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Autore: GiadaPuli    11/08/2014    2 recensioni
Due ragazzi così diversi,ma così uguali. Holly,14 anni,ama i libri e odia le persone. Nicholas,14 anni,ama i videogiochi e odia la scuola. Entrambi definiti asociali,entrambi incompresi. Cosa succederà quando s'incontreranno? Si ameranno al primo colpo o si odieranno fino alla fine? Stà a voi scoprirlo.
Genere: Comico, Romantico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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La mia vita è piuttosto mediocre. Ho 14 anni, i genitori separati e  qualche amico. Non sono molto socievole,non amo le persone. Amo i libri, la musica, il tramonto e i cani.
Mia madre è una di quelle madri ultra quarantenni che provano ad essere alla moda, ma con scarsi risultati. Mio padre è un quarantacinquenne normale, un locale di sua proprietà e una compagna, Niente di speciale. Io mi chiamo Holly, ho 14 anni, amo i libri e odio le persone. Ma questo già lo sapete. Pensavo di non essere nemmeno lontanamente capace di innamorarmi, ma mi sbagliavo. E di grosso pure.
La sera in cui conobbi il ragazzo più o forse meno importante della mia adolescenza dovevo andare a cena da un'amica di mia madre, un'altra ultra quarantenne sbagliata. Non ne avevo voglia perchè, diciamocelo, non è proprio la migliore delle prospettive per una serata.
< Non voglio venirci.>
< Tu vieni.>

< Sì, perchè sono tua madre e tu sei sempre chiusa in casa a leggere. Adesso muoviti a prepararti.>
La partita era sempre persa in partenza, lo sapevo. Ma Dio quanto la odiavo quando faceva così. Mi misi una maglietta nera XXL, anche se io porto la M. Un paio di Jenas chiari, i più stretti che avevo e le mie inseparabili Vans grigie. Legai i miei ingestibili capelli rossi in una coda e misi un filo di matita nera sotto i miei occhi verde spento.
Mia madre appena mi vide ebbe un sussulto, ma non parlò. Meno parlavamo, meglio era.
Puntuale come un orolgio, mia madre bussò alla porta della sua amica alle 19.15 spaccate. Venne ad aprirci questa specie di snob mancata che viveva in un appartamento, con al seguito due adorabili cagnoni che mi saltarono subito addosso. Allora c'era qualcuno di positivo in quella casa.
Stravaccato sul divano c'era un ragazzo più o meno della mia età con il telecomando della Play in mano. Portava una maglietta a mezze maniche arancione e i jeans enormi scuri. Aveva i capelli tutti disordinati, color mogano, e gli occhi più neri del buio.
< Ei.>
< Ei.>
Niente di più, niente di meno. Inutile negarlo, era carino. Tanto carino. A quanto pare i cani non erano l'unica nota positiva della casa.
Non era particolarmente loquace, cenò con noi e poi si rifugiò in camera sua senza dire una parola. Sua madre, che a quanto capivo aveva come passatempo preferito sfigurare il figlio, ci spiegò che era un asociale, un ragazzo terribile e ingestibile. Si chiama Nicholas, aveva 14 anni. Odiava la scuola e andava matto per i videogiochi, che, a sentire quella strega di sua madre, erano il passatempo più sdegnoso di tutti i tempi, insieme al leggere. Dopo svariate tentativi di trattenermi dal tirarle un pugno alla Ryan Atwood, la cena finì. Chiamò a forza Nicholas che si sforzò addirittura di grugnire un saluto. Sua madre provò a salutarci più dignitosamente, ma non ricambiai il saluto. Mi ero già persa negli occhi neri e profondi di Nicholas.
  
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