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Autore: JessyR89    12/08/2014    7 recensioni
Dal testo "Mia madre mi dice sempre che quando si è alle prime armi in cucina l’importante è seguire alla lettera quello che dice la ricetta, soprattutto il procedimento e non si può sbagliare"
Ce la farà la nostra Izzy?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izzy Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apro un occhio nella penombra, la luce rossa della sveglia segna le 4:50, il sole filtra già dalla finestra illuminando l’immenso e consueto caos che è la mia stanza e il mio corpo che è completamente avvolto nelle lenzuola bianche, appiccicate su di me a causa dell’immensa sudata di questa notte. Odio il caldo.
Mi stiracchio e costringo il mio corpo ad alzarsi, oggi è un giorno importante e io voglio fare qualcosa di speciale. Mi dirigo in bagno, mi faccio una doccia veloce e mi vesto in maniera del tutto comoda, acconcio i capelli in uno chignon alto e mi guardo allo specchio. Ok, non sono nella migliore della forma di prima mattina ma mi sento motivata, annuisco con fare deciso a me stessa riflessa e molto silenziosamente esco nel corridoio dell’Istituto, ancora in penombra e completamente silenzioso. Mi avvio in cucina, mi sento un po’ nervosa mentre chiudo la porta dietro le mie spalle bloccandola con la chiave, una runa di chiusura e del silenzio e una sedia sotto la maniglia che non si sa mai. Ho bisogno di concentrazione, di essere sola, ci devo riuscire.
Apro il portapane in legno posto sotto la finestra (che chiudo con le tendine) e tiro fuori un quadernetto dalla copertina blu, tutta macchiata, stropicciata e leggermente stappata. È il quaderno delle ricette di mia madre, qui ci sono scritte tutte le ricette che cucinava sempre quando eravamo bambini, o per lo meno quando eravamo tutti insieme, come una famiglia unita.
Sospiro perdendomi nei ricordi e mi siedo su uno sgabello, sfioro la copertina che odora di vaniglia e sfoglio “Il ricettario di Maryse” come recita la prima pagina, scritta nella sgangherata scrittura di Alec a sette anni.
Scorro le pagine scrutando attentamente il nome delle ricette, alcune suonano del tutto anomale, altre cosi inquietanti… Ossobuco? ho mai mangiato un ossobuco? Stufato di montone? Rabbrividisco al pensiero.
Ah, sento il viso aprirsi in un ghigno: Anatra all’arancia! Se stavolta non fallisco miseramente, questa la devo preparare, Jace ne andrà matto. Rido sommessamente. Scorro ancora le pagine, arrivo alla sezione che cerco, i dolci. Non ho mai fatto niente del genere prima d’ora, sono stata sempre e solo una Cacciatrice, una mangiauomini, un’insoddisfatta, una pasticciona in cucina, ma dalla battaglia a Edom mi sento diversa, ho un ragazzo splendido, mi considero fieramente monogama, mi sento apprezzata. Adesso voglio imparare a cucinare. È il compleanno di Clary, voglio farle una torta….lei è sempre cosi carina con me, so che se anche il dolce farà (sicuramente) schifo, non mi prenderà in giro come quelli scemi dei miei fratelli. Mia madre mi dice sempre che quando si è alle prime armi in cucina l’importante è seguire alla lettera quello che dice la ricetta, soprattutto il procedimento e non si può sbagliare. Prendo un profondo respiro, ce la farò, è semplice!
Tra tutte le ricette di biscotti, crostate e ciambelle, ecco che trovo quello che cerco: Torta di compleanno.
Mi gratto la testa…ci sono ben tre cose separate da fare: Pan di Spagna, crema, panna. Non disperare Izzy, ce la puoi fare! Guardo attentamente gli ingredienti: farina c’è, zucchero c’è, latte c’è, uova ci sono, vanillina… cosa è? Lievito c’è, panna c’è. Bene! Indosso un grembiule rosso, sistemo meglio le tendine e appendo un canovaccio al buco della serratura e procedo.
Leggo la calligrafia elegante di mia madre e comincio con il Pan di Spagna: lavorare in una terrina le uova e lo zucchero con una frusta e aggiungere un pizzico di sale. Il cuore mi comincia a battere forte, un moto di calore mi percorre tutto il corpo. Mi sento nel panico….CHE COSA E’ UNA TERRINA???  E QUALE FRUSTA?? I miei occhi corrono al mio polso, ma scuoto immediatamente la testa, dandomi della sciocca immediatamente.
Prendo un respiro profondo e cerco di organizzare le idee. Una terrina….ok una ciotola.
Prendo una ciotola di plastica molto grande, vi getto dentro lo zucchero, prendo le uova dal frigo e mi ritrovo a fissare l’uovo, indecisa su come aprirlo. Lo sbatto troppo energicamente sul piano della cucina e questo si rompe in mille pezzi, il suo contenuto scivola viscido lungo lo stipetto fino al pavimento.
“Per l’Angelo!” cerco di tamponare il tutto con uno strofinaccio, ma mi rendo conto che è un’impresa ardua, l’uovo è peggio di un demone.
Alzo gli occhi sull’orologio, sono già le 5.30, devo sbrigarmi.
Senza non poche difficoltà riesco ad aprire le uova e mischiarle con lo zucchero; la ricetta dice di aggiungere un pizzico di sale. Ne aggiungo una buona presa, ma sì, abbondo pure, dato che ogni volta mi dicono che cucino da cani perché non metto mai il sale. Stavolta non avranno nulla da dire.
Prendo il frullino, lo aziono a doppia velocità e lo immergo nel composto. Quando sono soddisfatta aggiungo la farina, il lievito, quella cosa chiamata vanillina, che ho scoperto essere una bustina contenente una polverina bianca profumata, e procedo a mescolare di nuovo con la frusta. Il tutto diventa una palla dura, grumosa e informe, il frullino emette strani cigolii, un piccolo rivolo di fumo esce dalla presa d’aria e le fruste sono completamente intrappolate all’interno del composto.
“dannazione, il latte” mi rendo conto di aver dimenticato il latte, lo verso tutto nel composto e mescolo con un cucchiaio, dato che la frusta ormai non risponde più. Mescolo, mescolo, mi fanno male le braccia, quest’impasto è proprio duro.
Osservo il composto con aria un po’ perplessa….è cosi che dovrebbe venire? È tutto molliccio, fa le bolle e ha un colore giallognolo. Faccio spallucce. Prendo una teglia a forma di cuore e ci verso dentro il tutto. La ricetta dice di infornare a 180° per 45 minuti. Eseguo alla lettera, mia madre ha detto di non sbagliare soprattutto con la cottura.
Procedo con la crema: lavorare prima le uova con lo zucchero e successivamente aggiungere la farina, la vanillina, essenza limone e per ultimo il latte. Portare a ebollizione mescolando.
E che ci vuole! Seguo il procedimento alla lettera, mescolo….mescolo….mescolo….lancio uno sguardo alla torta in forno, sembra tutto a posto. No, c’è qualcosa che non va, un leggero puzzo di bruciato deriva dal fornello, dal pentolino si innalza un insistente fumo. Si è attaccata la crema sul fondo! Mescolo energicamente per staccarla, piccoli pezzetti neri si scorgono dentro quel liquido giallo. Sarà meglio toglierla dal fuoco e metterla a raffreddare.
Mi dedico alla panna: Montare la panna finchè non diventa compatta.
Metto la panna in una terrina, prego disperatamente il frullino di ripartire. Eccolo che va. Un cigolio come di freni stridenti riempie la cucina, stringo le spalle e immergo velocemente lo sbattitore nella panna liquida cosi da sbrigarmi e spegnere quell’aggeggio infernale. Una fontana di panna si innalza dalla ciotola e milioni di schizzi imbrattano tutta la cucina, le mattonelle, il piano da lavoro, i miei capelli.
“maledizione” impreco tra i denti, mentre asciugo la panna sui capelli che si appiccicano diventando subito duri. Mi sento ribollire.
Non mi faccio abbattere e con più attenzione reimmergo la frusta nel composto. Resto qui a montare questa maledetta panna per più di un quarto d’ora….è sempre liquida. Ma come è possibile! Aggiungo una buona dose di limone, l’asterisco di mia madre nella ricetta dice di usarlo per far indurire la panna. Monto ancora, la panna diventa un po’ densa, sorrido. Metto il tutto in frigo.
Do un’occhiata al forno, la torta si è impressionatamente gonfiata al centro, sono orgogliosa di me stessa, sarà sofficissima. La sforno dato che il timer è scattato, ma accade l’imprevedibile. Il pan di Spagna sprofonda al centro, creando una voragine. Sgrano gli occhi incredula. Sono cosi triste, era bellissima.
Nel frattempo che aspetto che la torta raffreddi, cerco di ripulire la cucina che è un disastro, ma urto accidentalmente la farina che cade tutta sul pavimento. Mi sento sul punto di esplodere, cerco di rimanere calma, alzo lo sguardo sull’orologio, sono già le 6.45 Clary si sveglierà tra poco.
Cerco invano di far uscire la torta dallo stampo, è come se fosse incollata con l’attack, non so proprio come fare, la sbatto energicamente sul tavolo ma non ne vuole proprio sapere. Infilzo il dolce con una forchetta da barbecue (non so perché abbiamo una forchetta del genere dato che non facciamo mai un barbecue… anzi non l’abbiamo nemmeno) e gratto il bordo con un coltello...evviva si è SBRICIOLATAAA!
Stringo i pugni e cerco di compattare i pezzi di torta in un piatto largo. La taglio a metà, me è una tragedia, è tutta rotta e il taglio non è precisissimo, ma non fa niente, Clary capirà! È il gusto che conta. Prendo la crema, l’odore di bruciato mi colpisce, la assaggio e penso che sia tremenda, sa di bruciato e poi è liquida. Mi viene in mente una grande idea…ci aggiungerò un po’ di nutella, cosi viene più densa e il sapore di bruciato si copre. È squisita.
 È il momento della panna. La tolgo dal frigo e la getto sulla torta “PER L’ANGELOOO!” La panna cola da tutti i lati, è liquida di nuovo.
Cerco di ricoprire il tutto, sudo dannatamente….
 
“tanti auguri a te…..buon compleanno, Clary!” entro nella stanza in penombra, trovando Clary ancora addormentata. Si mette a sedere sulle lenzuola e stiracchiandosi mi fa un grande sorriso mentre prende dalle mie mani una coppa di gelato con sopra una candelina.
“grazie, Isabelle” soffia sulla candelina prima che la stritoli in un abbraccio.
“è alla nocciola, come piace a te” squittisco, la mia faccia d’angelo più riuscita stampata sul viso.
“Ormai mi conosci” dice mentre assapora un cucchiaino di gelato. La vedo guardarmi davvero felice. Sono molto sollevata, potevo pensare al gelato prima di preparare…
“MA COSA E’ QUESTO SCHIFO???” la voce di mio fratello Alec, che tossisce quasi a strozzarsi, arriva chiara e cristallina dalla cucina. Il guastafeste ha urlato con tutto il fiato che gli era rimasto nei polmoni, facendomi vergognare, anche se so che Clary non sa nulla. Stringo forte le dita facendole schioccare.
“che succede?” mi chiede con lo sguardo un po’ allarmato.
“niente! Torno subito” scatto fuori dalla stanza precipitandomi di sotto.
“ma l’hai fatta tu?” perfetto ecco che pure Jace si è unito. Parla con quella sua aria di sfottò, di disgusto analizzando il pezzo di torta morsa e sputata da Alec e la panna sul tavolo completamente sciolta da sopra la torta e accumulata sotto al vassoio come un piccolo laghetto bianco.
“non sono affari che ti riguardano” ribatto livida.
“volevi fare una torta per Clary o la volevi uccidere? Ho sentito la runa parabatai bruciare” i due maledetti battono il cinque mentre io mi sento avvampare quando sulla soglia della cucina spunta proprio la destinataria di quel disastro.
“ma che avete da bisticciare alle 7 del mattino?” si blocca alla vista di quel dolce a dir poco mostruoso.
“mi dispiace Clary, ti avevo fatto una torta ma….” Comincio prima di essere interrotta da Alec.
“….ma ha pensato bene di optare per un blocco di cemento salato, ricoperto da latte al limone! Se la butti contro il muro lo crepa” e parla serio lo sfacciato. Lo odio.
“non fa niente Izzy, hai avuto un pensiero dolcissimo, lo apprezzo lo stesso” mi sorride bonariamente ignorando Alec e Jace che ridacchiano e parlano di rimedi contro eventuali attacchi di stomaco. Mi sento cosi umiliata, questa è la prima e ultima volta che faccio un dolce, lo giuro sull’Angelo.
 
 


Angolo autrice: so che è una storia completamente demenziale, avrei voluto fare di più ma mi sono resa conto che il genere comico non rientra tra le mie capacità (sto ancora cercando quelli che rientrano, procedo per scarto)
Forse ho esagerato un po’ con i pasticci di Izzy, ma credetemi che molte parti sono autobiografiche vedi la crema bruciata, la panna che non monta e che cola dalla torta, il Pan di Spagna che non esce dalla teglia perché non l’avevo infarinata e imburrata…faccio mea culpa, ho imparato molto da quelle tragiche esperienze.
Beh nulla, storia senza pretese, spero vi piaccia!


 

 
  
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