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Autore: rainagain    12/08/2014    7 recensioni
Sapete cosa significa essere stanchi di tutto? Del mondo, delle persone, del vento, del sole e anche di quel vecchietto che passeggia con il suo cane lungo la strada, al mattino, quando scosti il groviglio delle coperte dalle tue gambe stanche e ti affacci alla finestra, per poi vedere soltanto la stessa facciata dello stesso edificio che ti ritrovi davanti ogni giorno, forse sperando soltanto in un qualcosa di diverso, qualcosa che sia in grado di spezzare la monotonia di quelle mattinate grigie. Rimani lì, davanti a quel davanzale vuoto e aspetti, senza nemmeno sapere cosa. Guardi la parete di mattoni davanti a te, tastando il nulla tra casa tua e l'asfalto, annusando il silenzio, con le braccia conserte e appoggiate sul bordo della finestra, finchè, un giorno, non trovi qualcos'altro, al posto di quel vuoto.
***
(Questa os è collegata alla mia long 'Polaroids')
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: George Shelley, Josh Cuthbert
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Attenzionequesta os è collegata alla mia long 'Polaroids'. 

 
21 Dicembre 2010, 
Londra. 


Sapete cosa significa essere stanchi di tutto? Del mondo, delle persone, del vento, del sole e anche di quel vecchietto che passeggia con il suo cane lungo la strada, al mattino, quando scosti il groviglio delle coperte dalle tue gambe stanche e ti affacci alla finestra, per poi vedere soltanto la stessa facciata dello stesso edificio che ti ritrovi davanti ogni giorno, forse sperando soltanto in un qualcosa di diverso, qualcosa che sia in grado di spezzare la monotonia di quelle mattinate grigie. Rimani lì, davanti a quel davanzale vuoto e aspetti, senza nemmeno sapere cosa. Guardi la parete di mattoni davanti a te, tastando il nulla tra casa tua e l'asfalto, annusando il silenzio, con le braccia conserte e appoggiate sul bordo della finestra, finchè, un giorno, non trovi qualcos'altro, al posto di quel vuoto. Un qualcosa dai folti capelli ricci perennemente in preda al caos, dai sorrisi sinceri, dagli occhi color nocciola, dalla voce profonda, dalle giacche sempre e solo nere e dai pantaloni forse troppo stretti. Un qualcosa con gli occhi umidi di lacrime amare, che scendevano inesorabilmente lungo il suo volto, urlando dentro e chiedendo aiuto al ragazzo che amava.  
« J-josh... » 
« George! » 
E tu, in quel momento, smetti di guardare il vuoto davanti a quella finestra, concentrandoti sulla persona che ami più della tua vita, mentre piange e sfoga quell'oceano di dolore che sente. Gli corri incontro, lo stringi a te, nascondi il suo viso nella tua felpa che sa ancora di bucato appena steso e senti quel dolore che ti lacera il cuore. Il suo, il tuo, quello del mondo, quello che si nasconde in quelle lacrime. 
« Sono stanco, Josh. Stanco di tutto. »
« Anche di me? » un sorriso e un sospiro uscirono dalle mie labbra. 
« Tu sei l'unica cosa di cui non mi stancherei mai. Sei la mia unica luce. »
« E allora scappa. Scappa con me, segui quella luce. » 
« E quando? Dove? Come? »
« Adesso, a Londra, insieme. » 
Poi gli presi la mano e lo trascinai in casa. Mi assicurai di aver chiuso la porta alle mie spalle e gli cinsi la vita, stringendolo sotto le mie dita, cominciando ad assaporare le sue labbra morbide. Sentii il suo sorriso premere dolcemente sul mio, mentre il profumo dei suoi capelli mi invase completamente. 
« Vuoi davvero scappare insieme a me, Josh? » Ritrovai il suo viso sul mio petto, mentre le sue mani trattenevano il mio corpo accanto al suo. 
« Se c'è la tua mano vicino alla mia, andrei anche in capo al mondo. » 
Adagiai la mia fronte sulla sua, guardando in quegli occhi di pura ambra, che riflettevano ciò che di rotto c'era nel suo cuore. Notai un leggero sorriso che si stava dipingendo sul suo volto, bello, come quello di sempre. Perchè lui era dannatamente bello. Bello da morire, da vivere, da continuare a guardare per tutto il resto della tua vita. 
« E allora scappiamo, Josh. » 
Stavolta fu lui a prendere la mia mano e a trascinarla via, sulla strada, lungo i marciapiedi di Bristol, iniziando una corsa infinita verso la fuga, con le mani unite l'una nell'altra, lanciando quelle risate nell'aria umida e lasciando che il vento le portasse con se. La stazione, il treno, la metro, tutto sfumò e divenne nulla intorno a noi, ai nostri baci, alle nostre risate che risuonavano all'unisono, sotto gli sguardi di alcuni passanti, ignari di cosa sia l'amore vero. Perchè è così che ci si sente quando l'amore bussa alla tua porta. Ti senti immerso in un uragano di emozioni e tutto il resto viene spazzato via da una folata di vento violento. E così anche le strade di Londra, i palazzi, i quartieri, il cielo, il mondo, diventano niente se confrontati con il sorriso della persona che stringe la tua mano e ti trascina lungo le vie, appoggiando il naso all'ennesima vetrina dell'ennesimo negozio, girovagando come insonni a Londra. Così come il ragazzo che mi spinse contro un'altro stupidissimo vetro, quel giorno di pioggia. Ma a me andò bene così, perchè mi bastò vedere il suo viso felice davanti a quel negozio di fotografia - 'Da Bob: macchine fotografiche vintage' - con gli occhi che brillavano al cospetto di una delle vecchie Polaroid che riposavano all'angolo della vetrina. 
« Ho risparmiato qualche soldo, quindi penso che comprerò il pallone autografato dai giocatori del Chel- »
« Josh! Guarda! Guarda quanto è bella! »
La indicava, la guardava con quegli occhi sognanti, simili al mio sguardo quando posavo le mie iridi su di lui e in quel momento capii che il mio pallone avrebbe potuto aspettare, perchè ne valse la pena. Per lui valse sempre. Perchè io per vedere il suo sorriso morirei, morirei anche mille volte e altre ancora. 
« Costa troppo, non posso permettermela. » 
« Tu no, ma io si. » 
« Josh no, non- » tentò di fermarmi. Ricordo ancora la sua presa, così debole, sul mio braccio. Io semplicemente gli presi la mano e lo strascinai con me, dietro ai miei passi, fin dentro a quel negozio che aveva il sapore degli obbiettivi, delle fotografie istantanee e di tutti quei ricordi che erano passati dietro le lenti di quelle macchine. 
« E il tuo pallone del Chelsea? »
« Vederti felice è molto più importante di uno stupido pallone. » Gli sorrisi e lui poggiò le sue labbra sulle mie, donandomi quei brividi, facendo risvegliare quello stormo di farfalle nello stomaco. E in quel momento capii che per vederlo felice avrei fatto qualsiasi cosa. 
« Nella prima Polaroid devi esserci tu, George! » 
« Okay, fammene una davanti al Big Ben! » 
Estasiato, mi passò quella piccola fotocamera. Lo vidi sorridere all'obbiettivo o forse più semplicemente a me, che stavo dietro, e premetti quel piccolo bottone in cima, immortalando quella curva sulle sue labbra e celando nel tempo quel ricordo che sarebbe rimasto nel mio cassetto in attesa di quell'amore che ormai avevo perduto.

 
Spazio Autrice:
Ce l'ho fatta, finalmente, andando contro l'editor di Efp! Ho voluto pubblicare questa sorta di Missing Moments di un momento Gosh introdotto nel ultimo capitolo. Non so se avete capito il perchè delle frasi in corsivo. Non vi ricordano qualcosa? Non vi sembra di averle lette da qualche altra parte? Dehehe. Comunque, ho voluto postare questa OS (che non so come sia uscita, sinceramente, ditemelo voi lol) per festeggiare le 50 - che ormai sono 66 - recensioni. Grazie di tutto, ♥.
-Rain.
 
 
   
 
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