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Autore: corrienonfermarti    15/08/2014    6 recensioni
Ricordo di aver deciso che avrei tenuto quella foto, non sapevo nemmeno io perché, all’epoca volevo solo tenere quella foto con me, solo per me. Ricordo di averla guardata un’ultima volta prima di decidermi ad andare a registrare il libro all’ingresso e di aver pensato che quella ragazza era come il vento, libera e rilassata nella foto, un piccolo alito d’aria che entra piano dalla finestra e scompiglia qualcosa: così lei, entrando piano dentro me per mezzo di una foto, mi aveva scombussolato. Da quando una semplice foto poteva farmi un tale effetto? Potevo io, uomo di ghiaccio, farmi coinvolgere tanto da una semplice fotografia?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa è la seconda One Shot che scrivo e che decido di pubblicare, perciò non ho idea di come possa essere. Sarei davvero felice se, dopo averla letta, mi lasciaste una recensione esprimendo sinceramente la vostra opinione,i commenti (anche, e soprattutto) negativi non possono far altro che farmi migliorare! E beh... Se sono positivi tanto meglio!
Bando alle ciance, vi lascio alla storia: vi auguro una buona lettura e vi mando un bacio grosso. 

Corrienonfermarti.

 


She's like the wind


Ricordo ancora la prima volta che ti vidi.
Era un mercoledì mattina qualunque, un qualunque afoso mercoledì mattina di Agosto in cui mi ero ritrovato a vagare fra le corsie della biblioteca, in mezzo a quegli scaffali traboccanti di libri.
Mi trovavo lì per caso, alla ricerca di quel libro che mio fratello mi aveva chiesto di andare a prendergli, allungandomi la sua tessera della biblioteca risalente ad anni prima, probabilmente ancora dei tempi del liceo, probabilmente non più valida.
Ricordo ancora la noncuranza con cui presi quella piccola carta plastificata dalle sue mani e me la misi in tasca prima di uscire di casa, non senza aver borbottato fra me e me, dicendomi che avrei dovuto dirgli di andare a prendere quel dannato libro da sé, se ci teneva proprio tanto.
Vagavo fra quegli scaffali, lasciando che le mie stanche iridi castane scorressero sui titoli dei tomi su ripiani, alla ricerca de Il fu Mattia Pascal, ricordo ancora quanto imprecai dentro di me perché non riuscivo a trovarlo, ricordo ancora di aver pensato perché mai lui volesse rileggere proprio quello, a distanza di tanti anni.
Finalmente, dopo lunghi minuti di ricerca, lo trovai: eccolo lì, proprio di fronte a me, la copertina sgualcita di un libro che mostrava il segno degli anni e la poca cura dei suoi lettori, evidentemente. Lo estrassi dallo scaffale con una strana cura, quasi avessi paura che potesse rompersi nelle mie mani: incominciai per curiosità a sfogliarlo, per vedere se all’interno era sgualcito quanto all’esterno, fermandomi a leggere qualche frase in qua e in là, senza uno schema logico o un filo conduttore.
Girai per caso una pagina e ricordo di essere rimasto stupito mentre un foglio rigido volteggiava elegante verso le mie Adidas bianche, per andare poi a posarsi sul pavimento di marmo: mi abbassai, tenendo il libro aperto nella mano sinistra, e raccolsi quel foglio che mi accorsi essere una vecchia fotografia ingiallita dal tempo, come le pagine del libro in cui era contenuta.
Una giovane ragazza era in quella foto, non era in posa, non guardava l’obiettivo: camminava su una spiaggia guardando verso l’orizzonte, una canottiera bianca e semplice che fasciava il busto, una lunga gonna nera a fiori viola e azzurri che scorreva lungo le sue gambe lunghe, fino alle caviglie, mostrando solo i piedi bagnati dalla spuma delle onde che si rompevano a riva. L’espressione del volto totalmente rilassata, le sopracciglia arcuate, gli occhi persi nell’orizzonte che sembravano essere castani, le labbra rosee e carnose leggermente socchiuse, i capelli color caramello, né biondi né castani, ricci persi nel vento. La mano sinistra abbandonata lungo il corpo, la destra che stringeva in un pugno la gonna nera, sollevandola leggermente a destra e stropicciando così i bei fiori disegnati. Sembrava una donna eppure non poteva avere più di sedici o diciassette anni, una piccola donna di fronte allo spettacolo della natura.
Guardai il libro e notai che nella pagina si notavano chiaramente i contorni della fotografia, così la appoggiai delicatamente al suo posto  e quasi per sbaglio i miei occhi si abbassarono a leggere quella frase, messa lì come se fosse una didascalia: Le anime hanno un loro particolar modo d'intendersi, d'entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali.
Poteva una semplice fotografia, sbucata casualmente dalle pagine di un libro, farmi pensare che quella ragazza, chiunque fosse, ovunque fosse, mi potesse toccare l’anima? Poteva quella ragazza, ai miei occhi così bambina eppure così bella, farmi battere il cuore?
Un ragazzo con un cartellino di riconoscimento appeso alla polo bianca mi passò accanto e ricordo che istintivamente chiusi il libro, per proteggere la visione di te da occhi altrui. Ricordo di aver deciso che avrei tenuto quella foto, non sapevo nemmeno io perché, all’epoca volevo solo tenere quella foto con me, solo per me. Ricordo di averla guardata un’ultima volta prima di decidermi ad andare a registrare il libro all’ingresso e di aver pensato che quella ragazza era come il vento, libera e rilassata nella foto, un piccolo alito d’aria che entra piano dalla finestra e scompiglia qualcosa: così lei, entrando piano dentro me per mezzo di una foto, mi aveva scombussolato. Da quando una semplice foto poteva farmi un tale effetto? Potevo io, uomo di ghiaccio, farmi coinvolgere tanto da una semplice fotografia?
Mi diressi verso l’ingresso, stringendo forte il volume fra le mani perché l’immagine contenuta al suo interno non scivolasse fuori, volando di nuovo verso il pavimento; svoltai a destra e il mio corpo entrò in collisione con un altro corpo. Ricordo che balbettai una scusa alzando gli occhi dalle mie Adidas bianche, ma non appena posai lo sguardo sulla figura davanti a me il mio cuore cessò di battere.
Lei, invecchiata di almeno una decina d’anni, di fronte a me.
Lei¸ la ragazza della foto, invecchiata di almeno una decina d’anni, di fronte a me.
Lei, come il vento, la ragazza della foto, invecchiata di almeno una decina d’anni, di fronte a me.

 
***

Le mie dita ora si muovono lentamente su quelle corde d’acciaio che un tempo consideravo la mia vita. Le mie dita, deformate dalla vecchiaia, ma tuttora callose per via del tempo passato a premerle sulle corde, continuano ora a muoversi e a produrre suoni, melodie, musiche.
Suono quella vecchia canzone che ti piaceva tanto, quella che suonai la prima volta che uscimmo insieme, quella che mi implorasti tante volte con occhi dolci di suonarti, sapendo che non ti avrei negato nulla se me l’avessi chiesto addolcendo i tuoi occhi castani brillanti come stelle.
La fotografia ora si trova ancora dentro quella pagina nella vecchia copia de Il fu Mattia Pascal, quella copia riposta dentro il cassetto destro della scrivania nel mio studio, quella copia che non ho mai avuto il coraggio di restituire alla biblioteca.
Ripenso a quella fotografia e continuo a suonare, quando tu arrivi aprendo la porta dello studio e sorridendo con lo stesso sorriso d’amore di sempre, quello che mi ha rubato il cuore. Apri la porta e mi avvisi che è pronto in tavola e io come sempre ti rispondo che arrivo tra un momento, giusto il tempo di finire la canzone: sai bene che odio lasciare le canzoni a metà.
Mi lasci solo e io appoggio la chitarra sul suo piedistallo, accarezzando delicatamente la superficie di legno del cassetto contenente il libro prima di raggiungerti in cucina. C’è la finestra aperta e tu sei di spalle, mentre cerchi di sostenere la pentola pesante e di mettere il cibo nei piatti. C’è la finestra aperta e un piccolo alito di vento entra, scompigliandoti i capelli d’argento, ancora lunghi e ricci, come nella foto.
Il piccolo alito di vento arriva anche a me, portando sollievo al mio volto accaldato mentre ti scruto con occhi pieni d’amore, finché ricordo e penso chiaramente come un tempo che tu sei come il vento. 
   
 
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