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Autore: polytlas    12/08/2014    5 recensioni
• Nam Woohyun si è sempre preso la briga di dargli del frocio e Lee Sungjong ha solo atteso il momento giusto per dimostrargli l'esatto contrario.
Genere: Commedia, Erotico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lee Sungjong, Nam Woohyun
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Frocio!
 
 



 
Non era mai stato possibile definire Nam Woohyun un ragazzo logorroico; parlava sì, ma mai troppo. A dire il vero, c’erano addirittura delle volte in cui si ammutoliva completamente, e spiccicava una parola neppure se interpellato. Non si poteva di certo considerare maleducato: semplicemente, si imbarazzava a farlo davanti gli altri.
O almeno, aveva sempre e solo dato questa impressione a tutti. A tutti tranne che ad uno, ossia la sua vittima preferita: Lee Sungjong.
Proprio in presenza di quel suo dongsaeng cominciava a blaterare, e anche troppo. In un primo momento aveva cominciato a prenderlo in giro per puro divertimento, ma col passare dei giorni, questo sembrava essere diventato un vero e proprio passatempo sadico nei confronti del povero Lee.
 
Noona, lo chiamò per la prima volta, giocosamente. E no, non era stato un errore di distrazione, o un qualche lapsus: l’aveva chiamato in quel modo con l’intento di infastidirlo. E Lee Sungjong fece solo un errore, in tutta quella faccenda: voltarsi verso il più grande. Che poi, non gli si può, poveretto, attribuire una vera colpa: erano soli, dentro quella sala, e sentendo chiamare, si è giustamente voltato. Mai mossa fu più errata.
Da quel momento partì il suo calvario.
Quelle lezioni di danza divennero un continuo Ehi noona, staresti benissimo con quella gonna, o Noona, non sei una vera noona, cambiamo i ruoli, mi chiami oppa?, e così via.
Lee Sungjong si ripeteva sempre che se l’avesse ignorato, prima o poi si sarebbe stufato e avrebbe smesso. Così taceva e continuava a ballare per i fatti suoi. O almeno, pensava di farlo. Lo pensò per qualche tempo, ma si dovette smentire, perché Nam Woohyun e la sua allegra combriccola non sembravano avere voglia di lasciarlo in pace. E pensare che aveva cominciato a ballare per rilassarsi e per scaricare i nervi. Ben presto ciò si trasformò in un tormento.
Non gli alzarono mai le mani, per fortuna. Ma continuavano a ripetergli, anche silenziosamente, anche scrivendoglielo nei bigliettini che infilavano dentro il suo armadietto, una parolina che Lee Sungjong cominciò ad odiare con tutto se stesso.
 
« Frocio. »
 
Yah, il frocio sta sculettando di nuovo!, e Hai la bocca da frocio, di uno di quelli che si diverte a fare cose losche con gli uomini più anziani, e Sungjong-ah, oggi hai preso una F a scuola, nevvero? È la F di frocio. E così via.
Lui si limitava a ballare, a mettere tutto se stesso in quelle coreografie, che poi, a fine anno, svolgeva divinamente.
 
« Yah, Lee frocio Sungjong, in realtà sei una donna, vero? »
 
Un sospiro, due occhietti mandati verso il cielo e un borsone troppo pesante caricato sulle spalle. Lee Sungjong pensò spesso di lasciare quella scuola, ma era l’unica del suo paese, frequentarne altre avrebbe comportato spostarsi in città, e se qualcuno, qualche delinquente, avesse cominciato a prenderlo di mira, gli sarebbe finita male.
Meglio avere fra i piedi alcune teste di cazzo completamente innocue. La sua mamma, poi, gli ripeteva sempre che per i sogni valeva la pena anche di prendere bastonate, e ballare era il sogno di Lee Sungjong, che a quei tempi era un sedicenne col visino tondo, le labbra a cuore e gli occhi dolci. Era un pasticcio di tenerezza e dolcezza, con quel sorriso così genuino e fresco, che tutti tendevano a volere coccolare, ragazze comprese.
 
Forse sono solo invidiosi di questo, pensò una volta, mentre si dirigeva verso lo spogliatoio. Forse fanno così perché le ragazze mi coccolano di più, mi invitano sempre ad uscire e ho successo anche con quelle che mi piacciono.
Forse questo e molto altro, ma quando quel maledetto pomeriggio aprì l’armadietto e davanti i suoi piedi cascò un fallo di plastica rosa, si rimangiò quei pensieri e si disse che erano solo teste di cazzo patentate. Attaccato allo specchio, c’era un bigliettino con su scritte cose che è meglio non riportare, ma che tutti voi potrete ben immaginare.  Calciò quell’affare, strappò il biglietto e afferrò la borsa, caricandosela addosso l’ennesima volta.
 
«‘Fanculo la pazienza, la benevolenza e tutte quelle fesserie lì. »
 
In quel momento, davanti tutta quella gente che aveva cominciato a ridacchiare, si sentì incredibilmente umiliato. Non era gay, i ragazzi non li aveva mai guardati, non gli interessavano neanche per errore, perché dovevano trattarlo in quel modo?
Calciò quell’oggetto così forte che lo sentì urtare contro il muro, e sbatté così forte l’armadietto che lo specchio saltò via in mille pezzi. Era ferito all’ennesima potenza e non riuscì a frenare dei singhiozzi frustrati, mentre tutti, lì dentro, si zittirono quando avvertirono la potenza che si premurò di segnare quei gesti.
Uscì dallo spogliatoio in lacrime, sotto gli occhi inquisitori di tutti i presenti.
Woohyun aveva osservato la scena dal primo momento, e sebbeneSungyeol continuasse a ridacchiare, in fondo in fondo, riuscì a sentirsi in colpa per averlo mortificato in quel modo. Persino la sua ragazza gli disse di aver esagerato, e lui, per non piegare il suo orgoglio, l’accusò di essere dalla parte del nemico.
 
Si lasciarono dopo qualche settimana, e Nam Woohyun odiò prima Lee Sungjong, e poi se stesso per aver perso la ragazza più carina della scuola di danza. Da quella volta, però, si limitò a chiamarlo frocio, e continuò in quel modo finché le loro strade non si divisero, e Sungjong andò fuori da quel paese, per una nuova vita, per nuove prospettive, decisamente migliori di quelle che quel luogo mediocre e di provincia potesse offrirgli.
 
Divenne qualcuno, a differenza di Woohyun.
Venne seriamente apprezzato, a differenza di Woohyun.
Trovò una bellissima fidanzata, a differenza di Woohyun.
E realizzò tutti i suoi sogni.
O quasi tutti.
C’era ancora qualcosa che non lasciava il dolce Lee Sungjong dormire sonni tranquilli. Non gli piacque mai chiamarla vendetta: ma diritto. E gli bastò attendere il matrimonio del loro insegnante per poterlo affermare.
 
 
 
 
Quando Lee Sungjong entra in chiesa, tenendo per mano Park Luna, Nam Woohyun si volta subito verso di lui e pianta lo sguardo sulla sua figura alta, slanciata, ben vestita e fiera. Tutti in verit cominciano ad osservare Lee Sungjong che avanza, e che li guarda dall’alto, e che forse, li ha sempre osservati da quella prospettiva, anche se prima era più basso di tutti loro.
È sempre stato un topolino, che piccolo, ha osservato quegli enormi eleganti atteggiare la loro potenza, che puntualmente crollava quando lo vedevano in giro. Grandi e grossi, sempre a cercare di nascondersi dietro i fili d’erba.
 
Da bravo elefante, Nam Woohyun si nasconde dietro il testone di Sungyeol, che seppur la sua testa sia grande, la sua magrezza continua a ricordare l’erbetta dei prati.
Molta gente saluta Sungjong, e lui sorride d’un riso luminosissimo, bello, dannatamente bello. Deve ammetterlo, è cambiato tantissimo ed ora è davvero meraviglioso, il suo aspetto è quello di un ragazzo delicato e virile al tempo stesso, di un uomo e un fanciullo, di occhi che squadrano e sorrisi che illuminano.
Lee Sungjong è lì con la sua fidanzata. E Woohyun è lì con Sungyeol, un semplice e vecchio amico, che fin troppe volte ha pensato voglia essere suo amico solo perché dopo tutti questi anni, è l’unico a cui racconta tutto.
O quasi tutto.
 
La cerimonia durò abbastanza, il tempo necessario che servì a Nam Woohyun di realizzare quanto in fondo si sia scavato la fossa da solo. Manco ricorda più perché ha cominciato a chiamarlo frocio, perché ha dato il via a tutti quegli scherzi odiosi, perché è stato lui così odioso. Per ottenere cosa, poi? Un misero attimo di gloria davanti a quegli occhietti mandati al cielo e a quei sospiri frustrati?
Neanche quello, perché a ben pensarci, Lee Sungjong non ha mai reagito veramente, non gli ha mai dato quella sottile e sadica soddisfazione. Mai.
È stato bravo, pensa, quando il prete invita tutti ad andare in pace.
Quell’autocontrollo quasi disumano l’ha sempre invidiato e ammirato con lo stesso trasporto.
 
Fortunatamente è Sungyeol a guidare, perché lui è troppo impegnato a rimuginare, a pensare cosa, come, dove, quando e perché, soprattutto. Ad un certo punto, non comprende più neppure i sentimenti che gli albergano dentro: una parte di sé vorrebbe andare lì e dargli una schiaffo, urlandogli di smettere di fargli venire quegli enormi complessi, l’altra vorrebbe chiedere scusa per ricominciare da capo, questa volta non col piede sbagliato, l’altra ancora lo vuole e basta.
 
« Oh, chi si rivede: Nam Woohyun! »
 
Eppure ci avrebbe scommesso la testa che non gli avrebbe più rivolto la parola. No, invece l’ha fermato proprio lui, Lee Sungjong, che adesso è anche più alto di lui.
Sei venuto a dirmi quanto schifo io abbia fatto, vero? Sei venuto a mostrarmi la cima sulla quale sei arrivato? Sei venuto per dir --.
 
« Non ci si vede da tanto, hyung. Hai cambiato colore di capelli? »
 
Fermi tutti.
Lee Sungjong è davanti a lui e gli sta sorridendo in modo così fresco e genuino che Nam Woohyun non può fare a meno di sentirsi una merda vivente e ambulante. E quella specie di bocciolo di rosa davanti a lui è subdolo, perché, lo sa, sta cercando di farlo sentire in colpa mostrandosi così dolce e naturale.
 
« Li ho fatti nero blu, avevo voglia di cambiare. »
 
È in imbarazzo, in vergognoso imbarazzo.
 
« Ottima scelta, cambiare fa sempre bene. »
 
Non vale quella spontaneità, né quella gentilezza. Perché non lo ha preso per il colletto e ha cominciato ad urlargli frocio davanti a tutti? Perché non gli ha scritto frocio in fronte col rossetto della sua fidanzata?
Semplicemente perché Sungjong ha sempre saputo aspettare meglio di chiunque altro.
 
« E – e tu? Tu come stai? »
 
Perché domandare, in questo caso, diventa una cortesia. E un volergli dimostrare che anche lui, forse, vuole ricominciare da capo.
Lee Sungjong sorride, anche se il suo sguardo pare ancora vago e pieno di quel che solo lui ha sempre saputo.
 
« Davvero bene, grazie. Io e Luna progettiamo di sposarci tra qualche anno e stiamo provvedendo per cercare casa. »
 
Giusto, c’è la fidanzata in mezzo. È normale che, come tutte le coppie del mondo, vogliano sposarsi. Probabilmente a fine serata avrebbero anche ballato un lento davanti i suoi occhi decisamente troppo piccoli rispetto a quelli della sua ex preda.
Probabilmente l’avrebbe anche baciata, davanti a lui. Probabilmente la bacerà, è ovvio che lo farà, sono fidanzati, vogliono sposarsi, devono baciarsi.
E se l’avesse ingaggiata solo per farlo imbestialire? E se questo fidanzamento fosse tutta una farsa? Probabile, Sungjong gli è sempre sembrato subdolo, è probabile che sia così.
 
« Oh, davvero? Sono contento per voi. »
 
Non è vero.
E diviene ancora meno vero quando qualcuno fa partire un applauso dedicato proprio a loro, ovvero la prossima coppia che andrà a nozze, menzionandoli. Woohyun sorride e distoglie lo sguardo quando le labbra carnose di Luna incontrano quelle di Sungjong in un bacio dolcissimo.
Non può aver ingaggiato tutto il locale.
Per la seconda volta, ha solo preso un enorme granchio.
 
 
 
 
Non ha più idea di dove sia finito Sungyeol. Non lo vede da qualche ora – una? Due?
In questo momento esiste solo lui, quel bicchiere di soju ancora mezzo pieno, anche se Nam Woohyun lo guarda e gli pare solo mezzo vuoto e pensa che anche il barista sia stato ingaggiato, fregandolo di proposito con quel fottuto bicchiere lasciato a metà.
Quando hanno cominciato a ballare il lento si è allontanato. Non ha più avuto voglia di tormentarsi. Per cosa, poi, deve ancora capirlo, ma in generale quel bruciore allo stomaco, lo sa, sarebbe aumentato a dismisura se fosse rimasto a guardare. Quindi se n’è andato al bar e ha ordinato da bere, ma quello stronzo non gli ha neppure riempito il bicchiere. Come se non si notasse che vuole pensare nient’altro al mal di testa che gli verrà il mattino seguente, nella sua camera d’hotel del locale, e senza pensare che Lee Sungjong alloggia con la sua fidanzata al piano di sotto dell’hotel.
 
Porta alle labbra il vetro del bicchiere e lascia scivolare la bevanda verso la bocca semischiusa.
 
« Yah, perché te ne stai tutto solo, hyung? »
 
Parli del diavolo e spuntano le corna.
Quella voce adesso la sognerà, ne è certo, ed improvvisamente non vuole più andare a dormire.
Nam Woohyun scuote il capo e poi le spalle.
 
« Lo hyung è stanco e ha voglia di soju. »
 
« Proprio non vuoi ballare? »
 
« No, Sungjong-ah. Non mi va. »
 
Forse è l’alcol, si dice. Forse quel barista ingaggiato, in quel fottutto bicchiere mezzo vuoto, avrà messo qualche strana sostanza che lo sta portando all’esaurimento nervoso. Sarà di certo l’alcol, perché non è seriamente possibile che la mano grande e affusolata di Lee Sungjong si sia posata sulla sua gamba e la stia accarezzando con fare davvero poco pudico.
 
« Cosa ti va, allora? »
 
No, è sicuramente l’alcol che quello stronzo dietro il bancone gli ha corretto con qualche sostanza disonesta, perché lo osserva completamente stralunato, fortunatamente è seduto, se no piomberebbe per terra dopo un simile contatto così diretto.
Lo sguardo di Lee Sungjong è languido e sempre pieno di tutto quel che solo lui sa, il suo sorriso non irradia,anzi, in questo minuto accende, appicca il fuoco.
Lo sapevo, urla nella sua testa.
Allora è vero, allora è davvero frocio, magari l’hanno solo costretto a cominciare una relazione con quella, e ora sta solo cercando qualcuno con cui liberare la sua vera natura. Che faccia tosta, però, giusto con lui? Ha per caso scritto scemo in fronte?
Questo matrimonio è solo un enorme complotto contro Nam Woohyun, ci mette entrambe le mani sul fuoco.
Intanto quello è ancora lì, ad attendere la sua risposta che, come al solito, si sarà persa in mezzo al turbine di pensieri che fanno a pugni nella sua mente.
 
« Qualche anno fa non mi pareva ti mancasse la parlantina. »
 
Fottuto stronzo che ora vuole cominciare a rinfacciargli tutto mentre con quelle mani perfette si permette di metterlo in imbarazzo. Ora di sicuro, la droga dentro il suo drink lo farà collassare e Lee Sungjong deflorerà il suo didietro senza pietà alcuna, e poi non potrà muoversi per circa una settimana, tanto gli farà male.
Te la sei cercata, razza di idiota di un Woohyun. Magari scopri anche che è un super dotato e finirà per spaccarti in due, a perforarti il coccige, a lasciarti la colonna vertebrale invalida per il resto dei tuoi giorni. Stupido Woohyun, che ti metti contro il diavolo senza neppure mezza arma con cui difenderti.
 
« Sungjong, ascolta, per tutto quel che è successo io ti chiedo scusa, so che non è giustificabile, so che sono stato infantile, e so che le mie scuse non vorrai manco as -- »
 
« Non ce l’ho con te. »
 
Nam Woohyun si arresta e i suoi occhietti scuri si ingrandiscono un po’, conferendogli l’adorabile somiglianza con uno scoiattolo spaventato. Una cosa è certa: non ha mai capito e mai capirà cosa frulla nella mente di Lee Sungjong. Mai.
I suoi comportamenti sono troppo indecifrabili, gli occhi sono davvero pieni di quel che solo lui sa. È un libro, anzi no, un’intera libreria. E i testi sono indecifrabili.
 
« Non più almeno. »
 
Poggia i gomiti sul bancone e sorride, mentre posa il mento sul dorso delle sue mani.
 
« Tu e le tue bulle di basso rango mi avete spinto ad andare via, a voler cambiare vita. In un certo senso, ti ringrazio per questo. »
 
Non lo capisce. L’attimo prima pare un predatore spietato, il secondo dopo si mostra dolce e comprensivo, con quel sorrisino che ora pare solo un campanello di allarme.
Lee Sungjong si avvicina al viso di Nam Woohyun e questi non si allontana, per come vorrebbe fare. Anzi, si lascia scappare un risolino un po’ isterico, mentre abbassa lo sguardo vergognoso.
 
« Ecco, vedi? Alla fine hanno giovato, questo è l’importante. »
 
Lee Sungjong annuisce e gli posa quelle dita lunghe e affusolate sotto il mento, sollevandolo lentamente per far incontrare i loro sguardi. Woohyun si stringe nelle spalle e lo osserva timoroso. Sungjong sorride e si avvicina al suo orecchio.
 
« Per questo vorrei ringraziarti nel giusto modo, hyung. »
 
Nam Woohyun può sentire il suo respiro caldo sulla sua pelle sensibile e in questo esatto minuto ha solo voglia di cominciare a piangere, di mettersi in ginocchio e pregargli di lasciarlo in pace, ma no, è totalmente ipnotizzato.
 
 
« Sungjong-ah, sei frocio, vero? »
 
« … »
 
« Ricorda che chi tace acconsente, quindi sì, sei solo un frocio. »
 
 
 
Lee Sungjong gli afferra la mano, tirandolo giù dallo sgabello.
 
« Ti va di seguirmi? »
 
No.
Mica lo dice, però.
 
« Ricorda che chi tace acconsente, quindi sì, vuoi seguirmi. »
 
Bastardo.
In realtà Lee Sungjong non ha mai scordato mezza parola di tutte quelle che Nam Woohyun era solito cantilenargli ogni giorno. Solo che il più grande, che teoricamente dovrebbe avere qualche grammo di senno in più, non osa opporsi, si lascia trasportare dalla presa delicata del suo dongsaeng. Forse perché la realtà è ben diversa da tutto, perché nella verità effettiva, Lee Sungjong è sempre stato la sua più grande debolezza e trattarlo in quel modo era solo l’unica maniera che conosceva per potergli parlare, perché da bravo tonto non sarebbe mai riuscito ad andare da lui e a chiedergli di uscire per come facevano tutte le ragazze e le noone che lo attorniavano.
La verità è che Lee Sungjong non ha mai dato modo di far apparire la sua sessualità dubbia, sono sempre stati gli altri a farlo credere. In realtà, Nam Woohyun adesso vorrebbe solo essere nella sua camera d’hotel con lui e fare l’indicibile, ma Sungjong pare avere altri programmi. Camminano per un po’, a volte incontrando anche gente, e una parte della mente di Woohyun, o forse quello straccio di razionalità che ancora possiede, si domanda se è saggio farsi vedere in quel modo davanti a tutti. Ma tempo che rielabora per la seconda volta quel pensiero, si ritrova già davanti una rampa di scale che salgono velocemente, senza fermarsi neppure mezza volta.
Scorge l’insegna dei bagni.
È un po’ squallido farlo in bagno. Ma va bene, non ha voglia di mettersi a fare il moralista: dovrebbe considerare che Sungjong si sta per sposare, che sono al matrimonio del loro sunbae, che se li scoprono possono essere multati per atti osceni in luogo pubblico, ma ormai non ci pensa, pensare è diventato un di più.
 
Lee Sungjong però si blocca quando vede troppa gente lì dentro e decide che è meglio proseguire ai piani superiori, nei quali ci sono le camere d’albergo di quel locale abbastanza lussuoso. Quelle vie gli sembrano infinite, e quando finalmente riconosce il corridoio in cui c’è la sua camera, si decide a reagire e a tirare il braccio di Sungjong, chiedendogli di fermarsi.
Andiamo da me, sfiata, e il più giovane annuisce, invitandolo ad andare avanti, a guidarlo verso la camera interessata. Quando arrivano, tira subito fuori la carta e apre la porta, trovando tutto buio. Fortunatamente Sungyeol non è ancora rientrato, e si sarà di certo imboscato chissà dove con chissà chi.
 
Chiude a chiave, ma ha solo il tempo di far accendere tutte le luci che Lee Sungjong lo ha spinto sul letto, facendolo stendere con davvero poca grazia. Cammina verso di lui con un passo felpato e si toglie la giacca, restando con la camicia bianca e i pantaloni forse un po’ larghi per le sue gambe sottili.
Nam Woohyun si solleva sui gomiti e sospira quando le dita di Sungjong si posano sui bottoni della sua camicia, che comincia ad allentare via via, finché non gli scopre completamente il petto scolpito, allenato. Si preoccupa di liberarsi di quegli indumenti per poter sentire maggiormente il contatto con la pelle morbida del più piccolo, che non si è ancora degnato di dargli anche un misero bacio, perché Cristo, Woohyun vuole davvero baciarlo. Sungjong però sta attento, non si avvicina mai più del dovuto perché «Non essere impaziente, hyung, il bello deve ancora arrivare».
 
Nam Woohyun freme ancora di più quando lo vede chinarsi un po’ sulle ginocchia per sbottonargli i pantaloni scuri dello smoking: quelle dita lunghe e sottili si muovono esperte, non tremano, non mostrano la minima insicurezza. Perché è stato così idiota, Nam Woohyun? Così orgoglioso? Sungjong non lo ha neppure toccato e lui è già così vulnerabile. Cosa succederà quando gli metterà veramente le mani addosso? Quando si baceranno davvero, quando quelle labbra vagheranno altrove?
Diventerà folle, lo sa già.
 
Sungjong gli sfila via i pantaloni e lo lascia con i boxer, che via via cominciano a diventare sempre più stretti. Accenna un sorriso, mentre il più giovane sbottona la propria camicia e resta anche lui a petto nudo.
È pallido, la pelle è perfettamente stirata, non presenta alterazione alcuna. Statuario, magro al punto giusto, armonioso in ogni movimento compiuto. Gli si mette a cavalcioni sopra, invitandolo ad indietreggiare ancora, fino a giungere alla testiera del letto. Gli si siede in grembo, percorrendo le linee dei suoi addominali con le unghie e il respiro di Woohyun diventa man mano più irregolare.
 
« Cosa vuoi che ti faccia, hyung? »
 
E quando lo guarda con l’espressione più sensuale che Woohyun abbia mai visto, quasi si lascia scappare un gemito rumoroso. Si sente vulnerabile, vorrebbe vomitargli addosso troppe proposte lascive, ma ha una specie di groppo in gola, una sorta di senso di colpa che lo blocca: lo ha trattato male per tutto quel tempo e adesso vuole prendersi il suo corpo. Poi manda a ‘fanculo anche il suo buonsenso che decide di comparire proprio in situazioni simili e adesso le sue corde vocali sembrano riuscire a collaborare.
 
« T – tutto quello che vuoi. »
 
E Lee Sungjong sorride, sollevandosi sulle ginocchia, mettendosi in piedi e lasciandosi scivolare fino alle caviglie i pantaloni grigio scuro. I boxer neri, stretti, non sembrano mostrare troppe alterazioni, sebbene Woohyun noti ci sia qualcosa di consistente, lì dentro. Si sente comunque sollevato, Sungjong non sembra essere inesperto, saprà cosa fare.
 
« Tutto tutto? »
 
« Tutto tutto. »
 
Questa volta la sua risposta è stata repentina. Lo vuole, non importa come. Lee Sungjong allora ridacchia, e si china, voltandosi, per afferrare e sfilare i calzini neri del suo hyung, riposizionandosi poi di nuovo su di lui. Si piega sul busto di Nam Woohyun  e gli blocca i polsi alla testiera del letto, legandoli con quei calzini e sorridendogli con tutta la malizia presente in corpo.
Prova a divincolarsi, Woohyun, ma i nodi sono ben fatti, stretti, non gli permettono di evadere.
 
« Allora che ne dici se lo rendiamo più variopinto? »
 
È una domanda retorica quella? Nam Woohyun non risponde, si limita a cercare di afferrare quelle labbra a cuore e a baciarle con tutta la foga presente in corpo. Nel suo immaginario lo sta già facendo, nella sua mente Sungjong è già avvinghiato a lui, lasciandosi baciare senza un freno, mentre si strusciano per cercare sollievo.
Nella realtà, quello stronzo è ancora su di lui, questa volta non più seduto, si regge sulle gambe e Woohyun non riesce più a trovare l’attrito necessario che possa affievolire i bisogni impellenti della sua erezione.
Lee Sungjong si avvicina al suo orecchio, alita lentamente contro la sua pelle, gli solletica il viso con i capelli.
 
« Quanto mi vuoi, Nam Woohyun? »
 
Un fremito e mille brividi.
 
« Tanto. »
 
‘Fanculo la morale.
 
« E quanto mi hai voluto? »
 
« Troppo. »
 
‘Fanculo l’orgoglio, che senso ha mentire ancora?
Giusto in quel momento, però, l’espressione di Lee Sungjong muta: adesso il suo riso è pura beffa. Woohyun lo guarda confuso mentre quello si alza dal letto e recupera i vestiti ridendo di gusto.
Fermi tutti, dov’è finita la sua nottata focosa?
Lee Sungjong si riveste con calma, si sistema la camicia dentro i pantaloni, la giacca sulle spalle, si accerta che i capelli siano in ordine.
Nam Woohyun lo osserva, incapace di proferire alcuna parola. Quell’altro lo fissa di nuovo e scoppia a ridere ancora.
 
« Potessi tornare indietro, ti scatterei una foto e la incollerei sull’armadietto di quel piccolo e ingenuo Nam Woohyun che tanto si divertiva a chiamarmi frocio. »
 
Si appoggia alla scrivania e si porta una sigaretta alle labbra, poi si dirige verso lo specchio  mobile posto in un angolo della camera.
 
« Pensavo fossi meno ridicolo, pensavo mi fermassi e mi dicessi: yah, ma allora sei proprio frocio, eppure no. Eppure sei così passivo e idiota che ti sei lasciato abbindolare in modo pietoso. »
 
Afferra il lungo oggetto e lo trascina proprio davanti al letto sul quale il povero Nam Woohyun è incatenato, sicché possa osservare lo scempio in cui è ridotto. Lee Sungjong non pare, però, ancora soddisfatto e Woohyun trema di paura, perché in quegli occhi pieni di solo lui sa cosa, percepisce una luce strana, quasi folleggiante.
Il più giovane si avvicina, e tira fuori dalla tasca un accendino e avvicina una ciotola di ottone al comodino del letto, proprio sotto il sensore del fumo.
 
« C’è solo una cosa, che voglio chiarire ora, prima di lasciarti col tuo riflesso. »
 
Accende la sigaretta e la poggia sul piccolo recipiente per metà sferico. Poi si allontana e Woohyun lo segue con gli occhi ormai sconfitti, sospirando frustrato. Sungjong apre la porta.
 
« Ti ricordo che, comunque, durante il periodo in cui tu sostenevi con decisione che io lo prendessi da tutti, la tua ragazza ti ha lasciato. E sai perché, Nam sonounfrociopassivoerepresso Woohyun? »
 
Si mette sul ciglio della porta e il fumo arriva a toccare il sensore, facendo attivare gli impianti anti incendio, che cominciano a bagnare i capelli, il corpo, il letto, tutta la camera di Nam Woohyun, che è ancora rimasto ad osservarlo con fare interrogativo, non del tutto sicuro se vuole conoscere la risposta o no.
Ma Lee Sungjong adesso ha lo sguardo appagato, e prima di chiudere la porta, si limita a sorridergli con una faccia che urla solo di essere schiaffeggiata senza pietà, riferendogli:
 
« Me la sono scopata io. »
 
 
 
 
 









Angolo Adeloso: finalmente l’ho finita e postata. Alberga nel mio pc da quasi un anno e solo ora ho avuto il tempo e l’ispirazione necessario per portarla a termine. Io in realtà shippo tantissimo questi due, però ho avuto bisogno di creare qualcosa di più colorito. In più, l’idea di un Sungjong perennemente gay mi sdegna non poco, ergo ho voluto presentarlo diverso dal solito, ossia come piace vederlo a me. Osservo da tempo Jongie – è il mio ultimate, è ovvio che io abbia occhi solo per questo cosino -, e con serie difficoltà l’ho sempre visto una ‘diva’ per come molti tendono a dipingerlo, casa discografica compresa. E ho voluto anche denunciare, in maniera velata, il fatto che tutte le persone tendano a soffermarsi sempre e solo sulla sua sessualità e mai sul resto: sono del parere che offra tantissimo, come ragazzo e come artista, ma nessuno sembra vederlo mai. Di certo non cambierò il mondo con questa storiellina, ma nel mio piccolo, ho voluto esporre la mia idea, tutto qui. Leggere questa shottina un po’ stupida serve solo a farlo capire, ma al tempo stesso spero sia stata solo un piacevole passatempo per questi noiosi giorni estivi. Conto che tornerò presto con altro materiale, anche se il mio presto è abbastanza relativo, ma shhhh.
Ringrazio di cuore due persone, però: Elle e Fedu’. Elle perché come al solito si preoccupa di correggere la mia dislessia, anche quando potrebbe tranquillamente dormire(fate una statua a questa donna, non sarei qui a postare se no), e a Fede perché ho rubato il titolo da una sua storiella che, ai tempi, mi è piaciuta davvero tanto. Quindi amate anche lei perché sì.
Grazie per il supporto, per i commenti, per gli occhi che osservano silenziosi. Evaporo adesso.
A presto!
Xoxo Adelù.
 
 
 
 

 
   
 
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