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Autore: Bruna    13/08/2014    0 recensioni
La storia che vi sto per raccontare parla di Anna. Anna,con la sua chioma ribelle e il suo sorriso un po' ingiallito dalle sigarette. Anna,con il suo metro e sessanta pieno di insicurezze. Anna,con i suoi occhi dal taglio orientale e il suo naso all'insù contornato da lentiggini. Anna non è la ragazza che camuffa il suo fisico perfetto con abiti che non sono della sua misura,semplicemente perchè non ha nessun corpo perfetto da nascondere. Anna non ha una cotta sin dalle medie per il figo della scuola e nemmeno per il suo amico di infanzia. Anna è una ragazza come tante,non è il sogno erotico nascosto del bello impossibile,perchè quest'ultimo è troppo bello e impossibile per lei. Narro la storia di una piccola donna,che però ha tanti sogni dentro,e chissà magari qualcuno di essi potrà diventare realtà...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 1

 

Mi guardai un'altra volta allo specchio,sistemando pieghe inesistenti sul mio vestito. Mi sentivo agitata,non so spiegare il perchè,mi ci sentivo e basta. I capelli ricci ricadevano sulla schiena,ribelli come sempre,ribelli come avrei voluto essere anche io,ma il coraggio per esserlo era una di quelle cose che proprio mi mancava. Sbuffai e mi sistemai il reggiseno per fare sembrare la mia seconda scarsa almeno una piena,senza poi tanti risultati. Mi arresi all'idea che sarei comunque passata per la carina di turno e mai per quella bella,neanche se avessi avuto nell'armadio il vestito più costoso del mondo,e alla fine andava bene anche così. Uscì dalla stanza come una furia per evitare di cambiare idea e perdere un'altra ora per cercare qualcosa di più adeguato da indossare. In cucina,come al solito,mio padre mi aspettava con in una mano una sigaretta e nell'altra un bicchiere di vino,mentre faceva finta di guardare qualcosa in tv.

-Io esco.- Gridai. Avevo diciotto anni e un padre che ne aveva fatti da poco settanta,urlare era necessario per comunicare con lui.

Fece un cenno con la testa e poi torno ad avere lo sguardo fisso su quel televisore che continuava a funzionare solo ed esclusivamente per grazia divina.

-Papà,mi devi dare i soldi!- Sbuffai spazientita. Frugò nel suo portafoglio e uscì dieci euro. Sibilai un grazie e un ciao di malavoglia e corsi fuori casa.

La mitica macchina che accompagnava me ed i miei amici in ogni nostra uscita mi aspettava già fuori al cancello di casa,con il motore acceso e la musica a palla.

-Ciao Giovi,gli altri?- Giovanni,magro nel suo metro e settantacinque,abbassò la musica e rispose:

-Sono già alla festa,si sono fatti accompagnare da Matteo.- Mugugnai un okay e incominciai a smanettare l'iphone,con l'unico risultato di dimezzare la batteria già precaria.

-Sto accendendo una sigaretta- Non aspettai neanche una risposta,incominciai a frugare nella borsa cercando il pacchetto che si faceva vedere solo quando c'era mia madre nei paraggi,tanto per complicarmi le cose.

-Ei,ei,non si fuma in macchina,l'ho lavata ieri,non se ne parla proprio.- Lo guardai sconvolta e rinunciai a cercare le sigarette,tanto era inutile.

-Giovanni,in questa macchina ci scopi ogni sera con la tua fidanzata,seriamente ti preoccupi di più della cenere anziché dei tuoi spermatozoi spalmati in ogni sedile?- Feci retorica,scuotendo la testa. Giovanni sorrise,muovendo la mano come se volesse scacciare un moscerino e da lì in poi ci facemmo compagnia cantando tutto il repertorio di Ligabue.

La casa della fantastica Pit, soprannominata da noi così per via della somiglianza ad un pitbull,fu ai nostri occhi poco dopo. La villa di Sabrina(o Pit) era illuminata interamente da tante luci color oro,prettamente in aria natalizia. Uscì dalla macchina infreddolita,abbottonando il cappotto fin quando potevo,Dicembre era micidiale:freddo,pioggia,neve e soldi in meno nel portafoglio.

-Ci sarà da divertirsi,eh- Giovanni,con la tipica faccia da chi ha appena visto abbastanza culi in mostra,esordì cosi.

-Giovi,sei fidanzato,ricordalo.- Lo rimproverai bonariamente,scuotendo la testa con fare esasperato.

-Tu vedi Barbara in giro? Io no,quindi...-

-Quindi niente,tieni gli occhi ben fissati alla faccia,perchè se guardi ancora così insistentemente Carola e le sue amiche,ti usciranno di fuori e tieni anche il tuo cosino dentro le mutande,va bene? Forza,entriamo.-Lo interruppi io,spingendolo verso l'ingresso.

Appena entrati sentì l'impulso di uscire immediatamente. Non mi piaceva l'ambiente,non piaceva ballare e soprattutto non mi piaceva bere,perchè sapevo benissimo l'effetto che mi procurava. Presi a braccetto Giovanni,per evitare che lo perdessi di vista e incominciai a cercare gli altri. Sorpassai la cucina,svoltai a destra e li trovai,solito posto: in salone. Conoscevo quella casa meglio della mia,almeno una volta ogni due/tre mesi ero costretta ad andarci.

-Matteo,andiamo a bere,dai.-Esordì così Giovanni,strattonandomi per farmi mollare la presa sul suo braccio.

-Yes,fratello,vamos!- Matteo si alzò dal divanetto,diede un bacio ad Alice e seguì Giovanni verso il centro della festa.

-Matteo,mi raccomando,tienilo d'occhio.-Urlai per farmi sentire. Lui mi sorrise e sparì in mezzo all'altra gente.

-Cicci,tranquilla,lo sai come è fatto Giovanni.- Sorrise Alice,la mia migliore amica. La ragazza più bella che io conoscessi.

-Lo so,lo so,ma non si sa mai.-Sbuffai buttandomi a peso morto dove poco prima era seduto Matteo.

-Ma comunque,Cristina e Andrea te la raccontano giusta?- Dissi con un sorriso fin troppo malizioso.

-Non li vedi? Non si sono accorti manco che sei arrivata. Aaah,l'amour!- Mi disse Alice alzando gli occhi in cielo e sorridendo.

-Quanto scommetti? Io due settimane massimo e si baciano.

-Io una. Pacchetto da venti?

-E pacchetto da venti sia.- Strinsi la mano alla mia migliore amica e scoppiammo a ridere.

-Anna,io vado da Matteo a ballare,vieni?

-No,no Ali. Vado a fare un giro in giardino,lascio i futuri fidanzati soli.- L'ultima frase la gridai per farmi sentire da Andrea e da Cri,infatti si girarono a salutarmi un po' imbarazzati.

-Ei,ei futuri fidanzati a chi?- Andrea si sistemò i capelli corvini,con un sorrisino divertito dipinto in volto.

-A voi.- Saltai su dal divanetto,facendogli una pernacchia e scappando via da quella stanza. La faccia di Cristina,l'altra mia migliore amica,era tipicamente quella che si ha quando prometti morte vicina a qualcuno.

Seduta in giardino,con la mia merit in mano,guardavo la gente pomiciare tranquillamente in ogni angolo del giardino. Venivo a queste feste solo ed esclusivamente per aggiornare la mia lista di scoop.

-Hai da accendere?- Mi voltai,trovandomi a pochi passi di distanza un ragazzo mai visto,tipica bellezza mediterranea,e io andavo pazza per quelli scuri.

-Eeeh,si,si. Tieni.- Mi sistemai i capelli con fare nervoso. Risultai una povera deficiente ai suoi occhi perchè mormorò un grazie e andò va.

Io e il mio modo di approcciare con i ragazzi eravamo davvero pessimi. Ero timida,profondamente timida e con un casino di complessi mentali che facevano da barriera tra me e i rapporti sociali. Finii la sigaretta di fretta,sentendo fin troppo freddo e rientrai dentro. In cucina,come prevedevo,non c'era nessuno. Tutti bevevano alcol,e le varie bottiglie erano state disposte in un piccolo piano bar,dove vi era il clou della festa. Per chi,invece,voleva semplicemente dell'acqua la trovava in frigo.

-Ci rincontriamo,eh!- Il ragazzo moro di prima fece la sua comparsa con il telefono in mano che prese a squillare proprio in quel momento.

-Avevo il telefono di là,si si,vieni in cucina,va bene ciao.- Chiuse la chiamata e posò il suo iphone nella tasca dei jeans.

-Allora,dicevamo- Riprese il discorso,con un sorriso.

-Non dicevamo niente in verità.-Sorrisi io.

-Effettivamente hai ragione,sai.- sorrise scuotendo la testa.

-Mi passi l'acqua?- Mi chiese. Un ragazzo che chiedeva acqua in una festa? Allora i miracoli esistevano. Gliela passai in silenzio,mordendomi le unghie per il disagio. Non potevo proprio farci niente,era più forte di me,non riuscivo a stare tranquilla quando c'era gente che non conoscevo,mi sentivo come se fossi sotto esame.

-Sei di molte parole.- Mi disse,con ancora il bicchiere poggiato sulle labbra.

-Diciamo che non sono il tipo che parla molto.- Feci spallucce.

-L'avevo capito. Comunque io sono Lorenzo,piacere.- Si avvicinò e mi strinse la mano.

-Io sono...-

-Amore,che facciamo andiamo? Mi sono seccata a stare qui,è una noia mortale.- Venni interrotta da una bionda,bassina e con un paio di tette allucinanti. Non le concepivo proprio quelle alte un metro e un succo di frutta che avevano dei meloni al posto del seno,era anti natura.

-Sì,andiamo.- Lorenzo non mi guardò più,diede un bacio alla sua ipotetica ragazza e andò via.




Questa è la mia prima storia qui su Efp. Ho voluto provare a pubblicarla senza pretese,spero vi piaccia. Se volete fatemi sapere :)

  
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