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Autore: Liioisjustchemical    14/08/2014    0 recensioni
Sesto anno dei gemelli, nonché anno del famoso Torneo Tre Maghi.
Tra storie d'amore platonico e amore terreno, liti, scherzi e ripicche si avviluppano le vite di una ragazza irascibile, divertente e amante del Quidditch e quelle dei due gemelli Weasley.
"Nonostante tutto, l'amore, ma solo quello vero eh, trionfa sempre"
("Ma smettila con queste smancerie!")
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alicia, Spinnet, Angelina, Johnson, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Lee, Jordan, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Eleanor Lancaster LEO

Leo è una ragazza, una ragazza con un nome da ragazzo, il suo vero nome è Eleanor, lo stesso della sua bisnonna, ma Leo odia il suo nome, è così antiquato e noioso e poi tutti l’hanno sempre chiamata Leo e quello, almeno, era un diminutivo accettabile anche se maschile.
Leo sono io e sono una strega.
Ero seduta in uno scompartimento vuoto dell’espresso per Hogwarts e aspettavo che la locomotiva partisse e mi conducesse al Castello per il mio primo anno.
Ero sempre cresciuta a contatto diretto con la magia anche se vivevo tra i babbani.
Annoiata alla prospettiva di un viaggio lungo e solitario cominciai a sfogliare il settimanale delle streghe che avevo preso dalla borsa di mia madre. Di fatto non mi importava niente di ciò che leggevo ma continuai a sfogliarlo sperando che mi aiutasse ad ammazzare un po’ di tempo.
Mi imbattei in uno di quegli stupidi questionari che dopo una serie di domande dovrebbero indicarti cose tipo il tuo colore, il tuo ragazzo ideale, gnignigni…
Presi la ‘penna prendi appunti’ che mia zia mi aveva regalato e cominciai a rispondere alle diverse domande generali ad alta voce, mentre la penna scriveva.
 
  • Nome: Leo
  • Cognome: Lancaster
  • Soprannome: Leo
  • Come ti chiamano gli amici: sei idiota o cosa?! Ho detto Leo.
  • Casa di appartenenza: vorrei saperlo anche io
  • Colore preferito: nero
  • Colore dei capelli: nero
  • Colore degli occhi: nero
  • Colore degli abiti che indossi: nero
  • Capelli lunghi o corti: metà e metà
  • Libro preferito: L’interpretazione dei sogni di Freud
  • Genere musicale: rock, punk… tutta roba babbana
  • Tatuaggi: solo uno
  • Sport preferito: Quidditch
  • Ruolo: battitrice o cacciatrice
  • Bacchetta: legno di quercia, corda di cuore di drago, 12 pollici, rigida
  • Segni particolari: metamorfomagus
Terminato il questionario voltai pagina per vedere il risultato che avevo ottenuto e trovai un paio di pagine mancanti, probabilmente delle ricette che mia madre aveva staccato per conservarle.
Sbuffai annoiata.
In quel momento sentii bussare alla porta del mio scompartimento. I vetri erano sporchi e non vedevo quasi niente.
Feci per aprire la porta quando il treno frenò bruscamente e io caddi all’indietro inciampando sul mio baule e sbattendo la testa contro il finestrino.
Mi massaggiai il punto dolente dove, ero certa, sarebbe spuntato un bernoccolo da un momento all’altro, quando una voce mi fece sobbalzare.
“Tutto bene?”
Aprii gli occhi e vidi due ragazzi identici chini su di me che mi fissavano con un’aria preoccupata.
Rimasi un attimo interdetta poi alzai una mano per controllare se ci vedessi doppio, contai le dita e ne vidi solo cinque.
Uno dei due ragazzi rimase confuso dal mio gesto l’altro, invece, capì.
“No, non ci vedi doppio” disse sorridendo e porgendomi una mano.
La presi e mi tirai su.
“Tutto bene?” ripeté sempre il primo mentre lasciavo la mano al suo gemello e mi rimettevo a sedere.
“Si, sto bene” dissi imbarazzata e rossa per la figuraccia.
I miei capelli diventarono da neri a rossi quasi quanto i loro, poi a poco a poco ritornarono neri mentre io continuavo a guardarmi le scarpe.
“Ehm...” cominciò quello che mi aveva aiutata a rialzarmi “possiamo sederci qui?”
“Il treno è praticamente tutto occupato” spiegò l’altro.
“Certo” dissi sorridendo.
“Io sono Fred” disse il primo che aveva parlato.
“Io sono suo fratello, George” continuò l’altro.
“Tu come ti chiami?” chiesero in coro.
Sgranai gli occhi alla scena che mi si presentava davanti, poi risposi.
“Mi chiamo Leo” dissi.
“Piacere” dissero sempre in coro.
“Parlate sempre all’unisono?” chiesi.
“No” cominciò George.
“Però ci piace” continuò Fred.
“Fare questo effetto agli estranei” finirono assieme
Sorrisi.
Nel trambusto il mio questionario del settimanale delle streghe era volato per terra e lì era rimasto.
George se ne accorse e lo prese in mano.
“Hei, che cos’è questo?” chiese mostrandolo anche al gemello.
“Ah, stavo solo cercando di passare il tempo e di combattere la noia” risposi io.
“Beh quando ci siamo noi, la parola noia, non deve nemmeno essere pronunciata” disse Fred sorridendomi.
“Quindi sei una Lancaster” chiese George leggendo la lista.
“Così pare” feci io.
“Una Lancaster irascibile a quanto vedo…” continuò.
“Lo siamo tutti, dovresti sentire mia madre quando lascio in disordine la casa”
“Ti piace il nero” chiese sempre George.
“Nel caso non lo avessi notato” dissi indicandomi dalla testa alle gambe
“Cosa vuol dire metà e metà” chiese Fred
In risposta voltai semplicemente la testa di lato mostrando una rasatura sopra l’orecchio destro semicoperta dai miei capelli lunghi fino a sotto il seno.
Vedendo che continuavano a leggere protestai.
“Dai, seriamente, non è così interessante” dissi.
“Lo è invece!” rispose George “Sembri una persona molto interessante a quanto leggo… Freud eh?”
“Si pronuncia froid” risi “La psicologia non è il tuo forte eh?” dissi imitando il suo ‘eh’.
Suo fratello scoppiò a ridere mentre George si limitò a sorridere rispondendomi che essa non era effettivamente uno dei suoi principali interessi.
“Capisco” risi ancora.
“Giochi a Quidditch!” fece Fred entusiasta alzando per un attimo lo sguardo e tornando subito a leggere “E, oh Merlino, hai un tatuaggio?!?!”
Annuii arrossendo appena.
“Me lo fai vedere?” chiese George.
Arrossii di più e feci per alzare il lembo della maglietta ma per fortuna Fred mi fermò.
“George! La conosci da nemmeno dieci minuti e già le chiedi di spogliarsi per te?”
Scoppiammo a ridere anche se la situazione era alquanto imbarazzante e le punte dei miei capelli si tinsero di un fucsia accesso che permase per un paio di minuti.
“Vedo anche che sei una metamorfomagus” disse sempre Fred.
“E già” dissi io sorridendo.
Il treno si fermò e noi ci dirigemmo assieme verso le barchette che ci avrebbero accompagnato al castello.
Arrivati al salone d’ingresso ci accolse una donna abbastanza anziana e dall’aspetto alquanto severo che ci spiegò brevemente come si sarebbe svolta la Cerimonia dello Smistamento; dunque entrammo nel salone e ci disponemmo di fronte al tavolo dei professori, tra il tavolo dei Tassorosso e quello dei Corvonero.
La vicepreside prese in mano la pergamena con i nomi dei ragazzi che sarebbero stati smistati e cominciò.
“Eleonora Lancaster” rimasi sorpresa di essere la prima, ma storsi il naso all’udire il mio nome, all’udire il mio nome pronunciato ad alta voce di fronte a centinaia di ragazzi e ragazze.
Merlino, che imbarazzo.
Salii i due scalini fino a raggiungere lo sgabello su cui era posato il Cappello Parlante, mi sedetti e la donna, che si era presentata come la Professoressa McGranitt, me lo posò sulla testa.
“Ma guarda qua, una Lancaster” cominciò il Cappello.
“Voi Lancaster siete sempre particolarmente difficili da collocare… anche se” e qui si interruppe per un momento “non se ne vedeva uno da molto tempo. E tuttavia, la cosa che mi affascina è la varietà che vi caratterizza. Oh lo so, lo so che non ti piace parlare troppo della tua famiglia, ma penso che tu sia assolutamente all’altezza del nome che porti”
Era vero, i Lancaster erano sempre stati dei Testurbanti o quasi.
In questo momento rimpiangevo il fatto che per le ultime due generazioni prima di me, i Lancaster avessero frequentato Durmstrang e che anche i miei fratelli più grandi adesso fossero in Bulgaria.
Se mio padre fosse venuto a Hogwarts, almeno avrei avuto una minima idea di quale potesse essere la mia Casa; anche se, dopo tutto, i Lancaster erano sempre finiti in Case diverse.
Mi stavo agitando e i miei occhi ne risentivano. Essi passavano dal nero al verde al color nocciola all’azzurro ad una velocità sempre più rapida.
“Comunque” proseguì il Cappello “sono certo che Tassorosso non faccia al caso tuo, non mi fraintendere, hai un cuore d’oro ma il tuo cervello mi suggerisce che potresti essere un’ottima Corvonero”
Corvonero era buono.
“Tuttavia hai coraggio da vendere, non c’è che dire e l’ambizione è forte, forse tanto forte da superare la lucidità di pensiero, perciò penso che Serpeverde non ti porterebbe su una buona strada, non c’è ambizione senza cervello.”
Arrossii visibilmente a disagio e le punte dei miei capelli si infiammarono.
“Sono combattuto, ma penso che, dopotutto, assecondare il tuo desiderio potrà solo portare a qualcosa di buono. Perciò sono totalmente convinto nel dire… GRIFONDORO!”
Alleluja, era finita.
Mi alzai sollevata e mi diressi al tavolo dei Grifondoro dove fui accolta calorosamente mentre delle voci lontane urlavano un inno in mio onore.
Quando finii di stringere mani a destra e a sinistra mi sedetti e mi accorsi solo in quel momento che Fred e George erano accanto a me, l’uno alla mia destra e l’altro alla mia sinistra.
Rimasi sorpresa.
“E voi?” chiesi.
“Siamo Weasley, dopo tutto” mi spiegò Fred.
Annuii.
“Oh, a proposito” mi disse George “anche loro” e indicò tre ragazzi che mi si erano presentati, ma di cui avevo già scordato il nome “sono Weasley”.
“Bill, Charlie e quel babbeo di Percy” disse con visibile astio nei confronti dell’ultimo.
“Sono i nostri fratelli più grandi” spiegò Fred “ne abbiamo anche un altro più piccolo e una sorella, ma non hanno ancora l’età per Hogwarts”
Non ero sorpresa, i Weasley erano una famiglia conosciuta, sapevo che erano numerosi.
“Ah e comunque” disse uno di quelli, Bill o Charlie, non lo avevo ancora capito “5:08” terminò sorridendomi.
Inizialmente non capii, poi realizzai che intendeva il tempo che il Cappello aveva impiegato a Smistarmi.
Wow, papà sarà orgoglioso di me.
La sera stessa gli spedii una lettera per avvertire lui e mia madre di ciò che era accaduto e rimasi sorpresa nel scoprire, dalla loro risposta, che la vicepreside stessa si era già presa il disturbo di avvertirli.
Andai a letto presto.




Well, l'idea di questa ragazza che si fa chiamare Leo perchè odia il suo nome mi è venuta in un momento di lite con mio cugino, che si diverte ad affibbiarmi nomignoli demenziali (vedi leonessa, leotorda, leolessa, onorca ecc) -.-" e dato che non mi venivano idee su nomi più ridicoli del mio, ho deciso di lasciare la versione 'inglesizzata' di Eleonora.
Di recente mi hanno detto che per gli americani il nome Eleanor è un nome da nonna o da bisnonna ed ho immaginato fosse lo stesso per gli inglesi. E da qui l'idea.
I gemelli sono in assoluto i personaggi che più mi affascinano e dunque perchè non renderli partecipi?
Leo è una metamorfomagus, tutti i miei protagonisti sono sempre metamorfomagus perchè personalmente credo che sia maledettamente figo.
Detto questo, vi lascio.
Spero di riuscire ad aggiornare presto, preannuncio che sarà una long difficile da scrivere e lenta da postare, ma prometto di non interromperla.
Con ciò vi saluto.
Aidiei, Leo
  
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