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Autore: _diana87    12/08/2014    6 recensioni
"Era una notte buia e tempestosa... strano come tutte le storie dell’orrore inizino in questo modo, vero, detective Beckett?"
{possibile alzamento di rating}
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessuna stagione
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Niente di cui aver paura
 
Si guarda intorno, rinchiusa tra quattro mura bianche.
La sola luce viene da una finestrella con le sbarre, posizionata sopra il suo letto, piccolo abbastanza per contenere il suo esile corpo, con lenzuola altrettanto pallide.
Come il suo viso.
Un volto segnato da una grande sofferenza, scavato per il poco cibo con cui si nutre, e gli occhi azzurri spenti, privi della limpidezza del mare.
È una bambola vecchia, con i capelli lunghi biondi, che ogni tanto vengono spazzolati dalla persona che si occupa di lei da alcuni giorni. Alza le mani all’altezza della faccia, guardando prima i palmi e poi il dorso. Mani scheletriche, mani rugose, mani bianche, sulle quali è impossibile leggervi il futuro.
Sente degli urli intorno a sé, e si copre le orecchie con le mani. Con forza, vi preme contro, sperando di attutire il colpo. Poi si lascia cadere a terra con le ginocchia, dondolandosi avanti e indietro.
“Basta, basta, basta, andate via, andate via...” sussurra tra le lacrime, goccioloni che scendono su quella specie di camicione bianco da ospedale che indossa.
Quando prova ad alzare lo sguardo, non vede nessuno intorno a lei a darle fastidio, ma è consapevole che le voci provengono da dentro la sua testa. Quei rumori sibilanti non l’hanno mai abbandonata da quando quella brutta faccende era finita.
La detective Beckett, lo scrittore Castle e il resto della squadra l’avevano portata in quella clinica per riabilitarla. Il medico curante aveva subito identificato il disturbo di Casey Davis, questo il suo vero nome, come post traumatico, in seguito alle consultazioni con il ginecologo della ragazza. Casey aveva perso il bambino che lei portava in grembo da sei settimane, a causa delle violenze che la gente di Greenwood le aveva fatto subire, un modo malato per far sì che la giovane fosse pura e pronta per essere sacrificata al Signore oscuro che loro adoravano – ma questo Castle e Beckett non l’avevano detto al medico. Aveva rimosso la gravidanza, ma dentro di lei, portava ancora i segni di qualcosa che le è stato strappato.
L’infermiera apre la porta e Casey riesce a sentire benissimo il rumore della chiave che gira e le dà fastidio il suono stridulo che emette. Quando la donna sulla trentina entra, spingendo un carrello con le medicine, trova ancora la giovane rannicchiata a terra e l’aiuta a rialzarsi.
“Casey, cosa stavi facendo? Lo sai che se devi sederti c’è il letto. Per terra è sporco!”
Parla come se fosse lei a pulire tutti i giorni la sua cella.
La ragazza con gli occhi spenti la guarda rabbrividendo, mentre vede un’ombra circondarla. Si sposta dal suo letto per appoggiarsi di spalle ad un angolo.
“Lui verrà a prendermi... non smetterà di cercarmi...” dice singhiozzando, osservandosi intorno impaurita. Tocca il muro circostante e lentamente si accascia di nuovo a terra mettendosi seduta.
L’infermiera sta preparando la medicina, uno psicofarmaco comune, mettendo nella mano la pillola e nell’altra il bicchiere d’acqua. Si avvicina a Casey scuotendo la testa.
“Signorina Davis, non c’è nessuno che vuole farle del male, lei è al sicuro qui.”
Le porge il tutto, ma la giovane la scansa, facendo cadere acqua e pillola a terra. L’infermiera ne segue i movimenti e indignata, sta per raccoglierli, ma Casey l’afferra per il colletto del completo e la guarda terrorizzata. “No, le dico che verrà! E non potrò nascondermi! Chiami un prete!”
“Stia tranquilla o le faccio un’iniziazione!” la strattona, lasciandola cadere a terra, e dal carrelletto prepara una siringa mettendoci dentro un tranquillante potente, uno di quelli che si utilizza in questi casi.
Casey è ancora lì, sentendosi braccata, incapace di muoversi, mentre percepisce una presenza venirle addosso e costringerla a star ferma per le mani e per le caviglie. L’ombra che prima aveva visto inizia a prender forma, ma lei ne vede solo i contorni, diventando quella di un uomo venuto dal secolo scorso, con in testa un cappello a cilindro e di lato, il corpo che posa su un elegante bastone da passeggio.
Gli occhi azzurri spenti si affievoliscono appena il liquido della siringa viene iniettato nel suo corpo e lentamente anche l’ombra sembra dissolversi. Ciò che il suo sguardo vede adesso è il nulla. Uno spazio ancora più vuoto della sua cella.
L’infermiera la tranquillizza, aiutandola ad alzarsi da terra e la fa mettere seduta sul lettino, facendo con molta calma. Poi le porge la pillola e l’acqua in mano.
“Adesso va tutto bene. Prenda le sue medicine. Non c’è niente di cui aver paura.”
Come un robot, Casey obbedisce mettendo in bocca la pillola e ingerendo dell’acqua per aiutarsi a mandarla giù.
Dopo che l’infermiera ha lasciato la stanza, la giovane si volta guardando oltre la finestrella.
Gli occhi spenti diventano del colore dell’oscurità appena vede in lontananza una grande nube nera avvicinarsi minacciosamente.
 

“Ora basta, Castle, ho mangiato abbastanza. Sto bene!”
Lo scrittore corruga la fronte.
“E va bene, vorrei volentieri un altro tuo sandwich speciale!”
La risposta che desidera è arrivata, quindi lui si volta, portando via il vassoio con i piatti vuoti, e si reca in cucina.
Gli piace prendersi cura di Kate. La detective ha perso molto peso, e Lanie le ha raccomandato di mangiare tanto e soprattutto cibi sani, per recuperare le forze. Rick quindi la vizia con doppia porzione a pranzo e a cena, portandole anche cioccolata e caffè per dessert.
Kate sospira, rilegata nel letto, stringendosi nel pigiamino di seta, che le va ancora largo. Le manca il distretto, ma deve ammettere che essere servita come una principessa non è male. Anche se, ogni volta che ripensa alla vicenda e a ciò che le è accaduto, un brivido le percorre la mente, e ha paura di non riuscire a tornare a fare il suo lavoro.
I palmi delle mani sono ancora fasciati, e ricorda con orrore quando le usciva del sangue da essi. Le unghie sono state tagliate a dovere, pensando a come con esse si era ferita, strappandosi i capelli, ma si rende conto che non lo aveva fatto per volere suo, ma perché posseduta da quell’entità maligna. Con quelle stesse unghie aveva poi ferito Castle sul volto, quindi, finita la vicenda voleva tagliarsele a zero, per dimenticare quanto successo. Si tocca i capelli, ora un caschetto molto corto e sfilzato che le arriva sotto le orecchie. Ha voluto tagliarli per lo stesso motivo; ripartire da zero, dimenticando quella brutta vicenda. Le è dispiaciuto dire addio alla sua folta chioma, che tanto faceva impazzire il suo scrittore, ma non vedeva altra scelta.
Tuttavia, solo il tempo avrebbe potuto cancellare quella brutta storia, e solo l’amore incondizionato di Rick, che l’aveva salvata ancora una volta da sé stessa, poteva rimetterla in sesto.
“Ecco qui, futura signora Castle”, lei sorride nel sentire quel cognome che presto sarà anche il suo, e ride quando lo vede arrivare tutto indaffarato con altro cibo. Si sfrega le mani in segno di felicità.
Lui poggia il vassoio sulle gambe, e alza il coperchio.
“Panino speciale con pollo fritto, condito con verdurine, carote e pomodori.” Si porta una mano chiusa a bacio sulle labbra. “Una bontà per il palato!”
Kate si allunga verso di lui e lo abbraccia, baciandolo dolcemente sulle labbra, ma non può fare a meno di sorridere quando gli nota la bocca sporca.
“Hai assaggiato il pollo, vero?”
“Da cosa l’hai capito, detective?”
“Mhm, odore di salsa? Dov’è la mia salsa? Cameriere, esigo la salsa!”
Giocherella prendendo un fazzoletto e scuotendolo a mo’ di campanello.
“Subito, milady! Che sbadato!” fa lui, alzandosi per raggiungere la porta.
Si ferma sull’uscio, poggiandoci le mani sopra e poi la guarda abbozzando un sorriso.
“Sono contento che tu sia viva.”
Lei si sorprende da quelle parole e si commuove guardandolo dolcemente.
“Non ce l’avrei mai fatta senza di te”, trattiene le lacrime, e sospira guardandosi di nuovo i palmi delle mani. “Avevi ragione, Castle. Greenwood è un posto da brivido, abitato da psicopatici che meriterebbero di passare il resto della loro vita in prigione.” Dice e dal suo tono di voci, Rick si volta verso di lei, ascoltandola. Sente che ha bisogno di sfogarsi, visto che evitano l’argomento da giorni. “Hanno molestato Casey, l’hanno costretta ad abortire e dimenticare la gravidanza, e le leggende del posto altro non hanno fatto che renderla instabile mentalmente. E io, da stupida, mi sono messa in pericolo, e ti ho fatto del male.”
Lui si avvicina sedendosi sul bordo del letto. Kate gli tocca la guancia, vedendo i graffi cicatrizzati, ora rimpiccioliti. Lui poggia la mano sulla sua e poi se la porta sulle labbra.
Quanto gli era mancata toccarla! Anche solo parlarle e vedere il suo vero viso, per lui è tanto.
Non le ha ancora raccontato come il suo volto etereo si era deformato nella cripta, arrivando a toccare il terzo grado di possessione demoniaca. Si era solo soffermato a parlarle del rito di esorcismo, e di come Don Francis era morto nel tentativo di finirlo, facendo paragoni con L’Esorcista, e scherzando sul fatto che fosse diventato una specie di eroe per salvarla.
Quel prete aveva così espiato i suoi peccati, decidendo di salvare la vita delle persone, piuttosto che sacrificarla. Ma il Male che aleggiava nella cripta, l’aveva comunque ucciso, e Rick si chiedeva, da non credente, se ora si fosse guadagnato qualche posto lassù, per essersi pentito. Capiva che Kate ne aveva passate tante, e non voleva turbarla con quel ricordo del suo volto trasformato quasi in un demonio, per colpa di quell’entità che premeva per uscire dal suo corpo. Forse, un giorno, glielo avrebbe raccontato, e insieme avrebbero anche riso al ricordo di quell’avventura. Forse.
“Credo proprio che escluderemo Greenwood dalla lista delle chiese dove sposarci.” Dice Rick, distogliendo i suoi pensieri.
Kate scuote le spalle mimando un brivido. “Non nominiamola mai più, ok? Voglio solo stare insieme al mio fidanzato questa sera, senza film dell’orrore.”
“Io propongo un film strappalacrime alla Via Col Vento, oppure possiamo rivederci quella serie fantascientifica...”
Kate lo ammonisce dandogli una gomitata.
“Vada per Via Col Vento, così posso addormentarmi tra le tue braccia.”
Gli si getta al collo, spostando con un movimento il vassoio con il cibo, e lui la cinge alla vita. Restano così, abbracciati e scambiandosi baci e sorrisi.
È questo quello di cui hanno bisogno per il momento.
Ritrovarsi l’un l’altro.
 
Greenwood, sei mesi dopo
...

 
Il sole regna sovrano nel cielo, che non sente la mancanza di nessuna nuvola. Un uccello distratto afferra col becco dei piccoli vermicelli che serviranno da spuntino per i suoi piccoli. C’è spazio per qualche cane che rincorre altri suoi simili, lasciati liberi dai propri padroni, i quali trovano del tempo per scambiare qualche chiacchiera nel palco. Ci sono tutte le premesse per quella che appare una bella giornata.
Una giovane dai capelli biondi, talmente lisci da sembrare spaghetti, occhi grandi e azzurri, si asciuga la fronte bagnata di sudore, mentre raccoglie da terra la spesa che le era caduta. Si passa le mani sulla canotta rossa e poi su jeans, e riprende la busta in mano. Quando alza lo sguardo, usa una mano per coprirsi dalla luce accecante del sole e resta per qualche istante ad osservare il cielo limpido e ascoltare il canto degli uccelli.
Il fischiettio di un ragazzo che avanza allegramente verso di lei, distoglie la sua attenzione. Meccanicamente, abbassa la testa e il braccio, e guarda il giovane che le sorride. Un viso genuino, capelli castano scuri, alto, e con dei libri tenuti in mano. Come presa da un impeto di eccitazione, lo studia alla perfezione, ma non come una ragazza abbagliata da un colpo di fulmine.
“Ciao, sono Chris, potresti dirmi dove si trova questo ristorante? Mi sono appena trasferito dopo la laurea e ho sentito che qui stanno cercando personale...”
La ragazza rimane a fissarlo per qualche istante, mentre lui sembra parlare a raffica litigando con la cartina che le sta mostrando. I suoi occhi azzurri sono assenti, poi però si colorano per un secondo di nero, e infine tornano ad essere azzurri, lasciando spazio ad un’ombra oscura. Le labbra si incrinano verso un sorriso appena accennato, poi sforzato e infine, se solo il ragazzo stesse un attimo silenzio, sentirebbe che la giovane ha appena fatto un ghigno maligno. Gli uccelli smettono di cantare, i cani abbaiano e poi se la danno a gambe, costringendo i loro padroni a seguirli per non perderli.
In quel paesaggio diventato improvvisamente così spoglio e silenzioso, la ragazza gli porge la mano, e mostra un sorriso dolce ma sensuale, attirando l’attenzione del giovane.
“Io sono Casey, piacere di conoscerti.”


 
Angoletto dell’autrice (poco) sana di mente:
Ebbene sì, siamo arrivati alla fine di questa storia!
Kate si riprenderà, tranquille, grazie alle amorevoli cure di Rick! Penso che il fatto che lui non le abbia detto alcuni particolari sia giusto. Lei ha bisogno di riposo e dirle quelle brutte cose, altro non farebbe che agitarla.
L'entità non ha lasciato Casey, nient'affatto. C'è ancora un sacrificio da fare, e vediamo se qualcuna indovina chi sarà la prossima vittima :p
Detto ciò, un grazie va a chi ha letto e recensito con entusiasmo, sopratutto a Etta, la mia compagna di angst preferita *-* grazie anche ai lettori silenziosi, che mi hanno seguito senza dire nulla, passo dopo passo, grazie ai ritardatari nottambuli (Reb :p ahaha) o anche solo chi ha inserito nelle seguite la storia... ho scritto un papiro, aiut O__O
Riguardo me, non vi libererete facilmente ahahahaha ci si legge prossimamente perché ho un'altra storia da pubblicare, se vorrete seguirmi... un'altra versione della 7x01, diciamo così :p
A presto *-*
D.

 
   
 
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