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Autore: Placebogirl_Black Stones    15/08/2014    7 recensioni
- E poi cos’altro fanno i samurai?-
- Beh, vediamo…combattono e poi…-
- Se vuoi te lo spiego io, Rufy- si intromise una voce cristallina alle loro spalle.
- Nami! Ma se prima non hai voluto dirmi nulla!- incrociò le braccia il ragazzo di gomma.
- Volevo finire il libro e tu mi stavi distraendo. Ora che l’ho finito posso spiegarti quello che volevi sapere- si sedette accanto a loro sul prato erboso, reggendo il famigerato libro fra le mani.
Lo riconobbe immediatamente: era uno dei suoi.
Anche lui aveva qualche libro nella biblioteca comune, come del resto tutti tranne Rufy.
Erano pochi, per lo più sulle spade e su quanto concerneva l’argomento, perciò non gli era stato difficile riconoscerlo.
Perché mai Nami stava leggendo uno dei suoi libri?
A lei non era mai importato nulla di spade, al contrario non faceva altro che ripetergli che era solo un buzzurro che affettava tutto quello che gli capitava a tiro.
La faccenda si faceva sempre più strana.
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BECAUSE I LOVE SAMURAI

 

- Che cos’è di preciso un samurai?-

Si stupì di quella domanda, in particolar modo del fatto che gli fosse stata fatta proprio da Rufy.

Il ragazzo di gomma lo fissava con occhi curiosi, senza mancare di perlustrarsi il naso con un dito.

Posò sulle gambe la Wado Ichimonji, che stava rigorosamente lucidando per conservare al meglio la lama, guardandolo a sua volta.

 

- Perché mi fai questa domanda?-

- Nami sta leggendo un libro che parla dei samurai, ma quando le ho chiesto cosa era un samurai e cosa faceva, mi ha mandato via- assunse quell’aria da bambino rimproverato dalla mamma che solo lui e Chopper riuscivano a mimare.

- Nami sta leggendo un libro sui samurai…?-

 

Se la domanda di Rufy lo aveva lasciato allibito, questo superava di gran lunga ogni altra cosa.

Tutti lo avevano sempre considerato un alieno per il modo in cui si comportava, per i principi in cui credeva e per il mondo in cui aveva scelto di vivere, rinunciando ad un’esistenza comune.

Quel giorno, invece, sembrava che la sua scelta di vita fosse un caso interessante da studiare, al pari di un mistero irrisolto da millenni.

Era nella sua natura essere sospettoso, ma quella faccenda puzzava come il dopobarba del cuoco.

 

- Nami legge tanti libri- la giustificò ingenuamente Rufy, che non ci vedeva al contrario nulla di strano in quell’attività svolta dalla navigatrice.

- Sarà…Comunque, cosa vuoi sapere?- decise di stare al gioco (se di un gioco si trattava) del capitano.

- Volevo sapere cos’è di preciso un samurai e cosa fa. È fissato con le spade come te?- azzardò.

- No- storse il naso a quell’evidente presa in giro - O meglio non è un fissato, ma la spada è una compagna fedele dalla quale non separarsi mai. Come posso spiegartelo…- cercò le parole giuste, non essendo un asso nei discorsi.

- Ho capito. È un fissato- trasse le sue conclusioni il moro, convinto della sua affermazione.

- Ti ho detto di no!- si spazientì un poco - I samurai erano gli appartenenti della casta guerriera dell’epoca feudale. Erano uomini valorosi, che servivano con devozione il proprio signore e seguivano strettamente la via del Bushido- provò a fargli un quadro generale con le nozioni principali.

- La via del Bushido?- ripeté - E cosa sarebbe? È come una rotta da seguire?-

- Più o meno. Il Bushido è un codice d’onore composto da sette regole fondamentali alle quali ogni samurai che si rispetti deve tenere rigorosamente fede. La trasgressione a una di queste regole si paga con la stessa vita, perché l’onore del guerriero viene macchiato- si fece serio.

- Caspita, è proprio severo questo Bushido! Mi ricorda mio nonno…- fece sporgere il labbro inferiore, convinto di ciò che aveva appena detto.

- Solo tu potresti paragonare il Bushido a tuo nonno…- scosse la testa, comprendendo che qualsiasi spiegazione avrebbe dato non sarebbe stata presa con serietà dall’amico.

- E dimmi Zoro…Tu la segui questa via?-

- Certo, la via del Bushido è la via della spada…-

- Di sicuro finirai per perderti!- ridacchiò soddisfatto della sua stessa battuta.

- Non è divertente!!!- si irritò.

- Scusa scusa- agitò una mano - E poi cos’altro fanno i samurai?-

- Beh, vediamo…combattono e poi…-

- Se vuoi te lo spiego io, Rufy- si intromise una voce cristallina alle loro spalle.

- Nami! Ma se prima non hai voluto dirmi nulla!- incrociò le braccia il ragazzo di gomma.

- Volevo finire il libro e tu mi stavi distraendo. Ora che l’ho finito posso spiegarti quello che volevi sapere- si sedette accanto a loro sul prato erboso, reggendo il famigerato libro fra le mani.

 

Lo riconobbe immediatamente: era uno dei suoi.

Anche lui aveva qualche libro nella biblioteca comune, come del resto tutti tranne Rufy.

Erano pochi, per lo più sulle spade e su quanto concerneva l’argomento, perciò non gli era stato difficile riconoscerlo.

Perché mai Nami stava leggendo uno dei suoi libri?

A lei non era mai importato nulla di spade, al contrario non faceva altro che ripetergli che era solo un buzzurro che affettava tutto quello che gli capitava a tiro.

La faccenda si faceva sempre più strana.

 

- Sì è meglio, Zoro non è bravo a raccontare…- si lamentò come un bambinone.

- Non avevo dubbi- si diede delle arie la rossa, come a voler sottolineare l’inettitudine del compagno - Dunque, adesso ascolta bene- aprì il libro cercando il punto opportuno alla spiegazione.

- Evviva!- batté le mani soddisfatto.

 

Solo lui era rimasto in silenzio, non sapendo bene cosa dire o cosa fare in una situazione così surreale.

L’unico modo per vederci chiaro era quello di fare andare avanti quella sceneggiata.

Sentì Nami schiarirsi la voce, prima di cominciare a leggere il contenuto del libro.

 

- Il samurai, figura vissuta durante l’epoca Edo, era il titolo che veniva conferito agli appartenenti della casta dei guerrieri. Il nome deriva dal verbo saburau, che significava “servire”: il samurai era dunque “colui che serviva”. Questo perché il loro compito era quello di servire lo shogun, ovvero il signore feudale, al quale avevano giurato fedeltà. Il samurai veniva denominato anche bushi, che letteralmente significa “colui che conosce tutto”. Gli appartenenti a questa casta erano esperti di arti marziali, e praticavano anche diverse arti Zen ad esse correlate. Inoltre, erano utilizzatori di varie armi, tra le quali quelle di maggior spessore erano la katana e l’arco: essi erano infatti convinti che non esistessero armi più disonorevoli di altre, ma solo armi efficienti e non. Durante il regno di Tokugawa, si diffuse la credenza che l’anima di un samurai risiedesse nella sua stessa katana, come se dipendessero l’uno dall’altra. I futuri samurai iniziavano il loro allenamento sin dalla tenera età; raggiunti poi i tredici anni si svolgeva una cerimonia chiamata Genpuku, nella quale ai ragazzi della classe militare veniva consegnato un wakizashi, cioè una piccola arma bianca simile a una spada, e stabilito un nome da adulto, con il quale diventavano a tutti gli effetti dei samurai e conquistavano il diritto a portare una katana legata al fianco. I samurai erano tenuti a comportarsi in modo onorevole e leale, senza mai mostrare debolezza. La pena per un atto disonorevole veniva pagata con il suicidio, meglio conosciuto come seppuku, ovvero “taglio nello stomaco”. Quest’ultimo veniva eseguito seguendo un preciso rituale: il taglio doveva essere da sinistra verso destra e poi verso l’alto, mentre il samurai doveva restare in ginocchio con le punte dei piedi rivolte all’indietro, facendo così in modo che il suo corpo cadesse in avanti, proprio come fa un guerriero onorevole. Inoltre, per rendere ancora più onorevole la sua morte, un amico del samurai veniva incaricato di decapitarlo non appena si fosse inflitto la ferita all’addome, per evitare che il dolore gli sfigurasse il volto- fece una breve pausa per riprendere fiato, ma anche perché quella scena l’aveva disgustata a tal punto da farle storcere il naso - Il taglio veniva inflitto nel ventre poiché si riteneva che lì fosse la sede dell’anima- riprese la narrazione - Pertanto il significato simbolico di quel gesto era di mostrare a coloro che assistevano al suicidio la propria anima privata di ogni colpa, pura e libera dal male. Per evitare di cadere in azioni deplorevoli, i samurai erano tenuti a seguire un ferreo codice d’onore, chiamato Bushido, che letteralmente significa “via del guerriero”. Il Bushido si fonda su sette principi fondamentali- si fermò di nuovo, spostando lo sguardo su di lui con aria furbetta - E adesso vediamo se Zoro li ha studiati bene…-

 

Gli stava davvero chiedendo di elencargli i sette principi del Bushido?!

Cos’era, una sfida?

Voleva metterlo alla prova e testare che tutti i discorsi che faceva sull’onore e sulle regole fossero reali?

Bene, se era questo che voleva, lui glielo avrebbe mostrato a testa alta.

Per lui quel codice non era un gioco, non era una storiella da leggere su un libro qualunque per accontentare un ragazzo rimasto bambino.

Per lui era una scelta di vita.

 

- Come vuoi…- ricambiò il suo sguardo con sfida.

- Io me ne vado- si intromise Rufy, alzandosi in piedi e sistemandosi il cappello.

- Ma come?! Non è finito il racconto!- lo fermò Nami.

- Sì ma ho già sentito abbastanza. I samurai sono noiosi, e Zoro non è così. Quindi Zoro non è un samurai- affermò deciso, salutandoli con la mano e andando alla ricerca di un’altra occupazione.

 

Restarono a fissarlo allibiti per la velocità con cui mutava di idee.

Prima sembrava non poter vivere se non gli avessero spiegato cos’erano e cosa facevano i samurai, e poi se ne andava dopo appena cinque minuti di spiegazione ritenendo che l’argomento fosse noioso.

Ma ripensandoci bene, si trattava pur sempre di Rufy, quindi il tutto aveva un suo filo logico.

Adesso gli era chiaro che quello del capitano era stato solo uno dei tanti attacchi di curiosità senza secondi fini.

Restava però la questione di Nami.

Che anche la sua fosse semplice curiosità?

No, non lo credeva possibile.

Deciso a scoprirlo, si voltò a guardarla, notando che anche lei stava facendo lo stesso.

 

- Beh, adesso puoi anche chiudere il libro- fece finta di nulla, tornando ad occuparsi delle sue spade.

- E perché? Mancano ancora i principi del Bushido perché la spiegazione sia completa- assunse nuovamente quell’aria di sfida.

- Che importanza ha? Rufy se n’è andato!- le fece notare.

- Ma li voglio sapere io- insistette.

- Non hai letto il libro?-

- Sì, ma li voglio sentire da te- sorrise beffarda.

- Credi davvero che non li sappia?- assottigliò lo sguardo.

- Non l’ho mai detto-

- Allora perché?-

- Te lo dirò solo se tu mi dirai quei principi!- fece l’occhiolino, tirando fuori la lingua.

 

Inutile: quando Nami si metteva in testa una cosa non c’era verso di farle cambiare idea.

Lo avrebbe ricattato fino a quando non l’avesse assecondata.

Tanto valeva darle quello che voleva, così forse lo avrebbe lasciato in pace.

 

- E va bene- sbuffò, chiudendo gli occhi.

- Forza allora!- lo incitò lei.

- Come dicevi i principi del Bushido sono sette: Gi, Yu, Jin, Rei, Makoto o Shin, Meiyo e Chugi. Gi rappresenta l’Onestà e la Giustizia: bisogna essere sempre onesti con gli altri e credere nella giustizia che viene da noi stessi. Un vero samurai non deve mai dubitare di queste due cose, perché al mondo esiste solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Yu rappresenta l’Eroico Coraggio : un samurai non deve mai temere nulla, avere paura è considerato un atto disonorevole. Bisogna vivere a pieno anche le situazioni più pericolose, perché nascondersi non è vivere. L’eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte. Jin rappresenta la Compassione: il samurai viene sottoposto ad un intenso addestramento che lo rende veloce e forte, facendolo distinguere dalla massa poiché acquisisce un potere che dovrà essere utilizzato per il bene comune. La compassione che acquisisce fa sì che egli cerchi di essere in ogni modo di aiuto agli altri, con particolare riguardo verso le donne e i bambini. Rei rappresenta la Gentile Cortesia: un samurai non ha motivo di comportarsi in modo crudele solo per dimostrare la propria forza; al contrario egli deve essere gentile anche col nemico. Se non mostra rispetto l’uomo diventa solo un animale, e per questo motivo il samurai viene rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma soprattutto per il suo modo di interagire con gli altri. Per un samurai il migliore scontro è quello evitato. Makoto rappresenta la Completa Sincerità: se un samurai decide di compiere un’azione, questa può considerarsi già compiuta. Non ha bisogno di dare la propria parola, perché parlare e agire equivalgono alla stessa cosa. Meiyo rappresenta l’Onore: vi è solo una persona che può giudicare un samurai, e quella persona è egli stesso. Tutto ciò che dice e che fa non è altro che la proiezione di quello che realmente è. Non serve a nulla nascondersi da se stessi. Infine vi è Chugi, che rappresenta il Dovere e la Realtà: quando un samurai prende una decisione egli se ne assume tutta la responsabilità, qualunque siano le conseguenze che ne derivino. Inoltre, egli è estremamente leale e fedele verso coloro di cui si prende cura. E questo è quanto- concluse, soddisfatto di aver dato prova della sua conoscenza.

 

Riaprì gli occhi, trovandola come incantata a fissarlo.

Pendeva letteralmente dalle sue labbra, e questo lo lasciò perplesso.

Che lo stesse prendendo in giro per fargli credere di essere veramente interessata all’argomento?

O davvero non credeva che avrebbe saputo rispondere alla sua domanda?

 

- Beh? Che c’è?- alzò un sopracciglio.

- I-io…- balbettò, senza riuscire a esprimersi.

- Credevi che facessi solo finta di saperli?-

- No…no è solo che…non credevo li sapessi così bene. Insomma…ho sempre pensato che quella per i samurai fosse solo una passione, ma non credevo che avessi studiato tutto su di loro in modo così impeccabile. È come se anche tu ti sentissi un po’ come loro…-

- L’arte della spada è nata con i samurai, perciò le due cose sono inscindibili. Poi ci sono spadaccini che seguono una via tutta loro e altri che invece rimangono fedeli al Bushido. Io ho scelto di appartenere alla seconda categoria-

- Perché? Voglio dire, perché non hai semplicemente deciso di essere uno spadaccino e basta?-

- Perché senza una ferrea disciplina si resta solo semplici uomini che maneggiano spade. Un vero spadaccino ha delle regole alle spalle alle quali non può venire meno- la fissò intensamente, come a voler dare più credibilità alle sue parole.

- Ora è tutto chiaro- sorrise, finalmente soddisfatta.

 

Ancora non gli era chiaro il perché di quella curiosità, ma gli sembrava che non ci fosse (stranamente) nessun secondo fine a quelle domande.

Se voleva saperlo doveva essere lui a chiederle il motivo.

 

- Mi spieghi perché tutta questa curiosità improvvisa per l’argomento?-

 

In tutta risposta, la vide sorridere maliziosamente, avvicinando il volto al suo.

 

- Perché mi sono accorta che i samurai mi piacciono molto…- soffiò sensualmente sulle sue labbra.

 

Rimase interdetto, immobile e con la faccia purpurea, mentre Nami si alzava senza smettere di sorridere compiaciuta del suo gesto.

Di solito la sua devozione per la cultura dei samurai finiva con l’allontanare il genere femminile, e quelle poche che osavano dargli corda venivano subito persuase dal suo caratteraccio.

Per questo motivo, nonostante ne fosse terribilmente attratto, non aveva mai pensato di lasciarsi andare con Nami, né aveva mai avuto la presunzione di piacergli, anche se il rapporto che aveva con lei era molto più profondo rispetto a quello con Robin.

Sapere che anche lei provava lo stesso nei suoi confronti lo aveva lasciato basito, e al tempo stesso lo aveva riempito di una strana sensazione, forse paragonabile alla felicità.

Era la prima volta che la sua fedeltà al Bushido non faceva sentire il suo peso sulla sua vita.

 

- Magari potresti raccontarmi altre cose sui samurai…Stanotte Robin resta in biblioteca fino a tardi…- gli fece l’occhiolino, allontanandosi ancheggiando per mettere in mostra il suo fondoschiena perfetto.

 

La osservò sparire dietro la porta della biblioteca, così com’era arrivata.

Forse per una notte avrebbe anche potuto saltare gli allenamenti.

 

 

ANGOLO DELL’AUTORE

Ed eccomi qui con l’ennesima cavolata senza impegno. Facevo una ricerca sulla cultura dei samurai e mi è venuta l’illuminazione per questa shot penosa. So che sono secoli che non aggiorno e credo che passerà ancora molto tempo prima che lo faccia di nuovo. Non credo che sarò più attiva come prima, ma mi renderò simile a un fantasma che si limita a postare cose di tanto in tanto anche dopo decenni, almeno per quanto riguarda questo fandom. Potrei dirvi che mi manca il tempo di scrivere, ma sarebbe una bugia (almeno in parte): la verità è che non ho stimoli per scrivere qui, non c’è niente che mi motivi a continuare. Detto onestamente, ho ricevuto molte più soddisfazioni con due sole fic che ho scritto sul fandom di Nana (che per chi non lo sapesse è quasi deserto) che in trenta fic che ho scritto su questo. Quindi mi sono chiesta se valesse davvero la pena di scervellarmi a scrivere per poi vedere sempre i complimenti migliori a fic di una banalità estrema. La risposta è stata no. Con questo non voglio dire che le mie siano geniali, ma almeno io mi sforzo di metterci un po’ di introspezione dietro a ogni gesto, perché i lettori possano ricavare qualcosa alla fine. Invece qua si apprezzano solo le fic rosse senza un minimo di caratterizzazione, che riducono la storia a un puro atto sessuale reperibile anche su Youporn, oppure le fic ultra OOC con dell’ironia mal fatta. Mi spiace, io non riesco a scrivere storie così, perché non mi trasmettono nulla e perché non è questo il messaggio che voglio dare a chi mi legge. Perciò se da ora in poi non vedrete più aggiornamenti frequenti, sappiate che il motivo è questo. Mi spiace per le poche persone che mi hanno dimostrato di capire veramente le mie storie, e ne approfitto per mandare un grosso bacio a tutte loro.
Ho ritenuto necessario scriverlo per non sentirmi accusare di essere sparita e basta.
Ne approfitto anche per augurare a tutte un BUON FERRAGOSTO!
Baci
Place

 


   
 
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