Alone in his darkness

L’Argo secondo sfreccia veloce e leggera nell’ acqua salata del Mar Mediterraneo mentre la fredda e pungente brezza notturna  continua ad abbattersi sul pontile rendendo l’aria ancor più gelida e inospitale. I sette della profezia, sistemati al calduccio nel sottocoperta della nave,  si trovano tutti seduti al grande tavolo di quello che dovrebbe essere la zona relax creata per tutti loro da Leo. Un fuoco scoppiettante riscalda l’atmosfera della stanza anche se, con tutte quelle risate, quelle battute buffe e quell’allegria, non ci sarebbe bisogno di un fuoco che riscalda l’ambiente.  Mentre gli altri si divertono, parlando fra loro, Nico Di Angelo li osserva da lontano, mentre sta seduto sul pontile dove il vento freddo continua ad imperversare minaccioso. Il ragazzo non sembra nemmeno farci caso: il vento non sarà mai più freddo e tagliente di quel che è lui stesso. Si sfiora il viso con una delle sue mani pallide e lo trova freddo al tatto, come ogni singola volta che tocca la sua pelle. Ormai non se ne sorprende più;  sa che per lui la normalità è il freddo, in qualsiasi situazione. Ogni forma di calore è estranea al suo modo di essere ed è per questa ragione che, appena ha messo piede nel salotto dove tutti conversavano allegri, ha iniziato a sentirsi fuoriposto, immerso in un atmosfera per lui irreale, non adatta a quel che lui è. Osservava seduto in un angolino quei ragazzi che lui considerava poco più che conoscenti e non poteva fare altro che sentirsi a disagio. Solo Percy aveva cercato di coinvolgerlo nella discussione anche se, dal suo tono di voce, era chiaro che rivolgeva a Nico una silenziosa accusa, nemmeno tanto velata. Tutti lo accusavano e lo giudicavano per il fatto di non aver detto che lui era a conoscenza dell’esistenza di entrambi i campi ma ovviamente, non avevano provato nemmeno per un istante a mettersi nei suoi panni. Cosa avrebbero fatto se il loro genitore divino avesse chiesto loro di non dire nulla perché sennò l’equilibrio che Greci e Romani avevano raggiunto, non conoscendo gli uni l’esistenza degli altri, si sarebbe distrutto creando il caos?  Non si ponevano mai questo problema, nessuno cercava mai di capire le sue ragioni. Era uscito da quella stanza, stanco di sentirsi così estraneo, così sbagliato nel posto  in cui era. Lo sguardo di tutti era puntato su di lui ma nessuno lo vedeva veramente. Si recò fuori, diretto verso il pontile e decise di rimanere lì; immerso nel buio della notte, a lui così familiare e nel gelo del vento che non faceva altro che accarezzargli il viso come gelide lame d’acciaio. Quello è il suo posto. Inizia a guardare il cielo nero, privo di stelle e si sente a casa anche se sente sempre che qualcosa manca, in quel luogo che per lui rappresenta la tranquillità. Osserva da lontano quel che si scorge della sala relax e sofferma i suoi occhi su Annabeth e Percy  teneramente abbracciati. Ha capito cosa gli manca, anche se sa perfettamente che l’unico abbraccio che potrà mai avere è quello del suo stesso buio che lo avvolge e lo avvolgerà per il resto della sua vita. Sarà sempre solo, con le sue tenebre.









* Angolo autrice*

Salve a tutti ^^ Dopo quello che sempre un tempo interminabile eccomi di nuovo con una delle mie solite ff. Spero che questa mia storia su Nico di Angelo vi sia piaciuta ^^
Alla prossima,

Elizabeth_Lovegood