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Autore: randomnessUnicorn    15/08/2014    0 recensioni
Questa è una raccolta di una serie di Fiction auto conclusive, quindi ognuna non c'entra con l'altra. I personaggi saranno vari, per questo metterò "un po' tutti", idem per i generi che saranno sempre diversi a seconda della storia. Non so ogni quanto aggiornerò, però spero che siano gradite.
Capitoli pubblicati fino ad ora:
1- Self- Inflicted Pain ( Calliope x Roxy)
2- Waiting for you… (Nepeta)
3- I will learn to fly (Tavros & Vriska)
4- Whalecome Love (Meenah x Aranea)
5- Due cuori spezzati sono meglio di uno (Kankri & Nepeta)
6- Thank you for the Smile (Feferi & Gamzee)
7- L'utopia di un desiderio (Calliope & Cronus)
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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TITOLO: Due cuori spezzati sono meglio di uno…
AUTORE: randomnessUnicorn
FANDOM: Homestuck
RAITING: Verde
GENERE: Introspettivo e generale.
NOTE: No Pairing
PROMPT Sarebbe bello ricordarsi anche di chi non ci lascia vistose cicatrici. {Vasco Brondi} 
PERSONAGGI: Nepeta & Kankri.
NOTE D’ AUTORE: Non so perché ma vado molto fiera di questo capitolo, è il più lungo scritto fino ad ora di questa serie. Mi sono impegnata seriamente molto per cercare di scrivere qualcosa di buono, e di rendere IC Kankri, che mi ha davvero divertito un sacco, se devo essere sincera. La storia parla dell’incontro tra Nepeta e Kankri, ma non vi dico altro. Spero che possa intrattenervi. Alla prossima.  
 

 
 
 
 
Due cuori spezzati sono meglio di uno
 
 
 
 
 
Tutto seguiva il suo –noioso- corso nell’universo delle Dream Bubble. Già, il dopo vita poteva risultare davvero tedioso, avendo tanto tempo a disposizione ma nessuno con cui trascorrerlo, Nepeta non sopportava più questa “vita” dedita solamente all’oziosità; fatto sta che qui il tempo era pressoché infinito, lo spazio mutabile e tutto pareva così spoglio, morto, uguale a se stesso. La giovane troll non ne poteva davvero più di questo stile di “non vita”. Perfino la parola esistenza non aveva più senso o significato. Non rimpiangeva il passato, tutto sommato questo posto non era così male, poteva dedicarsi alle attività che più le interessavano senza preoccuparsi della volubilità del tempo, come invece faceva nella realtà. Sotto questo punto di vista non poteva certo lamentarsi. Aveva conosciuto anche la sua discendente, Meulin, anch’ella patita di OTP, fandom e giochi di ruolo, proprio come Nepeta, per non parlare dei suoi amici: carne fresca da shippare senza ritegno come se non ci fosse un domani, ed effettivamente il domani poteva considerarsi inarrivabile; il tempo era andato in vacanza, no?
Nepeta ora si stava prendendo una pausa dalla durata indefinita, lunga quasi un’eternità, per quanto potesse importarle, dopo una faticosa giornata trascorsa insieme a Meulin; giornata consacrata allo shipping compulsivo ossessivo, nuovo sport nazionale che vedeva le due leonesse campionesse ineguagliabili. Nessuno sapeva chi tra loro fosse quella più appassionata, per ora erano costrette a condividere il podio, e ce ne sarebbe voluto di tempo finché qualcuno le avrebbe sconfitte.
La collina su cui stava sonnecchiando Nepeta era ventilata e confortevole, circondata da fiori di campo, alberi maestosi dalla chioma verde e folta, e nell’aria riecheggiava l’armonioso canto degli uccelli. Nepeta aprì gli occhi e una grande vastità di blu invase la sua vista. Il blu del cielo le ricordava il suo amato Moirail, Equius, che stava sicuramente lavorando a qualche aggeggio elettronico lontano dalla comprensione felina della povera Nepeta, che di elettronica non ci capiva un bel niente, non che fosse interessata a comprenderla, almeno finché questa attività non avesse portato migliorie nel campo dello shipping, in quel caso sarebbe stata più che lieta di curarsi all’argomento. Intanto aveva deciso di dilettarsi nell’osservazione delle soffici e candide nuvole che volavano pigramente nel cielo. Le nuvole assumevano le forme più bizzarre, e la piccola troll adorava scrutare le immagini nuvolose che si creavano nella volta celeste, come se esse fossero vive e si unissero in una sorta di accoppiamento o danza amorosa. Nepeta amava pensare che lassù le nuvole si stessero baciando, coccolando e altre cose che le nuvole innamorate fanno. Un nuvola aveva le sembianze di un gattino, inutile dire che alla sua vista Nepeta fece un balzo, come se fosse stata colpita da una scossa elettrica. La nuvola gattino dal pelo bianco e candido volava nel cielo accompagnata dal vento, che man mano diventava sempre più forte, rendendo il passo del micio batuffolino ancora più rapido. Nepeta decise di seguirlo, non voleva abbandonare il suo nuovo amichetto, che chiamò Bianchino. Continuò a rincorrere Bianchino senza curarsi di dove stava andando, fatto sta che inciampò sulla prima pietra incontrata nel cammino, producendo un botto appena si schiantò a terra. Nepeta miagolò un gemito di dolore e iniziò a massaggiarsi le tempie. Intanto il suo cappello era volato via, rotolato giù per la collina. Nepeta alzò lo sguardo e frettolosamente lo inseguì. Il cappello si fermò ai piedi della collinetta, e subito la ragazza si mise in posizione d’attacco, a carponi, facendo oscillare la coda e muovendo il sedere allo stesso ritmo, per poi balzare sulla preda inerme davanti a lei.  “Ti ho preso!” Esclamò la troll appena riprese possesso del cappello. Anche stavolta la grandissima cacciatrice Leijon aveva vinto la battaglia.
Distratta, non si rese conto che nel frattempo il paesaggio era mutato, e anche Bianchino era sparito nel nulla, lo stesso cielo era diverso. Dove era finita? Si guardò intorno cercando di capire dove si trovasse. Improvvisamente ebbe un déjà-vu; questo luogo non le era nuovo, ci era già stata prima ma non ricordava bene quando, i ricordi della sua vecchia vita erano così confusi. Si concentrò al massimo per rammentare, poiché dimenticarsi le cose in questo modo la rendeva nervosa. Dopo diverso tempo finalmente la lampadina si illuminò e rammentò il posto in cui si trovava: la casa di Karkat. Al solo pensiero del suo amato gli occhi di Nepeta si riaccesero, per quanto fosse possibile che gli occhi di un cadavere potessero brillare, anche se in quel momento si sentiva più viva che mai.
Decise di andare a trovare il suo amico Karkat, che sicuramente sarà stato felice di vederla; lo sperava con tutto il cuore, così come sperava che lui le potesse dare una possibilità, magari la morte le avrebbe portato in qualche modo fortuna. Poteva immaginare la scena vividamente: lei che corre a rallentatore da Karkat, che l’attende a braccia aperte sulla soglia dell’alveare. Lo raggiunge e l’abbraccia appassionatamente, lui fa altrettanto, facendola volteggiare in aria come una sposa con uno sguardo ricolmo d’amore.
 
Nepeta poteva immaginare anche il dialogo che ci sarebbe stato:
 
 “Oh, Karkitty, quanto mi sei mancato, amore mio adorato?”
“Non quanto tu sei mancata a me, mia cara Neppy!”
“Oh, non puoi immaginare quanto io sia rossa per te, meow!”
“Anche io, i sentimenti che provo per te sono più rossi del mio sangue mutante!”
“Oh, Karkat!”
“Oh, Nepeta”
E i due si baciarono ardentemente, e vissero felici e contenti per l’eternità.
 
Nepeta diventò verde quanto il prato su cui stava camminando, fantasticare in questo modo non era molto salutare, visto che queste cose nella realtà non sarebbero mai successe, figuriamoci se Karkat avrebbe detto mai quelle smancerie. Mai nella vita (e nella morte se è per questo). L’emozione ormai era implacabile, quindi la troll si mise a correre verso l’alveare di Karkat, più veloce della luce, tanto che nemmeno prestava attenzione a dove camminava (o a chi calpestava). L’unica cosa importante in quel momento era vedere il suo amore.
La sua corsa si fermò appena intravide qualcuno in lontananza, qualcuno che somigliava vagamente a Karkat; quel troll sembrava essere alto come lui e il taglio dei capelli era simile. Sì, doveva trattarsi per forza di Karkitty. Con tutta l’energia che aveva in corpo, Nepeta fece un salto imponente, atterrando su il presunto Karkat. Si trovava praticamente sopra di lui, e, avendo conficcata la testa nella sabbia come uno struzzo, non poteva scorgere bene il suo viso.
 
“Sei mio, Karkitty, meow!”
 
Disse la ragazza, sghignazzando.
Peccato che l’unica risposta che ricevette fu un mugolio indefinito, visto che il tale non poteva muoversi, essendo schiacciato lì sotto senza possibilità di fuga.
 
“Oh, scusa, mi sposto subito.”
Nepeta si spostò sedendosi accanto a lui. Il ragazzo si mise in ginocchio, pulendosi il viso con la lunga manica del maglione rosso. Nepeta guardò con più attenzione e si rese conto che questo troll non era il suo Karkat, però ci somigliava. Questo tizio aveva le stesse corna, gli stessi lineamenti di Karkat, ma non era lui, no; indossava un maglione rosso vivo che pareva stargli quattro volte più grande, sembrava qualche centimetro più alto, e la pettinatura era diversa, anche l’espressione del viso sembrava più seria rispetto al troll che Nepeta conosceva. Sì, era qualcun altro, questo stava a significare che aveva importunato uno sconosciuto, facendo una bella figura di cacca, come si soul dire.  Il troll molestato si alzò in piedi, sbuffando e pulendo il suo maglione dai residui di terra. Nepeta si alzò in piedi, era tempo di scusarsi.
 
“Mi dispiace di esserti saltata addosso, ti ho scambiato per un’altra persona. Capita.”
 
Disse, tenendo lo sguardo basso, con il viso che le stava diventando verdognolo a causa dell’imbarazzo.
 
“Già, credo proprio che tu abbia preso un granchio. Non so chi tu sia ma non è carino saltare addosso alle persone in questo modo, di spalle, senza che loro possano nemmeno accorgersene, o difendersi nel caso tu fossi stata un male intenzionato. È un atto imprudente. La prossima volta accertati di chi hai di fronte a te, e sii sicura che quello su cui stai puntando sia davvero il troll che cerchi, piuttosto che buttarti a capofitto sugli sconosciuti. Avresti potuto ferirmi in qualche modo, o avresti potuto ferire te stessa se accidentalmente fossi caduta su qualche roccia spigolosa, specialmente in un luogo come questo non è sicuro lanciarsi senza adeguate protezioni, non ci sono nemmeno ospedali in giro, o qualche tipo di pronto soccorso. Ah, e non è rispettoso da parte tua non guardare negli occhi l’interlocutore con cui stai parlando, ma immagino che tu sia sinceramente imbarazzata per ciò che hai fatto e per questo accetto le tue scuse.”
 
Aveva finito? Davvero? Nepeta rimase assopita, fissando il vuoto per tutto il tempo in cui lui stava parlando. Quello strano tipo ha iniziato a parlare dicendo tutto quello che non andava, facendole una vera e propria predica. Aveva ragione, tutto quello che aveva detto era giusto, però avrebbe potuto essere meno puntiglioso. Però ha accettato le scuse, anche se ci ha messo tanto per dirlo. Poco male.
 
“Il fatto è che ti avevo scambiato per un mio amico, Karkat”.
 
Ha confessato, e aveva la sensazione che quest’affermazione avrebbe infastidito ulteriormente quel troll chiacchierone. Nepeta si stava già preparando per una nuova paternale. E aveva ragione, poiché il troll dal maglione rosso incominciò a spiegare che essere scambiati per qualcun altro non era affatto piacevole.
 
“Ah, intendi il mio discendente? Lo conosco. Mi dispiace averti deluso, non sono Karkat, come puoi vedere. E mi sento il dovere di informarti che non è carino essere scambiati per un’altra persona; non che essere equivocato per Karkat mi provochi dispiaceri, ho un profondo rispetto nei confronti di quel ragazzo, malgrado la sua indole rozza e le sue discutibili maniere di porsi poco idonee al galateo, che non fanno altro che provocare disagi e imbarazzi al prossimo. Ho tentato più volte di spiegargli che certe sua affermazioni, palesemente volgari, possono causare problemi anche di grave entità, ma lui continua a rispondermi in maniera sgarbata, definendo i miei insegnamenti come “cazzate”. Tutto ciò è frustrante.
Oh, scusami, non avevo intenzione di annoiarti con i miei discorsi da maestro incompreso. È solo che trovo il suo modo di fare estremamente poco consono alle regole del vivere civile. Tutto qui.”
 
No, l’eternità non sarebbe bastata per lui e per tutte le sue parole. Diceva di stimare profondamente Karkat, eppure ne stava parlando male, definendolo rozzo, volgare e dalle “discutibili maniere di porsi poco idonee al galateo, che non fanno altro che provocare disagi e imbarazzi al prossimo”; forse lui era l’unico ad esserne infastidito. Tutto questo non aveva senso, e Nepeta non desiderava altro che scappare via, chiudersi nel suo alveare, pensando alle meravigliose coppie che la sua nuova amica Meulin le aveva fatto scoprire.
Perché stava ancora ascoltando questo strano tipo di cui nemmeno conosceva il nome? Ecco che stava per riprendere a parlare.
 
“Mi sento profondamente mortificato. Non mi sono ancora presentato. Il mio nome è Kankri Vantas, e, come avrai già capito, sono il discendente di Karkat Vantas. Avrai intuito anche che io e lui abbiamo attitudini diverse, siamo completamente differenti sotto ogni aspetto. Non credo che questo ti riguardi. Io, invece, con chi ho il piacere di parlare? Sempre che la mia domanda non ti crei qualche sorta di disagio.”
 
Il ragazzo dal maglione rosso era un grande chiacchierone, però a modo suo sapeva essere educato, a parte le brutte parole riservate al suo discendente, che a quanto pareva non rientrava nel canone di “ragazzo per bene” di Kankri. Quest’ultimo era un troll con un grande senso della giustizia sociale, che non sopportava le iniquità, le differenze tra classi e le discriminazioni nei confronti delle minoranze. Per questo stava sempre attento alle parole che utilizzava per non rischiare di offendere l’altro, e non cadere anche lui nel girone degli irrispettosi che meritavano un posto nell’Inferno dei dannati che Kankri chiamava “privilegiati”. Combatteva per il bene comune e il rispetto dei diritti inalienabili che ogni troll possedeva dalla nascita. L’unico problema era che il giovane troll dal maglione rosso non veniva preso molto in considerazione dal resto dei suoi amici, anzi, veniva continuamente schernito, criticato ed evitato a causa del suo modo di parlare e dalla elevata quantità di parole – necessarie- che lui utilizzava durante i suoi lunghi sproloqui.  Per questo motivo si sentiva frustato e incompreso, e passava la maggior parte delle sue giornate in solitudine, riflettendo su quanto il mondo fosse ingiusto e le persone menefreghiste e superficiali.
 
Nepeta rimase ad osservarlo con una espressione interrogativa sul volto. Doveva rispondergli altrimenti il tipo si sarebbe perso in atre affermazioni inutili.
 
“Io sono Nepeta Leijon, piacere di conoscerti, meow.”
 
Ha detto semplicemente, nel modo più normale possibile visto che l’altro era attento ad ogni parola pronunciata, sempre pronto a criticare.
 
“Leijon? Sei la discendente di Meulin, quindi? Perdona se ti sono sembrato sfacciato con questa dichiarazione, ovviamente non era mia intenzione.”
 
“Sì, sono la sua discendente. Senti, posso chiederti un favore?”
 
Kankri sembrava meno ridondante e infastidito rispetto a pochi minuti fa, si sarà calmato dal trauma precedente. Nepeta pensava di chiedergli dove fosse finito Karkat, e che avrebbe voluto molto incontrarlo, essendo amici. Sperava che il ragazzo davanti a lei non si fosse arrabbiato, non sapeva cosa aspettarsi da questo strano troll dal maglione rosso.
 
“Certo, se posso esserti d’aiuto perché no, ma ricorda di riflettere bene prima di dichiarare qualcosa che potrebbe infastidire la persona con cui stai parlando, oppure questa potrebbe sentirsi a disagio nel caso in cui non possa aiutarti, è meglio prevenire situazioni spiacevoli fin quando è possibile”.
 
“Certo… potresti portarmi da Karkat? Vorrei parlargli.”
 
“Uhm… mi piacerebbe molto farlo se solo sapessi dove si è cacciato. L’ultima volta che l’ho visto era intento a fuggire da uno dei miei sermoni. Gli stavo ricordando- poiché glielo ho ripetuto tante volte, così come gli ho ribadito ancora e ancora che non è buona educazione dover far ripetere continuamente a qualcuno un concetto- che non è garbato mantenere un tono di voce alto durante una conversazione amichevole, la persona di fronte a te potrebbe sentirsi a disagio, aggredita o minacciata, quello che ho provato io, oltre all’offesa subita vedendolo scappare in quel modo senza darmi il tempo di finire il mio discorso.”
 
Nepeta poteva capire i sentimenti di Karkat, non doveva essere semplice vivere con un troll del genere. Lei era stata fortunata perché, al contrario suo, Meulin era una ragazza dolce e simpatica, Nepeta adorava la sua compagnia. Non sapeva cosa fare ora, lo avrebbe sicuramente offeso se fosse scappata come Karkat, e in fin dei conti lei era una brava gattina, non poteva abbandonare qualcuno così su due piedi, per quanto logorroico potesse essere.
 
“Capisco, beh, potresti dirmi in che direzione si è diretto, magari lo incontrerò per strada?”.
 
“Certamente, seguimi”.
 
I due ragazzi camminarono per un po’ finché non giunsero nel luogo in cui Kankri aveva lasciato Karkat. Era un piccolo parco, non c’era nessuno nei dintorni, né tanto meno Karkat. Tutto sembrava deserto e tranquillo, soffiava anche una leggera brezza.
 
“Non vedo Karkat da nessuna parte, magari se ne sarà tornato in alveare, anche se solitamente va a dormire da qualche suo amico. Questo suo atteggiamento è riprovevole, non ne capisco il motivo, dovremmo condividere lo stesso alveare come una famiglia e lui scappa via, come se fossi affetto da una sorta di malattia contagiosa.”
 
Nepeta lo stava ignorando, in quel momento era intenta a percepire degli strani odori nell’aria, fragranze famigliari e ben definite provenienti dalla boscaglia che si trovava lì intorno attirarono la sua curiosità. Iniziò a camminare prudentemente, seguita da Kankri che stava per iniziare uno dei suoi discorsi riguardo la maleducazione nel non ascoltare qualcuno che stava parlando, Nepeta gli sussurrò di fare silenzio poiché non voleva essere scoperta, e il ragazzo in risposta sospirò e si tenne il discorso per dopo. Nepeta spostò il cespuglio che la separava dalla sua preda, e se ne pentì amaramente dopo averlo fatto. Davanti ai suoi occhi vide Karkat intento a consolare una Terezi incappucciata e amareggiata, che sembrava stesse piangendo. Nepeta non aveva mai visto Karkat così premuroso e dolce con qualcuno, provò una forte gelosia nei confronti di Terezi. Perché lei doveva avere tutte le fortune del mondo? Questo si stava chiedendo la piccola gattina, anche se lei non odiava Terezi. Il volto di Nepeta si irrigidì, cercando di trattenere le lacrime che da lì a poco sarebbero cadute, e, abbassando lo sguardo e mordendosi le labbra, tornò indietro sui suoi passi. Kankri notò che qualcosa l’aveva sconvolta, e vide che Karkat era lì con la discendente di Latula. Non capiva perché questo avrebbe dovuto scombinare la troll felina, a meno che lei non provasse sentimenti rossi per il suo discendente. Tutto era chiaro ora.
Nepeta si allontanò frettolosamente, non riuscendo più a trattenere le lacrime, si infilò nella struttura dello scivolo che si trovava lì vicino. Incominciò a piangere e a disperarsi. Kankri entrò nella stessa costruzione, provando a sua volta a consolarla, anche se non era una delle sue specialità.
 
“Mi dispiace molto che tu sia stata turbata da quello che hai visto, non immaginavo che provassi sentimenti rossi per Karkat, e vederlo lì con un’altra ragazza non deve essere stata una bella sensazione. Avrei dovuto immaginare che si trovasse con lei, in questi giorni escono spesso insieme, se avessi saputo prima ciò che provavi per lui, ti avrei sicuramente fermata, ti saresti risparmiata di vederli mentre…”
 
“Basta, per favore… non parlare più!”
 
Nepeta gridò esasperatamente, visto che le parole di Kankri non la stavano aiutando affatto, anzi, stavano peggiorando la situazione. Lei cercava di dimenticare quello che aveva visto e lui invece continuava a parlarne. Poteva essere più insensibile?
 
Normalmente Kankri avrebbe risposto con uno dei suoi rimproveri dopo essere stato interrotto tanto bruscamente, ma fece un’eccezione per l’occasione, dato che Nepeta sembrava troppo allarmata per sopportare una ramanzina.
 
“Ok, forse ho esagerato, non avrei dovuto insistere sull’argomento senza il tuo consenso, essendo una cosa che riguarda te. Il mio intento era quello di consolarti, forse non ci sono riuscito, ammetto di non esserne in grado. Spero che tu possa perdonarmi.”
 
“Non preoccuparti, Kankri, ti ringrazio per l’interesse. Scusami tu per averti aggredito e azzittito in quel modo. Il problema è che non avrei voluto vederli insieme, ho sentito un forte dolore al petto nel momento in cui ho visto come Karkat stava guardando Terezi, con uno sguardo pieno di affetto e tenerezza. Ho sempre desiderato che lui mi dedicasse quelle attenzioni. Mi sento una sciocca perché non credo che tu possa capire quello che sento.”
 
Nepeta dichiarò tra un singhiozzo e l’altro. Si sentiva strana nel confessare tutti i suoi sentimenti allo stesso discendente di Karkat. Ormai però niente aveva più importanza, dopotutto era a conoscenza della dolorosa verità da tempo, ovvero che Karkat non l’avrebbe mai ricambiata. Nepeta aveva vissuto nelle illusioni fino a quel momento, mentendo a se stessa e al suo cuore. L’unico modo era dimenticarsi di tutto e farsi passare questa cotta, eliminare questi sentimenti rossi dalla sua anima. Kankri intanto si sentiva mortificato e in colpa nel vedere la sua nuova amica, allegra e solare pochi minuti prima, in quelle pietose condizioni. E lei si sbagliava, poiché lui poteva comprendere pienamente la frustrazione che aleggiava nel cuore di Nepeta. Difatti anche lui era rosso per una particolare troll; emozioni che ha sempre tenuto per sé e ignorato, considerandole improduttive per gli obbiettivi che si era prefissato di raggiungere, e un ostacolo al suo voto di castità. Nessuno, poi, si sarebbe mai aspettato che Kankri Vantas, troll così fiero e risoluto, si potesse innamorare di qualcuno, eppure era successo. Era innamorato di Latula Pyrope. La discendente della Matesprite di Karkat che Nepeta invidiava tanto, che coincidenza. Kankri si era preso una bella cotta per la radical troll, malgrado lei fosse già impegnata con Mituna, e questa circostanza ha solamente reso i suoi sensi di colpa più intensi, tanto che prese la decisione di non parlarne con nessuno; cercando in tutti i modi di reprimere tale amore, che ora però stava riaffiorando. La vita sapeva essere davvero crudele a volte. Nepeta e Kankri ne ebbero la piena conferma in questo momento.
 
“In realtà posso capire quello che stai provando, Nepeta. Non ne ho mai parlato con nessuno per paura di essere deriso, oppure incompreso, e i miei compagni sanno essere davvero irrispettosi talvolta, non che mi lamenti di loro, in fondo io faccio il possibile per aiutarli e consigliarli, quindi non vedo perché loro non debbano fare lo stesso con me, tuttavia mi ritrovo a riflettere sul fatto che loro non mi tollerino nemmeno un pochino. Scusami… sto uscendo dall’argomento principale. Quello che voglio dire è che anche io sono rosso per una persona che non mi ricambierà mai. Siamo sulla stessa barca.”
 
Le orecchie di Nepeta si rizzarono, non avrebbe mai immaginato di ascoltare quelle parole dalla bocca del troll dal maglione rosso. Lui, che si dava tutte quelle arie da perfettino so tutto io, soffriva di mal d’amore, chi lo avrebbe mai detto.
 
“Mi dispiace che anche tu sia finito in questa scomoda situazione, ma come puoi essere sicuro che quel troll non ti ricambi? Non voglio essere indiscreta, ma di chi sei innamorato? Magari potrei aiutarti, non sono brava con il mio quadrante rosso, ma sono un portento nell’aiutare i problemi d’amore degli altri, meow!”
 
“La tua domanda mi lascia impreparato, però credo sia giusto che ti dica il nome del troll per cui provo sentimenti rossi, dato che tu mi hai confessato lo stesso- anche se in realtà l’ho scoperto indovinando, ma ormai non ha importanza. Ebbene. Sono rosso per Latula Pyrope; non sono sentimenti propriamente rossi, nel tempo stanno svanendo poiché sto prendendo coscienza della verità, e del fatto che non potrei mai spezzare il mio voto di castità, è una promessa che ho fatto a me stesso e che intendo mantenere.”
 
“Latula Pyrope? La discendente di Terezi? Tu sei innamorato di lei e non vieni ricambiato?”
 
Nepeta rimase a bocca aperta, non poteva crederci. Quello che si chiamava Karma si era messo a lavoro. Pareva un paradosso, eppure era la verità. Nepeta provava dispiacere nei confronti di Kankri, in fondo alla fin fine era un bravo ragazzo.
 
“Sì, ti sembra una cosa tanto buffa? Sapevo che non avrei dovuto dirtelo, sei esattamente come gli altri. Non è affatto carino…”
 
“Ridere in faccia e interrompere una persona che sta parlando?”
 
Nepeta lo interruppe dicendo le sue stesse parole, tanto che lui ne rimase colpito.
 
“Sì, esatto.”
 
“Lo so, lo so. Non volevo prenderti in giro, né tanto meno spifferare a qualcuno il tuo segreto. La tua OTP rimarrà tra te e me, non preoccuparti.”
 
“Ora che mi ci fai pensare è una situazione buffa. Ho una cotta per la discendente della troll di cui è innamorato Karkat, che tu ami. Tutto questo è divertente e allo stesso tempo davvero scoraggiante. Il destino sa essere davvero scorretto a volte.”
 
“Beh, non possiamo farci niente, se non una bella risata. Il mondo continua a girare comunque, con o senza di noi. Questa è una lezione che ho imparato da poco e che sto cercando di seguire, ma non è semplice”.
 
“Siamo stati feriti da qualcosa che non è mai successo, in fin dei conti né Karkat e né Latula ci hanno fatto del male. Sono i nostri stessi sentimenti ad averci tradito, si sono presi gioco di noi.”
 
“Già, dovremmo dimenticarci questa faccenda e guardare avanti. Anche se… sarebbe bello ricordarsi anche di chi non ci ha lasciato vistose cicatrici”.
 
E così i due troll se ne tornarono nei loro rispettivi alveari, tenendo nel cuore quella giornata passata insieme, tra prediche, pianti e confessioni. Ricordarsi anche delle persone che non hanno lasciato vistose cicatrici nel nostro cuore. Le stesse persone da cui vorremmo essere pugnalati sono le prime a fuggire, che strano posto il mondo.
 
   
 
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