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Autore: Jackino    11/08/2014    0 recensioni
Ho ancora ricordi vaghi su ciò che successe quella buia e calda sera.
Ricordo la paura nei cuori e nelle parole delle persone.
Ricordo i volti delle persone che stavano assistendo impotenti alla nostra dipartita. Oltre a me, Mia, Ryuzaki e Moureen.
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Racconto personale tratto da un gdr by chat
Genere: Horror, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Memorie

Ho ancora ricordi vaghi su ciò che successe quella buia e calda sera.
Ricordo la paura nei cuori e nelle parole delle persone.
Ricordo i volti delle persone che stavano assistendo impotenti alla nostra dipartita. Oltre a me, Mia, Ryuzaki e Moureen.
Ricordo che eravamo legati alla vita, io con Moureen e Ryuzaki con Mia, eravamo in trappola, dovevamo ballare secondo le divertenti esigenze di una sgualdrina del circo che voleva farsi quattro risate a nostro discapito. E non potevamo neanche scappare, quelle funi ce lo impedivano, e se avremmo fatto passi falsi saremmo morti in un secondo. Sembrava semplice nella teoria, giusto?
Sbagliato.
C'erano due problemi. Ryuzaki non voleva ballare, e io era senza anima. Senza memoria. Senza possibilità di scelta e senza possibilità di decidere. Senza poter fare nulla.
Eppure vedevo, oh si che vedevo...come uno spettatore non pagante di un orrido spettacolo, nella mia testa sapevo cosa stava succedendo, ma ero impotente, non potevo fare nulla per aiutare o per fermare la cosa, eravamo praticamente fregati.

Andiamo Jack, muoviti!! Reagisci! Fai qualcosa! Non eri te quello che doveva proteggere gli altri?

Ricorda solo parole vuote, e urla. Ryuzaki urla alla donna che si prende gioco di noi, ma la donna quasi ride a quelle parole. E poi ancora Ryuzaki che mi urla addosso, con rabbia e paura.

NO! NO! STAI FERMO! CUCCIA!

Potevo sentire benissimo la paura di morire in quelle parole, ma non ero padrone del mio corpo, cazzo! Volevo fare qualcosa, volevo aiutare, volevo far capire che c'ero, ero lì, ce l'avremmo fatta insieme.
Ma non potevo. Non potevo perchè non ne ero in grado.

Ma in tutta quella scena, in tutto quel casino, in tutto quel trambusto, in tutto quel pericolo, ci fu una sola cosa che mi colpì più di tutte le altre.
Non fu la paura di morire.
Non furono le grida, o le corde che legavano i nostri Destini.

Fu lo sguardo di lei.
Penetrante, calmo, ma allo stesso tempo umido.
C'erano mille tacite parole nel suo sguardo, che mi attraversava per intero, mi scrutava il fondo dell'anima mancante, capiva e mi compativa. Il suo dolce sguardo da cerbiatta mi faceva capire ciò che stava per dire ancor prima che le parole uscirono dalla sua bocca.

Non ti preoccupare...non è colpa tua.

Fu una coltellata al cuore. Due, tre, dieci, cento. Sentii le sue parole come un colpo di cannone nel petto, dove stava il cuore. E volevo piangere. Volevo gridare, volevo muovermi, ma senza farla morire. Perchè in quel momento, tra tutti, avevo occhi solo per lei, e per me la sua vita valeva più di tutte le nostre messe insieme
Stavo piangendo dentro, ma il mio viso, con mia profonda rabbia, non cambiò espressione, non versò una lacrima, e non disse niente. Sarei morto per lei, e con lei. Dopotutto ci eravamo fatti una promessa noi due:
O Insieme o niente. O tutti e due o nessuno.

Avrei tanto voluto dirti due parole, che ancora tacciono urlanti nel mio cuore, ma il Destino non ha mai voluto che uscissero fuori, e forse è meglio così...

Tutto il resto è ancora buio dentro la mia testa, solo leggeri sprazzi di flashback. Un'altra donna che brucia l'altra, noi salvi, e Moureen che mi accompagna a casa in silenzio.
Ma un giorno, tornerò a ricordare tutto quanto.

   
 
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