Il ragazzo che guardava
le nuvole
Nda: Sono nuova ed è il primo pezzo che scrivo in
questo fandom. Amo il personaggio di Shikamaru e ho voluto immaginare alcune
sue riflessioni i giorni immediatamente successivi allo scontro con Hidan.
Buona lettura!
Si fermò improvvisamente,
come se davanti a lui ci fosse qualcuno ad ostacolargli il passo,come se avesse
raggiunto un qualche limite invalicabile, come se si trovasse di fronte ai
confini del mondo. Sapeva cosa avrebbe fatto un tempo, quando tutto era più
semplice, quando ancora poteva concedersi il privilegio di perdersi,di rimanere
sospeso tra fantasia e realtà.
Alzò lo sguardo verso il cielo; crogiolarsi nei ricordi era bello e tremendo
allo stesso tempo. Doveva sgombrare la mente dai mille pensieri che la popolavano
chiassosi, spintonandosi e confondendosi come una grande folla impaziente.
Avrebbe ceduto solo un secondo, per un istante si sarebbe cullato
nell'illusione di star bene, di essere forte abbastanza.
Guardò le nuvole alte e perfette. Sopra la sua testa avevano continuato a
sporcare il cielo, indifferenti e bellissime. Era convinto di concedersi un secondo
di pace; annaspava da troppo tempo in cerca d'aria, come un naufrago che lotta
contro la tempesta e che le onde prendono in giro concedendogli appena il tempo
di riprendere fiato per poi annegarlo ancora e ancora.
Le mani tremarono, gli occhi si riempirono di quell'azzurro agghiacciante.
Cadde in ginocchio senza neppure accorgersene, affondando le mani
nell'erba, catturandola tra le dita e stringendola a volerla ferire.
"Io credo in voi. Credo nel fatto che diventerete Shinobi, so che farete
grandi cose. Allo stesso modo sono convinto che soffrirete, che per ogni
momento in cui vorrete vivere in eterno solo per assaporare un bacio o una
vittoria infinite volte, ce ne saranno almeno due in cui il desiderio di morire
prevarrà su tutto il resto. Conoscerete e sperimenterete la morte in tanti modi
diversi, diventerete intimi come fosse un'amante in grado di spezzarvi il cuore
o di regalarvi l'esaltazione più vera quando dipingerà il volto dei vostri
nemici. Dovrete fare i conti con questo tutti i giorni della vostra vita.
Bloccatevi, piangete, rinnegate il cielo e gli dei se vi sarà di conforto, ma
poi alzate lo sguardo, fissate l'orizzonte e continuate"
Con la testa tra le braccia pianse nel ricordare quelle parole. Quel discorso
lo aveva fatto Asuma il giorno dopo il funerale del Terzo Hokage e in
quell'occasione lo aveva interpretato come una sorta di sfogo, dopotutto si
trattava di suo padre. Solo in quel momento capì che non erano parole dettate
dallo sconforto o dalla rabbia. Aveva fatto dono ai suoi studenti di una verità
terribile e saggia, nonostante questo Shikamaru aveva vissuto ogni giorno come
se ne fosse immune, come se la morte dovesse rimanere una chimera destinata a
rivelarsi solo al suo ultimo rintocco.
Adesso se ne stava fermo, coi pugni chiusi a colpire la terra e le sue leggi,
come un cucciolo impaurito, un bambino a cui si dà un divieto che non riesce a
capire e ad accettare. Sollevò la manica sinistra scoprendo parte del braccio.
Una cicatrice solcava nitida la pelle, come una crepa sulla parete di un
palazzo antico.
Migliaia di volte si era addossato tutta la responsabilità di ciò che era
accaduto. Non aveva lottato abbastanza, si era arreso, nonostante avesse capito
come salvarlo non era riuscito a sottrarlo a quel destino di desolazione. In altrettante occasione si interrogò sul suo
futuro, sul fatto di continuare ad allenarsi per diventare Shinobi. Fissò quel
segno che si era inferto da solo per placare il dolore che lo divorava dentro,
per sentire ancora qualcosa che non fosse quel vuoto paralizzante. Con la punta
di un kunai si era sfregiato ricalcando il profilo di una falce. Voleva
ricordare ogni giorno il dolore per quella perdita immensa, la soddisfazione di
aver sconfitto quel mietitore di carne e sangue di nome Hidan.
Quella cicatrice sarebbe
stata un monito a non arrendersi perché non si sarebbe fermato fino a che non
sarebbe stato in grado di proteggere le persone che amava; il prossimo avrebbe avuto una possibilità in
più.
Si rialzò fissando l'orizzonte lasciando alle sue spalle il ragazzo spensierato
che guardava le nuvole. Riprese il cammino superando sé stesso, quel giorno
decise di lasciare il passato al suo posto, quel giorno varcò i confini di un
nuovo mondo.