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Autore: Reddle    14/08/2014    1 recensioni
È per il mio bene, hanno detto i miei superiori. Eppure io mi sento solo in gabbia.[...] sono stata addestrata per essere sfuggente, non per starmene tranquilla a farmi sorvegliare giorno e notte.
Quindi, adesso basta.[...]
Prendo le forbici dall'isola della cucina e vado in bagno davanti allo specchio. Impietoso mi rimanda la mia immagine. Un viso pallido, due occhi azzurri che a tratti spuntano dalla frangia rosso fuoco[...]

Il passato che ritorna prepotente ad avvelenare la nuova realtà selezionata per lei.
Ancora una scelta da prendere, ancora una volta è compito suo.
Fidarsi del passato, combattere e accettare le macerie che inevitabilmente resteranno, o lasciare che sia qualcun altro a muovere i fili di una realtà artefatta, solo per saperlo al sicuro?
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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PROLOGO
 
Devo andarmene di qui.
Sono qui sotto da troppo tempo, non sono più insieme alla mia squadra.
È solo colpa mia.
Ho preso la decisione sbagliata e adesso ci danno la caccia come topi da laboratorio mentre noi impazziamo cercando l'uscita.
Trattengo il fiato, mi sporgo oltre l'angolo per assicurarmi che non ci sia nessuno e poi ricomincio a correre con la pistola carica stretta tra le mani. È la stessa pistola di sempre, ma ho la sensazione che pesi di più ad ogni passo.
Comincia a mancarmi il fiato, mi fermo appoggiando al muro la testa e chiudo gli occhi per un secondo.
Quando li riapro e vedo il muro di fronte a me venirmi incontro.
La paura si fa strada nelle mie vene, avanza e trasforma il mio sangue in una sostanza gelatinosa.
Espiro, mi volto e riprendo la mia folle corsa.
Il fiato mi si spezza in gola e i corridoi diventano sempre più scuri mentre il muro mi rincorre.
Svolto, sbandando, alla mia destra e mi ritrovo in un vicolo cieco.
Nonostante non ci sia luce, vedo abbastanza per capire che lo spazio attorno a me rimpicciolisce ogni istante.
Lascio cadere la pistola e inizio a piangere.
Mi faccio il più piccola possibile in un angolo tirandomi le ginocchia al petto, aspettando di morire.
Sento il muro premere contro la punta dei piedi, mi alzo appiattendomi contro il muro, ma in pochi secondi le pareti schiacciano il mio torace in una morsa costringendomi a far uscire tutta l'aria che trattenevo nei polmoni.
Sento le ossa che scricchiolano, gli organi che si schiacciano, i muscoli che inutilmente oppongono resistenza.
Vorrei urlare ma non ho fiato.
 
E poi il buio. 
   
 
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