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Autore: xitsgabs    14/08/2014    0 recensioni
{Quarta classificata al Contest: "Arsenico e altri rimedi" indetto da Liberty_Fede}
#01. Bellatrix odiava le nuove nascite nella famiglia Black. Non perché odiava già al principio i suoi cugini o le sue sorelle, ma perché la famiglia era così assurdamente fissata con il dare feste in onore del nascituro.
#02. Lei fissò lo sguardo di lui: la pelle pallida e i capelli neri, lo stesso colore dei suoi occhi, che però risultavano luminosi. Uno spiraglio di speranza che, in quel momento, era la benvenuta nel suo cuore.
#03. Sirius. Il suo Sirius, in Grifondoro. Il cugino amato, che Bellatrix aveva cresciuto con tanto amore, era stato smistato nella Casa composta da sole fecce.
#04. L’animale prese le sue sembianze umane. Sirius, gli occhi ancora luminosi e neri come ricordava, il viso sciupato dai dodici anni ad Azkaban. La bellezza mai persa.
#05. «Combatterai con me?» domandò la donna. In quel momento si trovava fra le braccia dell’innamorato che, assorto fra i suoi pensieri, perse qualche secondo a fare mente locale e capire cosa avesse chiesto lei.
#06. «Non devi farlo, Bella.» disse Sirius, la voce tranquilla e confortevole.

●RaccoltaFlashfics!Sirius/Bellatrix.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Di rose e sorrisi

La porta della residenza Black si aprì lentamente per mano di Orion, lasciando entrare la quattordicenne Bellatrix insieme ai suoi genitori e alle sue sorelle.

L’adolescente sorrise, guardandosi intorno, cercando con lo sguardo una persona in particolare. Quando poi si sentì tirare la gonna, abbassò lo sguardo, trovandosi un Sirius di sei anni eccitato all’idea di riavere con sé la sua preferita fra le cugine. Bellatrix lo raccolse, stringendolo fra le braccia e dandogli un bacio sulla guancia. Il sorriso sulle labbra.

Quel bambino era l’unico che potesse farla sorridere nonostante tutte le disgrazie che stavano incombendo – la prima, era Andromeda che cominciava a fraternizzare con i Sanguesporco – e Bellatrix non poteva che essergli grata. Lo portò fuori, in giardino, e lo fece sedere sulle sue gambe mentre parlavano. Lui era troppo piccolo per utilizzare vocaboli difficili, ma nelle sue parole Bellatrix riusciva a vedere l’uomo colto che sarebbe stato un giorno.

Un giorno in cui, forse, lei non sarebbe più stata la sorella di Andromeda. Era una cosa brutta a cui pensare, ma aveva l’impressione che questa simpatia verso le fecce l’avrebbe portata a diventare una traditrice del suo sangue e, così, sarebbe stata radiata dalla famiglia Black. Voleva così bene a sua sorella, e poteva essere portata via da lei per colpa dei Nati Babbani che non avrebbero mai dovuto varcare le porte di Hogwarts, né tanto meno permettersi di avvicinare gli onorevoli purosangue della famiglia Black.

Non seppe per quanto tempo si era persa nei suoi pensieri, ma fu riscossa solo da qualcosa di morbido e liscio che le fu poggiato sulle mani: abbassò lo sguardo, imbattendosi in un mazzetto di rose bianche appena colte. Alzò il volto verso Sirius, le mani ancora sporche di terreno.

«Non voglio che tu sia triste, Bella.» disse, la voce con una punta d’ordine. Lei fissò lo sguardo di lui: la pelle pallida e i capelli neri, lo stesso colore dei suoi occhi, che però risultavano luminosi. Uno spiraglio di speranza che, in quel momento, era la benvenuta nel suo cuore.

E Bellatrix rise, annusando il profumo dei fuori e regalandone uno al cugino.
  
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