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Autore: Cleo Ribbon    12/08/2014    1 recensioni
[Creepypasta]
Summer vive in una città in cui le donne devono sottostare totalmente agli uomini.
Nel momento in cui decide di intervenire, succede qualcosa; il suo piano verrà stravolto, ma uno nuovo sorgerà nella sua mente e di quella di un nuovo bizzarro amico.
Ce la faranno Summer e i suoi alleati a vincere contro la tirannia del Primo Ministro Crawford?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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2
Il CSS
Erano le cinque di mattina.
Mi svegliai nel mio letto.
La sera prima ero stata alzata fino a tardi per preparare tutto.
Passò Robert per fare l’appello.
Mi fiondai in camera mia.
Afferrai una retina per capelli e ce li sistemai dentro, erano lunghi e castano chiaro, li misi in modo da non tralasciare neanche una ciocca
Mi infilai un cappellino maschile che era stato di mio padre e lasciai che il solito ciuffo ribelle mi ricadesse sul sopracciglio sinistro.
Presi dei vestiti di mio padre dal baule sotto il mio letto.
Me li infilai e iniziai a tagliare le parti che avanzavano, stando attenta a fare in modo che non si vedessero comunque le mie forme abbastanza voluminose.
Mi specchiai…
Sembravo davvero un ragazzo!
Presi Amparo e la misi nel taschino della giacca.
Afferrai arco e frecce e me li fissai sulla schiena.
Uscii dal retro e mi recai al castello.
Salii al primo piano e arrivai all’ufficio i cui ci si arruolava, c’era una guardia che smistava una fila di ragazzi neo soldati che quel giorno compivano la mia età.
Mi infilai nella coda e rabbrividii, non ero abituata a stare tra i ragazzi.
Arrivò il mio turno, sospirai e cercai di cambiare il tono di voce, la guardia mi squadrò da capo a piedi e iniziò a fare l’interrogatorio
- Nome?- accidenti! Non avevo pensato al nome maschile!
Summer era troppo femminile…
Il contrario di Estate è… Inverno, quindi Winter!
- Winter… - dissi con voce maschile
- Cognome?-
- Ehm… Woo… Woode…n…- balbettai, la guardia sollevò un sopracciglio
- Come, scusa?- chiese perplesso
- Wooden…- ripetei
- Età quindici anni, giusto?- chiese continuando a scribacchiare sul foglio che aveva davanti
- Sì, esatto…-
- Tuo padre è in vita?-
- Ehm… no… -
- Bagagli a mano?-
- Solo l’arco, le frecce e lei… cioè, lui… Amp… elio!- esclamai tirando fuori dal taschino Amparo…
“Non si sa mai che abbiano discriminazioni sessuali anche contro gli animali…” pensai
- Ok, vocazione?- era giunto il momento
- Oh, CSS!- esclamai sorridendo, il mio sogno si sarebbe finalmente avverato!
- Va bene, vai nella sala test!- disse la guardia indicando un corridoio sulla destra
- La… sala… test?- domandai preoccupata
- Non penserai che basti venire qui a dire dove vuoi andare che subito ti ammettono! Prima devi superare un test! Se sei bravo come dici a fare quella cosa allora sei a posto, ma se non sei portato allora farai test finché non troverai la tua strada!- esclamò ridendo.
Io lo lasciai pensierosa e andai nella sala test.
Era una stanza molto ampia, tutta bianca, con luci al neon molto forti e degli alberi di plastica altissimi e tutti molto ravvicinati.
In quella stanza mi aspettava un uomo, era alto e muscoloso, con i capelli e la barba rossicci e gli occhi azzurri, dalla faccia sembrava piuttosto alla buona, ma era pur sempre un maschio!
Non si sa mai cosa passi nella testa di quei rozzi tizi pelosi!
- Oh, una nuovo candidato! Prego, vieni avanti!- io mi avvicinai con cautela
- Dimmi, come ti chiami?- chiese con un sorriso che diceva chiaramente “Io sto fingendo!” stampato in volto
- Winter, Winter Wooden, e lui è Ampelio!- dissi mentre Amparo faceva capolino dal taschino
- Oh, ma che carini che siete! Ma bando alle ciance! Abbiamo cose più importanti a cui pensare! Credi davvero di essere abbastanza ingamba da combattere contro i Pentaccianti?- chiese con una punta di sarcasmo, io non risposi
- Scopriamolo subito!- detto ciò schiacciò un pulsante su un telecomando che aveva in mano, le luci si spensero e udii dei rantolii lontani
- Il tuo scopo? Devi sconfiggere tutti i mostri presenti in questa stanza, naturalmente sono solo simulazioni al computer e servono a testare la tua bravura, ma ti consiglio di non lasciarti catturare in alcun modo! Vedo che ti sei già organizzato con le armi! Buona fortuna!- detto ciò si allontanò lasciando me e Amparo da sole contro i mostri simulati.
Salii su un albero e mi misi in ascolto.
Dai versi che sentivo dedussi che c’erano un Eyeless, uno Slenderman, uno Smile e una Sally.
Decisi, per riscaldarmi, di iniziare con Sally.
Andai verso i suoi lamenti, mentre facevo abituare gli occhi al buio.
Uccidere Sally era complicato se non sapevi dove colpire: dovevi ferirla alla gola, altrimenti (essendo un fantasma) non moriva, la vidi seduta a terra che si lamentava, sempre con il suo vestitino rosa sporco di sangue e il suo orsacchiotto in braccio.
Presi la mira e scoccai una freccia dietro di lei per richiamare la sua attenzione, non potevo colpirle la gola se non si girava.
Si voltò lentamente mostrando il suo volto scarno e gli occhi spenti, un altro colpo vibrò e la presi appena sotto il mento.
Lei soffocò un rantolo, si accasciò a terra e si dissolse.
Proseguii la mia caccia con Eyeless, non era un tipo tosto, dovevi colpirgli gli occhi, entrambi, se volevi ucciderlo.
Seguii i suoi rumori e lo trovai.
Lui mi vide e si avventò su di me con un salto, sfoderando gli artigli e cercando di aprirmi il petto come faceva con tutte le sue vittime.
Una delle mie frecce lo colpì nell’occhio destro, lui lanciò un urlo stridulo di dolore e si ritrasse tenendosi la faccia coperta dalla solita maschera blu, mentre l’occhio piangeva catrame ancora più del solito.
Saltai su un ramo più in alto e lo chiamai
- Ehi, Eyeless… - lui mi guardò e io scoccai la seconda freccia nel suo occhio sinistro.
Lui cadde dall’albero di schiena e sparì come aveva fatto Sally.
Il prossimo obbiettivo era Smile, un tipo un po’ più serio, un husky con un sorriso raccapricciante da orecchio a orecchio e lo sguardo assatanato.
Non ebbi bisogno di cercarlo, mi trovò lui.
Me lo ritrovai dietro, immobile, con quel sorriso finto e sanguinante e quella luce rossa che lo seguiva sempre.
Sinceramente, Smile era quello che mi faceva più paura di tutti, ma non era il momento adatto per accucciarsi a chiamare la mamma!
Dovevo agire!
Per uccidere Smile dovevi strappargli la coda e farlo non era facile!
Innanzi tutto gli lanciai una freccia al petto, lui guaì e corse verso di me con la bocca spalancata per morsicarmi, io gli saltai sul muso e atterrai dietro di lui, tirai fuori una freccia e gliela conficcai dietro al collo per tenerlo fermo, poi ne presi un'altra e con la punta gli tagliai via la coda.
Lui guaì e si accasciò a terra con un rantolo, scomparendo subito dopo.
L’ultimo era lo Slenderman.
Uno dei nemici peggiori, difficile trovare il suo punto debole!
Di solito era la schiena, da cui partivano i suoi mille tentacoli, altrimenti poteva essere il nodo della cravatta o anche la bocca, che era praticamente invisibile, almeno finché non la spalancava per aiutarsi con i denti ad aprire la vittima.
Camminai per un po’ sui rami di plastica degli alberi facendo meno rumore possibile.
A un tratto sentii milioni di mani che mi afferravano da dietro e mi trascinarono davanti allo Slenderman.
Ero totalmente bloccata, lui mi fissava, con quegli occhi che non aveva e all’improvviso spalancò la bocca, pronto a farmi chissà quali atrocità.
Intervenne però Amparo che saltò prontamente in bocca a Slenderman, morsicandogli la lingua biforcuta e bianca, quest’ultimo mi lasciò andare bruscamente e feci in tempo ad afferrare una freccia e a scoccarla, questa colpì in pieno il nodo della cravatta, uccidendolo definitivamente.
Le luci si riaccesero di colpo e mi ritrovai sbalzata di nuovo nella stanza bianca con le luci fortissime che mi abbagliarono per un istante.
Scesi dall’albero mentre Amparo tornava nel taschino della giacca.
A terra mi aspettava il capo delle CSS che mi applaudiva annuendo compiaciuto
- Complimenti, Winter, sei ufficialmente membro del CSS! Il mio nome è Goran Ross, ma i miei sottoposti mi chiamano Signore; devo dire che non vedevo una simulazione così perfetta da anni! Da quando non l’ha fatta mio figlio Sirio circa tre anni fa!- senza neanche farlo apposta in quel momento entrò nella stanza proprio il figlio di Goran
- Ciao papà!- esclamò stringendogli forte la mano in segno d’affetto
- Ma guarda, si parla del diavolo e spunta mio figlio! Stavo dicendo che questo ragazzino è stato bravo quanto te se non di più a combattere contro i Pentaccianti! Vedi di non farti superare da un principiante però!- il ragazzo mi guardò e nei suoi occhi si accese una luce, li spalancò e sembrava voler fare lo stesso con la bocca, ma si trattenne.
In quel momento mi sentii braccata, scoperta, presa con le mani nel sacco!
L’aveva capito!
Oddio, se n’era accorto solo guardandomi!
Che mi avrebbe fatto ora?
Superato lo stupore iniziale il suo sguardo cambiò e divenne pensoso
- Come ti chiami?- mi chiese serio
- Winter… - Amparo sbucò dalla tasca
- E lui è Ampelio… - ormai non potevo più mentire, mi guardava negli occhi e io mi sentivo male!
Era come se ogni mia parola fosse pura bugia, e lui lo sapeva!
- Beh, congratulazioni, Winter!- disse sorridendo e stringendomi la mano amichevolmente
- Dopo ti vorrei incontrare in camera mia… da solo… - il sorriso divenne malvagio e i suoi occhi non promettevano nulla di buono
- Ok… - risposi tremando, ma cercando di non sottomettere lo sguardo al suo, non avrei mai permesso a un uomo di considerarmi debole, era la cosa che odiavo di più in loro!
Il fatto che ci consideravano deboli!
- Vai, figliolo, ora io e Winter abbiamo da fare!- disse il padre e il ragazzo si congedò
- Vieni con me, ragazzo!- esclamò Goran cingendomi la spalla con il braccio, io ebbi l’istinto di spingerlo via, ma riuscii a trattenerlo e mi lasciai portare nella mia nuova stanza.
- Eccoci! La mattina sveglia alle cinque e si inizia l’allenamento, pausa pranzo e trenta minuti di svago, poi si ricomincia fino alle 19, cena e poi a letto; nel caso di oggi però sarà diverso: c’è il nostro appuntamento mensile con i mostri! Si torna a casa appena si fa chiaro e il giorno dopo è libero! Ci vediamo a mensa tra un’ oretta! Divertiti!- chiuse la porta.
Mi guardai intorno.
La stanza era completamente diversa da casa mia!
C’era un bel letto caldo e comodo, un caminetto con la legna accanto, una buona illuminazione, un grande armadio, una scrivania e persino una finestra!
Una porticina secondaria portava al bagno con un water, un bidet, uno specchio, un bel lavabo e una doccia.
Quanti lussi!
Andai ad aprire l’armadio, c’erano solo divise militari della mia taglia.
Sulla scrivania c’erano dei fogli e delle penne.
Decisi di cambiarmi, chiusi la porta chiave e mi tolsi i vestiti di mio padre; con quelli costruii una cuccetta per Amparo, che subito andò a sistemarsela come voleva.
Mi infilai i vestiti militari (che per fortuna, essendo da maschio, mi andavano abbastanza larghi) e mi tolsi il cappellino e la retina.
Lasciai che i miei capelli mi sfiorassero dolcemente la schiena fino al bacino.
Presi la spazzola che c’era sulla mensola del bagno e iniziai a lisciarmeli.
Rimisi la retina e una bandana rossa (nel caso mi avessero obbligato, a tavola, a levare il cappello) poi mi ficcai il cappellino militare in testa e uscii.
Mancavano ancora circa 20 minuti, Sirio mi aveva detto che voleva vedermi…
Ormai non avevo più la protezione degli anni, poteva farmi quello che più gli piaceva!
Avevo paura di quello che mi avrebbe fatto!
Ma se non ci andavo… avrebbe potuto dire a suo padre che non ero andata a trovarlo e lui mi avrebbe punito, magari sbattendomi fuori!
Dovevo andare!
Mi incamminai per i corridoi del terzo piano, dovevo arrivare al sesto.
Salii due rampe di scale infinite e finalmente arrivai al sesto piano.
Mi guardai in giro.
Il corridoio era semplicemente bellissimo!
C’erano finestre enormi complete di tendoni rossi e d’oro, un tappeto rosso lungo tutto il corridoio, le piastrelle lucide in cui potevo specchiarmi e le pareti erano dipinte di un rosa chiarissimo.
La stanza di Sirio era l’ultima in fondo.
Mi ci piazzai davanti e presi un bel respiro.
Avvicinai tremante la mano alla porta e bussai tre volte molto lentamente, da dentro una voce maschile mi disse di entrare come se sapesse benissimo come mi sentivo in quel momento.
Entrai e mi chiusi la porta alle spalle.
Spalancai gli occhi alla vista di quella stanza.
E io che pensavo che la mia fosse fin troppo bella per me!
Quella camera era davvero da re!
Letto a baldacchino, vasca idromassaggio d’oro, armadio in noce…
Bellissima…
Sirio era seduto sul letto e mi guardava compiacendosi del mio stupore
- Ti piace?- mi chiese tranquillo
- S… sì… - risposi come se mi fossi appena svegliata da un sogno, poi guardai Sirio che era diventato di colpo serio
- Perché hai voluto che venissi qui?- chiesi con aria di sfida, lui si alzò dal letto e mi si avvicinò, schiacciandomi contro la porta, mi guardò bene negli occhi e poi si voltò dall’altra parte
- Tu… sei una ragazza… vero?-  io sospirai, sapevo che mi aveva chiamato per quello, anche se per un momento avevo quasi sperato che non se ne fosse veramente accorto
- Come hai fatto a riconoscermi?- domandai mentre afferravo la maniglia della porta da dietro la schiena, pronta a scappare in qualsiasi momento
- Ti prego, lascia la maniglia… - disse sempre rivolto dall’altra parte, io la mollai un po’ sorpresa
- Come ti ho riconosciuto? Non è stato difficile, io ti guardo sempre mentre lavori, i tuoi occhi grigi si ricordano facilmente… e poi… l’ultima volta che ti ho vista avevi quell’esserino sulla spalla… - disse semplicemente mentre Amparo faceva capolino dalla tasca.
Io la ricacciai dentro.
- Che cosa vuoi da me?- chiesi stringendo i pugni, lui si voltò, era serio, mi guardava non come se volesse denunciarmi per farmi uccidere, ma come se mi volesse aiutare
- Voglio sapere perché hai deciso di entrare nel CSS… - rispose
- Perché è da quando ero piccola che mi alleno uccidendo Pentaccianti, per me è diventata una ragione di vita! Io ho sempre ammirato i membri del CSS, sono così coraggiosi a uscire dalla città una volta la mese per cacciare i mostri! E anche se io lo faccio quasi tutte le notti… il mio sogno è farlo a livello professionale! E poi ho pensato, se una donna riesce ad uccidere il Killer… magari gli uomini aboliscono la Legge delle Donne!- l’ultima parte praticamente la urlai, lui mi guardò perplesso
- Come fai a combatterli tutte le notti se dalla città le donne non possono uscire?!-
- Beh… non… non posso dirtelo… - io fissavo per terra, lui si mosse verso di me, sorrideva con ammirazione, si bloccò a un metro da me
- Sei davvero carina a preoccuparti per le donne! Magari fossero tutte coraggiose come te!- disse con un sospiro
- Guarda che sono tutte come me, è solo che hanno paura di voi!- ribattei scocciata, non ammettevo queste insinuazioni sulle femmine solo perché ci consideravano inferiori!
- Ma tu no! Ed è questo che mi piace di te… - io sussultai.
Gli piaceva il fatto che mi ribellavo o gli piacevo io?
In entrambi i casi era una cosa mai successa!
Se una donna si ribella viene uccisa subito!
Non viene lodata perché lo fa!
E nel secondo caso sarei morta comunque…
Lui si stava avvicinando pericolosamente a me con le mani.
Le appoggiò sulle mie spalle
- Qual è il tuo vero nome?- chiese guardandomi negli occhi
- Summer… - io ero bloccata contro la porta, lo guardavo negli occhi, quei bellissimi occhi azzurri…
No! Non dovevo pensarlo!
Quegli occhi non avevano affatto buone intenzioni!
Lui piegò la testa di lato, stava per… per…
Non volevo neanche dirlo!
Era proibito!
Se l’avessero scoperto saremmo andati nelle grane entrambi!
E poi, anche se era bello, non mi piaceva in quel senso!
A dire il vero non mi avevano mai insegnato ad amare in quel senso, quindi se mai mi fosse capitato, non sarei stata comunque in grado di riconoscerlo!
Lo spinsi lontano da me
- Non puoi! Prima di tutto tu non mi piaci e secondo ci uccideranno entrambi!- esclamai tenendo stretta la maniglia della porta
- Oh, andiamo, non lo saprà nessuno! Ti prego… - disse avvicinandosi nuovamente, io non attesi un secondo di più, girai la maniglia e corsi a gambe levate in camera mia.
Mi chiusi dentro a chiave e trattenni a fatica dal piangere.
Il figlio del capo del CSS mi voleva!
Ma che avevo fatto di male?!
Accidenti al mio essere donna!
Ormai poteva farmi quello che voleva!
Ma finché nessuno scopriva che ero femmina, se stavo insieme ad altra gente non avrebbe potuto comunque avvicinarsi esageratamente…
L’orologio segnava le dodici meno cinque.
Goran mi aspettava in mensa e al momento sembrava il posto più sicuro in cui potessi andare.
Mi lavai la faccia per non dare a vedere che ero abbastanza scossa e scesi in mensa.
Goran aveva riservato il posto di fianco a lui e dall’altra parte c’era Sirio.
Come avevo previsto mi dovetti levare il cappello, per fortuna avevo la bandana!
Io non avevo per nulla fame, anche se mangiare l’arrosto non mi sarebbe mai più ricapitato.
Continuavo a guardare quello che avevo nel piatto, intenta a non incrociare mai lo sguardo con Sirio, quando suo padre mi faceva una domanda.
- Non hai fame, ragazzo?- io feci segno di no con la testa
- Allora, che vi siete detti tu e mio figlio in camera sua?- chiese trangugiando l’arrosto, io non risposi, ma al mio posto lo fece Sirio
- Oh, abbiamo parlato un po’ del test, mi ha raccontato come l’ha fatto, non è vero Winter?- domandò accentuando la parola Winter, io lo guardai con disprezzo mentre lui sorrideva complice
- Sì, è vero… - risposi seria
- Bene, è giusto confrontarsi tra voi giovani! Dopo la pausa pranzo inizieranno gli allenamenti, mi raccomando, conto su di te, ragazzino!- esclamò Goran, a quanto pare gli ero entrata in simpatia, sorrisi davanti al suo viso bonario e iniziai a mangiare con gusto.
 
   
 
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