Ti ho rivista l’ultima volta al Central Park e avevi il pancione.
Ti sei innamorata di quello giusto,
non ero io.
Non ti avrei mai amata nel modo giusto,
mi guardi e sorridi e racconti che poi essere incinta non è gran cosa se non una fatica immensa.
Io ho Juliet e la amo,
ma lei non è te.
Eravamo una luce, una mente sola: sfrecciavamo nella notte ma a un certo punto durante il tragitto ci siamo separati.
Per sempre ci saremmo trovati ad oltrepassare la linea del lecito in modi totalmente differenti:
io spaccando tutto,
tu aggiustando qualsiasi cosa.
È un segno sentirsi a pezzi?
Guardarti un’ultima volta e mi sento spossato di fronte alla tua dolce bellezza disarmante.
È troppo per me vederti con qualcun altro.
Mi dici all'improvviso: “Julian e Juliet. Dio li fa poi li accoppia.” sorridi leggermente.
“Cosa intendi?” mormoro monocorde.
“Due nomi che significano la stessa cosa ma in modi diversi.”
“Ti voglio bene” ti concedo solo questo: voglio solo il tuo bene.
“Anch’io e non sai quanto te ne voglio” un bacio scocchi sulla mia guancia destra.
Te ne vai.