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Autore: Brokenhearted    13/08/2014    1 recensioni
PruAus. Flashfic. Ambientata sul finire della WWII, appena prima della dissoluzione della Prussia. Storicamente (in)accurata - vale a dire non avevo sbatti di precisare date e avvenimenti, quindi prendetela con le pinze, perché non so quanto senso abbia da un punto di vista storico.
"E c'era ancora finzione, c'era ancora l'orgoglio a mettersi in mezzo, e i ricordi troppo vividi di una guerra sull'orlo del suo tramonto; e con la fine di essa, sarebbe sceso il sole anche sull'esistenza di Prussia. Per sempre."
{ dedicata all'amore mio, che mi ha tenuto in piedi quando stavo per cadere negli ultimi tre anni }
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ave popolo! Eccomi qui con una nuova storia, scritta di getto in un'ora ieri sera. PruAus perché mi sto appassionando a questa coppia, e perché questa storia l'ho scritta pensando alla liebe, e a lei piacciono. Ed era da un anno a questa parte che volevo dedicarle una storia. Non è betata, perché ahimè la mia beta solita è proprio la persona a cui è dedicato 'sto sputo e volevo fosse una sorpresa, quindi sorry. Niente, se avete lamentele le recensioni sono lì, o se vi piace almeno un po' fatemelo sapere! Sono alle prime armi con questo pairing e con questi personaggi, e per questo ho messo l'avviso OOC. non sono sicura di averli azzeccati, quindi ditemi che ne pensate! Il mio orecchio è sempre pronto alle critiche. Enjoy!
 
Dedicato a te, per il nostro terzo anniversario [in ritardo]. Niente, volevo dirti che ti voglio bene. Mi sei sempre stata vicina quando ne avevo bisogno, mi hai sopportato tutto l'anno scorso e quest'anno quando ero più uno zombie senza vita che un essere umano, e mi hai riportato il sorriso. Grazie a te ho ricominciato a vivere in un certo senso, con gli stupidi scleri notturni e le risate (trattenute, che poi mia sorella si sveglia). Senza di te non sarei qui. Sei stata l'unica che non si è mai arresa, neanche quando non mi facevo sentire. Ti voglio un mondo di bene e spero che questa schifezza ti piaccia ♥
 
C'era uno strano silenzio nella stanza, come se anche i muri fossero in tensione per ciò che stava accadendo davanti ai loro occhi. Tutto taceva in una calma surreale, che circondava i due uomini. L'albino sorrise, di quel suo sorriso sghembo e un po' malinconico.
"Dunque questo è un addio," disse piano; la sua voce, solitamente forte e fragorosa, aveva un tono basso e vagamente rassegnato, e lo sguardo era rivolto a terra, non più deciso e gonfio d'orgoglio come un tempo.
"Vuoi sentirmi dire che mi mancherai?" chiese il moro con tono sarcastico, il viso totalmente inespressivo. L'unica cosa che mandava in fumo l'illusione erano gli occhi lucidi e pieni di lacrime, ma non avrebbe pianto, non lì e non in quell'occasione. Non era suo diritto farlo, e ci avrebbe rimesso il suo orgoglio.
"Non ho bisogno di sentire qualcosa che già so, però sarebbe carino. Non mi fai mai sentire amato."
Come suo solito, l'albino ci rideva sopra, a questa storia, senza prendere nulla sul serio. A prima vista per lo meno sembrava così, ma Roderich vedeva il suo pallore e il timore nei suoi occhi. Gilbert aveva paura, paura della morte, paura della fine. Quella che per lui stava arrivando, troppo velocemente per tentare di fuggire, troppo velocemente anche solo per dirsi un decoroso addio. E c'era ancora finzione, c'era ancora l'orgoglio a mettersi in mezzo, e i ricordi troppo vividi di una guerra sull'orlo del suo tramonto; e con la fine di essa, sarebbe sceso il sole anche sull'esistenza di Prussia. Per sempre. Il moro avrebbe voluto essere sincero, per una volta, dirgli sinceramente ciò che provava e farlo sentire amato, un po' anche per contraddire ciò che aveva detto, ma non ne aveva il coraggio. Sapeva che se avesse aperto bocca di nuovo la voce si sarebbe spezzata e sarebbe scoppiato in singhiozzi, e non poteva permetterlo.
"Se anche tu non me lo dici però non ha molta importanza, perché so per certo che tu, a me, mancherai. Non prendermi per una ragazza alla sua prima cotta, ma ti ho amato tanto, meine Prinzessin. E adesso me ne frego se mi prenderai un giro per sempre a causa di questo, ma dovevi sapere la verità prima che fosse troppo tardi. E un uomo morto non se ne fa nulla dell'orgoglio."
Roderich non ce la fece più. Le lacrime cominciarono a scendere copiose, senza tuttavia alcun singhiozzo né alcun rumore. Il suo corpo tremava e le sue labbra stavano quasi sanguinando tanto forte le stava mordendo, ma non avrebbe emesso alcun suono. Non sarebbe crollato ancora più in basso di quanto già stava facendo. Dopotutto, lui aveva ancora vita davanti, dunque voleva ancora tenersi quel poco di dignità rimasta.
Abbassò la testa dalla vergogna; voleva ancora fingere di non star piangendo come un bambino senza la sua mamma, voleva fingere di essere ancora l'uomo gelido e composto che era sempre stato. D'un tratto però sentì un calore intorno a sé, e lacrime calde sulla sua testa. Gilbert lo stava stringendo per l'ultima volta. L'albino, come il colore dei suoi occhi sembrava ironicamente intendere, era stato fuoco nella vita dell'austriaco, e sembrava quasi impossibile immaginare una vita senza quel tepore. E Roderich aveva sempre sofferto il freddo.
"Dovrò co-comprare una coperta calda o mi ah-ammalerò spesso, senza- senza di te," disse, nascondendo il viso nel suo petto, la voce rotta dai singhiozzi. Almeno questo poteva concederglielo. Lui avrebbe capito, e il moro non si sarebbe esposto troppo, mettendo in luce la sua debolezza.
A quella velata dichiarazione Gilbert rispose solo stringendo l'abbraccio, senza smettere di piangere a sua volta. Rimasero stretti per minuti interi, fino a che l'austriaco smise di tremare. A quel punto l'albino si staccò, e con gli occhi più dolci e tristi che l'altro avesse mai visto, chiese con voce rotta:
"Mi concedi un ultimo valzer viennese?"
Roderich afferrò la sua mano, e si strinsero nuovamente l'uno all'altro. Non c'era musica, ma i due si muovevano così in sincronia che non ce n'era bisogno. La musica necessaria la suonavano i loro corpi, fluttuando dolcemente sul pavimento di quella stanza vuota, ed era una melodia fatta di fruscii, sussurri e singhiozzi malcelati. Era un pezzo a quattro mani che parlava di addio.
"Ich liebe dich, meine Prinzessin." Un soffio nell'orecchio e poi più nulla, solo freddo. E Roderich già tremava.

N/T: sono cagate, ma magari qualcuno ne ha bisogno.
Meine Prinzessin = mia principessa. Mi piace come petname di Gil per Roddy ok. JUDGE ME /fiss
Ich liebe dich = ti amo.
  
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