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Autore: Miss Writer    17/08/2014    2 recensioni
Seguito di "Finally in Love"
Avreste il coraggio, nei più bei momenti della vostra vita, di guardarvi indietro e riaffrontare tutto il dolore, tutta l'amarezza e la sofferenza della vostra vita passata?
Io l'ho fatto. Ne ho avuto paura, ho quasi demorso, ma con quella forza che solo l'amore è in grado di darti, sono riuscita a slegarmi da quei brutti ricordi e a lasciarli volare via lontano da me.
E ora, rinnovata e rinvigorita, sono pronta a non temere più la felicità e ad abbracciarla definitivamente rendendo la donna che mi ha salvata dal baratro ufficialmente e perfettamente mia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessuna serie
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Perfectly Mine

Capitolo tre: Sapore d'Africa


Sdraiata in mezzo a questo verde mare fatto di morbide spighe sonnecchia, con il braccio destro abbandonato sulla pancia e quello sinistro piegato dietro la nuca. Il suo volto è segnato dalla fatica di un'intensa mattinata di lavoro ma emana tuttavia una rilassatezza che contagia anche me e che mi fa sentire in pace con il mondo intero.

Il mio sguardo si sposta da Haruka al resto del campo e mi meraviglio ammirando il moto delle alte spighe che mi circondano perché esse si comportano, istruite e guidate dal vento, proprio come se fossero le onde di un grande mare. Sono silenziose ma il loro verso è comunque udibile nella quiete di rumori del luogo in cui ci troviamo. I loro sussurri hanno un retrogusto che sa' di casa e mi danno l'impressione di essere esattamente lì, immersa tra i flutti del mio oceano.

Inevitabilmente torno a guardare lei e si rafforza quella fanciullesca euforia che da poco mi pervade, che non mi impedisce di sorridere a prescindere da tutto ciò che potrebbe spezzarla.


"Mmmh..."

Un mugugno indecifrato mi sfugge dalle labbra, segno che mi sto svegliando dopo un agognato pisolino in un luogo che però non ricorda affatto il mio letto. Anzi, sembra alquanto... spinoso!

Presa infatti coscienza delle piccole punture che mi pizzicano la schiena e il sedere cerco di combattere il senso di straniamento tipico del risveglio quando questi si presenta di buon umore senza riportarti alla realtà con modi bruschi.

Quando la lucidità pare essersi fatta del tutto viva apro gli occhi, ma con mio dispiacere sono costretta a richiuderli con celerità a causa della bomba di luce che mi è esplosa in faccia. D'istinto porto un braccio a coprirli e una domanda giunge a picchiettare lecita la mia mente: ma dove mi trovo??

Un sibilo familiare viene in mio soccorso placando i miei lamenti e estinguendo una scintilla di stizza con il suo fresco aroma e con le sue carezze affettuose.

È il vento che con la sua pacatezza mi dà il bentornata cancellando in un soffio ogni mio motivo di disappunto.



"Ehi."

"Ehi..." 

"Dormito bene?"

"Abbastanza, anche se non è stato affatto romantico appisolarmi dopo che ho insistito per portarti qui. Scusa."

"Tranquilla. Eppoi non c'è bisogno di scusarti, so che eri stanca e che avevi bisogno di riposare."

"Yawn... Che ore sono?" 

"Le cinque del pomeriggio."

"Come sei precisa amore mio."

"Per un attimo ho temuto che avresti detto precisina."

"Scherzi? Lo sai che non mi permetterei mai."

"Meglio per te, altrimenti farei così!"

"Ahio! Dove hai trovato quel coso?"

"Sotto la tovaglia da picnic. Ho pensato che sarebbe potuto tornare utile e l'ho conservato. A quanto pare non mi sbagliavo."

"Mmh... Sorvoliamo.

Caspita, somiglia ai legnetti del mio carrarmato giocattolo."

"Ah, il tuo bel carrarmato di legno che tieni gelosamente in soffitta... Beh, potrebbe anche essere."

"Eeeeeh?!?"

"Ahahahah, dai che scherzavo scema! Lo sai che non mi permetterei mai."

"Perfida.

Ahio! ma che è, ti sei rifornita di munizioni? Quanto ne hai trovati di quei cosi?"

"Ahah, un bel po' a dire la verità. Gli ho presi nel caso ci servissero ad accendere un fuocherello."

"Ok, forse è meglio che scelga meglio cosa dire. Non ci tengo ad essere bombardata."

"Scelta ineccepibile mia cara."

"Grazie!

Pssst.."

"Che c'è?"

"Che significa ineccepibile?"

"Come???"

"Scherzavo, so cosa vuol dire..."

"Mi hai fatto prendere un colpo!"

"La tua espressione allucinata lo dimostra alla perfezione."

"Aah."

"Ohi, dovrò sequestrarti quegli affari se voglio tornare a casa senza ulteriori bernoccoli!"

"Non c'è due senza tre, non ti pare?"

"Sì, come no!

A furia di legnettate mi è venuta pure fame."

"Ma dai? Non si sente..."

"Che ci posso fare se il mio stomaco quando è vuoto ruggisce invece di brontolare?!

È rimasto qualcosa nel cestino?"

"C'è del pane per tramezzini ma niente con cui farcirlo."

"Questo non è un problema. Qui vicino c'è una distesa di cespugli con bacche commestibili che hanno davvero un buon sapore. Possiamo andare a raccoglierne un po' se ti va."

"Perché no! Se dici che sono buone vale la pena di assaggiarle."

"Vieni, ti aiuto ad alzarti."

"Grazie. Dobbiamo portarci tutto dietro?"

"No tranquilla.

Portiamoci dietro solo il barattolo."

"Ok."

Ci alziamo e camminiamo fra le spighe che ondeggiano flessuose al nostro passaggio.

Seguiamo un percorso che non mi aspettavo, rettilineo, che si estende davanti a noi senza l'ombra di viraggi di sentiero.

Dopo dieci minuti gli arbusti in siepe di una tonalità brillante di verde e marrone compaiono davanti ai nostri occhi, puntinati di pallini rossi e indaco che già dall'aspetto si presentano invitanti.

"Li vedi?"

"Sì, e non sembrano affatto male."

Ci accostiamo sempre di più al nostro improvvisato banchetto quando la sua fragranza fruttato permea di già la brezza.

Fronteggiamo i suoi trenta centimetri distanti solo di pochi passi perché i “signori” che lo compongono non sono tutti rose e fiori, o meglio, sono più rose che fiori visti i loro rami serpeggianti e spinosi in grado di far scappare via qualsiasi tipo di predatore, o quasi...

"Wow, che spine lunghe!"

"Già, bisogna starci molto attenti. Non passerai un bel quarto d'ora se vieni punto da una di queste.

Sono parecchio dolorose."

"Come fai a raccogliere le bacche allora?"

"Basta scuoterli un po' con un bastone e i grappoli cadono da soli senza rovinare i frutti.

Prepara il barattolo."

"Ok."



***



"Caspita, erano davvero deliziosi!"

"Hai pienamente ragione. Non ricordavo fossero così buoni.

Ammetto che ne mangerei a chili se non rischiassi un'indigestione."

"A chi lo dici..."

"Abbiamo un'altra oretta di sole, che vuoi fare? Torniamo a casa?"

"Ti dispiace se rientriamo? Mi sono stancata e vorrei riposare prima di mettermi a preparare la cena."

"Ok. Prendo tutto io tranquilla."

"Che cavaliere."

Il cielo ha già cominciato ad arrossare quando imbocchiamo la stradina che ci condurrà alla macchina.

L'aria è diventata sensibilmente fresca e Michiru ne sta già risentendo. Mi tolgo la giacca e l'appoggio sulle sue spalle mettendomi poi davanti a lei per abbottonare i primi due bottoni in modo che non la perda.

"Dovresti imparare a non lasciare il tuo giacchetto in macchina, altrimenti non ha senso prenderlo."

"Me lo sono dimenticata..."

La prendo a braccetto continuando a camminare finché la macchina non entra nel mio campo visivo.

La raggiungiamo in poco tempo e la aggiriamo così che possa aprirle la portiera del passeggero e farla salire a bordo.


Si chiudono gli sportelli e il motore si accende. Il nostro viaggio di ritorno ha inizio.

Percorriamo con tranquillità il calle di ghiaia che ci riporterà sull'asfalto delle strade per poter prendere in seguito i famigliari viottoli erbosi della riserva.

Sospiro allietata dal bel pomeriggio appena trascorso e il profumo di cui la giacca di Haruka è intrisa mi sale alle narici coccolandomi, dandomi un motivo in più per sentirmi bene.

Questa serenità esplica a poco a poco la sua azione ed ecco che il sonno giunge a cogliermi di sorpresa posandosi sulle mie palpebre e accogliendomi nel suo ospitale abbraccio.



***



"Michiru, siamo a casa."

"Mmh.. ehi, mi sono addormentata."

"Sì, quasi subito a dire il vero. C'era silenzio in macchina."

"Scusa se ti ho lasciata da sola."

"Nessun problema tesoro."

"Prima di preparare la cena faccio una bella doccia."

"Come desideri dolcezza.

Cos'hai in mente?"

"Mi inventerò qualcosa.."




"Allora, che hai preparato di buono?"

"Polpette al salmone e insalata di arance e finocchi, datteri esclusi anche perché non ne abbiamo."

"E per dessert un bel sorbetto al limone da me preparato."

"Ecco perché ti sei imboscata in taverna."

"Sì già, dato che l'albero dei limoni e lì davanti ho prediletto la comodità di trasporto. E poi la gelatiera era lì."

"Pigrona."

"..."



***



Un raggio di sole si introduce da una delle fessure delle persiane lasciate non del tutto tirate la scorsa notte.

Furbo va ad illuminare il fianco scoperto di Michiru e morbido viaggia su di esso adagiandosi bramoso sulla curva gentile del suo bacino trovando passo dopo passo il gluteo, il tessuto verde pastello dei suoi slip, la coscia e la pelle in penombra della sua gamba.

Fedele e garbato transita su quel tragitto rendendomi quasi gelosa della sua esistenza.

Mi placo però, essendo consapevole del fatto che sua maestà il Sole è l'unico che può decidere chi e cosa sarà bagnato dai suoi figli, dalle forme perfette della mia donna, alla sabbia incandescente della spiaggia fino alle chiome di un burbero salice che fa da condominio a quegli animali che prediligono il fresco dello stare all'ombra.

Un respiro più lungo degli altri fa cessare la mia riflessione infrangendola senza ferirla.

Quando sarà sveglia tornerà ad essere totalmente mia e smetterò questa folle competizione con chi ci dà la vita, lo ringrazierò infatti perché mi darà la possibilità di ammirare colei che amo alla massima potenza.

Chiudo gli occhi nell'attesa di sentire gli effluvi del mare solleticarmi l'olfatto e allora saprò che mi è stato fatto dono di un'altra splendida giornata insieme a lei.


"Buongiorno..."

"Buon giorno."

"Cosa guardavi?"

"Un fortunato lume che attraversava le tue curve quasi prendendosi gioco di me."

"Mh. Eri gelosa?"

"Un po'."


La sua sincerità a volte mi spiazza perché so che deve combattere il suo orgoglio per ammettere una cosa simile. So anche che oramai è in grado di metterlo da parte, che ha imparato a non esserne succube e sono estremamente fiera di lei.

Prendo la sua mano destra e la poso nascosta dalla mia sopra la mia guancia.

Incateno il suo sguardo al suo, ne entro in pieno possesso e lo guido.

Lo guido con le mie dita intrecciate alle sue per il mio zigomo, per il collo; scendo sul profilo del mio seno e poi sul ventre. Risalendo sul mio fianco sento la sua presa farsi più salda e un suo respiro più lungo è il segno che la sua eccitazione sta salendo per merito del contatto con la mia pelle calda.

Proseguo approdando al lato della mia coscia e blocco i suoi movimenti. Mi guadagno il suo disappunto nelle sue iridi e ne compiaccio un poco. Tenerla in scacco mi dà una bella sensazione.

Diminuisco la forza con cui la stringevo e la sollevo portandola sul mio gluteo. La invito a toccarmi con decisione perché mi senta sua e desidero che mi faccia sentir così a sua volta. Voglio percepire la pressione datami dal suo tatto, i brividi che questo sa regalarmi.

Sussulto mordendomi il labbro quando esaudisce la mia richiesta e lottando per non essere risucchiata da questo seducente orgasmo trovo lo slancio per esprimere la mia opinione:

"Non devi."



***



"Che facciamo? È un po strano averti qui di martedì...

Di solito lavori fino a tardi quel giorno."

"È strano anche per me in effetti.

La settimana scorsa a quest'ora stavamo iniziando i lavori per la riparazione del ponte tra l'habitat delle volpi e quello dei cervi."

"Come procedono i lavori?"

"Abbastanza bene. Quando sarà finito e tutta l'area sarà di nuovo in sicurezza ti porterò a vederlo."

"Non vedo l'ora!”

"Anche io, il progetto è fantastico!"

"Immagino.

Allora, come passiamo la mattinata?"

"Io un'idea ce l'avrei... Avevo in mente di trascrivere una delle storie del nonno, perché non ci sediamo sotto il ciliegio così tu me la detti?"

"Sì!"

"Perfetto, vado a prendere l'occorrente."

"Uno dei volumi di tuo nonno è nel mio studio, lo stavo usando per un'illustrazione."

"Oh, ok."





"Eccomi. Sei pronta?"

"Prontissima!"

"Sediamoci."

Ci mettiamo comode sulla grande tovaglia da picnic decorata da azzurrissimi fiori di ciliegio galleggianti sulla stoffa bianca, libera interpretazione di una signora dalla fervida fantasia.

Prendo il quaderno per la bella e lo poggio sulle ginocchia mentre Michiru si schiarisce la voce prima di cominciare a leggere.

Sarà proprio una mattinata da favola, me lo sento!

"Ora inizio..."

"Ok."

"V'era una volta un'acacia, in quel dell'Africa più selvaggia, dove trovavano dimora volatili, animali striscianti e terrestri a quattro zampe.

Tigri, pantere, leoni e perfino coccodrilli andavano a cercare l'ombra che solo quell'acacia sapeva dar loro, e non certo perché egli era l'unico albero in un assai esteso tratto di savana.

Quando un giorno il sole s'era levato da un poco venne il momento per Acacia di svegliarsi e stirare le sue fronde e salutare il mattino con un inchino.

Come ad ogni alba fece naturalmente attenzione a non svegliare chi gli riposava attorno, o sotto, o sopra.

Fece insomma quello che faceva sempre, eppure questo giorno gli sembrava stranamente diverso... Se lo sentiva nelle radici!

Tuttavia non diede troppo peso alla cosa e si comportò come di consueto, cominciando a rispondere al buongiorno di uno dei suoi più cari amici:

<< Buongiorno Acacia >>

<< Buongiorno Tigre. A quanto vedo anche stamattina hai lasciato il tuo amato verde per venire a trovarmi. >>

<< È sempre piacere caro mio. La tua ombra è la più fresca e ristoratrice di tutta l'Africa. >>

<< Sei lusinghiero come al solito. >>

<< Sincero, vorrai dire. >>

<< Come preferisci tu. Buon riposo. >>

<< Grazie Acacia. >>

Guardò l'amico accucciarsi e chiudere gli occhi ai suoi piedi e si rilassò anch'egli prendendo un bel respiro. Lo rilasciò creando una brezza leggera e piacevole che andò a solleticare la pelliccia della sua amica tigre.

Ecco svelato il mistero: era per questo che si diceva che la sua ombra era la più ospitale di tutte.

La quiete sembrò durare poco perché d'un tratto sentì un brivido corrergli lungo la radice più distante e seppe che qualcosa di subito gli stava per accadere.

<< Tigre, svegliati! >>

Gli doleva far cessare di già il riposo dell'amico, ma percepiva che altrimenti ne sarebbe andata della sua vita.

<< Tigre, ti prego ascoltami! >>

Si svegliò il felino con un sussulto.

<< Acacia.. perché urli? Cosa succede? >>

<< Mi stanno avvelenando, devi allontanarti al più presto! >>

<< Cooosa?!? Chi è capace di commettere un tale misfatto!? >>

<< Non lo so ma devi andartene di qui prima che sia troppo tardi. >>

<< Setaccerò ogni dove e ti giuro che troverò chi sta attentando alla tua vita. Non mi darò finché non lo avrò fermato.

Cerca di resistere più che puoi amico mio. >>

I due si scambiarono uno sguardo solenne e la tigre corse via. Abbracciò in tutto e per tutto la sua vena animale e si librò nella sua folle rincorsa alla ricerca di alleati che potessero aiutarlo a salvare il buon Acacia.

Al suo sguardo si rivelarono figure lunghe e longilinee che avvicinò con brevi e potenti falcate: << Giraffa. Giraffa, ascoltami! >>

<< Tigre, cosa fai tu nel mio territorio? Sai benissimo che ti è vietato cacciare qui. >>

<< Certo che lo so, ma non sono qui per questo. Si tratta di Acacia: qualcuno lo sta avvelenando e ho bisogno di alleati che mi aiutino a salvargli la vita. >>

<< Chi osa compiere una tale efferatezza? >>

<< Lo ignoro Giraffa e per scoprirlo ho bisogno anche di te. Il tuo sguardo vede lontano e ci sarà utile per scovare il colpevole. >>

<< Considerami a bordo dell'arca, felino. >>

<< Perfetto! Arruola più animali che puoi mentre io farò lo stesso. >>

<< Contaci. Comincerò dal corvo. Lo manderò da Acacia per chiedergli maggiori dettagli >>

<< Ottima idea! >>

Riprese a correre come una belva, Tigre, lasciando la sua nuova alleata all'adempimento dei suoi intenti.

<< Corvo, vola da me. >>

Ed ecco il più nero dei corrieri che andò incontro alla regina d'Africa.

<< Giraffa, dimmi cara. Cosa ti turba? >>

<< Stanno attentando alla vita di Acacia. Spargi la voce e raggiungilo per chiedere dove comincia l'avvelenamento. >>

<< Eseguo. >>

Nero come la pece e brillante come l'ametista gracchiò tuonante la nefasta notizia raccogliendo volontari come una gazza colleziona oggetti luccicanti.

Prima di arrivare dall'albero Leone il Re, Alligatrice, Anaconda, Bufalo, Aquila e Rinoceronte erano già sulla lista dei reclutati.

Volò allora dall'amico ottenendo le grida disperate di costui:

<< No corvo,no! Non venire presso di me, morirai! >>

<< Placati buon Acacia. Sono qui per aiutarti.

Ho bisogno che tu mi dica da che parte senti scorrere l'infame veleno. >>

<< Nella sesta radice ad est. La prima più lunga. È lì il dolore più lancinante. >>

<< Bene. Pazienta amico, ti salveremo! >>

Tornò in volo senza dare il tempo all'amico di ribattere. Non c'era tempo, ora. Aveva importanti missioni da compiere.

Intanto dall'altra parte, proprio dove il buon albero si addolorava, l'oscuro piano veniva perpetrato tra alti fili d'erba. Manco a farlo apposta era Tarantola la responsabile assieme a niente poco di meno che Mamba il Nero, l'effettivo avvelenatore dato che era lui ad iniettare il suo tosco contaminando la linfa più dolce in circolazione.

<< Continua Mamba, continua >>

<< Ssiì passiente Ragno. Non è affatto ssemplice iniettare il veleno ssenssa assssumere la posissione di attacco >>

<< Beh, se non vuoi farti scoprire mi sembra il minimo verme gigante! >>

<< Rissspetto, Tarantola... Rissspetto! >>

<< Scussa... >>

I due proseguirono la loro malvagia impresa incuranti che presto i loro piani avrebbero preso una piega diversa rispetto alle loro aspettative.

Nel frattempo Antilope e Gazzella lesti come il suono pattugliavano l'Est dalla grande Rupe attendendo notizie da un fido ed intraprendente plotone di affiliati. Non dovettero aspettare granché per avvistare Formica e le sue truppe appropinquarsi fiere e silenziose.

<< Rompete le righe soldati! >>

<< Agli ordini Comandante! >>

<< Ho delle buone novelle per voi miei cari: abbiamo scoperto l'identità dei malfattori. >>

<< Dicci, allora. >>

<< Si tratta di Mamba il Nero amabilmente guidato da Tarantola. >>

<< Avremmo dovuto immaginarlo! Sono stati gli unici a non presentarsi alla Conferenza degli Animali... era ovvio che tramassero qualcosa! >>

<< Non prendertela Antilope. Ora che sappiamo chi cercare possiamo fermarli. Ottimo lavoro Formica. >>

Disse il più saggio Gazzella, notando l'impeto del suo braccio destro.

Si rivolse poi all'insetto con voce entusiasta: << Tu e il tuo esercito sarete insigniti di un premio all'onore. >>

<< Vi ringrazio a nome mio e di tutti i miei guerrieri. >>

<< Ve lo meritate. Adesso andate alla ricerca di più volontari possibili e recatevi assieme a loro alla Fonte degli Elefanti. Lì decideremo il da farsi. >>

<< Sarà fatto! In marcia Plotone. >>

Passò un'ora e tutti gli alleati si ritrovarono sulle sponde del Grande Fiume pronti ad escogitare un piano. Furono molte le elucubrazioni proposte ma tutti si accorsero ben presto che stavano perdendo tempo prezioso e che invece dovevano agire quanto prima.

Fu Tigre ad interrompere il concitato disquisire: << Ascoltatemi tutti: la prima cosa da fare è trovare un antidoto al veleno del Nero. Anaconda, raggiungi Mamba il Verde prima che puoi. >>

<< Ssstriscio! >>

<< Voi altri venite con me. Andiamo a fermare quei balordi. >>

Con quale furore pronunciò quell'ultima emblematica parola!

In direzione opposta il lungo e olivastro serpente dal ventre giallo sfrecciava tra l'erba e l'acqua venosa per raggiungere il verde sfavillante del suo caro compare di scorribande giovanili.

Intravide il massiccio albero che gli faceva da covo e aumentò la sua velocità mettendo da parte i ricordi. Giuntovi sotto chiamò a gran voce il suo più grande alleato e quando questi si palesò condivise con lui il racconto di quanto accadde e lo aiutò a fabbricare l'antidoto...

<< Bene Anaconda, proprio cosssì. L'ultima aggiunta del ssiero della gomma arabica e l'antidoto sssarà pronto. >>

<< Bene... >>

<< Finito! Ora tu corri dagli altri mentre io andrò a medicare Acasscia. >>

<< Vado! >>

Finì in fretta e furia di versare l'antidoto nelle sue sacche velenifere e si precipitò giù dal tronco cavo accanto alla sua tana che utilizzava come laboratorio per poi dirigersi verso il centro della savana scansando ed evitando qualsiasi masso o fossa che potesse ritardarlo.

Quando arrivò a destinazione era già privo di forze ma ignorò il suo torpore e si fece coraggio. Non appena fu ai piedi dell'alberò gli disse sibilando:

<< Amico, fa come sse non ci fosssi. Ho con me il rimedio che ti curerà.

Non preoccuparti per me perché sono immune al veleno del Nero. Non mi succederà niente. >>

Acacia dal canto suo deglutì pesantemente pregando affinché ciò che il sibilante amico gli aveva assicurato fosse vero.

Quest'ultimo cambiava la sua muta man mano che scalava la corteccia dell'albero in modo da mimetizzarsi per agire così indisturbato.

Arrivò al ramo maestro e lo morse con voracità per consentire al contravveleno di scorrere il più velocemente possibile. Solo così avrebbe potuto neutralizzare il veleno.

Frattanto che l'eroe compiva il suo atto gli avvelenatori del tutto ignari dell'esercito che li circondava per un ampio raggio di distesa erbosa, continuavano ad infamare fisicamente la loro vittima.

Quando gli animali tutti si fecero vicini Giraffa esclamò con voce ferma:

<< È bene che la smettiate delinquenti! Oramai vi abbiamo scoperto e presto, molto presto, la pagherete cara. >>

I due, colti sul fatto, fecero lì lì per far finta di niente convinti scioccamente che i fili d'erba gli avessero nascosti alla vista dei nemici, peccato che non avevano considerato che Giraffa gli avrebbe avvistati dall'alto del suo sguardo.

<< Vi credevo molto più furbi di così, impostori! Uscite allo scoperto altrimenti vi tireremo fuori di lì con le maniere forti. >>

Non sentendo ancora alcuna risposta di resa tuonò minacciosa: << A quanto pare oggi mi volete cattiva... Beh, così sarà!

Mangusta, Scorpione, andate a trovare i nostri “egregi” compari. >>

I due mercenari annuirono e eseguirono gli ordini attraversando l'erbaggio come un terremoto che sconquassa il cuore del suolo, Mangusta con le sue zampe muscolose e Scorpione con il ticchettio delle sue pinze ad accompagnare i loro passi. Soltanto questo convinse Mamba il malvagio a togliere le sue grinfie dalle radici del povero Albero mentre l'ombra del pungiglione dell'aracnide viaggiava assieme ad egli come una scure pronta a mietere anime. Fu allora che Tarantola capì che avevano fallito.

<< Va bene, va bene. Mi arrendo. >> gridò in preda alla disperazione uscendo allo scoperto, permettendo a Scorpione di porsi dietro di lei per scortarla da chi lo aveva assoldato.

Mamba il cattivo guardava la resa dell'alleata e non si accorse nemmeno che Mangusta gli si trovava alle spalle. Furono due sue colpetti sulla schiena che gli fecero capire che anche lui era ormai finito. Si voltò verso il suo per niente loquace interlocutore e venne quasi ipnotizzato dallo sguardo del suo più accanito predatore che in pochi attimi lo costrinse a seguirlo senza il minimo sibilo.

I due ora prigionieri vennero scortati dal corposo esercito alle pendici della Grande Rupe dove s'era riunito il Gran Consiglio degli Animali.

Quando vi giunsero Leone, che degli animali tutti era il Re, pronunciò tali parole:

<< Voi che avete osato ferire l'anima più buona dell'Africa intera sarete processati e condannati secondo le nostre Leggi. >>

Un battito d'ali distrasse il sovrano ma non le guardie e già prima di toccare il terreno Corvo intervenne: << Maestà, perdonate il disturbo ma sono appena stato da Acacia e chiede a voi, vostra Altezza, di poter parlare con i suoi sventati carnefici. >>

Gracchiò come di suo consueto e non appena ebbe sfiorato la terra con i suoi artigli si prostrò inchinandosi. Il Re gli diede riposo col un gesto del capo e disse:

<< E sia Corvo. >>

Fece una breve pausa e poi si rivolse ruggendo ai suoi interlocutori.

<< Come richiesto dal buon Albero, prima che il vostro destino si compia andrete a colloquio da lui e per mia decisione sarete da egli stesso puniti. >>

I mercenari controllarono le catene al collo e alle zampe degli imprigionati e si rimisero alle loro calcagna invitandoli a precederli nella rotta per il centro della savana.

Camminarono per circa mezz'ora e le fronde più verdi del continente cominciarono a dar foggia di sé troneggiando al vento.

Col cuore in gola il ragno e il serpente primeggiavano le fila degli animali, impauriti dal fatto che la loro vittima volesse incontrarli.

<< Acacia, hai chiesto di vedere questi due criminali e il tuo appello è stato accolto: eccoli a colloquio con te. >>

<< Vi ringraziò dell'accoglimento, Maestà. >> fece un breve inchino e poi continuò.

<< Ditemi voi. Perché avete tentato di uccidermi? Quale torto vi avrò commesso mai per guadagnarmi il vostro risentimento? >>

<< Rispondete. >> incitò il leone spalleggiando Acacia.

<< Perché non ssci hai mai accolti sssotto i tuoi rami. >> azzardò Mamba il Nero.

<< Questo non è vero, mio caro. Siete voi a non essere mai venuti presso di me.

Avete sempre creduto che io non volessi rinfrescarvi anche voi perché il vostro aspetto vi rende insicuri, ma vi sbagliate.

Il problema non è mio, è vostro. Tutti hanno trovato posto sotto le mie foglie, anche i vostri affini Vedova e Mocassino.

Non ho mai discriminato nessun animale per la veste che porta e non comincerò a farlo di certo oggi.

Vi chiedo solo una cosa: se non siete voi stessi ad accettarvi come pensate che possano accettarvi gli altri?

Detto questo ho concluso vostra Sovranità. >>

<< Bene Acacia >> gli rispose vedendo una scintilla di pentimento negli sguardi dei condannati. << Prima di portarli via ho da chiederti un'ultima cosa: quale condanna vuoi assegnare a costoro? >>

<< Io non so quale sia la più meritata pena per loro Maestà, perciò chiedo che siate voi a decidere. >>

<< Così sarà allora. Adesso riposati amico. Più tardi verrò a trovarti. >>

<< Ne sarò onorato Re, vi ringrazio. >>

Tornarono alla grande rupe mettendo agli arresti in celle speciali Mamba e Tarantola sempre sorvegliati da Mangusta e Scorpione.

Il processo iniziò e si rivelò lungo e faticoso, ma alla fine il re animale decise quali pene assegnare ai due malfattori. Lesse dunque a gran voce, dopo aver schiarito la gola:
<< Tarantola, la tua pena consisterà nel dimorare per lungo tempo in una tela preparata da Mamba l'alchimista. Sarai lì esiliata fino a che la tela non ti considererà un'intrusa. Solo per sua decisione potrai tornare ad essere libera, ma dovrai veramente esserti pentita di ciò che hai fatto.

Mamba il Nero, il tuo veleno sarà neutralizzato in modo che tu non possa più ferire nessuno. La tua pena sarà permanente ma ti sarà lasciata la bocca come arma di difesa. Vedi di farne buon uso.

Così è deciso. L'udienza è tolta. >>

Gran furore vi fu alla fine della lettura della sentenza e poi tutti gli animali andarono a festeggiare il sopravvissuto e il suo salvatore che esausto si godette un bel succo ristoratore per rigenerare la sua linfa.

Dopo quel poco fasto episodio tornarono tutti a vivere sereni e spensierati come solo gli animali dell'Africa sanno fare, arricchiti inoltre di una nuova saggezza che li guiderà, speriamo, per ancora lunghe vite."


"Fine."

"Fine.

 Wow piccola, mi hai fatto venire i brividi per tutta la lettura, complimenti!"

"Grazie..."













Eccomi di nuovo qui dopo tanto tempo. Lo so, ci ho messo tantissimo a pubblicare questo nuovo capitolo, talmente tanto che vi sarete già stancati di me ma la mia vita si è incasinata talmente tanto con gli esami che ho perso la bussola e non solo quella... X(

Spero ci sia ancora qualcuno che ha voglia di leggermi altrimenti è meglio che mi ritiri... Vi sarei grata se mi faceste sapere cosa pensate della mia storia, se la gradite o meno, perché pubblicare senza il parere del pubblico non è un granché.

Forza ragazzuoli, fatevi sentire!

Detto ciò mi scanso e vi do la buonanotte.

Spero di avere vostre notizie cari miei.

Un saluto, vostra Miss Writer Xp

  
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