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Autore: Kucchan_    17/08/2014    0 recensioni
[SOSPESA]
La guerra è ormai finita. Tutto sembra essere tornato alla normalità, quando il quinto Hokage chiama i quattro team: a quanto pare al Villaggio della Sabbia sono apparsi nuovi nemici.
Abilità rubate, tecniche misteriose e rapimenti!
Riuscirà Naruto a superare anche questi ostacoli?
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ATTENZIONE!
Ho provato ad immaginare il finale del manga in modo diverso: la guerra finisce con la morte di Obito e Madara, Kaguya non verrà nemmeno nominata.
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Buona lettura! Spero tanto in una recensione!
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Naruto Shippūden: La battaglia infinita

 
 
Missione di rango S!

 
La guerra, ormai, era finita. Gli Shinobi avevano trionfato, comparando molti lati positivi ad alcuni negativi.
Tra quelli positivi, per esempio, c’era stata l’eliminazione dei loro nemici più acerrimi: Obito e Madara.
Il primo aveva fatto la fine che il destino gli aveva riservato: ovvero, per una sua piccola distrazione e forse qualche calcolo errato – non s’era ricordato che sono solo cinque, i minuti in cui può farsi oltrepassare da qualsivoglia attacco; ma se anche l’avesse fatto, tutti ormai avevano capito che il destino esiste: esiste, e in pochi possono cambiarlo. Era inutile che il moro gli si opponesse, la sua vita era segnata da quel masso –, i ninja, che avevano ormai tentato tutte le tecniche possibili, erano riusciti a schiacciarlo con una speciale pietra, creata con l’Arte della Roccia. E Naruto, com’era solito che facesse, gli aveva dato il colpo di grazia con un semplice, ma potente, rasengan.
Il secondo, invece, aveva sottovalutato l’intelligenza di tutti loro. Tenten, animata dalla morte del suo compagno Neji, aveva ritrovato quelle armi usate tempo prima dagli Edo Tensei Ginkaku e Kinkaku. Tutto s’era svolto con la collaborazione di decine, centinaia, migliaia di ninja. Avevano fatto in modo di distrarre l’immortale, affinché la ragazza potesse rinchiuderlo in quel vaso che nessuno perdona.
 
Purtroppo per molti, c’erano stati anche tanti guai, tante morti, tanti orrori: come, per esempio, la perdita di infiniti ninja, tra cui possiamo elencare Neji, la squadra di comunicazione, a cui affiliati c’erano i potenti ninja sensitivi, così come alcuni utilizzatori del Byakugan, ma anche semplici shinobi, che probabilmente non possedevano altro che un intelletto sopraffino, che però permetteva loro di creare impeccabili strategie.
Purtroppo, però, è la guerra. Comporta soddisfazioni e gioie – per esempio, per aver ritrovato un amico che si pensava morto –, ma anche dolori infiniti.
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Shikamaru era ancora piegato su quella tomba.
Sembrava leggere attentamente ogni singola lettera su quella pietra color pece; i suoi occhi, però, rivelavano l’esatto contrario: il ragazzo era immerso in chissà quale pensiero.
Rimarginava a stento le lacrime, con una sigaretta in bocca, come era solito fare il suo sensei. Ormai era morto… Ma non bastava Asuma? Doveva perdere ogni singola persona importante?
Forse, rifletté Ino, stava ancora pensando a suo padre. Già: non era passato molto da quando Obito e Madara, con l’ausilio del Decacoda, avevano distrutto l’edificio in cui in molti si trovavano: Shikaku, per esempio, e anche Inoichi.
Nemmeno la bionda aveva dimenticato l’avvenuto, certo. Ma, almeno, tratteneva quel pianto che le chiedeva di potersi liberare ogni qualvolta pensasse al padre, o vedesse la madre curva sulla poltrona, che Inoichi era solito usare, versare tante lacrime amare.
«Shikamaru…» sospirò lei.
Il genio, però, non rispose. Così come quando il suo maestro era morto, si limitava a dare la colpa al fumo, mentre piangeva, piangeva, piangeva.
«Vieni» chiamò di nuovo Ino. «C’è bisogno di te.»
Lui si alzò, finalmente. Ora che al villaggio c’era non poco scompiglio, se qualcuno avesse avuto bisogno di aiuto, Shikamaru gliel’avrebbe dato. Poco ma sicuro.
Prima di partire, però, la ragazza dai capelli color platino, l’abbracciò. Finalmente fece scappare quel pianto che cercava di trattenere da giorni, oramai.
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Sakura era seduta di fronte a quello specchio.
«Allora, quale acconciatura preferisci, questa volta?» domandò una voce femminile, situata dietro di lei.
Durante la guerra, alla giovane ninja erano nuovamente ricresciuti i capelli. Li aveva tagliati parecchie volte ormai, da quando era una bambina. Li aveva accorciati, non volutamente ma per necessità, durante l’esame chūnin. E da lì, nonostante le parole di Ino – «Dicono che Sasuke preferisca le bambine con i capelli lunghi!», ormai le rimbombavano intesta ogni volta che metteva piede in quel salone estetico –, aveva iniziato a portarli corti. Ogni volta che ricrescevano, che fosse per comodità o per riportare alla mente quei bei vecchi tempi, li tagliava.
Rimuginò ancora un po’ sulla decisione da prendere. Questa volta avrebbe provato il caschetto? Oppure avrebbe optato per un taglio sfilato?
Nell’indecisione, ordinò: «Il solito taglio corto, grazie!»
Proprio appena finito di spazzare via quei capelli rosati dalla sua maglia e pagato il conto, Sasuke entrò nel negozio.
Sakura sorrise: già, forse era proprio merito della guerra e della resurrezione temporanea di Itachi, se il suo amato era tornato da loro, al villaggio.
Ma il moro le spezzò subito quel sorriso, allarmandola più di quanto potesse immaginare: «Sakura! Corri, non c’è tempo per le spiegazioni. Tsunade-sama ha ordinato a tutti i team di recarsi alla magione. Naruto probabilmente è…» si fermò un attimo per prendere fiato.
«È…?» incalzò la rosa, preoccupata.
«È già pronto, e non posso permettere che arrivi prima di me! Ne va del mio orgoglio!»
Detto questo, Sasuke afferrò l’amica per un polso, e iniziò a correre. Lei si lasciò scappare un piccolo risolino. Già, il Sasuke di una volta era tornato.
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«Naruto-kun, i…io… Ecco, tu…» mormorò Hinata.
«No! No, perbacco! Non ci siamo! Così non va affatto bene! Tremi come una foglia, e quello che stai sussurrando lo può sentire solo il vento. Su, alza la voce, su!» la sgridò Kiba.
L’amica annuì con un impercettibile gesto del capo.
«Naruto-kun! Per favore, esci con… - prese un attimo di pausa, e, sperando di potercela fare, tirò fuori la voce. Peccato però che il suono che ottenne fu del tutto diverso da un “…me!” convinto. - Aaah, non ce la faccio!»
Hinata, rattristata da quel suo carattere timido e un po’ umile, si sedette per terra.
Kiba e Akamaru si abbassarono per incrociare i suoi occhi.
«Sei un caso perso, Hinata! Se continui così Naruto non ti concederà mai un appuntamento.»
Lei si limitò ad abbassare il suo sguardo perlato sull’erba verde, poi scosse la testa: «Non mi arrendo così! I… io… Voglio davvero uscire con Naruto-kun! Kiba-kun, per favore, ricominciamo!»
Sulle labbra dell’Inuzuka si formò un sorriso soddisfatto: stava allenando piuttosto bene la compagna, ed era sicuro che presto avrebbe fatto una buona azione.
«Non c’è tempo.», s’intromise qualcuno.
«Shino!»
«Shino-kun! È successo qualcosa?»
«Non lo so, ma l’Hokage-sama ci ha convocati, vuole che siamo presenti tutti quanti. Andiamo, farete le prove più tardi.»
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«Lee! Gai-sensei! Per favore, smettetela! Non ho più fiato!» si lamentò Tenten.
«Andiamo, Tenten! Un duro allenamento è il minimo che puoi fare per essere un buon ninja!» le rispose il suo maestro.
«Sì, sì, va bene! Ma perché dobbiamo saltare su ogni dannato tetto del villaggio, per arrivare dalla porta alla magione? Non hai idea di quanto sia grande, vero?!» protestò ancora lei.
«Fai silenzio, Tenten! Silenzio! Ascolta le indicazioni di Gai-sensei e corri fino a non avere più fiato, così potrai dire di aver affrontato un allenamento di grado S!» la incalzò Rock Lee.
«E da quando gli allenamenti hanno un grado? …»
Tenten, ormai, era del tutto rassegnata. Con quei due, pensò, non c’era speranza.
«Perfetto! Eccoci arrivati, ormai mancano solo sette edifici!» esultò ad un certo punto il maestro.
«Tieni, Tenten, te la sei meritata.» aggiunse con tono più serio, per lanciarle una borraccia d’acqua.
La mora se la scolò tutta d’un fiato, chiedendosi che cavolo ci facesse in quel team.
Forse, ormai, non poteva nemmeno considerarsi un team: dopo la morte di Neji, tutti e tre erano cambiati, anche se preferivano non darlo a vedere.
Sedutasi sul tetto della casa, si lasciò sfuggire una lacrima da un occhio.
«Tenten? Piangi?» domandò il coetaneo.
Lei, sorpresa da quella domanda, cercò di negare, e, presa la borraccia, lasciò cadere la testa all’indietro, puntando la fiasca verso una guancia. Rovesciò il contenitore e lasciò che l’ultima goccia d’acqua cadesse e strisciasse sulla guancia per arrivare all’altro occhio.
«Oh… capisco, fai finta, eh?» sorrise Lee. Si sedette accanto a lei, mentre Gai si ergeva dietro loro due. Tutti e tre si voltarono verso i visi degli Hokage scolpiti in roccia.
«Anche a me manca Neji…» sussurrò, per poi scoppiare a piangere.
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«Bene! Vedo che ci siete tutti…» iniziò il quinto, per poi spostare l’attenzione su Kakashi: «E anche puntuali.»
Il ninja mascherato arrossì impercettibilmente, abbassando lo sguardo.
La donna si portò le mani ai fianchi, tornando al suo tono autorevole: «La questione è piuttosto urgente: a quanto pare un trio di shinobi molto forti sta attaccando il Villaggio della Sabbia. Non sappiamo chi sono, né tanto meno cosa vogliono. Abbiamo poche informazioni su di loro, sfruttatele al meglio.»
Finita la frase, prese da uno degli innumerevoli cassetti un rotolo verde pistacchio, lo aprì e iniziò a leggere: «La donna del trio utilizza maggiormente gli strumenti ninja, ma, stando alle informazioni che Baki ci ha inviato, a volte rilascia tecniche che richiedono l’utilizzo dell’Arte del Ghiaccio. Possiede un’altra potentissima abilità, ovvero quella di smaterializzarsi…»
A quelle parole, Naruto sgranò gli occhi: «Cosa? Ma… Abbiamo sconfitto Obito, era lui l’unico che…»
Tsunade lo mise a tacere: «Fai silenzio, e fammi finire la frase.»
Sakura si scusò immediatamente per l’idiozia del compagno, gli tirò uno schiaffo e promise che non sarebbe più accaduto.
Tsunade sorrise compiaciuta, e, schiaritasi la voce, continuò: «Possiede l’abilità di smaterializzarsi per tempo indefinito, evitando qualsiasi tipo di arma ninja e anche le arti ninja. Quando attiva quest’abilità, può essere colpita unicamente da attacchi fisici. L’unica pecca è proprio l’Arte del Ghiaccio: con quella crea una strana forma di scudo, che congela gli arti di coloro che lo sfiorano. Potete riconoscerla, oltre dal fatto che è l’unica donna, dal suo stile cinese.»
Interpellò poi l’intellettuale del gruppo: «Shikamaru! Tu cosa ne pensi? Potremmo usare qualche strategia particolare o la ragazza non ha punti deboli?»
Shikamaru si portò le mani all’altezza dell’ombellico e le congiunse, com’era solito fare quando doveva concentrarsi, e chiuse gli occhi.
Tutti attesero in silenzio, aspettando che lui se ne uscisse con qualche tattica formidabile.
Schiuse gli occhi poco dopo, sussurrando: «Non mi viene in mente nulla. Se solo ci fosse mio padre…» iniziò nuovamente a piangere. «Scusi, Hokage-sama.», mormorò dopo, asciugandosi le lacrime.
Ino e Choji, notando quella dolcezza nel compagno, si commossero.
Il goloso gli poggiò una mano sulla spalla: «Shikamaru, dai. Pensaci bene: se Shikaku-san fosse qua, non sarebbe deluso da questo tuo atto?» domandò Choji.
Il genio annuì: decise che suo padre avrebbe fatto lo stesso. Avrebbe salvato il proprio villaggio, così come quello dei suoi alleati. Non avrebbe lasciato che qualcuno morisse solo per la propria pigrizia.
Inarcò le sopracciglia e ripeté le azioni precedenti.
Questa volta, aprì convinto gli occhi ed esclamò: «Certo! Se questa donna non può essere colpita da arti e strumenti ninja, mentre gli attacchi fisici sono un grande rischio… Tsunade-sama, l’Arte del Fuoco può sciogliere quello scudo?»
L’Hokage sospirò, abbassando lo sguardo: «No. Le fiamme evaporano, come a contatto con l’acqua.»
Shikamaru riprese il discorso: «Dannazione. Temo che ci resti solo un’opzione: usare l’arte illusoria, come ad esempio lo Sharingan di Sasuke e di Kakashi-sensei.»
L’Akimichi sorrise, seguito dalla Yamanaka.
«Perfetto! Ci resta solo da provare. Comunque sia, il tempo stringe. Ora – sfilò un altro rotolo, anche questo di colore verde pistacchio –, ecco le informazioni sugli altri due ninja.»
«Il secondo ninja si diverte a massacrare la gente, a quanto pare. Indossa una maschera nera, che possiede solo due buchi per gli occhi e alcuni fori più piccoli per respirare. Ricordatelo, anche se credo che quest’informazione sarà non molto utile: l’abilità di questo ninja è proprio quella di diventare invisibile, immateriale e inodore dopo essersi sdoppiato. Attenti, non usa la Tecnica della moltiplicazione; i cloni che crea sono formati da suoni. Infatti, dopo essersi sdoppiato, si avvicina ai ninja ed emette ultrasuoni che stordiscono temporaneamente chi li ascolta. Finita quest’operazione, il clone torna visibile e materiale, per poter utilizzare un’arte illusoria degna di essere chiamata così. Dopodichè, il clone sparisce. A quanto pare usa un’arte oculare, ma non appartiene al clan Uchiha. Dobbiamo scoprire ancora molto su di lui.». L’Hokage prese nuovamente una pausa, poi interrogò: «Shikamaru, a te la parola.»
Shikamaru ci pensò a lungo, poi scosse la testa: «Non credo ci sia molto da fare, con questo tizio… Il fiuto di Kiba non funzionerà. Possiamo provare ad individuarlo con il Byakugan di Hinata. Ovviamente, trovando quello vero ci risparmieremmo infiniti problemi…» aggiunse fra sé.
«Bene. Le informazioni sul terzo ninja sono ben poche. Anzi, sono così poche che non abbiamo nemmeno la certezza che esista.»
Naruto e tutti i suoi compagni sgranarono gli occhi: com’era possibile?
«A quanto pare è il capo del trio. È stato nominato solo una volta dall’uomo mascherato e sembra che mandi ordini telepaticamente. Questo è tutto ciò che sappiamo: non posso aggiungere nulla. Ed ora…»
Tsunade gridò: «Potete andare! La missione inizia ora! State ben attenti, è una missione di rango S!»
 
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Durante il tragitto, si decise di dividersi in più gruppi. Ogni gruppo avrebbe seguito una via diversa, ma che comunque conduceva al Villaggio della Sabbia, per scoprire qualcosa di più su questo misterioso capo.
Naruto era entrato nella modalità eremitica: grazie a quest’ultima, poteva percepire il chakra di altre eventuali presenze.
Così come nella sua prima missione al ritorno alla foglia, precedeva i compagni: non poteva permettere che succedesse qualcosa a Gaara, non di nuovo!
Soltanto pensare al corpo immobile del suo amico, anche lui Jinchūriki, gli creava un nodo in gola. Voleva piangere, sfogarsi e urlare al mondo che il Kazekage non sarebbe morto un’altra volta.
Ora che la vecchia Chiyo non c’era più… Chi avrebbe pensato a resuscitarlo?
In fondo, se l’anziana non c’era più, era anche colpa sua. Non aveva fatto in tempo ad arrivare da Gaara, e quando avrebbe dovuto proteggerlo non c’era stato. Proprio così: per colpa sua era stato rapito, e di conseguenza ucciso. Se anche Chiyo era morta, l’aveva fatto per riparare l’errore della sua stupidità. Questo peso che portava sulla coscienza lo rendeva ancora più agitato.
«…ruto! Naruto, mi senti?»
Una voce femminile attirò la sua attenzione, destandolo da quei mille pensieri.
«Sakura-chan? Dimmi», rispose lui, ancora mogio.
Sakura lo guardò con un’aria rassegnata. Avrebbe voluto dirgli mille cose.
Avrebbe voluto dirgli che questa volta sarebbe andato tutto per il verso giusto, che erano cresciuti tutti e se la sarebbero cavati egregiamente, e ancora, che avrebbero trionfato nuovamente, riportando la pace al Villaggio della Sabbia e alla Foglia.
Ma tutto quello che riuscì a dire, fu solamente un sospiro, seguito da un «nulla».
Sasuke, intanto, si limitava ad osservare la scena, senza interferire né incoraggiare.
Era mancato per quattro, cinque anni ormai. Niente e nessuno, pensò, li avrebbe avvicinati nuovamente. Erano tornati il ‘Team 7’, ma con i cuori erano ancora lontani, e anche parecchio. Di questo ne era sicuro.
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Una risata sadica echeggiò nella foresta. Nessuno la notò.
Tutti erano impegnati nel sentire tutt’altro genere di suoni. Ad esempio, passi dietro o sotto di loro, trappole, kunai…
Hinata correva spedita. Stava sforzando troppo il Byakugan, in quei tempi. Nonostante ciò, però, doveva fare del suo meglio per aiutare il Villaggio della Sabbia e i suoi abitanti.
Un’altra risata, questa volta meno rumorosa, venne ignorata.
“Anche il Byakugan ha il suo punto debole. Il punto cieco, ad esempio. Sei perduta, pecorella”, mormorava fra sé una figura.
Qualcosa toccò i fianchi di Hinata; questa, sentendosi sfiorare, sussultò.
«Hinata, è tutto okay?» domandò Kiba, sentendola.
La Hyuga si limitò ad annuire, associando quel tocco ad un ramo di uno degli alberi su cui stavano camminando.
Nel mentre del loro percorso, Hinata continuava a rabbrividire: c’era qualcosa che la sfiorava continuamente, ma non capiva cosa. Se ci fosse stata qualche bestia, pensò, l’avrebbe sicuramente trovata con il suo infallibile Byakugan. Mentre rifletteva sui pregi e i difetti di quest’ultimo, spalancò gli occhi e si fermò per qualche secondo, senza avvisare i suoi compagni e la sua maestra, che intanto si stavano allontanando.
“Il punto cieco!” si disse preoccupata. “Se c’è qualcuno dietro di me” continuò “è ovvio che io non lo veda!”
Si voltò di scatto, ma non vide nulla: l’effetto del Byakugan era… sparito?
Poteva essere che l’aveva stancato troppo, o…
Sentì una mano stringerle la testa, fino a che non vide più nulla.
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«Cosa…!»
Naruto si fermò di scatto, facendo cadere Sakura, che però fu presa al volo da Sasuke.
Senza nemmeno scusarsi, urlò: «Non sento più il chakra di Hinata!»
Kakashi, Sakura e Sasuke lo guardarono preoccupati: Hinata poteva essere ferita? Oppure era svenuta? Stava bene o qualcuno le aveva fatto del male?
Il maestro del Team 7, notando una strana atmosfera, alzò il coprifronte che gli nascondeva l’occhio e tranquillizzò tutti: «Non preoccupatevi. Sono sicuro che Kurenai ha tutto sotto controllo. Controlleremo la situazione appena arrivati al Villaggio della Sabbia. Piuttosto, concentratevi: se qualche nemico dovesse apparire adesso, saremmo spacciati.»
Naruto decise di rassegnarsi: disobbedire al suo maestro ogni qualvolta andassero in missione gli sembrava un atteggiamento un po’ scorretto. Tuttavia, un nodo in gola gli comandava di sbrigarsi. Gli comandava di preoccuparsi. Hinata era davvero in pericolo.
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«Arrenditi, Kazekage» ordinò una figura femminile.
L’ennesimo colpo del ventaglio di Temari fu egregiamente schivato. O meglio, fu oltrepassato.
«Si può sapere cosa volete da noi?» urlò furiosa la bionda.
La donna la guardò dall’alto di quel tetto. «Da te e dal marionettista non vogliamo assolutamente niente» rispose, socchiudendo gli occhi.
Temari digrignò i denti, per poi buttare per terra il ventaglio. Sentì le forze venire a mancarle, ma doveva sopravvivere. Doveva farlo per Gaara.
Un suono acuto e pungente le colpì le orecchie. La bionda cercò di coprirle, ma cadde per terra in ginocchio, per poi sdraiarsi in avanti, con il viso rivolto verso l’orizzonte.
«Gaara… Scu… sa..» mormorò, e proprio mentre stava per chiudere gli occhi, ne incontrò altri due, due occhi rossi come il sangue e cattivi come mai ne aveva visti prima.
La figura di fronte a lei sorrise maleficamente, chiuse gli occhi e li riaprì. Questa volta erano di un colore rosso vermiglio, brillavano di perfidia.
Temari commise l’errore di scrutare dentro quelle iridi cremisi: si ritrovò in una stanza buia. O forse non era una stanza? Non riusciva a realizzare esattamente in che razza di posto fosse capitata, fatto sta che l’unica luce che rischiarava il tutto era un’enorme sfera rossa in quello che si presumeva fosse il cielo.
Un unico suono echeggiava in quel luogo; un infinito trillo assordante. Quella figura si materializzò di fronte a Temari.
«Come potrei torturarti?» chiese. Mostrò un sorriso a trentadue denti, poi allungò la mano verso la destra, chiudendola non del tutto. E lì, stretto fra le dita, apparve un kunai.
Una goccia violacea cadde dalla lama dell’arma, seguita a ruota da un’altra.
«Il mio ‘originale’ sta arrivando. Forse è meglio farla finita subito.», si disse. Scagliò il kunai in prossimità del cuore della ragazza, poi svanì.
Temari notò che il villaggio era tornato quello di prima. Sorrise, poi chiuse gli occhi.
«Temari!» urlò Kankuro, con il fiatone. Oramai anche lui aveva combattuto troppo. Non aveva più forze, ma soccorrere la sorella era la prima cosa da fare, in quelle circostanze.
Richiamò le marionette, e corse da lei.
«Mossa sbagliata, quella di perdere l’unico stupido scudo che avevi.»
Ancora quella donna. I suoi capelli color ebano si mossero non appena il vento soffiò.
Poi, una nuvola di sabbia fu sollevata da quel vento caldo. Giusto il tempo di svanire, che la kunoichi era già di fronte al marionettista. Kankuro, ancora chino su Temari, la osservò terrorizzato. Non ebbe neanche il tempo di realizzare cosa stava succedendo: uno Shuriken di ghiaccio gli colpì la fronte, congelandogli prima la faccia, poi il busto, le gambe e gli arti.
«Amo le statue di ghiaccio…» sussurrò lei.
Poi sparì di nuovo per ricomparire sul tetto, quello dove s’era appostata prima.
Il suo compagno, con un balzo, atterrò accanto a lei con una ragazza in spalla.
«Eccomi» salutò «Allora, come si sono comportati i miei cloni?» domandò tutto esaltato, forse per la cattura di quella ninja, o per la sua ‘innata bravura’.
«Fai silenzio. – intimò l’altra – Dobbiamo solo catturare il Kazekage. Ci sono altri ninja in avvicinamento, certo, molti hanno delle abilità innate ma… Ora non abbiamo tempo» indicò la pietra incastonata sul braccialetto che portava poco più sotto della spalla: stava brillando. Anche il compagno alzò la mano destra: la pietra rossa situata sul guanto luccicava.
«Non credo che in cinque minuti riusciremo a catturarlo. E io non intendo arrivare in ritardo per…» cominciò l’uomo.
«Hinata!» urlò il Jinchūriki.
«Naruto, fermati!» gridò a sua volta Kakashi, balzando sul tetto di una casa. Lo stato del Villaggio della Sabbia era terrorizzante: case distrutte, donne che fuggivano con i propri bimbi, strutture e insegne ghiacciate, ed un lievissimo trillo che echeggiava in città.
Il ninja con uno Sharingan  si osservò un ultima volta intorno.
Notò Temari e Kankuro in quello stato pietoso, poi si rivolse ai due ninja misteriosi: «Siete stati voi?»
Il ninja che attaccava con i suoni lasciò cadere Hinata sul tetto, poi si risistemò la maschera nera: «Esattamente. Bello, vero?».
Riprese la Hyuga in braccio e, un balzo dopo un altro, era già sparito fra le tettoie delle case della Sabbia.
La compagna si trattenne: «Naruto, eh? Ormai sei famoso. Hai fermato anche Madara… Ma non fermerai noi. Comunque sia, da te non cerchiamo nulla. Puoi tornare da dove sei venuto.»
Fece un salto, abbastanza lungo da farla atterrare sul tetto della magione del Kazekage. Ormai anche lui era piegato per terra.
La donna fu rivestita da un manto gelato: «A noi due, Kazekage».
Il tempo stringeva. Sperando di non arrivare troppo tardi, gli soffiò addosso, congelandolo. Lo sollevò, se lo poggiò sulle spalle, e saltò via.
«Gaara!» si disperò Naruto. «Fermati, maledetta…!»
La donna si girò: «Dimmi cosa vuoi, ma sappi che ho fretta.»
«Mi prendi in giro?!» protestò il biondo.
«…»
«Lascia stare Gaara, dannata!»
«Smettila di usare questi soprannomi. Chiamami Ran Mao. Non ho più tempo.»
Il diamante situato su quella specie di bracciale smise di luccicare. Ran Mao ripartì, seguendo lo stesso percorso del compagno.
Naruto e gli altri rimasero scioccati. Avevano rapito Gaara. Un’altra volta.
Un urlo lacerante spezzò quel silenzio che si stava creando: «Gaara! Hinata!»
Sì, Naruto stava nuovamente giurando vendetta. Avrebbe trionfato di nuovo, come quando aveva sfidato Pain: gli era sembrato impossibile, certo, ma ce l’aveva fatta. Aveva vinto.
 
                                                                     Capitolo 1 – fine.


----------------------------------------------------------------------- Note 

Eccomi qua con una storia nuova di zecca! 
Dato che ho quasi finito le altre due ho pensato: "Perché non iniziarne un'altra?", ed eccomi con questo schifo! Ma almeno sono sette pagine! Yee! Di solito ne scrivo solo tre... Me tapina!
Questa volta non mi dilungherò molto, vorrei solo un piccolo parere. Che faccio, continuo?

Anyway, ho creato le immagini su Ran Mao e il tizio nuovo. Lui non lo pubblicherò, dato che non ho ancora descritto nulla: aspetto, nome... Ci penserò nel prossimo capitolo. Intanto beccatevi la "carta ninja" di Ran Mao!

Io scappo, vi lascio all'extra.
Un bacione! :)

                         Kucchan_



---------------------------------------------------------- EXTRA 1: Ran Mao --------------------------------------------------
Nome >> Ran Mao
Cognome >> //
Provenienza >> Villaggio del Suono
Numero di identità ninja >> //
Immagine>>  (Chiedo perdono se fa schifo, era solo per dare un'idea)
Compleanno >> 17 febbraio (33 anni - Acquario)
Altezza >> 168 cm
Peso >> 49,7 kg
Gruppo sanguigno >> 0
Carattere >> Fredda, calma, precisa
Colore preferito >> Verde smeraldo
Cibi preferiti >> Nessuno in particolare
Cibi odiati >> Asparagi, gelatina alla frutta
Hobby >> Visitare mostre d'arte
Cose preferite >> L'inverno, le sculture
Cose odiate >> Le persone che parlano troppo, arrivare in ritardo
Natura del chakra >> Acqua e Vento
Abilità innata >> Arte del Ghiaccio (Acqua + Vento)
Abilità >> Combatte maggiormente con attrezzi ninja, spesso creati con il ghiaccio. Può smaterializzarsi e farsi oltrepassare da oggetti e arti ninja per tempo ancora indefinito. Può creare uno scudo con il ghiaccio che congela temporaneamente gli arti di chi lo tocca.
  
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