi la signora iniziò a balbettare, si schiarì la voce e iniziò a recitare quelli che sembravano i versi di una poesia:
 

Nel cielo stellato di questa notte

una sola ombra copre il mio andare

nulla ha a che fare con la morte

ma solo una bella presenza da rispettare.

Tanti gli anni che passeranno

Tempeste e maree vi travolgeranno

Venti dolci che soffiano nel cielo

Con gioie dolori e batticuori che porteranno al disgelo.

Dieci, sembra il numero perfetto,

in realtà è un bell’indovinello

Chi sarà l’uomo perfetto?

Forse quello tu l’hai detto

Abbi fede e tanto cuore

Da donare al vero amore.

 

Terminò la pseudo filastrocca e così come si era seduta, si rialzò e sparì dalla loro vista. Tutt’intorno si era creato il silenzio più assoluto. Ma cosa aveva mai voluto dire quella vecchia signora? Vanessa non ci voleva pensare, visto che era stata colta alla sprovvista da quelle toccanti parole che rivelavano più di quanto lei avrebbe voluto far sapere alla sua migliore amica.

”Mi ricordava Mami di Via col Vento, la tata di Rossella”. Vanessa studiò la maga con una punta di sarcasmo.”Ha la stessa pelle colorata, e la stessa struttura ossea.”
”Hai ragione, ma tu hai capito che cosa voleva dire con quella frase tutta strana?”Chiara reclinò il capo con l’aria sconsolata, e il cuore che le batteva forte dalla paura. Non le erano mai piaciuti gli indovinelli, e ancora di meno quelli fatti da estranei sul suo futuro; non poter dare una soluzione soddisfacente a un qualsiasi quesito la metteva in stato di agitazione. Vanessa rise al tentativo dell’amica di nascondere il turbamento. “ No, non ne ho idea di cosa volesse dire, ma se fossi in te non me ne preoccuperei più di tanto, erano sicuramente fandonie, che non ci riguardavano minimamente, ora andiamo a cercare Fabio, voglio tornarmene a casa, sicuramente su di una cosa aveva ragione, sono stanchissima, e domani ho da studiare per il test di ingresso.”
”Si hai ragione, andiamo, anch’io ho un po’ di sonno”.
e se ne andarono ignorando definitivamente la profezia della vecchia megera.

   
 
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