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Autore: wiston87    15/08/2014    3 recensioni
Tutti noi conosciamo la famosa esclamazione "lol", tanto i voga su internet in questi ultimi anni. Ma in pochi conoscono la sua vera genesi, che qui racconto in anteprima mondiale e con dovizia di particolari.
Genere: Azione, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo sapevate? La famosa esclamazione "lol" rappresentava in origine nient'altro che un uomo che sta annegando. Se guardate bene la scritta, noterete che la O sembra la testa e le del L le mani. Ma per quale motivo la gente ha iniziato ad usarla su internet per indicare uno stato euforico?
La ragione va ricercata nella prima origine del suo utilizzo. Ascoltate con attenzione. Sir John Sartless era un marinaio inglese che alla fine degli anni '80 era quasi giunto alla pensione (mancavano meno di 3 anni) e aveva messo da parte un pò di denaro lavorando come scaricatore di porto a Liverpool. Una notte di fine novembre stava caricando una cassa di alici con la piccola gru della ditta assieme ai colleghi, ma la spossatezza alcolica ed il mancato rispetto di alcune norme di sicurezza gliela fecero cadere addosso di striscio, gettandolo di netto nel piccolo rivolo d'acqua tra la nave ed il cemento portuario. Naturalmente, iniziò subito a sbracciarsi come un ossesso per domandare aiuto; non poteva salire da solo dato che il muro era alto parecchi metri e dall'altra parte c'era la nave; inoltre nuotare lateralmente per quelle acque era impossibile data l'ingombrante quantità di viscide alghe stantie. 
I colleghi pensarono subito che per tirar fuori lo sfortunato fosse sufficiente richiedere la gru più lunga e potente nel vicino centro di controllo portuale aperto ventiquattrore al giorno. Quella che avevano al momento non andava bene, inutile dire che una gru sempre utilizzata per il carico di casse di alici di poche decine di chili si sarebbe certamente spezzata col quintale del marinaio John Sartless.
Qual'era il problema allora? Era sufficiente recarsi nella zona apposita e richiedere la beneamata gru salvatrice.
No, non era così semplice. Perché sfortunatamente, i quattro marinai che lavoravano con John quella sera, erano tutti maledettamente muti. Ovviamente non si trattava di un caso; questa curiosa coincidenza era dettata dal semplice fatto che, sulla base di certe nuove norme edite dalla sinistra socialista, il governo avrebbe dato numerosi incentivi e sgravi fiscali alle aziende che avessero assunto persone con disabilità. E Tom Price, capo della marmaglia e detentore del 18% del traffico portuario di Liverpool, non si era fatto sfuggire l'occasione di guadagnarci facendo pure la figura del buon samaritano. Non volendo però perderci in termini di produttività, la sua scelta oculata era andata a parare sui possessori di una disabilità non particolarmente handicappante. I muti per l'appunto, i quali oltre che poter svolgere il lavoro proprio come tutti gli altri, serbavano l'incalcolabile vantaggio di non lamentarsi mai col capo supremo... e di non poter essere annoverati come gente volgare con un linguaggio da "scaricatore di porto".
Che fare allora? Se fossero corsi a chiedere aiuto non avrebbero potuto far capire a gesti ciò di cui avevano bisogno, ed i tentativi fallimentari avrebbero prodotto l'inevitabile congelamento del povero John. Non rimanevano più di venti minuti per agire.
Eccola l'idea formidabile! Uno dei muti barbuti e mattacchioni prese la macchina fotografica dallo zaino (era un regalo della figlia per il suo compleanno) scattò una foto al quasi annegato e la fece sviluppare in fretta e furia, correndo verso la zona centrale. Mostrandola al delegato, e subito dopo indicando la gru, sarebbe certamente riuscito a farsi capire.
Malauguratamente, la fretta, unita al pensiero che se avesse atteso lo sviluppo della foto sul luogo del disastro essa non sarebbe più servita a niente perché sarebbe stato troppo tardi, non avevano potuto dargli modo di farne una migliore. Anzi, era pessima. L'oscurità attorno al corpo di John era quasi totale (ah, se avesse avuto la presenza di spirito di puntargli almeno addosso il lampione!); si intravedeva soltanto vagamente la testa pelata e lucida e le due braccia sbraccianti, tese in un agognato ultimo presagio di morte prima della triste fine.
Ecco che quell'immagine fotografata somigliava quanto mai al famoso "lol" che tanto conosciamo.
"Meglio di niente!", pensò sfondando la porta del centro e buttandosi sulle membra sopite del vecchio guardiano di turno per non perdere neanche una frazione di secondo. Questo si destò come in un incubo, saltando per aria dallo spavento. Il muto indicò la gru, poi la foto, poi la gru, poi di nuovo la foto.
"lol".
Il guardiano lesse quella strana scritta e disse: "ma che significa? Me lo vuoi dire? Sono le iniziali di un'operazione in codice?".
Il muto scosse la testa disperato.
Tornò ad indicare la gru, poi la foto, poi la gru.
"Senti, razza di beone beota e stramaledetto mimo col pepe al culo, non ho tempo da perdere coi tuoi rebus del piffero! Se vuoi dirmi cosa vuoi dimmelo, altrimenti smamma seduta stante".
Come non detto: il muto sconsolato si voltò sconfitto, pronto a far mesto ritorno al porto col peso di un uomo morto sulla coscienza.
Ma... cosa vide il guardiano sulla sua schiena non appena si voltò? La foto di un uomo in annegamento, più chiara della prima, molto più chiara, era sempre un "lol" ma più distinguibile nei suoi contorni umani. E chi era stato ad appiccicargliela, se non il trio che si era lasciato alle spalle, soffrente di gravi problemi cardiovascolari e perciò impossibilitato a correre con lui (nonostante non ne avessero fatto menzione per paura di non essere assunti), ma arguti compensatori di questo difetto con un ingegno ed una calma piatta di morto superiori al maratoneta che, pur con tutta la buona volontà di questo mondo, aveva fatto le cose troppo di fretta?
Il guardiano prese la foto e la voltò per controllarne la data. Era stata scattata solo dodici minuti prima. D'un tratto la sua coscienza s'illuminò e quei frenetici gesti del pagliaccio muto grondante di sudore presero tutto il significato che costui voleva infondergli.
"Presto! Non c'è un minuto da perdere! Carichiamoci la gru in spalla e corriamo dove-sai-tu a salvare quel poveretto!".
Quando lo tirarono fuori, mezzo ghiacciato ma ancora vivo e vegeto, John Surtless ebbe dapprima la forza d'animo di lasciarsi andare ad un mezzo sorriso accennato, poi ad una risata timida, ed infine ad uno schiamazzo ridente, strabordato, giubilante; felice come non mai di esser ancora annoverabile tra i vivi.
Una risata, dice qualcuno, molto simile a quel "lol" che divenne subito il grande simbolo della sua euforica resurrezione.
  
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