Memories
“Qualcuno una volta mi disse che il dolore lo si
sente per affetto, non per rispetto…… Solo ora ne capisco il significato……”
-Penso
sia arrivato il momento di parlare. Non l’ho mai detto a nessuno, e nessuno mi
domandò mai, per paura di una mia reazione negativa. Sinceramente non so
nemmeno perché ve lo sto raccontando, probabilmente perché non riesco a tenere
questo macigno ancora dentro.
Come
tutti sapete, prima di entrare a far parte dello Shohoku, facevo la classica vita da teppista. Ogni
giorno era buono per fare a botte con qualcuno. Per lo più le rogne venivano a
cercare me, io non mi sono mai scomodato.
Era dalle medie che facevo a botte con i più
grandi. La gente mi temeva perché da solo riuscivo a sistemarne 4 o 5 di quei
teppistelli delle superiori, non mi facevo mettere i piedi in testa da nessuno,
io… D’altronde sono o non sono il Genio Sakuragi?- tutti si misero a ridere
alla battuta, che tanto una battuta non era, visto lo sguardo fiero con il
quale Hanamichi si vantava.
-Un giorno vennero a cercarmi 4 studenti delle
superiori. Mi accerchiarono. Io non feci altro che sorridere. Nessuno mi aveva
mai battuto, e loro avrebbero fatto esattamente la stessa fine di tutti gli
altri, né più, né meno. Uno dopo l’altro caddero a terra, stanchi, sconfitti,
incazzati.
Dissi loro che nessuno mi
avrebbe mai potuto sconfiggere, men che meno loro. E me ne andai.- il rosso si fermò per un instante. Ryota notò
la mano sinistra del ragazzo stretta a pungo talmente forte dal non lasciar
fluire il sangue.
-Quando tornai a casa
pochi minuti dopo, trovai mio padre…- fece una pausa. - Era riverso per terra,
con una mano stretta sul cuore. Lo chiamai più volte, mi chinai verso di lui e
lo scossi. Vidi il suo viso increspato in una morsa di dolore. Corsi fuori di
casa, per recarmi all’ospedale situato a pochi isolati da dove abito, ma…-
un'altra pausa. –La mia corsa finì pochi istanti dopo, quando il gruppo che
pochi minuti prima avevo sconfitto, mi aveva accerchiato di nuovo. Questa volta
invece di 4 erano in 6.- Haruko e Ayako spalancarono gli occhi e si misero una
mano davanti al viso.
L’unica parola che uscì
dalle labbra di Mitsui e Miyagi fu un flebile “Bastardi”.
Dal canto suo Hanamichi
ricominciò la sua dolorosa storia.
-Quando mi accerchiarono
uno di loro mi spinse contro il muro. Quando mi riprese, mi bloccò le braccia aiutato da un altro,
mentre gli altri 4 cominciarono a picchiarmi. L’unica cosa che potevo fare io
era urlargli di lasciarmi stare, che dovevo correre all’ospedale, che mio padre
stava male. Ma nessuno di loro mi diede ascolto. Il capo del gruppo mi disse..-
increspò le labbra in un sorriso amaro. -Mi disse “ora non fai più il gradasso
eh rosso?” Io li pregavo di lasciarmi andare, che erano dei bastardi. Bloccarmi
senza darmi la possibilità di difendermi. L’unica cosa che pensavo era mio
padre, in casa, disteso nel pavimento, da solo, con la mano sul cuore. E quei
filgi di…- si fermò.
I ragazzi della squadra lo
guardavano con tristezza, si nei loro occhi si intravedeva la pietà. Nessuno si
azzardava a proferire parola. Erano tutti silenziosi aspettando che Sakuragi continuasse.
-Mi lasciarono qualche minuto dopo, se la ridevano
i bastardi. Cercai di alzarmi, lo feci con molta fatica. Quando mi rimisi in
piedi, mi trascinai fino all’ospedale tenendomi al muro. Feci mandare subito un
ambulanza a casa mia. L’infermiera che mi aveva soccorso mi ordinò di rimanere
per farmi controllare. Ero ridotto abbastanza male. 5 costole rotte, e il mio
polso sinistro andato, associato al dolore della caviglia destra e al
ginocchio. Mi avevano conciato per le feste.
Dopo la visita mi feci
subito dire dove stava mio padre. Volevo sapere se stava bene, se si era
ripreso, se…. se…. se avevo fatto in tempo. – si interruppe per l’ennesima
volta. Diede le spalle agli amici e si diresse verso la finestra. Fuori la neve
scendeva candida su tutto ciò che incontrava.
-Mio padre morì tra le mie
braccia in ospedale.-
Akagi rimase spiazzato
dalla storia che il rosso stava raccontando. Si avvicinò a lui e gli mise un
braccio intorno alle spalle e con l’altra gli scompigliava i capelli. Hanamichi
rimase immobile. Calde lacrime scendevano dal suo viso, ma subito se le asciugò
con un gesto veloce del braccio.
-La cosa che odio in tutta
questa faccenda e che quei 6 se la siano cavata. Non li ho mai più trovati, ma
se mi dovesse capitare giuro su Dio che…- ma non riuscì a finire la frase.
Ayako si era avvicinata a
Ryota che prontamente l’abbracciò. Nessuno immaginava che Sakuragi avesse
sofferto così tanto in vita sua.
-Da quel giorno…- riprese
–Da quel giorno è passato un anno. Non faccio altro che incolpare me stesso per
quello che è successo. Sapete se non avessi….- riprese a piangere –Se non
avessi…. fatto a botte con quei ragazzi… adesso mio padre sarebbe ancora vivo,
invece… invece…- le ultime parole furono difficili da comprendere per gli
amici. Le pronunciò in un soffio.
Haruko si avvicinò al
rosso, per cercare di infondergli affetto, protezione, amore… Akagi si spostò
per dare spazio alla sorella minore, che prontamente lo abbracciò,
sussurrandogli all’orecchio che non era solo, che aveva lei, aveva tutti i suoi
amici.
Hanamichi si riprese e
sorrise… un sorriso forzato, un sorriso intriso di dolore. Un sorriso amaro.
-Lui era l’unica persona che mi era rimasta. Persi
mia madre quando avevo solo 10 anni, e per mio padre fu un grande shock. Io ero
molto piccolo, ma ricordo ancora perfettamente mio padre disperato. Mia madre
era una persona fantastica. Era lei ch teneva unita la famiglia, era lei che mi
consolava quando ero triste, era lei che… che mi tirava su le coperte e prima
di addormentarmi mi diceva che ero speciale, come lei lo era per me.
Poi quel maledetto giorno
si ammalò, e me la portarono via in pochi mesi.-
La brunetta gli prese la
mano e la strinse forte alla sua, per infondergli coraggio.
Nessuno disse nulla,
rimasero tutti nel più assoluto silenzio.
-Il dolore lo si sente per
affetto, non per rispetto…….- parlò Sakuragi.
Gli amici rimasero basiti
da questa affermazione.
-Il dolore lo si sente per
affetto, non per rispetto…….- ripetè. –Solo ora ne capisco il significato.-
fece una smorfia.
Nessuno di loro capiva
quello che il rosso stava dicendo.
-Solo ora ne capisco il
significato… Queste furono le parole che mio padre mi disse quando la mamma
morì: il dolore lo si sente per affetto, non per rispetto.-
Fine…
Salve a tutti…. ^^
Nel mentre cerco l’ispirazione per il 4° capitolo di Naruto, mi sono cimentata
su una ff drammatica sul mio pel di carota Hanamichino dulze… Scritta in base
all’umore del giorno mi è uscita questa piccola cosa che spero apprezziate….
^^’
Marichetta spero davvero, ma davvero che tu legga questa piccola ff….
Sei stata tu a convincermi a postare tutte quelle che ho scritto e, ora che il
mio “dovere” l’ho fatto, tocca a te martellarmi con i tuoi commenti….. senza le
tue continue insistenze (naturalmente in senso buono ^^ kiss) non avrei mai
avuto il coraggio di pubblicare niente, nulla di tutto quello che la mia mente
bakata ha deciso di inventare. E di questo ti ringrazio…. XD
Comunqueeee bando alle ciance spero davvero che vi sia piaciuta…. Il mio umore
non si mai dove mi porta, e questa volta, come SEMPRE, mi ha portata alla
tristezza che aleggia nel cuore di Hanamichi….
Era da molto che volevo provare a farlo sfogare con qualcuno, per tutto quello
che gli è successo… e i ragazzi dello Shohoku mi sembravano la soluzione più
giusta, soprattutto con Akagi, ormai sappiamo tutti che ha instaurato un
rapporto fraterno con il Gory… ^^
Chissà se sono riuscita nel mio intento…
Ci sentiamo presto per l’ispirazione su Naruto, prima o poi arriverà, me lo
sento… Grrrr
Sita^^