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Autore: soholdontome    17/08/2014    3 recensioni
«Tris»
«Sì?»
«La porta non si apre»
«Dovresti provare ad usare un po' piu di forza» disse con noncuranza indossando un paio di pantaloni da tuta blu.
«Non va, è bloccata!» esclamai iniziando a preoccuparmi.
«Forse serve... una chiave?»
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tristan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Mi chiamo Liz, ho diciannove anni e ho bisogno di questo lavoro perché sono a corto di soldi" dissi svogliatamente al ragazzo di fronte a me.
Aveva ventisei anni al massimo, i capelli nascosti dal berretto da lavoro e un sottile filo di barba invecchiavano leggermente il viso da bambino che aveva in realtà; il suo nome era Rick ed ero quasi sicura che si ricordasse di me come la compagna di classe di suo cugino Tristan che lo aiutava in francese alle medie.
Mi guardò attentamente per un lungo minuto, poi sorrise e tirò fuori un berretto da un cassetto lì affianco.
«Benvenuta da Krum's Ham, Liz» disse ridendo. «Certo che per venire a chiedere aiuto a me devi essere proprio disperata»
«Lo sono, il mese prossimo devo pagare l'affitto e la mia parte di denaro attualmente ammonta a 5 sterline»
«Sei messa maluccio. La tua coinquilina non potrebbe anticiparteli?»
«Mona è arrivata a stento alla sua cifra, i soldi che ha da parte servono per farci mangiare... a meno che qualcuno non ci offra del cibo per tutto il mese»
«Mi spiace, non posso proprio»
«Era per dire, non ti stavo chiedendo nulla»
«Forse potresti chiedere a qualcun altro però»
«Chi? Sai che odio chiedere favori»
«Tristan»
«Eh? No!»
«Perché? In realtà salveresti il culo anche a lui. Deve fare delle grosse riparazioni al soffitto quindi per il prossimo mese davvero avrebbe bisogno di un posto in cui stare. In realtà dovrei ospitarlo io dato che i suoi amici James, Connor e Brad vivono insieme e hanno una camera degli ospiti schifosa, ma vivo con la mia fidanzata e, sai, sarebbe carino se riuscissimo a trovare una nuova soluzione»
«Mi stai chiedendo di chiedere a Tris di vivere con me e Mona e pagarmi anche l'affitto?!»
«Sì, sarebbe un'ottima soluzione e lui accetterebbe senza pensarci, da quello che so siete amici "intimi"»
«Okay noi non siamo amici intimi e non ho intenzione di accettare, non posso chiedergli soldi. E poi esco con un ragazzo...»
«Oh, va bene»
Mi strinsi nelle spalle e pensai un attimo a Will, il ragazzo che stavo frequentando da qualche mese. Avevo messo subito in chiaro che non cercavo una relazione seria, ma per qualche strana ragione, tra fiori e cioccolatini, lo stava diventando ugualmente.
Accettai il berretto e il resto dells divisa, mi presentò una serie di regole e mi diede appuntamento il giorno dopo per firmare il contratto part time e iniziare col turno serale.
La stessa sera andai a casa di Tristan per la nostra solita pizza del venerdì e notai subito l'enorme chiazza grigiastra sul soffitto, anche quando ci sedemmo sul divano a mangiare non potevo fare a meno di notare quella macchia.
«Dio, Tris come fai a stare con quello schifo?» domandai disgustata.
«Devo finire di impacchettare tutto quello che c'è almeno qui in salotto e trovare un posto dove stare, mi sa che pago un Motel o qualcosa del genere perché da Rick non è il caso»
«Per la fidanzata?»
«Sono promessi sposi, non posso intrufolarmi in casa loro e restarci un mese. A proposito, mi ha detto che andrai a lavorare da lui»
«Sì»
«Servono soldi?»
Mi limitai ad annuire addentando una patatina.
«Se venissi a stare da te potrei contribuire alla spesa»
«No, non se ne parla. Esco con Will del negozio di videogiochi, non sarebbe onesto»
«Non pensavo fosse una cosa seria»
«Già»
«Non sembri contenta di lui»
«Che ne sai?»
«Lo dici come se fossi obbligata. Quanto ti piace da uno a dieci?»
«Smettila di fare domande da quinta elementare»
«Ne ho fatta una e non è da quinta elementare. Davvero, sei felice?»
«Sì... il piu delle volte. È che sta diventando così noioso! Con tutti i suoi 'per favore' e modi cortesi, i baci sulla guancia e le carezze sul capo... sembra mio padre a volte!»
Scoppiammo a ridere e lui si avvicinò per rubarmi delle patatine, poggiò la testa sulla mia spalla, sbottonò i pantaloni e sospirò.
«Ah, libertà!» disse.
«Perché ti sei sbottonato i jeans?»
«Fosse per me li toglierei, li ho tenuti addosso tutto il giorno ormai»
«Non penso sia il caso»
«Grazie, sapevo che avresti capito!»
Saltò in piedi, si sbarazzò dei pantaloni e si fece aria con la canotta che indossava, che oltretutto gli stava larga.
«Non mi pare di averti autorizzato a denudarti»
«Come se ti dispiacesse»
Si sedette nuovamente accanto a me, prese altre patatine e accese la tv per guardare un film... ma per tutto il tempo non potei fare a meno di pensare che aveva ragione: non mi dispiaceva affatto averlo così poco vestito al mio fianco.

Qualche giorno dopo, passata più di un'ora a discutere con Will, avevo deciso di finire lì la nostra relazione, o qualsiasi cosa fosse, perché non ne potevo piu della sua pesantezza, e telefonai a Tristan per avvertirlo che finalmente poteva venire da me, così nel weekend si trasferì definitivamente a casa mia mentre Mona era andata al mare per tre giorni con Connor... "Che strana coincidenza" avevo pensato quando all'improvviso mi aveva detto che sarebbe andata via per qualche giorno proprio allora.
Dopo aver aiutato Tris a sistemare qualcosa, lui andò al piano di sopra a farsi una doccia e io di sotto. Ovviamente impiegai più tempo di lui, dovendo asciugare i capelli, così quando salii sopra in quella che per tutto il mese successivo sarebbe stata camera sua, ero sicura che l'avrei trovato vestito e indaffarato a sistemare qualcos altro, magari la biancheria.
Quando aprii la porta, invece, vidi che si massaggiava ancora la testa con un asciugamano, dati i capelli bagnati, e che indossava solo un paio di boxer blu, come suo solito ormai.
«Hey Liz, non si bussa piu?» chiese voltandosi.
«Scusa, mister vanitoso, pensavo che in quarantacinque minuti avessi finito»
«Mi spiace, stavo ascoltando la musica prima»
«Che ascoltavi?»
«Riproduzione casuale, premi di nuovo play sull'iPod, è collegato alle casse»
Mi avvicinai al letto mentre lui andava a gettare gli asciugamani nella cesta in bagno e premetti play, una canzone che adoravo iniziò a suonare.
"Go ahead be a cave man, give me all your dirty love" canticchiavo camminando per la stanza. Non notai neanche che Tristan era rientrato. Quando mi voltai a guardarlo, ancora in boxer, coi capelli bagnati, si era appoggiato al muro a braccia conserte per ascoltarmi e così cantai per lui alcune righe della canzone guardandolo dritto negli occhi, assumendo un'espressione che mi sarebbe piaciuto fosse più sexy che comica, come invece avevo la sensazione che fosse risultata.
"When you put your clothes back on, something always feels so wrong. Baby, all I'm thinking of is I want your dirty love!"
Lui rise e io scossi la testa, decidendo di scendere al piano di sotto e vedere se fosse ora di iniziare a preparare la cena, ma la porta non si apriva.
«Tris»
«Sì?»
«La porta non si apre»
«Dovresti provare ad usare un po' piu di forza» disse con noncuranza indossando un paio di pantaloni da tuta blu.
«Non va, è bloccata!» esclamai iniziando a preoccuparmi.
«Forse serve... una chiave?»
Agitò la chiave della porta davanti ai miei occhi e quando allungai la mano per prenderla lui la lasciò cadere, facendola finire nei pantaloni, che teneva aperti con l'elastico ben lontano dalla vita come se fosse un canestro.
Avava la chiave nei pantaloni. Non nelle tasche, proprio nei pantaloni!
«Tristan apri questa porta» dissi arrossendo.
«Prendi la chiave, Liz»
«Non fare l'imbecille»
«Devi solo prendere la chiave, Liz»
Si avvicinò pericolosamente a me, obbligandomi ad indietreggiare verso il letto e non potei fare a meno di sedermici sopra quando lui mi mise alle strette.
«Non vuoi uscire, Liz?» chiese avvicinandosi ancora, spiengendomi a stendermi sotto il suo corpo.
I suoi occhi blu fissavano i miei, mentre sul suo viso si stendeva un sorrisetto furbo.
«Tristan» sussurrai.
«Mh-mh»
Avvicinava sempre più il volto al mio, finché non fu tanto vicino da poter far sfiorare i nostri nasi.
«Tris...tan...» cercai di dire mentre lui lasciò una piccola serie di baci sul mio collo.
«Dimmi, Liz»
Notai solo in quel momento che stava sottolineando il mio nome ogni volta di più, come ad enfatizzare qualcosa.
«Voglio alzarmi»
«Hai tu il controllo della situazione»
«Non controllo nemmeno il mio cervello in questo momento»
Rise nel mio collo e mi fece il solletico con quell'accenno di barba bionda che, a dirla tutta, gli stava da dio.
«Se vuoi andare via, prendi la chiave»
Si alzò di scatto e si mise in piedi di fronte a me, con le braccia aperte e un sorriso che non prometteva niente di buono.
Rimanemmo così per qualche istante finché non si abbassò alla mia altezza, mi tirò bruscamente su per le braccia facendomi quasi sbattere contro la sua faccia, di nuovo troppo vicina alla mia.
«Dimmi che non mi vuoi, Liz»
Continuava a tenermi strette le braccia, le sue mani mi stringevano poco più su dei polsi.
Pensai un attimo cosa stesse succedendo, ma non riuscendo a formulare pensieri di senso compiuto, decisi di seguire l'istinto.
Chiusi gli occhi e lo baciai, ma per quanto audace fosse stata la mia scelta, fu lui ad impossessarsi della mia bocca in un bacio vorace, pieno di calore, quello che aveva sempre aspettato... e che avevo sempre aspettato anch'io.
Mi spinse nuovamente sul letto, sempre con la stessa forza con la quale mi aveva attirata a sé, ma in quell'impeto scorgevo una punta di dolcezza. Dopo tutto il tempo sprecato con Will, il bravo ragazzo, il pesante bravo ragazzo, l'entusiasmo di quel momento era tutto ciò che volevo.
La canzone di prima parlava di un amore "sporco", forse come quello che poteva esserci tra me e Tristan, se quello doveva essere amore. Avevo bisogno di sorprese, qualcosa di imprevedibile, e lui poteva offrirmelo.
Incastrati l'un l'altro in quel bacio senza fine, toglifiato, smanioso, Tristan si scostò un attimo, nascondendo il viso nei miei capelli, ridendo, lasciando che il suo peso mi schiacciasse mentre anch'io cominciavo a ridere.
«Allora, vuoi ancora andare via?» chiese in un sussurro nel mio orecchio.
«No»
«Come immaginavo»
Rise ancora e mi baciò nuovamente, stavolta con più dolcezza, prima di alzarsi e infilare una maglietta, mentre sul viso si dipingiva ancora un sorriso, però diverso da quelli precendenti: un sorriso sincero e spontaneo, senza malizia, perché finalmente entrambi avevamo trovato ciò di cui avevamo tanto bisogno.
  
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