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Autore: Fern    12/08/2014    2 recensioni
E se Tori fosse viva? Se fosse arrivata sana e salva, magari soltanto ferita, al Dipartimento? Cosa potrebbe succedere? La storia è incentrata sull'incontro dei due fratelli ( Tori e George Wu ) e sulle sensazioni dei due protagonisti!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Amar, George, Tori
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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TORI

La vettura procede spedita, evitando all’ultimo secondo lampioni caduti, voragini e macerie sparse sulla strada principale. Sono seduta scomodamente nel retro del furgone, le mani sotto le cosce e la schiena poggiata contro la parete consunta. La testa si muove a destra e a sinistra a causa della guida spericolata di Amar che fa traballare tutto il mezzo, dandomi una sensazione di nausea. Mi concentro sul paesaggio desolato, cercando di distrarmi. Sono riuscita a superare la recinzione, seppur abbia perso gli altri che si trovano già fuori. Non so dove, in effetti, perché non so nemmeno dove l’Intrepido alla guida mi stia conducendo. Il vecchio Amar. Pensavo fosse morto. La situazione mi lascia un po’ perplessa, non perché non sia felice di aver ritrovato un amico, semplicemente non posso fare a meno di pensare che sarebbe fantastico riavere indietro mio fratello. Scaccio via questi pensieri scuotendo la testa, proprio mentre la vettura sobbalza bruscamente. < AMAR! > Lo richiamo, nervosamente, alzando la voce per superare il rumore del motore. < Guida decentemente o ti STENDO! > Lo sento ridacchiare. < Solo perché sei tornato tra i vivi non significa che puoi ucciderci, RALLENTA! > Non sopporto il fatto che, una volta uscita dalla recinzione, dove Tris, Quattro e gli altri mi avevano persa nell’attacco - forse pensando che fossi morta - Amar sia comparso senza darmi una spiegazione, invitandomi a seguirlo. < Ho una sorpresa per te! > E’ stata la prima cosa che mi ha detto, stringendomi in un frettoloso abbraccio. Ho ancora la pistola carica, il giubbino antiproiettile che mi ha protetta, seppur facendomi svenire per la forza del colpo subìto, e nella tasca interna dei pantaloni un coltello, ben nascosto. Il furgone rallenta dolcemente, sento la portiera del guidatore aprirsi e vedo la figura di Amar che arriva davanti al portellone posteriore della vettura, aprendolo. Ha un sorriso eccitato stampato sul viso mentre mi tende la mano per aiutarmi nella discesa. < Prima di iniziare con le domande, è meglio che tu vada a riposarti un po’, che dici? > Lo guardo contrariata. < Direi proprio di no. Dove sono? > < Al Dipartimento. > Mi risponde, ma non faccio in tempo a ribattere che sento la voce di Tris chiamarmi dall’ingresso di un imponente edificio dall’aria asettica e “erudita”. Accenno un sorriso, guardandomi attorno leggermente sospettosa. Quindi abbozzo qualche passo verso il resto della compagnia che nel frattempo si è radunata attorno alla porta principale. < Ma come..? > Inizia Quattro ma io lo fulmino con lo sguardo e rispondo < Giubbino antiproiettile, lo porto sempre per sicurezza, in questi casi. >

GEORGE 

< Abbiamo finito il giro di controllo. > Esclamo rivolto alla squadra che attende, armata e pronta a difendersi, nella Periferia. Non essendoci Amar, oggi, sono stato io a ricevere il titolo di Capo Squadra, portando il gruppo numero 3 in ricognizione. Affondo i denti nel labbro inferiore, mentre decido di tornare al Dipartimento. < Ryan, guidi tu? > Il viaggio non è molto lungo, ma sono stanco e non ho voglia di prendere il volante. Il giovane soldato sorride, facendomi un cenno affermativo con la testa, dunque salto sulla vettura al posto del passeggero. Gli altri prendono rapidamente posto dietro, ancora con pistole e fucili carichi, divise scomode e scarponi pesanti che battono a terra. Non avrei mai pensato che una volta scappato dall’esperimento di Chicago, sarei diventato un’altra volta un soldato, ancora un po’ Intrepido. Ma forse è questo il mio destino. Mi stringo nelle spalle, pensando per tutto il tragitto, alle scartoffie che dovrò compilare per rendere conto della spedizione, di eventuali problemi o rivolte in corso nella Periferia. Cosa dovrei scrivere, dopotutto? “ La gente muore di fame e ci teme. I bambini scappano. “ Penso proprio che chiederò ad Amar di farlo al posto mio, non sono bravo in queste cose. A dire il vero, so solo sparare.

TORI

Sono sul letto, con gli occhi semi chiusi. Tris e Christina parlottano tra loro ma con un tono di voce tanto basso da non riuscire a percepire altro che un brusio e qualche parola priva di significato. Ho incontrato i rappresentanti del governo qui al Dipartimento che mi hanno imbottita di notizie e antidolorifici. E’ difficile da accettare tutta la storia che mi hanno raccontato, ma so che è la verità e da buona Intrepida ho deciso di non venire meno agli addestramenti ma, al contrario, accettare tutto, abbastanza serenamente. Okay, ragionare ancora attraverso le Fazioni è quasi ridicolo, o almeno sbagliato, ma so che non potrò mai eliminare il mio lato di Intrepida, per cui preferisco non cancellare la parte di me che ho creato nella città esperimento. Anche perché è l’unica parte di me che possiede ancora un lato di Georgie, indelebile e doloroso. Come un tatuaggio. Vorrei dormire, ma so che avrò tempo per riposarmi, dato che la vita, qui, sembra essere abbastanza monotona. Mi richiama alla realtà, lontano da pensieri e sogni, solo il rumore della serratura della stanza che scatta con prudenza. Un suono leggero, prodotto con cura da una persona quasi timorosa di entrare. Quattro, forse. Magari vuole parlare con la sua ragazza. Mi giro appena di fianco, rivolgendo un’occhiata veloce alla porta semichiusa e spostando una ciocca di capelli grigi che mi impedisce la visuale. Eppure la persona che è appena entrata timidamente, facendo cessare il brusio di Tris e Christina, non è Quattro. E’ Amar, seguito a ruota da una figura. E’ strano, mi appare quasi familiare quel portamento, quel modo di trascinare i piedi tanto rumoroso quanto fastidioso. Mi ritorna in mente la risata di mio fratello, quando nel nostro appartamento gli tiravo dietro qualsiasi oggetto avessi sotto mano pur di farlo allontanare mentre cercavo di prendere sonno. Ma forse sono solo sotto gli effetti troppo potenti degli antidolorifici, perché mi sembra strano che proprio lui, George, sia a qualche metro da me, Amar urli < Tori, guarda qui! > e io tenda una mano verso il viso di mio fratello, convinta, persa in un sogno, di passarci attraverso. E’ così vicino, i capelli neri portati ancora come un Intrepido, forse soltanto un po’ più lunghi, la bocca aperta in un sorriso così grande da sembrare quasi innaturale, gli occhi così vivi come mai lo avevo sognato prima. E’ bellissimo. Lui è a qualche centimetro dal mio viso, tendo con più convinzione la mia mano, sicura che una volta capito che si tratti solo di un’allucinazione, non proverò più quella commozione, quel dolore sordo che mi prende il petto e lo stomaco ogni volta che lo sogno. Eppure, no, gli infilo veramente due dita in un occhio. < Ahio! Sorellona, così mi uccidi! > Esclama, e tutto intorno a me è uno scoppia di risa, e di grida. Lo afferro per le spalle e le lacrime scendono inarrestabili e trattenute per troppo tempo. Lui mi stritola in un abbraccio e sento il dolore al petto – dove ho incassato il proiettile – acuto e vero. Vero. Si, è tutto vero. Sento le sue lacrime bagnarmi il viso e sento che potrei continuare ad abbracciarlo così forte per tutta la vita.


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La mia prima FF! Spero possa piacere! Mi sono divertita molto a scriverla, dal momento che fin da subito ho pensato che sarebbe stato bellissimo poter vedere Tori e George finalmente insieme. Ho apprezzato molto la caratterizzazione di Tori, e spero di esserle stata fedele ;) Se volete scrivere una recensione, con critiche o consigli, mi farebbe molto piacere! Alla prossima!

  
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