Di rose e sorrisi
La
porta della residenza Black si aprì lentamente per mano di
Orion, lasciando
entrare la quattordicenne Bellatrix insieme ai suoi genitori e alle sue
sorelle.
L’adolescente
sorrise, guardandosi intorno, cercando con lo sguardo una persona in
particolare. Quando poi si sentì tirare la gonna,
abbassò lo sguardo, trovandosi
un Sirius di sei anni eccitato all’idea di riavere con
sé la sua preferita fra
le cugine. Bellatrix lo raccolse, stringendolo fra le braccia e
dandogli un
bacio sulla guancia. Il sorriso sulle labbra.
Quel
bambino era l’unico che potesse farla sorridere nonostante
tutte le disgrazie
che stavano incombendo – la prima, era Andromeda che
cominciava a fraternizzare
con i Sanguesporco – e
Bellatrix non
poteva che essergli grata. Lo portò fuori, in giardino, e lo
fece sedere sulle
sue gambe mentre parlavano. Lui era troppo piccolo per utilizzare
vocaboli
difficili, ma nelle sue parole Bellatrix riusciva a vedere
l’uomo colto che
sarebbe stato un giorno.
Un giorno in
cui,
forse, lei non sarebbe più stata la sorella di Andromeda.
Era una cosa brutta a
cui pensare, ma aveva l’impressione che questa simpatia verso
le fecce
l’avrebbe portata a diventare una traditrice del suo sangue
e, così, sarebbe
stata radiata dalla famiglia Black. Voleva così bene a sua
sorella, e poteva essere
portata via da lei per colpa dei Nati Babbani che non avrebbero mai
dovuto
varcare le porte di Hogwarts, né tanto meno permettersi di
avvicinare gli
onorevoli purosangue della famiglia Black.
Non seppe per
quanto
tempo si era persa nei suoi pensieri, ma fu riscossa solo da qualcosa
di
morbido e liscio che le fu poggiato sulle mani: abbassò lo
sguardo,
imbattendosi in un mazzetto di rose bianche appena colte.
Alzò il volto verso
Sirius, le mani ancora sporche di terreno.
«Non
voglio che tu sia
triste, Bella.» disse, la voce con una punta
d’ordine. Lei fissò lo sguardo di
lui: la pelle pallida e i capelli neri, lo stesso colore dei suoi
occhi, che
però risultavano luminosi. Uno spiraglio di speranza che, in
quel momento, era
la benvenuta nel suo cuore.