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Autore: Multifandom Tassorosso    16/08/2014    3 recensioni
-Cosa vuoi, Malfoy?-.
-In cambio del mio silenzio? Voglio te- rispose lui ghignando.
-In che senso?-. Nonostante la paura aumentasse dentro lei, non lasciava trapelare nessuna emozione dallo sguardo o dal tono di voce.
-Oh, no, tranquilla, non voglio abusare di te, almenochè tu non voglia, certo. Sarai in mio potere per il resto dell'anno. Ogni cosa che io voglia che tu faccia, la farai. Non ti farò del male, non sono quel genere di persona, puoi fidarti di me-.
-Come faccio a sapere di potermi fidare?-chiese Hermione con sguardo diffidente.
Malfoy si faceva pericolosamente vicino. La guancia del biondo sfiorava quella di Hermione.
-Prova- disse in un sussurro appena udibile, prima di voltarsi e andare via.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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RIPARTO DA ZERO CON UNA NUOVA DRAMIONE
Coloro che seguivano la mia storia forse mi ammazzeranno per averla eliminata, ma mi sono resa conto che a me non piaceva. Era piena di dettagli poco chiari, moventi deboli e situazioni incasinate. Quella era stata scritta nell'euforia che la dramione mi aveva trasmesso, senza un minimo di trama, o uno schema ben preciso. 
Ho avuto l'idea di questa Dramione ieri, a l'una di notte.Come in un flash, ho visto tutta la storia, dall'inizio alla fine. Il titolo è azzeccatissimo (o almeno per me e per quello che intendo scrivere),e, personalmente, mi piace molto la trama e la piega che ho voluto dare a questa storia.
Che dire, spero vi piaccia e che recensiate in tanti. Le recenzioni sono molto importanti, mi aiutano a migliorare (e io ho tanto da imparare xD).
Ah, alla fine di ogni capitolo metterò una citazione di un qualsiasi scrittore, artista, anche si un film, di un libro, o versi di una canzone. 
Baci, e vi prego RECENSITE.

Diciamo la verità, ognuno di noi viene ferito in maniera diversa, ma tutti soffriamo, stiamo male, e non c'è niente da fare perché per quanto tu possa ripeterti "questa volta no", ci ricadi. Si dice che la prima volta che fai un errore è perché sbagli, la seconda volta che fai lo stesso errore è una scelta. 
Perché l'amore non è nient'altro che un insieme di sbagli che a noi piace commettere. 
Ci riteniamo cresciuti, ma ogni volta che ci rinnamoriamo ritorniamo dei bambini. E ogni volta noi cadiamo in amore, fregandocene del male che ci facciamo perché ne vale la pena.
 Perché ogni bacio, ogni carezza, ogni sorriso, ogni abbraccio, ogni sigaretta condivisa, ogni esperienza, ogni cazzata, ogni sbronza, ogni litigata, ogni messaggio, ogni canzone cantata a squarciagola in auto, ogni passeggiata mano nella mano, ogni film visto insieme, ogni lacrima, ogni difficoltà passata insieme, ci brucia un po' dentro quando tutto finisce, ma ogni ferita è un ricordo di ciò per cui abbiamo lottato, per l'amore che desideravamo in quel momento. E ogni graffio e cicatrice ti fa pensare che, sì, ne valsa la pena.
C'è gente fortunata che trova il vero amore, quello che eclissa il passato e guarisce tutti i tagli. 
E chissà forse un giorno potremmo trovarlo anche noi il vero amore, quello che cancella tutto. Forse è proprio per questo che accettiamo di soffrire per altre persone: perché pensiamo che sia il vero amore.
                                                                                                         ***

Fuori dall'aula di pozioni la pioggia cadeva copiosa e ininterrotta e il cielo era ricoperto di nuvole grigio. Dalla finestra colorata filtrava un debole raggio di sole che illuminava, affaticato, la stanza. Quell'aula non era certo la preferita di Hermione: i muri erano parzialmente coperti di muffa, nell'aria aleggiava sempre un' odore forte simile a quello dell'armadietto delle spezie che aveva a casa, i banchi di legno erano rovinati dall'umidità, non c'era sedia che non avesse uno dei piedi più corto degli altri, il soffitto era ricoperto di macchie e , come se non bastasse, il fuoco sotto il calderone aumentava notevolmente la temperatura nella stanza, facendo gonfiare i capelli della ragazza. Hermione quella mattina si era svegliata vittima di un sogno che la tormentava da mesi: si trovava sulla torre di astronomia e stava piangendo. Davanti a lei c'era un ragazzo, non riusciva a vederne il viso. Stavano entrambi riversando lacrime copiose e la fiamma ardente del dolore bruciava imperterrita dentro loro. Lo sconosciuto aveva la bacchetta tesa in avanti, che tremava lievemente: aveva paura. 
-Mi dispiace- diceva lui. Poi si era faceva tutto bianco, ed era in quel momento che la Grifondoro apriva gli occhi all' improvviso e andava in bagno a vomitare. Non sapeva perchè, ma ogni notte quel sonno arrivava puntuale procurandole nausea e giramenti di testa.
Come al solito, era arrivata con largo anticipo e si era seduta al penultimo banco per ripassare. Il completo silenzio le trasmetteva concentrazione e serenità, esattamente ciò di cui aveva bisogno dopo una notte tormentata.
-Eccoti-.
La ragazza sollevò la testa dal proprio libro di pozioni e guardò verso l'entrata. Appoggiato allo stipite della porta, in una posizione rilassata, con una sigaretta messa elegantemente tra le labbra c'era Draco Malfoy. Hermione non l'aveva mai visto così a suo agio. Di solito aveva una postura rigida e le labbra piegate in sorriso beffardo, stavolta era molto più disteso e sereno. Malfoy aveva la pelle bianca, il capelli chiari e gli occhi grandi, del colore di un mare in tempesta. Il vestito nero su quella carnagione chiara lo faceva sembrare una figura eterea e quasi angelica. 
-Mi sento onorata della tua presenza- ironizzò la Grifondoro:-Adesso la mia mattinata potrà andare solo in meglio dopo questa orribile vione mattutina-.
-Non essere così dura, Mezzosangue. Vuoi sentire una bella storia?-.
Hermione rimase sorpresa dall'ultima proposta del ragazzo: l'aveva cercata per raccontarle una storia? 
-Be' te la racconto lo stesso- continuò il biondo. Aspirò del fumo dalla sigaretta con indifferenza, chiuse gli occhi e rigettò una nuvola di vapore grigio chiaro. 
-C'era una volta una mezzosangue so-tutto-io che non sapeva mai farsi i fatti suoi. Durante il suo quarto anno ad Hogwarts arrivò un nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, Malocchio Moody. Egli beveva sempre da una sua fiaschetta personale, e ciò fece incuriosire la mezzosangue, così un giorno, dopo una lezione, la ragazza si assicurò di non essere spiata da nessuno e annusò il contenuto della fiaschetta: pozione polisucco. Le ci volle un attimo per capire che, chiunque fosse il loro professore, non era Moody, ed era pronta per andare a denunciare l'impostore al preside,  quando il falso Malocchio la attaccò alle spalle con una maledizione Cruciatus. La ragazza urlò, ma nessuno la sentì. 
"Se solo fai parola a qualcuno di quella che hai scoperto, torturerò la tua famiglia fino a farli implorare di morire" la minacciò l'impostore "adesso va', e dimentica ciò che hai visto''. Nessuno però sapeva, che un ragazzino dai capelli biondi aveva assistito alla scena. E adesso, due anni dopo, il ragazzino, ormai diventato uomo, decide di ricattare la Mezzosangue...-.
Hermione aveva la  pelle d'oca e brividi freddi le percorrevano la schiena. Sentì il cuore mancare di un paio di battiti e poi tornare a pompare sangue più velocemente di prima.
"Dopo tutti questi anni, avevo rimosso completamente il ricordo."
-Cosa vuoi, Malfoy?-.
-In cambio del mio silenzio? Voglio te- rispose lui ghignando.
-In che senso?-. Nonostante la paura aumentasse dentro lei e il battito cardiaco accelerasse, non lasciava trapelare nessuna emozione dallo sguardo o dal tono di voce.
-Oh, no, tranquilla, non ho intenzione di farti soffrire. Sarai in mio potere per il resto dell'anno. Ogni cosa che io voglia che tu faccia, la farai-.
-Come faccio a sapere di potermi fidare?-chiese Hermione con sguardo diffidente.
Malfoy si faceva pericolosamente vicino. Hermione sentiva il suo fiato caldo solleticarle l'orecchio e la sua guancia liscia e morbida sfiorare la propria. Sentiva il cuore martellare velocemente sul suo petto e una sensazione di pericolo salirle lungo la spina dorsale. La mano del biondo, bianca e dalle dita affusolate, sfiorò la sua coscia e risalì la curva dei fianchi fino a poggiarsi sulla sua spalla.
-Prova- disse in un sussurro appena udibile, con voce roca, prima di voltarsi e andare via

                                                      ***

Durante le ore seguenti, Hermione, per quanto si sforzasse, non riusciva trovare la concentrazione. L'unico suo pensiero era ciò che era accaduto quella mattina, nell'aula di pozioni. 
"Come faceva Malfoy a saperlo? Ricordo di aver controllato ovunque prima di afferrare la fiaschetta del professore. Dietro la porta, dentro gli armadi, sotto i banchi, il corridoio fuori, dietro la lavagna, ovunque. Dove poteva essersi messo quel Furetto platinato?
Ma certo, era stato convocato nell'ufficio di Moody. 
Ma perchè minacciarmi anni dopo? E perchè vuole me?
Adesso sono veramente in un bel guaio, non posso farlo parlare, verrei espulsa, perderei tutti i miei amici. In parte è colpa mia se è morto Cedric, colpa della mia mancanza di coraggio. Non posso permettergli di rovinarmi la vita, ma non posso fare ciò che vuole senza combattere. Vuole che io sia sua? Bene, gli darò l'opportunità di avermi, ma non senza dargli filo da torcere.
Sì, quel Furetto avrà pane per i suoi denti, ha voluto giocare col fuoco, e adesso dovrà fare i conti con le bruciature. Si è scelto una ragazza combattiva, non mi lascerò abbattere.".


Qualcosa interruppe i suoi pensieri: Harry le stava squotendo il braccio, la campanella era suonata ed era ora di andare a pranzo.

-Dai, Hermione, faremo tardi!- la spronava il ragazzo.
-Oh, Harry, scusami, mi ero persa nei miei pensieri- si giustificò Hermione.
-Fa niente, ma adesso raccogli la tua roba velocemente, che ho una fame dal lupi-.
Hermione sorrise: chissà perchè, lui e Ron avevano sempre bisogno di mangiare.
Hermione si trovava tra Harry e Ron,al momento gli uomini più importanti della sua vita, dopo suo padre, ovviamente. Con loro si sentiva protetta e capace di superare qualsiasi difficoltà. E' bello fidarsi ciecamente delle persone e sapere che non ti tradirebbero mai. Lei sapeva perfettamente d avere un carattere molto difficile e a volte insopportabile, ma sapere che loro la apprezzavano così com'era, la faceva sentire accettata e...giusta. Il trio di incamminava a passo svelto verso la Sala Grande, conversando animatamente.
-Herm, non dirmi che non hai mai notato quanto siano sporchi i capelli di Piton- la rimproverò Ron. 
-Ronald, non è la prima cosa che noto, sai?- si difese la Grifondoro.
-Ron, Herm ha ragione. Prima dei capelli c'è il naso!- obbiettò Harry con un sorriso sincero stampato sul volto.
-Che stupida, avevo tanti di quei pensieri per la testa che ho dimenticato l'inchiostro in aula. Voi andate, vi raggiungo subito- disse la ragazza prima di girarsi e incamminarsi per il secondo piano.
Si trovava nei pressi di un'aula in disuso quando qualcuno la prese per il braccio e la trascinò all'interno della stanza. 
Hermione sentì la porta chiudersi e la sua schiena toccare qualcosa di duro. Era stata sbattuta al muro. Era in trappola, non poteva scappare. La stanza era poco illuminata, ma riuscì comunque a riconoscere due iridi color tempesta che la fissavano.
-Malfoy, accendi la luce, per Merlino- sbuffò lei.
-Oh no, così sembra tutto più proibito-. 
La bocca di Draco si piegò in un sorriso sghembo e malizioso.
-Non capisco cosa dovrebbe esserci di...-.
La baciò.
Hermione assaporò la bocca del ragazzo: sapeva di tabacco e menta, un buon sapore. 
Draco le cingeva i fianchi con un braccio e faceva scorrere l'altra mano su per la schiena fino a raggiungere i riccioli mori. 
La Grifondoro stava cercando un minimo di razionalità in ciò che stava accadendo, ma con scarsi risultati. Poggiò le mani attorno al collo d quel Furetto platinato e lo attirò ancora di più a sè, incapace ormai di rispondere delle sue azioni. Il bacio, prima lento, stava diventando qualcosa di passionale e incontrollabile.
Malfoy sapeva come prenderla, con delicatezza e fermezza. La mano che prima le cingeva un fianco, si stava insinuando sotto la camicetta e stava risalendo la pelle nuda della schiena fino ad arrivare al gancetto del reggiseno.
Questo contatto la fece risvegliare e le fece ritrovare la forza di spingere via il Serpeverde.
-Io non sono di nessuno- disse, prima di riprendere la borsa e uscire dall'aula.
"Seri bisogna esserlo, non dirlo, e magari neanche sembrarlo!
Seri si è o non si è: quando la serietà viene enunciata diventa ricatto e terrorismo".
-Pier Paolo Passolini
  
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