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Autore: RedRaven    14/08/2014    1 recensioni
[Deadmau5]
Luci, grande massa, emozioni che piroettano in quella stanza di forma piramidale. Pur non essendo un'amante delle discoteche quella stanza ha un qualcosa di speciale. E' lì che siamo entrati per sentirlo mettere la sua musica. E' lì che la stanchezza non si è sentita per nulla, per lasciar spazio alla felicità del momento.
Genere: Malinconico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’edificio di forma piramidale si ergeva davanti a me. Non credevo di aver mai visto qualcosa di simile: i grandi riflettori al suo interno, di colori rigorosamente diversi, illuminavano quella struttura anche dall’esterno. La loro brillantezza sembrava farsi strada fra il cielo oscuro di quell’11 Agosto; eravamo lì, Riccione, circa le due. Mancavano pochi minuti al segnare dell’ora e l’eccitazione mista ad entusiasmo continuava a pervadere la mia mente.

Con grande stupore e disapprovazione notai il prezzo del biglietto, che per me equivaleva ad un 35 euro. Me ne sono subito rallegrata: i 40 euro che avrebbero dovuto pagare i miei parenti non vengono versati, con delusione sulla quota da parte loro e felicità da parte mia. Saremmo entrati solo io e il mio ragazzo, senza doverci preoccupare dei parenti aggiuntivi ad una serata che probabilmente non significava nulla per loro, ed infinitamente per noi.

Affrettati nel pagare la nostra somma ci dirigiamo verso la struttura, con fare tipico di un bambino in un parco giochi, e facciamo in tempo a raggiungere la grande sala sommersa di gente, che sentiamo il motivo per cui eravamo lì quella sera.
Non riuscivo a vedere assolutamente nulla, e continuavo a dannare i miei uno e sessanta e poco più metri di altezza, rispetto a quelli del mio ragazzo che sfiorano il metro e novanta.
“Riesci a vederlo?” sono le sue continue domande, subito seguite dalle mie risposte sarcastiche “Certo, vedo praticamente tutto, come dire il contrario”. Ed ecco che iniziamo a urlare senza rendercene conto, ma il mio raffreddore preso nei giusti giorni mi ricorda di avere già poca voce.

Fottesega. Come farsi sentire in una discoteca, con il volume puntato sul massacra orecchie, se non urlando come se nulla fosse? La mia gola infine approva, sapendo che stiamo per assistere ad un qualcosa di unico e aspettato da sempre.
E’ come quando sei in attesa di un grande evento, non curante dell’evento stesso. Poi si avvicinano i giorni, si avvicina la struttura, la musica di entra in circolo e inizi a non capir più nulla dalla felicità, perché l’unica cosa che vorresti è essere lì. E ringrazi continuamente di aver letto, seppur per caso, di quella giornata e di esserti procurato in tempo i biglietti.

Il mio ragazzo non si dà pace: io avrei dovuto avere una visuale decente.
Spintoniamo per finire più avanti, ma la strada si mostra ancora più fitta ed impenetrabile.
“E se andiamo lassù?” propongo infine io. Su una parte sopraelevata, raggiungibile dalle scale dietro la sala che ospitava il grande evento. Cercando la strada, ci ritroviamo a dover cercare dei posti anche lassù.
Persone erette su cubi generalmente usati come sedie, o in piedi su tavoli usati come… beh, come dei tavoli.
Ho intenzione di farmi spazio fra due ragazzi ed inserirmi fra loro e la ringhiera, ma il mio ragazzo mi richiama mostrandomi un posto più conveniente. Così mi ritrovo su un cubo, e la visuale un po’ lontana ma perfetta. Lui in piedi dietro di me, ecco che iniziamo a goderci il nostro concerto.

Lui è lì, dietro la console da DJ, che mixa musica, la sua musica, per tutti i suoi fan.
La testa da topo poggiata accanto alla strumentazione, i bodyguard in giallo all’estremità del suo palchetto, e la gente di fronte che non fa altro che saltare, muoversi, urlare.

Ah, una cosa importante. Odio ballare. Non lo faccio mai, non lo so fare. Non mi viene nemmeno di farlo nei momenti più belli ed inaspettati.
Ma le persone lì presenti potrebbero darlo per bugia.
Pur dovendomi mantenere su quel cubo con la mia forza ed equilibrio(quelli di una settimana di vacanza fatta di alzatacce e rientri dopo la mezzanotte), pianto le mie Dr. Martens blu sulla superficie nera ed inizio a muovermi come avrò fatto poche volte nella mia vita. Seguo la massa, i loro movimenti, il loro esultare.
Eravamo appena in tempo da sentire i pochi vocals, ma fantastici, di

- Professional Griefers –

Bellissimo pezzo che uso anche come sveglia la mattina.
Ogni tanto mi giro per vedere se il mio ragazzo è ancora lì, se la situazione è attendibile, oppure se qualcuno è irrimediabilmente deceduto a causa degli alcolici.

Il primo tipo accanto a me, ragazzo con la canotta ma sconosciuto alla mia vista, si fuma un personal. Ottimo inizio, devo dire, pur essendo quasi le tre ed immaginando cosa può aver combinato fino a quell’ora. Mentre il nostro DJ inizia a fumare le sigarette, ed io ne tengo il conto. Circa a due, o una e mezzo, quando

- Superliminal -

“Superliminal!” urlo al mio ragazzo.
“Cosa?”
“Superliminal! Album title goes here” una delle mie canzoni preferite, tratte dal mio album preferito.
Tiro fuori il cellulare, per quanto io sia contraria a certe cose, e mi permetto di registrare poco più di un minuto di video. Lo ripongo immediatamente per godermi appieno quel pezzo, mentre la gente attorno alza le braccia in segno di consenso e si scatena a più non posso, sempre senza esagerare.

Vengono a sparecchiare il tavolino davanti a me, ed io mi ci fiondo. Visuale più centrata, più alta, e leggermente più stabile
Passano i minuti e passa ad altri pezzi, continuando a fumare, facendomi tenere il conto ogni volta che vedo una stecca bianca illuminarsi alla fine e tenuta in vita dalla sua bocca. Poi il fumo esce e si disperde, unificandosi a quello della sala.

Circa quarta sigaretta, circa le tre e mezzo.

- Moar Ghost’n’Stuff –

La conoscevo, l’ho ascoltata diverse volte, ma non era negli album che prediligevo veramente bene. Il mio ragazzo mi ricorda il titolo della canzone, e la gente impazzisce. Il mio nuovo coinquilino, denominato “Harry Potter” da un amico troppo poco sobrio, si accende anch’egli il primo personal.

Finché le luci non si fanno più accecanti.

Lo schermo dietro di lui si illumina di altri colori, evidenziando il suo logo.

Il fumo scende e altre luci creano figure che danzano sul pubblico.

- Ghos’n’Stuff –

La gente intona le canzoni ed urla insieme ai simili presenti lì.


 
But I… just wanna play it right

 
Inizio ad intuire il testo che non ricordavo fino ad un secondo fa (o forse non sapevo) e mi unisco al coro della folla, sempre continuando a ballare proprio come richiedeva quel momento.
 

We are gonna get there tonight

 
Altro pezzo in instrumental, la sua House da impazzire, e tutti che si divertono come matti.


We are burning down, we are burning down
 It’s the way that you fake it, I know it’s too late
But I… just wanna play it right

 
La musica si fa più intensa, le luci si abbassano per un attimo lasciando solo quelle ad intermittenza, e si sente maggiormente il coro intonato da tutti noi. I pugni che battono in aria, le mani alzate, tutti in ogni modo possibile a seguire il ritmo. Con i miei piedi fermi, il corpo immobile pronto ad esplodere al prossimo drop, vedo la gente seguire le mie indicazioni ancor prima di poterlo notare.

Lui sale sulla console.
Con la maglia verde del Nyan – Cat si mette a dirigere il pubblico come se fosse una piccola orchestra.

 

We are gonna get there tonight

 
Inizia a ballare anche lui, piroettando su sé stesso e divertendosi, facendoci urlare come dei dannati e ballare come degli spastici euforici in preda ad un attacco di felicità iniettata nelle vene. Poi salta giù dalla console, rimettendosi ad armeggiare con quegli oggetti che traducono il suo estro creativo per noi mortali.
 

I just want to take you down
We are gonna bring you ‘round


 
Non ho assolutamente idea di COSA mi stia tenendo in piedi, dopo quella lunga giornata, quella lunga settimana, ma continuo senza mostrare segni di stanchezza né sentire la fatica. C’è chi urla, c’è chi incoraggia un applauso, e chi continua a muoversi. Io inizio a tirar su il mio cappello che cade ad ogni mio movimento di testa, come per ricordarmi che sto esagerando con la gioia. Entrambi però sappiamo che è la cosa giusta e non c’è più nulla che possa tenermi ferma in quel preciso momento.
Secondo personal del mio vicino, lui invece continua con le sigarette e mette pezzi del nuovo album.

Alla sua settima sigaretta è giunto per me il tempo di andare. Quelle centinaia di kilometri da casa mia mi aspettavano e si erano già fatte le cinque, prima che potessi davvero accorgermene.
Con quella voce che il mio raffreddore mi permetteva di avere urlo le ultime parole della serata pronunciate in quel posto, per poi affrettarmi a uscire e rientrare nell’automobile dei miei.
(Non prima di essermi fatta un’insulsa foto da turista di fronte alla struttura che continuava ad emanare musica).

Deadmau5 era ancora lì, a metter su un grandissimo DJ – Set e rendere felici altre persone.
E mi chiedo se sia possibile essere così innamorati della musica di qualcuno.




~
 



Eggià, la storia scritta qui sopra è autentica. Avevo troppa nostalgia del concerto, insomma, sono ancora nella fase "post" di quando torni a casa ed è tutto svanito. E non fai altro che desiderare di essere ancora lì per passare quella serata. Btw spero vi piaccia come sia stato scritto c: la nostalgia mi ha particolarmente ispirato quindi l'ho scritto tutto d'un fiato con "Moar Ghost'n'Stuff" e "Ghost'n'Stuff" di sottofondo mandato in ripetizione. Riportatemi lììììì.

Alla prossima (: ,
Raven

 
  
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