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Autore: Ultraviolet_    14/08/2014    2 recensioni
Il racconto della morte di Lily e James Potter.
"James smise di giocare con il figlio e posò la bacchetta sul divano. Si alzò, tenendolo in braccio, e si avvicinò lentamente alla finestra. Il silenzio di tomba che si era creato dopo il tuono fu rotto da un cigolio quasi impercettibile."
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans, Voldemort | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
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The End.


James Potter bussò alla porta della piccola villetta di Godric’s Hollow, nascosto dal mantello dell’invisibilità che serviva anche a ripararlo dal freddo intenso che quel 31 ottobre aveva deciso di riservare.
-Chi è?- chiese una voce di donna dall’interno.
-Sono io, Lils- rispose lui accostandosi per non dover alzare troppo la voce.
Lentamente, sentì il rumore dei cardini che giravano e si aprivano, e la porta si aprì piano. La prima cosa che vide della moglie, quella sera come tutte le altre, fu la sua mano che puntava la bacchetta contro di lui. Si tolse il mantello in modo da scoprirsi parzialmente il viso.
-Quanto tempo fa abbiamo deciso di chiamare nostro figlio Harry?- chiese Lily senza abbassare la guardia.
-Eravamo al terzo anno, tu mi odiavi profondamente e io continuavo a chiederti di uscire. Un giorno, quando tu rifiutasti per l’ennesima volta, ti dissi che in futuro avresti dovuto evitare certe scenate davanti al piccolo Harry. Seguì una tua sfuriata coi fiocchi, forse una delle migliori- raccontò James tutto d’un fiato, rivangando vecchi ricordi felici.
Lily sorrise e si scostò appena per farlo entrare, poi chiuse la porta assicurandosi che fosse sigillata.
-Sai Potter, queste domande che ci dobbiamo fare ogni volta che ci perdiamo di vista per più di tre minuti sono piuttosto divertenti- asserì abbracciandolo stretto.
James rise. Era un loro modo per alleggerire l’atmosfera, quello di fare domande sempre più intricate e che evocavano ricordi piacevoli e che allo stesso tempo solo loro potevano conoscere. E non si stupivano più di tanto scoprendo ogni volta che l’altro aveva la soluzione pronta.
-Dov’è il piccolo Potter?- chiese James, sapendo bene che era sul divano proprio dietro di loro ad aspettarlo.
Lo prese in braccio con delicatezza, come faceva sempre. Quando era con Harry, Ramoso assumeva quell’espressione piena di orgoglio che solo un genitore può essere in grado di fare, e allo stesso tempo sembrava che stretto a sé avesse una bambola di porcellana invece di un bambino vero. In fin dei conti, aveva solo vent’un anni, era ancora un ragazzo. Di certo fino a qualche anno prima non si sarebbe mai sognato di pensare di poter avere un bambino così presto, ma quando la moglie gli aveva dato la notizia si era sorpreso al settimo cielo.
-Tienilo d’occhio, la cena è quasi pronta!- gridò la voce di Lily dalla cucina.
James la raggiuse, sempre con il bambino tra le braccia, e si fermò sulla soglia, concedendosi un po’ di tempo per osservarla. Non era cambiata di una virgola dai tempi di Hogwarts, anche se erano passati già tre anni da quando avevano lasciato la scuola. Indossava un paio di jeans e un grazioso maglioncino azzurro, le scarpe da ginnastica bianche perennemente ai piedi. I lunghi e setosi capelli rosso fuoco le ricadevano sulle spalle, sciolti e lisci. Non una ruga era comparsa sul suo volto, ed era facile scambiarla ancora per una studentessa. In quel momento stava salando la carne.
-Ehi, Harry, guarda. Non è buffa la mamma ai fornelli?- sussurrò James al bambino, che per tutta risposta prese a ridacchiare e ad agitare le manine.
-Guarda che ti sento, Potter!- esclamò Lily spegnendo il fornello.
-Ci ha scoperti Harry, presto scappiamo!- esclamò lui assumendo un’espressione seria.
-Smettila, o diventerà irrecuperabile come te!- rise lei divertita, raggiungendo i due uomini di casa con i piatti in mano.
James la baciò leggermente sulle labbra e si diressero tutti insieme verso il tavolo da pranzo. Harry fu accomodato nel suo seggiolone con la minestra davanti, e i due sedettero ai lati opposti del piccolo tavolo.
-Sai, oggi è stata una giornata… accettabile, al lavoro- disse James, provando come sempre un po’ di perplessità pronunciando quell’ultima parola. Al Ministero era uno dei più giovani, e sebbene tutti quanti tendessero a lasciarlo tranquillo per tentare di fargli fare esperienza e anche per via del piccolo Harry, lui prendeva parte a ogni spedizione pacifica o meno insieme agli altri Auror, e non voleva sentir nominare nemmeno a bassa voce la possibilità di rimanere in ufficio.
-La quiete prima della tempesta- commentò Lily assumendo un’espressione scoraggiata e stanca. Non ne poteva più di stare chiusa in casa, con gli incantesimi di protezione che le impedivano persino di uscire sulla veranda. Le sarebbe piaciuto tantissimo poter portare Harry al parco senza preoccuparsi di nulla, o anche solo far uscire il gatto, che spesso si faceva prendere da crisi mistiche per la mancanza dell’aria aperta e della caccia ai topi e iniziava a miagolare inconsolabile.
D’altra parte, aveva affrontato lei stessa Lord Voldemort diverse volte, una delle quali durante il settimo anno ad Hogwarts, e sapeva che le misure di sicurezza adottate dal Ministero non erano per nulla esagerate, considerando che ora sapevano che il Signore Oscuro cercava proprio loro. Un’altra cosa che la frustrava molto era l’impossibilità di fare il suo lavoro di Auror al fianco del marito, ma non poteva certo lasciare Harry da solo. Non se ne sarebbe separata per nulla al mondo.
-Oggi sono passati i Weasley con Ron e la piccola Ginny, non avevo ancora avuto modo di vederla, è davvero un amore- disse Lily ripensando ai ciuffi rossi di capelli della bambina appena nata –Arthur ha collegato i cavi della televisione, voleva anche mostrarmi come funziona, ma si era dimenticato del fatto che i miei genitori erano babbani, quindi alla fine sono stata io ad insegnare a lui- aggiunse divertita.
-Fantastico, allora possiamo guardarla stasera- esclamò James con gli occhi che brillavano. Si divertiva un mondo a guardare i notiziari dei babbani che non riuscivano in nessun modo a spiegarsi il gran numero di calamità naturali che si stavano abbattendo su tutta la Gran Bretagna.
Finirono di cenare chiacchierando, sparecchiarono la tavola e liberarono Harry dal seggiolone. James lo portò sul divano e provò inutilmente ad accendere il televisore, e dopo vari tentativi e imprecazioni a mezza voce lanciò il telecomando sulla poltrona e afferrò la bacchetta. Si mise Harry in grembo e prese a far uscire scintille colorate dalla punta per divertirlo, e ben presto il bambino prese a ridere battendo le manine. Intanto Lily, seduta sul bancone della cucina, riponeva i piatti al loro posto a colpi di bacchetta. Scese con un saltello e si avvicinò al lavello per lavarsi le mani, ascoltando divertita le risate del figlio e le grida di finta sorpresa di James.
-Oddio Harry, guarda, cosa sono queste scintille viola? Accidenti, adesso sono gialle!
Fuori aveva iniziato a piovere, e anche piuttosto forte, come constatò il ragazzo lanciando un’occhiata fuori dalla finestra. Era appena riuscito a creare delle scintille rosa shocking, quando un lampo illuminò il cielo, seguito dopo qualche secondo da un fragoroso tuono. Harry si spaventò appena, ma, cullato dalle braccia del padre, comprese ben presto che era tutto a posto.
Ma c’era qualcosa di diverso nell’aria.
James smise di giocare con il figlio e posò la bacchetta sul divano. Si alzò, tenendolo in braccio, e si avvicinò lentamente alla finestra. Il silenzio di tomba che si era creato dopo il tuono fu rotto da un cigolio quasi impercettibile.
-Lily, vieni qui- chiamò James cercando di non usare un tono troppo allarmato.
La moglie lo raggiunse dopo qualche secondo lanciandogli uno sguardo interrogativo. Il moro le mise in braccio Harry senza spiegazioni, e si stava voltando verso il divano per recuperare la bacchetta, quando un grido squarciò l’aria.
-Morsmordre!
Una voce roca e feroce che proveniva da troppo vicino. Bastò un’occhiata alla finestra e la percezione di uno scintillio verdognolo nell’aria per far capire a James che il Marchio Nero troneggiava sopra alla loro casa.
-E’ lui! Prendi Harry e scappa, io lo trattengo!- gridò alla moglie, consapevole del fatto che non avrebbe avuto il tempo di prendere la bacchetta, a meno che non avesse voluto morire dando le spalle al nemico.
Lily rimase immobile per circa due secondi, completamente frastornata, e quando la gravità della situazione la raggiunse, non poté fare a meno di gridare:
-NO!
Uno schianto seguì l’esclamazione della donna, e la porta d’ingresso crollò. Lily cercò la mano del marito e la strinse forte, lo baciò con forza e si lasciò spingere dietro di lui. Non sapeva cosa fare o dove andare, così prese a salire le scale di corsa.
Una figura incappucciata aveva appena fatto il suo ingresso nella casa, e si guardava intorno apparentemente ignorando James.
-Dov’è il bambino?- chiese con una voce strascicata e serpentesca che fece rabbrividire l’uomo.
-Peter- fu l’unica cosa che riuscì a dire, rendendosi improvvisamente conto che l’amico doveva per forza averli traditi. Era l’unico modo in cui Voldemort poteva averli trovati.
-Spostati, ragazzo, non voglio sprecare inutilmente la vita di un Purosangue- sibilò la figura.
James si mosse. Non pensò alla morte, non si arrese, non lasciò libero il passaggio al mostro che voleva così intensamente la morte di suo figlio. Si gettò in direzione del divano, in direzione della sua bacchetta, l’unica cosa che poteva aiutarlo in quel momento. Non ci arrivò mai, perché il lampo di luce verde partì fulmineo. Ma non fu l’ultima cosa che vide. Nei pochi attimi che l’incantesimo impiegò a raggiungerlo, davanti ai suoi occhi vide i volti di tutte le persone che aveva amato: sua moglie Lily e suo figlio Harry, il professor Silente, i suoi amici Remus e Peter, suo fratello Sirius.
Poi il suo corpo crollò a terra, privo di vita.
Al piano di sopra, Lily udì pronunciare la maledizione, e un urlo straziante le uscì dalla gola. Mise Harry nel suo lettino e vi si tenne stretta per qualche secondo, consapevole del fatto che l’amore della sua vita le era appena stato strappato via. Si voltò appena in tempo per vedere Voldemort che varcava la soglia della stanza.
-Ti prego, prendi me ma non Harry- disse immediatamente.
-Spostati, stupida ragazza- fu la risposta che ottenne.
D’istinto, allargò le braccia davanti a suo figlio, il volto bagnato di lacrime, la consapevolezza che non c’era scampo che le pesava nel cuore.
-Non Harry, ti prego- ripeté.
Gli ultimi attimi della sua vita li impiegò per ripensare a quell’incantesimo di cui aveva letto qualche anno prima su un libro della Biblioteca di Hogwarts, seduta sotto al Platano Picchiatore in compagnia di Remus Lupin. Un incantesimo molto raro e difficile che permetteva di proteggere le persone care. Desiderò con tutta sé stessa di salvare Harry, la cosa che più amava al mondo. Si concentrò così tanto, cercando di non vedere la luce verde che le veniva incontro, che per un momento il suo amore per il figlio le sembrò quasi palpabile nell’aria intorno a lei.
-Avada Kedavra!



 


 
Angolo Autore:
Ciao a tutti!!
Questa è una One Shot senza alcuna pretesa. Era da un bel po' che giaceva incompiuta nel mio computer e mi è venuta voglia di finirla e pubblicarla. Come chi ha letto le altre mie fanfiction sa, sono una grande amante della vecchia generazione e soprattutto della coppia Lily/James. Perdonatemi per il triste argomento di questa storia, ma ho sempre voluto mettere per iscritto il modo in cui immaginavo la morte dei genitori di Harry, soprattutto perché lo trovo un momento molto significativo e in certo senso anche "bello", per via dell'incatesimo di Lily e dell'amore che si dimostrano i due coniugi tentando di difendersi.
Come sempre vi chiedo, se vi va, di lasciarmi una recensione, mi fa davvero troppo piacere leggerle e sapere cosa ne pensate di quello che scrivo :)
A presto!


 
  
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