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Autore: B_Regal    16/08/2014    5 recensioni
[Raccolta di One Shot indipendenti]
Dall'ultimo capitolo:
Ormai è quasi certa che sia un effetto di quel posto, non poter essere sereni.
Non che la sensazione le sia nuova, ma gli eventi di quella giornata sono stati duri persino per una come lei e ora ne sente il peso tutto insieme, come un grosso macigno sul petto che le mozza il respiro.
E’ lì fuori già da un po’ quando avverte una presenza dietro di lei e per un momento si irrigidisce, ma poi una mano calda le sfiora la guancia e quel tocco lo riconoscerebbe ovunque.
E non sa bene come succede, ma un istante dopo sta singhiozzando contro il suo petto.

SPOILER 5x12!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Henry Mills, Regina Mills, Robin Hood, Roland
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Una seconda One Shot non era prevista, l’idea mi è venuta all’improvviso e l’ho inserita in questa raccoltà per una questione – più che altro – di comodità.
E’ un altro Slice of life, che potrebbe essere considerato sia indipendente, sia legato alla prima Shot. Ai lettori la scelta.
Molto fluff. Come piace a me!
Buona lettura!
 
 ......
 
 
Era una serata d'estate e una leggera brezza filtrava dalla finestra semiaperta della camera da letto della casa n. 108 di Mifflin Street. Regina stava immobile, stesa sul letto, un braccio dietro la nuca a sorreggerle la testa e uno abbandonato sul lenzuolo, la mente libera da ogni pensiero.
Si godeva la presenza delle due persone che giacevano sullo stesso letto, entrambe a pancia in giù e con le teste sospese sul suo corpo, in una posizione estremamente simile. Robin e Roland si somigliavano in così tante cose.
Il bambino percorreva con aria perplessa  il ventre della donna con un ditino, sfiorando la stoffa della canotta blu che quella indossava "c'è davvero un bambino qui dentro?"
Regina sorrise tra sé e sé, lasciando che fosse Robin a rispondere a quella domanda che veniva posta loro per la terza volta, come fosse ancora troppo difficile da accettare.
"Si, adesso è piccolo piccolo e deve crescere fino a quando non sarà abbastanza forte per stare qui con noi!" Spiegò pazientemente il padre, posando a sua volta la mano sulla pancia della compagna.
Roland annuì, leggermente più convinto e con un sorriso quasi divertito dipinto in volto "È un maschio come me?"
Robin sollevò le spalle. A lui in realtà sarebbe piaciuto avere una bambina, ma tenne quel pensiero per sé "Non lo sappiamo, non potremo saperlo fino a quando non nascerà!"
Il bimbo annuì, senza mascherare il piccolo moto di delusione "E non sai nemmeno come si chiama?"
Stavolta fu Regina a rispondere, alzando gli occhi sul bambino e sorridendogli in maniera gentile "questo lo decideremo insieme!"
"La cosa più importante.." continuò Robin, afferrando una manina del figlio e posandola di nuovo sulla pancia di Regina "E' che questo bimbo sarà il tuo fratellino, o la tua sorellina.."
Roland sembrò riflettere su quelle parole "come Henry?"
Regina annuì, ripensando per un attimo a quando quel pomeriggio aveva dato la notizia a suo figlio "Si, esatto!"
Robin si mosse sul letto fronteggiando non più il corpo di Regina, ma il suo viso "A questo proposito, mi chiedevo.." Cominciò, arricciando le sopracciglia "Questo bambino sarà anche il fratellino di Biancaneve?"
La cuscinata lo colpì in pieno ma non abbastanza di sorpresa da impedirgli di proteggersi con le mani, Robin si era preparato ad ogni tipo di reazione nel momento stesso in cui aveva deciso di uscirsene con quell’ infelice battuta.
Regina gli puntò un dito contro e strinse gli occhi "Ti ho già detto un sacco di volte che nel momento in cui è finito il mio matrimonio con il re si é sciolto ogni legame di parentela con quella donna. Quindi no, non sará il fratellino di Biancaneve!" Rispose secca, una punta di fastidio – non tanto finta – nella voce "Non sono sua madre, nè la nonna di Emma nè tantomeno la bisnonna di Henry. E se non la smetti di darmi della vecchia finirai a dormire di sotto, Hood!"
"Era uno scherzo!" Si difese lui rimettendo al proprio posto il cuscino. Strisció un poco verso il suo viso e le parló a pochi centimetri da esso "Sei la futura mamma più giovane e bella del reame!"
Lei sorrise, i lineamenti del viso che si distendevano di colpo – Robin si stupiva ancora di come riuscisse in pochi istanti a cambiare completamente le proprie espressioni facciali - e chiuse gli occhi mentre lui le baciava la punta del naso "Sai sempre come salvarti all’ ultimo secondo!”
"sai.." Le sussurrò in un orecchio, dopo averle sfiorato una guancia con le labbra "l'ho imparato in anni e anni di duro lavoro di brigante!"
Regina rise prima di essere distratta dalla vocina squillante di Roland che se ne stava ancora con la faccia sospesa sulla sua pancia, a rimuginare su qualsiasi cosa essa dovesse contenere "Papà, come lo prendiamo da qui dentro?"
La donna soffocò una risata girando la testa,  mentre Robin balbettò una serie di "ehm" ed "ecco" sconnessi prima che la donna accorresse in suo aiuto.
"Un dottore farà un piccolo taglio qui.." spiegò alla fine, indicandosi la pancia "e lo tirerà fuori. Non farà male, hanno una specie di medicina che mi farà dormire per tutto il tempo!" Aggiunse quando vide gli occhi del bambino spalancarsi per l'orrore.
Vide Robin storcere il naso. Lei e Whale gli avevano spiegato tutto a proposito delle gravidanze in quel mondo ma a lui l'idea che le aprissero la pancia con una lama continuava a non piacere.
Al contrario Roland sembró soddisfatto di quella spiegazione, ma gli occhi continuavano a spostarsi  tra i due adulti. Roland a soli cinque anni di vita aveva già visto ombre che arrivavano dalle finestre, orribili scimmie volanti e giovani ragazze capaci di ghiacciare intere città, eppure l’idea di una nuova vita che cresceva all’interno di un altro essere umano sembrava mandarlo davvero in confusione. Regina pensò che dovesse essere normale per un bambino che aveva sempre vissuto in una foresta, in compagnia di soli uomini adulti.
"Sai che puoi vederlo?" La donna allungó una mano verso il suo comodino e ne prese una fotografia in bianco e nero che porse al bambino, forse quella poteva aiutare a rendere più realistica la situazione. Lei si era resa conto di aspettare davvero un figlio quando aveva sentito il suo cuoricino battere per la prima volta "Si chiama ecografia!"
Roland si rigirò quell'immagine tra le mani, perplesso, osservandola qualche secondo prima di scuotere la testa deluso "Io non lo vedo!"
"Ho avuto qualche difficoltà anche io.." Lo rassicurò suo padre, comprensivo. Robin non credeva fosse davvero possibile osservare l’interno del corpo di una persona, Regina gliene aveva parlato prima di recarsi in ospedale per la visita ma lui aveva persistito nel suo scetticismo fino a quando Whale, con una buona dose di impegno e pazienza, non era riuscito a fargli distinguere la figura, per quanto poco nitida, di un corpicino in quel groviglio di macchie bianche e nere. Aveva spalancato gli occhi per la sorpresa mentre Regina sorrideva divertita alla scena, ed era rimasto a fissare quell’immagine per il resto della giornata.
Prese l’ecografia dalle mani del figlio e gliela mise a pochi centimetri dal viso "Qui dovrebbe esserci la sua testa, vedi?” spiegò tracciandogli i contorni di quel cranio sproporzionatamente grande rispetto al resto del corpo del feto.
Roland osservò con attenzione i movimenti del dito di suo padre prima di annuire senza troppa convinzione "Mi sembra un pó bruttino!"
Regina scoppiò in una risata cristallina, riflettendo sul fatto che forse Roland era stato l’unico ad esprimere ciò che avevano pensato tutti e tre. Non era certo un esperta di ecografie e doveva ammettere di essersi preoccupata persino lei quando aveva riconosciuto la strana forma del suo bambino all’interno dello schermo. L’infermiera doveva aver notato la sua espressione perché le aveva spiegato che lo sviluppo dei feti non è omogeneo e che la testa è la prima che inizia a crescere “Hai ragione!” rispose, accarezzando la testolina riccia di Roland “ma vedrai che migliorerà!"
“E comunque non è cosi brutto..” Robin nel frattempo si era steso di fianco a lei e osservava di nuovo l’ecografia, gli occhi spalancati di fronte a quella specie di magia “Guarda Roland, ha il tuo naso. Si, ha proprio il profilo degli Hood!”
Roland gattonò verso il padre e infilò la testolina tra il suo braccio e la foto nel tentativo di avere la migliore visuale possibile dell’immagine. Inclinò la testa di lato e dopo un paio di secondi corrucciò le labbra in una smorfia “Io non lo vedo il naso!”
Regina alzò gli occhi verso l’alto e scosse la testa, senza però riuscire a reprimere un accenno di sorriso divertito “Infatti non si vede il naso, Roland. Non credere a tutto ciò che dice tuo padre..”
Robin le rispose con una piccola linguaccia prima di tornare a osservare l’ecografia “Invece secondo me si vede. E poi lo so, avrà il mio profilo. Ho un bel profilo, no?” Si girò su un fianco incontrando il viso di Regina che lo stava guardando divertita e perplessa “Però spero che abbia le tue labbra. Amo le tue labbra!” Disse un istante prima di catturargliele in un bacio.
Lei nascose un sorriso nell’incontro delle loro bocche, gli passò una mano nei capelli biondi e quando si staccarono, annuì “Il tuo profilo e le mie labbra allora. Può andare bene!”
Si voltarono tutti e due a guardare Roland che sembrava aver finalmente accettato l’idea di un bambino nella pancia di Regina e si era messo a saltare sul grosso letto, urlando e ridendo. Quando si lasciò cadere pesantemente proprio a pochi centimetri da Regina, Robin lo afferrò tra le braccia mettendo fine a quel gioco che rischiava di diventare pericoloso “Ehi piccolino, ti hanno per caso trasformato in un grillo mentre noi non guardavamo?”
Roland rise cercando di liberarsi dalle braccia possenti del padre “Non sono un grillo, io sono un arciere!”  rispose fingendo di scoccare una freccia dal suo invisibile arco dritta al viso del padre.
“Ah, e cosi saresti un arciere!” Finse di morderlo alla base del collo, con il solo effetto di procurare solletico al figlio che dopo pochi tentativi di rivolta si arrese immobilizzandosi “Ehi, a proposito di arcieri, sai che dovrai insegnare al fratellino a tirare con l’arco?”
Roland alzò lo sguardo sul padre, stupito “Io?”
L’ uomo annuì vigorosamente “Certo! Beh, se ne sei capace, ovvio!” aggiunse poi.
“Si, sono capace!” protestò Roland con convinzione “Dobbiamo trovare un arco per lui, allora!”
“Ne costruiremo uno insieme, io e te!”
“Oppure posso dargli il mio e ne costruiamo uno più grande per me!”
“Ah, certo.. sei furbo tu, eh!” Rise abbracciando un po’ di più il figlio, per poi voltarsi a guardare Regina che pur con gli occhi semichiusi aveva sorriso all’ ultima riflessione di Roland "Facciamo che riparliamo un altra volta, adesso lasciamo riposare Regina che è un pó stanca.."
Lei riaprì gli occhi di scatto e afferrò un polso di Robin, quello con il tatuaggio "No, restate. Non sono stanca, sono.." Cercò la parola giusta. Era in casa sua, al riparo dagli sguardi della gente che ancora la mettevano in difficoltà – Ancora c’era chi vedeva in lei la Regina Cattiva e se pure l’avevano perdonata, a lei restava il senso di colpa per aver fatto del male alla maggior parte dei suoi cittadini -, ma lì, in quella camera da letto, in casa sua, era in compagnia delle due persone che la facevano sentire incondizionatamente amata. Era dove avrebbe voluto essere ogni giorno, ogni ora della sua vita "sono.. rilassata!"
"Rilassata?"
"Si.." annuì lei. Forse Robin non poteva capire fino in fondo, ma lei che quell’ aria di familiarità non l’aveva mai provata, lei che non aveva mai avuto la possibilità di vivere una vita normale, che non si era mai sentita tranquilla nemmeno in casa propria, per lei quei momenti normali con le persone che amava valevano più di qualsiasi ballo a corte o proclamazione reale a cui avesse mai partecipato “Adoro avervi attorno!” Confessò, facendogli uno dei sorrisi più sinceri di cui era capace.
“E’ la cosa che ami di più?” Gli chiese lui di rimando “Più di tutto?” Lei annuì “Più del tuo lavoro?”
“Certo..” rispose lei confusa, domandandosi il perché di quelle domande improvvise.
“Mi fa piacere che tu lo dica, perché domani l’allegra brigata ci vuole a pranzo da loro per festeggiare l’evento e tu rinuncerai volentieri alla riunione per venire con noi, visto che.. beh, adori averci attorno..”
“Scordatelo!” Fu l’unica risposta della donna, che incrociò le braccia. Come al solito era riuscito a trovare il momento giusto per portarla a fare qualcosa che non voleva.
“Regina..”
“Adoro avere intorno te e Roland, non tutta la compagnia, per di più sono sicura che alcuni dei tuoi amici ancora non abbiano accettato la nostra relazione, a partire da quella specie di.. armadio!”
Robin sorrise, l’antipatia reciproca tra Regina e Little John era una delle cose che probabilmente non sarebbe mai cambiata “Credo che lui stia iniziando ad ammorbidirsi, adesso che sa che lo renderai zio!”
Lei sollevò di poco la testa dal cuscino, scandalizzata da quelle ultime parole “Mio figlio nipote di quello lì? Non credo proprio!”
“Ci vieni domani?”
“No!”
“Tanto ci verrai!”
“Vedremo..” Si fronteggiarono con gli occhi, sfidandosi per un paio di secondi prima di scoppiare a ridere entrambi. Lo sapevano entrambi che alla fine ci sarebbe andata.
“Robin?”
“si?”
“Visto che domani potrebbe attendermi una faticosa giornata nella foresta, che tra parentesi non è proprio l’ideale per una donna incinta, sarebbe meglio che mi riposassi e che tu andassi di sotto a preparare la cena!”
Lui si puntellò la testa sul gomito e le lanciò uno sguardo scocciato “E’ il prezzo che devo pagare, vero?”
Regina strinse le labbra in un piccolo sorriso “Ogni cosa ha un prezzo, non solo la magia!”
L’ uomo dovette annuire, ormai messo alle strette, come del resto capitava spesso. Chi aveva a che fare con Regina Mills, prima o poi ci si abituava, a sudarsela l'ultima parola. Lui piano piano stava imparando  “La vostra fortuna è che io vi ami, my lady!”
“E’ la vostra è che io ami voi!” Regina rispose con lo stesso tono, prima di sentire il sorriso di Robin - che aveva appena deciso di arrendersi - premere sulla sua bocca.
 
 
 
  
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