Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: ellephedre    13/08/2014    5 recensioni
Storia dedicata alla coppia Rei/Yuichiro e alla loro complessa, divertente e romantica interazione. Il loro incontro, la gita in montagna con tutte le ragazze, l'antefatto di quella frase finale di Rei ('Hai ragione, Usagi. Avrei dovuto dare un bacio a Yuichiro'). Poi la rinascita di lei, accorgersi di avere una seconda occasione ma non volerla cogliere, perché lui non è assolutamente adatto. O sì?
Questa raccolta coprirà tutte le cinque serie, raccontando di momenti legati a episodi che già conosciamo o di altri completamente inventati.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rei/Rea, Yuichiro/Yuri | Coppie: Rei/Yuichiro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie, Seconda serie
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
rei hino

Episodio situato tra le puntate 54 e 63 della seconda serie.

   

Ovviamente... impossibile?

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. Essi sono esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation Co. Ltd

 

Episodio 6 - Rivalutarsi

 

Shopping.

Se aveva un pomeriggio libero, Rei vi si dedicava volentieri, a volte da sola. Le piaceva fare compere con le ragazze, ma quando stavano tutte insieme finiva per concentrarsi su di loro piuttosto che su se stessa. Ami ad esempio non faceva che dirigersi verso maglioncini color pastello e gonnelline a pieghe; se aveva qualcosa diverso nel guardaroba lo doveva a lei e a Minako, che a forza la costringevano a provare capi più vivaci. Minako aveva l'istinto di fare da stilista a tutte e per Rei evitare di essere un suo obiettivo era ogni volta una battaglia. La più tranquilla era Makoto, che si provava solo poche cose che le stavano bene. La più terribile naturalmente era Usagi, che quando vedeva qualcosa di carino urlava per l'eccitazione, richiamando l'attenzione di tutto il negozio.

In sua assenza Rei si sentiva di poter entrare in boutique più raffinate e adulte - posti per cui la stessa Usagi l'avrebbe presa in giro in malo modo.

'Non sono posti per una ragazzina come te!'

Rei sapeva di averle concesso troppa confidenza: la poppante tra loro due era solo una certa Tsukino. Per quanto la riguardava, a lei piaceva provarsi capi da donna grande, non per forza per comprarli. In camerino poteva guardarsi allo specchio e valutare se davvero quella gonnellina con spacco fosse eccessiva, o se quella camicetta con scollo a triangolo la facesse sembrare troppo audace.

Il problema di girare da sola per negozi?

Aveva solo le proprie mani e non anche quelle delle sue amiche. Dopo un po' di acquisti, oberata di sacchetti voluminosi, doveva fare lo slalom tra gli scaffali dei negozi, attenta a non far cadere niente nel suo cammino. Era scomodo e noioso.

Sospirò. Appoggiata contro un albero su un lato della strada, controllò l'ora.

Erano solo le quattro, ma doveva rientrare a casa. Dopo la svendita che aveva incontrato nell'ultimo negozio si era riempita di roba.

«Rei-san.»

Riconobbe la voce e trattenne una smorfia.

Si voltò lentamente. «... Yuichiro.»

A tre passi da lei lui era raggiante, sempre con la solita massa di capelli in testa. «Ciao!»

Quel giorno lei sembrava più cespuglio del solito. «Ciao.»

«Stai facendo compere?»

Non era evidente? «Sì. Ma sto per tornare a casa.» Si rese subito conto del proprio errore.

«Vuoi che ti accompagni?» le offrì lui.

«Posso camminare da sola.»

A Yuichiro entrò in testa il significato del suo tono. «Dicevo... per quelle buste. Posso portarle io per te.»

L'ipotesi di averlo come facchino era allettante. Accettando quel favore tuttavia gli avrebbe fatto venire in testa strane idee. «Non preoccuparti. Continua col tuo pomeriggio libero.»

Lui spense l'entusiasmo. Mesto, annuì. «Certo.» Fece un passo di lato, come per andarsene, poi tornò a guardarla. «Ehm... Stavi tornando a casa perché non hai più spazio per altri acquisti?»

L'annotazione la colpì, ma non glielo fece notare.

Lui tornò allegro. «Posso prendere io quei sacchetti! Non devo accompagnarti. Prendo le buste, torno a casa e poi continuo col mio giro.»

Incredibile, pensò lei. Yuichiro non si rendeva conto che quello che diceva era ridicolo? «Mi farai da servizio di trasporto?»

Lui non colse l'ironia. «Per me non è un problema. Mi piace camminare, non ho mai un posto preciso dove andare. Io cammino e basta.»

Per l'esasperazione lei fu tentata di porgergli i sacchetti e andarsene, ma si trattenne. «Non essere assurdo. Trova qualcosa da fare invece di stenderti come un tappeto ai miei piedi.»

Capì di aver esagerato quando lui fece una smorfia.

Invece di prendersela, Yuichiro chinò un poco la testa, senza smettere di guardarla negli occhi. «Era un'offerta sincera, nelle mie possibilità. Ma se ti ho disturbato, Rei-san, mi dispiace.»

Yuichiro aveva sempre un modo tutto suo di farla sentire meschina.

Sospirando, lei gli si mise davanti, bloccandogli la strada. «Okay. Scusa.»

Lui non disse niente.

Lei gli porse le buste. «Puoi prenderle se vuoi. Ma mi fa sentire in colpa farti tornare indietro.» Infatti non aveva alcuna intenzione di sfruttarlo in quel modo. Non sapeva nemmeno lei perché gli aveva dato i suoi acquisti, se non per il fatto che ora lui sembrava più sereno. Rassegnata, sospirò di nuovo. «Facci quello che vuoi.»

Yuichiro la osservò di sottecchi. Quando lui fissava gli occhi in quel modo, era determinato a ottenere qualcosa.

«Perciò... posso seguirti?»

Ecco, ecco. Lo sapevo. Si impedì di rispondere con un rifiuto immediato. «Non andrò in nessun posto che ti piaccia.»

«Io cammino e basta, Rei-san.»

Yuichiro era come un masso che bloccava il corso di un fiume. Si metteva dove non doveva stare, ma niente lo avrebbe smosso dal suo posto. All'acqua - a lei - non restava che arrendersi e capire come passargli intorno.

Ci voleva la giusta strategia per trattare con lui. «Okay» decise. «Se vuoi, seguimi pure.»

Si voltò sdegnata, non abbastanza in fretta perché le sfuggisse il sorriso gigante di lui.

Non ti illudere.

In quei giorni, aveva concluso, stava lasciando avvicinare troppo Yuichiro. Era un atteggiamento insensato, confusionario anche per lui. Yuichiro continuava a mantenere le distanze, ma se lei gli dava la cassetta della sua canzone - da ascoltare in anteprima - e continuava a sorridergli quando lui le faceva una gentilezza, era ovvio che Yuichiro alimentasse la cotta che aveva per lei invece di spegnerla per sempre.

Era altrettanto ovvio che nella propria testa bacata lei cominciasse a fare pensieri assurdi, come legare loro due al concetto di 'gocce d'amore'.

Bah, bah, bah!

Non ci siamo!

Doveva scoraggiare Yuichiro una volta per tutte!

Ora lui la stava seguendo, ma se pensava che quello era un appuntamento, si sbagliava di grosso. Lei avrebbe trasformato quell'uscita in una piccola tortura per lui. Lo avrebbe ignorato, lo avrebbe usato come facchino e alla fine Yuichiro avrebbe capito che lei era una snob senza cuore, irritante e noiosa per lui.

Già risentita, scosse la testa.

Aveva deciso, niente ripensamenti!

 

Quel pomeriggio, pensò Yuichiro, stava diventando il migliore che avesse mai vissuto.

Rei-san gli aveva permesso di seguirla. Da quando si erano incamminati, lei non aveva più accennato a volerlo mandare via. Non gli aveva parlato, ma lui non se lo era aspettato. Gli piaceva semplicemente guardarla, in qualunque momento.

La rimirava mentre, assorta davanti a una vetrina, lei decideva se entrare in un negozio. Mentre Rei-san toccava con mani delicate una maglia e accarezzava il tessuto, dispiegando il capo per valutarne la forma.

Lei era educata e attenta al lavoro altrui: rimetteva sempre a posto ciò che toccava, piegando i vestiti esattamente nel modo in cui li aveva trovati.

Naturalmente lei lo stava ignorando apposta, ma non si rendeva conto di che regalo gli stava facendo.

Osservandola, come non aveva mai avuto occasione di fare tanto a lungo, lui stava imparando cose nuove sul volto di lei. Quando era concentrata Rei-san arricciava un poco le labbra, sempre con grazia, come se in testa avesse mille pensieri profondi. Lei riservava a ogni acquisto una lunghissima valutazione e, quando prendeva una decisione, i suoi occhi cambiavano, curvandosi soddisfatti sulla linea inferiore.

Rei-san si dimenticava della sua presenza perché lui glielo rendeva facile. Non la seguiva per gli stand dei negozi: si metteva in un angolo lontano e per un po' si guardava intorno, finendo col tornare con gli occhi su di lei solo quando Rei-san si era ormai assicurata che lui si fosse sistemato a una certa distanza, in modo da permetterle di girovagare in pace.

Era solo questo che Yuichiro voleva darle: tranquillità, quiete.

Se in ciò poteva aiutarla facendole da portasacchetti umano, non era un peso per lui.

Rei-san aveva appena finito di pagare un altro acquisto. Per tacito accordo, si limitò a guardarlo per indicargli che era il momento di andare. Lui si diresse verso l'uscita e la aspettò lì, ponendosi tra le porte scorrevoli per tenerle aperto il passaggio. Era divertente avere quello pseudo ruolo da maggiordomo.

Rei-san uscì in strada e lui la seguì.

Lei si fermò un paio di metri dopo, sospirando. «Ho voglia di mangiare qualcosa.»

Yuichiro si stupì nel sentirla rivolgersi a lui. «Va bene.»

Rei-san gli indicò con la testa una caffetteria sull'altro lato della strada. «Puoi sederti al tavolo con me. Non è necessario che tu stia sulla porta.»

«Grazie.»

Lei emise un lungo sbuffo. «Sei senza speranza.» Scosse la testa e riprese a camminare.

Yuichiro si sentì abbastanza audace da chiedere, «Perché?»

«Non so cosa ci hai trovato di divertente in queste ore. E sono sicura che, se adesso non ti avessi avvisato, te ne saresti rimasto fuori dal locale mentre io mangiavo all'interno.»

«No.»

Lei si voltò. Rivedere i suoi occhi che lo guardavano, viola e lucenti, gli fece saltare il cuore nel petto.

«No?»

Lui riuscì a scuotere la testa. «Mi sarei sistemato coi sacchetti in un altro tavolo. Lontano, per darti la tua privacy.»

Il sarcasmo di lei non lo turbò. «Vedi? È un atteggiamento senza senso!»

... l'aveva fatta arrabbiare.

Rei-san non gli diede il tempo di chiederle spiegazioni: si diresse verso il semaforo e cominciò ad attraversare la strada.

 

Seduta ad un tavolo, Rei chiuse il menù. «Un bicchiere d'acqua e una fetta di torta al cioccolato, per favore.»

«Certo, signorina. E lei, signore?»

«Solo dell'acqua. Grazie mille.» Yuichiro chinò la testa anche nel restituire il menù al cameriere.

Era una persona troppo strana, pensò Rei. Lui era letteralmente un ragazzo inconcepibile.

Lo fissò accigliata, senza preoccuparsi di nascondere il suo disappunto.

«... cosa c'è?» bofonchiò lui.

Lei si rifiutò di spiegarglielo.

«Ho preso solo l'acqua perché non ho fame.»

Non le importava nulla del suo ordine. «Perché non mi hai mollato un'ora fa?»

«Eh?»

«Non ti sei annoiato?»

«... no.»

Ecco cosa la scocciava di lui! Le sue risposte serafiche, che avevano il suono di parole che si spiegavano da sole senza in realtà spiegare un bel nulla!

«Ti ho fatta arrabbiare?»

Rei tirò fuori tutta l'acidità che aveva in corpo. «Secondo te?»

Nemmeno quel tono servì a scalfirlo, ma in lui avvenne un minimo cambiamento: Yuichiro rilassò le spalle e per un attimo parve quasi rassegnato. «A volte credo di infastidirti solo esistendo, Rei-san.»

Lei roteò gli occhi al cielo.

No: adesso si rifiutava di farsi intenerire. «Mi dà fastidio il modo in cui ti poni.»

«... cioè?»

«Te l'ho detto prima!» Circa due ore addietro, ma ora era arrabbiata e non aveva intenzione di scaldarsi in pubblico: a ripetere delle ovvietà avrebbe cominciato presto a lanciare fiamme.

Si dipinse in volto un sorriso. Il cameriere stava tornando da loro con le ordinazioni.

Un po' di dolce, pensò, le avrebbe fatto bene.

Yuichiro non aveva smesso di guardarla.

Appena furono di nuovo da soli, lui parlò. «Pensi che mi comporti come uno zerbino?»

Ecco un'altra cosa che la infastidiva: se Yuichiro fosse stato meramente stupido, se ne sarebbe fatta una ragione. Ma lui era percettivo e intelligente quando voleva, perciò il suo atteggiamento generale sembrava quasi una presa in giro. «Esatto.»

Lui prese in mano il proprio bicchiere. Non lo portò alla bocca, lo accarezzò. «Oggi non mi sono annoiato, Rei-san. Mentre tu guardavi i vestiti, io pensavo a quello che volevo. Lo faccio sempre.»

«Potevi farlo senza l'ingombro delle mie buste.»

«Ma non pesavano. Non le sentivo.»

Ancora con quelle risposte criptiche. «Trovavi interessante guardare il vuoto?»

Lui impiegò un momento a capire a cosa si stava riferendo.

Tutte le volte che lei si era voltata a controllare se lui si stufato di seguirla, lo aveva visto osservare per terra o per aria, apparentemente nel nulla. Yuichiro si era a stento interessato agli oggetti presenti nei negozi, come se non fossero nemmeno davanti ai suoi occhi.

Lo vide sorridere.

«Riflettevo sull'aspetto dei manichini. Le facce buffe che hanno, così imbronciati. Oppure guardavo i vestiti, e mi chiedevo dove li avevano fatti. Come. Le vetrine... Oggi mi sono reso conto che non mi ricordo più in che modo si produce il vetro. E pensavo agli specchi, che sono di vetro ma per una qualche magia tecnica riescono a riflettere le immagini. Mi chiedevo se sono fatti di un vetro speciale.»

Rei non trovò una sola parola con cui ribattere.

Lui guardò la propria acqua. «La prossima volta che vado in biblioteca cercherò queste informazioni.»

«... Tu leggi?» Qualcosa che non fossero fumetti?

Udì in ritardo il tono offensivo della propria domanda, ma Yuichiro non la prese male.

«Leggo tanti testi di... come si dice... di spiegazioni. Non-fiction.» Ridacchiò, fiero di aver trovato il termine giusto. «Ma a volte leggo anche storie. Mi piacciono i libri di avventura. Li leggo la sera, prima di addormentarmi.»

«E ascolti musica» si ricordò.

«Sì, uso questa.» Lui tirò fuori una radiolina dalla tasca. Era microscopica. «Mi piacciono i programmi in cui i conduttori parlano o scherzano. Quando c'è di mezzo la musica...» Sorrise. «Se la musica è bella, mi fa dormire. Mi dimentico di spegnere la radio e quando mi sveglio la pila si è completamente esaurita.»

Rei stava scoprendo cose che non aveva mai immaginato su di lui. «Compra una radio che funziona a corrente, no?»

«Hai ragione. Me ne dimentico tutte le volte.»

Perché lui non prestava mai attenzione alla propria realtà. «Va bene riflettere sul mondo, ma ogni tanto vivi nel presente.»

Yuichiro non rispose.

Lei sollevò la forchettina dal piatto, iniziando a tagliare la fetta di torta.

«Siamo educati a fare tutto subito, di fretta, senza pensare.»

Si fermò con un pezzo di dolce tra le labbra.

Yuichiro guardava la superficie del tavolo. «A volte facciamo talmente tante cose tutte insieme che sembra di dover vivere sempre nel futuro in cui queste cose saranno fatte. Io preferisco rallentare.» Lui sorrise tra sé. «Forse vado tanto lento che mi sono praticamente fermato, ma... sto bene così. Ho la testa per aria, ma questo è il mio ritmo.»

Immobile, Rei riprese a respirare. Addentò la torta.

Un attimo prima lo considerava stupido e quello dopo lui se ne saltava fuori con un discorso di stampo zen/new-age.

Lei voleva solo essere capace di inquadrarlo. Nel frattempo... «Scusa.»

«Hm?» Lui tornò a guardarla.

«Non avevo capito che ti diverti veramente nel non fare nulla.» Si interruppe e scosse la testa. «Non sono sarcastica.»

«Lo so.»

Cominciava a esserci troppa comprensione tra loro. «Volevo solo... mettere dei limiti. Tu li hai accettati.»

«Lo so, Rei-san.»

Adottò la tattica di lui e iniziò a guardare di fuori, per evitare i suoi occhi.

Iniziava a sentirsi a disagio.

Non le piaceva quando Yuichiro si metteva sullo stesso piano di lei. Cominciava a vederlo come qualcuno di diverso da un apprendista con la testa sempre per aria, come se quello fosse un ruolo che lui accentuava a beneficio suo.

Di certo Yuichiro era stupido a volte - nessuna recita in ciò - ma quel ritmo di vita di cui lui parlava...

Rei amava agire. Spesso andava di fretta, ma quando consultava il fuoco sacro...

Sapeva di cosa parlava Yuichiro: a volte era necessario sapersi fermare e ascoltare le energie che si muovevano nella realtà. Non aveva senso vivere se non si era in grado di percepire la naturale complessità di un momento, di un istante, del futuro.

... erano cose di cui non riusciva a parlare con le ragazze. Fino a quel momento, l'aveva compresa solo suo nonno.

Si azzardò a tornare indietro con lo sguardo.

Yuichiro stava osservando il riflesso del sole che attraversava il suo bicchiere. Contemplava una cosa tanto semplice dedicandogli tutta la sua attenzione.

Lui aveva spostato i capelli dalla fronte per vedere meglio.

Le sue sopracciglia erano folte, ma non frastagliate come sembravano sotto la frangia. Avevano una loro forma, un loro ordine. E - Rei si sorprese - lui non aveva occhi marroni. Erano scuri, ma di un colore indefinito e strano, con tracce sporche di... blu? O qualcosa che alla luce si poteva definire verde petrolio. Ma c'era tanto nero, per questo...

Si irrigidì quando si accorse che quelle pupille la stavano fissando.

Meccanicamente, tornò a guardare la strada.

... ti stai comportando da idiota.

«Guardare la tua torta mi fa venire fame, Rei-san.»

«Hm-hm.» Rei-san, Rei-san, Rei-san. Col suffisso, già. Yuichiro conosceva benissimo il proprio posto. Perché lei ogni tanto dimenticava qual era?

«Vado a chiedere qualcos'altro al cameriere.»

«Vai.» Aspettò che lui si fosse alzato per prendere una bella boccata d'aria.

Per questo non lo voleva intorno, si rpeté. Lui era un ragazzo, non era sgradevole e lei... Lei era stata mollata dall'unico uomo a cui si fosse mai seriamente interessata - Mamoru Chiba. Avere qualcuno che le dedicava attenzione le faceva venire strane idee che non l'avrebbero portata da nessuna parte. Si era mostrata antipatica durante quel pomeriggio perché quella era la sua protezione, una barriera che doveva mettere tra lei e Yuichiro.

«Ho preso un sandwich!»

Lui aveva assunto di nuovo un tono allegro e questo la aiutò a guardarlo di nuovo. Lo preferiva quando non teneva la voce bassa, quando non le parlava in modo serio.

A tradimento, lui cambiò atteggiamento in un secondo. «Non mi sono annoiato oggi con te, Rei-san. Posso seguirti dove vuoi, sempre.»

Lei scattò in piedi, pronta alla fuga. «Devo andare alla toilette.»

Alla fine, risolse la cosa in modo semplice. Nel tragitto di ritorno verso casa tornò a mostrarsi scocciata, superiore, distratta e Yuichiro tornò a chinare la testa, a bofonchiare e a non dire più niente di intelligente.

Era un tacito accordo.

Andava benissimo a entrambi.

 


 

«Yuichiro!»

Erano passati due giorni.

«Yuichiro!!» gridò di nuovo. Aveva fatto il giro della casa e ora era costretta a muoversi verso il tempio per trovarlo. Quello stupido aveva dimenticato che toccava a lui andare a fare la spesa. Se non lo trovava subito avrebbe dovuto uscire lei al suo posto, perché le ragazze ormai stavano arrivando ed erano affamate.

Portò le mani alla bocca. «Yuichiro!»

Tu e il tuo pensare come una lumaca in vacanza! Per forza poi ti scordi di tutto!

Sul punto di gridare di nuovo, si bloccò. 

Ecco dove si era nascosto quell'idiota!

«Yuichiro!» Camminò verso di lui, che stava passando la scopa per il corridoio del tempio.

Yuichiro continuò con le sue faccende, come se non l'avesse sentita.

Rei vide le due cuffie che lui teneva alle orecchie.

Ha! Avrebbe potuto sgolarsi e quello stupido non l'avrebbe nemmeno notata.

«Hm-hmm-mh...Mh-hnm-hmm...»

Si fermò a due passi di distanza, roteando gli occhi al cielo.

Lui stava canticchiando!

Le dava le spalle e non si era accorto di lei. Quasi danzava, tranquillo, mentre muoveva la paglia della scopa sul pavimento.

Lu smise di bofonchiare e accennò a ripetere alcune parole della canzone che aveva nelle orecchie.

«Con te...»

Il cervello le entrò in cortocircuito. Il tono con cui lui stava dicendo quelle parole...

Sentì il bisogno fisico di toccarlo e di strappargli via quelle cuffie. Lo fece. «Ehi!» urlò.

Yuichiro cascò a terra. «Rei-san!»

Lei agitò i fili di plastica in aria. «Sto gridando da mezz'ora! Devi andare a fare la spesa!»

Lui balzò in piedi, contrito. «Giusto, giusto! Me n'ero dimenticato! Scusaaa

Sì, così voleva vederlo lei: sciocco, ai suoi comandi, inferiore!

Yuichiro smise di correre a qualche metro di distanza. «Ehm... Posso riavere le cuffie?»

«No

Lui scappò via. 

 

Rei si disfece degli auricolari dieci minuti dopo, appoggiandoli sul tavolo del salotto.

"Con te..."

Sospirò.

... Avere un ragazzo che cantava pensando a lei...

Guardò il soffitto. Rimuginò.

Ricordò.

Chiuse gli occhi.

Si diede uno schiaffo.

Ahia.

Se l'era meritato!

Stupidi pensieri, idiota di una ragazza.

Oh, idiota, idiota, idiota!

 

 

 

Episodio 6 - Rivalutarsi - FINE

 


 

 

Note dell'autore: be', dopo un mucchio di tempo riprendo questo progetto. Avevo scritto, nelle note iniziali di questa storia, che volevo far vedere che Rei aveva cambiato più volte atteggiamento verso Yuichiro nei primi tempi. Dal quasi innamoramento della fine della prima serie, al suo tornare indietro e decidere che no, lui non andava per niente bene per lei. Ma poi, nella seconda serie, parlando con Koan venditrice di cosmetici di ragazzi, Rei diceva che forse lei ne aveva uno. Ed era chiaro che si riferiva a Yuichiro, perché Usagi la apostrafava subito in merito e Rei non negava, sviava il discorso.

Quindi io volevo sapere che cosa era cambiato nella testa di questa ragazza per farle di nuovo considerare - anche solo alla lontana - l'idea di loro due insieme.

Perciò ecco questo episodio :)

 

Gente che amate Rei e Yuichiro nelle mie storie, fatevi sentire :)

 

ellephedre

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: ellephedre