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Autore: Sebs    12/08/2014    2 recensioni
Dal momento in cui Sebastian Moran viene cacciato dall'esercito, crede di non avere un grande futuro davanti a sé, e non crede di averne bisogno.
Ma quando un distinto sconosciuto in Westwood gli si avvicina, tutto il suo mondo comincia a girare in senso contrario...
Chi è questo tipo? E perché sostiene di aver bisogno di lui?
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene, Adler, Jim, Moriarty, Quasi, tutti, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Uno.
 
Essere cacciato dall'arma sembrava un'ottima idea fin quando Moran non si trovò nel clima assurdo di Londra.
"Cliché del cazzo", aveva pensato appena poggiò il piede su suolo britannico.
Aveva vissuto nella provincia per un po', lavorato come tutto fare e dopo un po' arrivò a prendere in affitto un appartamento.
Non era un appartamento molto bello, a dire il vero non sapeva neanche se fosse legale, ma quando l'esercito ti molla, fa in modo che tutto il mondo ti molli, come un ex fidanzato ancora arrabbiato che fa in modo di farti tagliare tutti i ponti con gli amici comuni.
A sere alterne lavorava in due bar, nascondendo bene il lavoro nell'altro bar. Non gli importava molto come guadagnava, la miglior cosa della sua vita l'aveva fatta, e ora l'unico evento straordinario a cui doveva assistere era la sua morte. Un piano molto lusinghiero per un uomo che era appena entrato nella trentina.
Non gli importava -non gli importava davvero di niente.
Ma quando si alzava la mattina, e l'uomo che vedeva allo specchio lo guardava con quegli occhi azzurri e vuoti, era allora che aveva paura per se stesso. Cosa lo tratteneva dall'uccidersi, lui che aveva ottenuto quello che voleva?
L'unico giorno che si distingueva dagli altri era il venerdì, quando non doveva lavorare la sera e rimaneva a casa a pulire e lucidare la sua pistola, e poi faceva una passeggiata fino al poligono di tiro, dove sparava tutte le sue frustrazioni su un bersaglio fisso di cartone. Quando finiva, prendeva il foglio con i vari buchi dei proiettili e lo portava lontano dalla città, dove gli dava fuoco bevendo una birra che rimaneva fredda grazie al clima invernale di quel periodo. Una routine lenta e monotona. Se fosse stato un altro uomo avrebbe fatto amicizia con il tipo al bar che gli teneva la birra in fresco giusto per lui, o con l'uomo del poligono che gli chiedeva ogni sera se usava la sua o aveva bisogno di un'altra pistola.
Ma Sebastian Moran era un uomo troppo riservato e arrabbiato per farsi degli amici.
 
Quella sera però, aveva una sensazione strana. Sentiva il collo formicolargli, come -strano ricordarsi così improvvisamente di quella sensazione- quando doveva scendere sul campo e aveva un brutto presentimento.
Non che fosse un tipo superstizioso, ma i suoi genitori erano molto cattolici, quindi era stato portato a credere in certe cose.
Ad ogni modo, non si fece prendere dal panico. Prese la pistola dall'incavo nella testata del letto dove la teneva nascosta e iniziò a pulirla. Contò i proiettili e decise che quella sera li avrebbe comprati.
Messa la sicura e vestitosi, la mise alla cintura e scese al bar dove ricordò al barista della birra gelata che sarebbe andato a prendere un'oretta dopo. Il tipo annuì e sorrise, come tutti i venerdì, e lui continuò per la sua strada, fino al poligono.
Il tipo che era al bancone quella sera non era lo stesso che stava lì di solito: il vecchietto sorridente e con la mini tv e le cuffie giganti rosse era stato sostituito da un tipo con una camicia ben stirata e gli occhiali da sole. Al chiuso. Di sera e d'inverno. Moran alzò gli occhi al cielo, poi chiese dei proiettili del calibro della pistola.
Il tipo guardò nei vari cassetti e alla fine riuscì a trovarli.
Andò nell'altra stanza e capì che la sua sensazione era giusta. Il tipo non gli aveva fatto firmare il registro per i proiettili e non aveva chiesto l'anticipo. Inoltre, quattro delle sei postazioni erano occupate. Il massimo storico che quel locale era riuscito ad ottenere era stato probabilmente nel 1987 con tre su sei. Era un posto troppo fuorimano e piccolo per essere così famoso. Raramente trovava qualcuno che sparava il venerdì sera o in altri varie notti che si era trovato lì per la noia.
Non indossava mai le cuffie appese ad uno dei due ganci su uno dei separé, ma prese gli occhiali. Non aveva bisogno di diventare cieco, al momento.
Il rumore degli spari era da molti ritenuto fastidioso, ma a lui dava un senso di calma. Gli ricordava quell'ultima notte al campo, quando aveva svegliato tutti quegli stronzi. Sorrise al ricordo.
Svuotata la prima cartuccia, si guardò intorno. C'era un silenzio innaturale.
Gli altri tiratori si erano fermati, e lo fissavano. Poi, con uno schiocco di dita, lo fecero girare tenendolo per le spalle verso un punto buio.
-Buonasera, colonnello.
Dall'ombra spuntò un uomo che fece sembrare normale il tipo con gli occhiali da sole all'ingresso.
-Hai notato che la direzione del locale è in mano mia adesso.
-Devi essere molto carismatico, questo posto non aveva due clienti la stessa sera dagli anni ottanta.
-Sì, beh, loro sono miei amici.
-Carini.
Il tipo sorrise, ammiccando ai suoi scagnozzi.
Poi alzò un indice come per dire di aspettare e tirò fuori dall'ombra una di quelle cartelline in cui ogni volta che veniva chiamato in presidenza veniva segnato qualcosa di nuovo.
-Qui leggo… -sorrise. -Leggo cosine davvero interessanti, sai?
Sebastian si inumidì le labbra. Quei tipi lo tenevano ancora per le spalle, e sospirare indignato era l'unica cosa che poteva fare per irritare il tizio in giacca e cravatta che si trovava davanti.
-Ti hanno cacciato da poco dall'esercito e ora fai degli stupidi lavoretti qui e lì, giusto?
Iniziò a schioccare la lingua contro il palato. -Qui però non c'è scritto cosa hai fatto per essere cacciato dall'arma.
-Ho pestato a morte chi mi dava sui nervi.
Moran sorrise alzando le sopracciglia. Jim iniziò a ridere. -Va bene, ma a me serve un buon cecchino. E a quanto pare tu lo sei. Credi di poter lavorare per me?
-I tuoi amichetti continueranno a tastarmi le braccia?
-No, loro no.
-Potrebbero iniziare adesso?
Un cenno del capo e i tipi uscirono dalla stanza.
-Allora, ci penserai su, vero Sebastian?
-Moran. Ci penserò. Posso avere il fascicolo?
L'altro annuì. -Ne ho una copia a casa, non cantare vittoria.
-Spero la tenga vicino al comodino.
-Oh, sì. Sarai uno dei miei gioiellini più luccicanti. Il mio numero è scritto a matita sul primo foglio, e ricordati che dopo il primo appuntamento devono passare tre giorni, non di più.
-Certo, come no.
-Allora a lunedì
Il tipo gli fece l'occhiolino ed uscì dalla stanza.
Moran sfogliò un po' il fascicolo, poi controllò l'ora.
"La birra sarà congelata a quest'ora", pensò prima di prendere la pistola e lasciare il locale.
  
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