Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    17/08/2014    2 recensioni
I desideri del cuore sono quelli che maggiormente influiscono sulle nostre decisioni, spesso portandoci in direzione completamente opposta proprio per non veder sparire quel sogno.
Seguite Maya e Masumi in questo 'finale' immaginario del manga ancora incompiuto!
Ultima REVISIONE Luglio 2016.
Una nuova Dea Scarlatta sarebbe sorta dalle ceneri di quella di Chigusa Tsukikage come una fenice, che avrebbe ereditato i diritti di quell'opera meravigliosa e imparato da lei tutte quelle nozioni per portarla in scena nella prima del due gennaio.
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Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7



Era ormai mezzanotte quando Maya finì di raccontare quella incredibile giornata a Rei. L’amica era rimasta immobile, sconcertata, spalancando la bocca sempre più ad ogni parola.

- Maya, io proprio non riesco a capire con quale talento tu attiri così i guai… - si sedette a gambe incrociate sgranocchiando delle patatine.

Maya arrossì e abbassò lo sguardo sulla cena che non aveva toccato.

- Mangia, non voglio che tu svenga alle prove… - Rei spostò lo sguardo sulla veste adagiata sul tavolo - Gliela restituirai davvero sabato? -

- Non lo so, Rei… è la prima cosa che mi è venuta in mente mentre ero lì… -

- Dovrebbe averla la signora Tsukikage, è sua… - sussurrò Rei toccandola delicatamente.

- Sua madre è morta in quell’incendio per tirarla fuori e lui era lì, l’ha vista morire… Rei, era solo un bambino... - Maya la fissò, gli occhi lucidi - Deciderà lui cosa farne… ancora non so neanche come ho fatto a tenere testa a suo padre… -

- Perché Kuronuma ti ha fatto recitare proprio quella scena? - le chiese l’amica dopo qualche minuto di silenzio.

- Non lo so… penso perché dimostra le nostre capacità recitative e voleva che il signor Hayami lo vedesse... - sussurrò lei arrossendo e abbassando lo sguardo.

- E Hayami? - indagò lei fissandola.

- Eh? - Maya la guardò stralunata.

- Cosa ha detto, cosa ha fatto…? - insisté lei spazientita.

- Niente! Guardava e basta! - non riusciva a capire cosa volesse dimostrare.

Rei sembrava pensierosa, ma non condivise con l’amica i suoi dubbi.

- Che sensazione hai avuto del vecchio? - le chiese invece bruscamente. Maya sollevò lo sguardo dapprima smarrita, come se stesse riordinando le idee, poi il suo sguardo si fece serio.

- È solo, amareggiato, ancora in conflitto fra ciò che sa essere la cosa giusta e quell’ossessione che gli ha avvelenato l’anima - mormorò lentamente.

- Maya… -

- È come se ci fossero due distinte persone in lui, quella che ha cercato fino in fondo di convincermi a cedergli i diritti della Dea Scarlatta e quella che mi ha parlato per la prima volta al binario del treno -

- È una volpe… assume più sembianze a seconda di quello che gli fa comodo! Non fidarti Maya, non lasciare che il tuo animo gentile offuschi la tua capacità di valutazione! -

Maya fissò l’amica indecisa su come ribattere. In realtà non lo sapeva davvero. Eisuke Hayami aveva parlato del suicidio di Ichiren Ozaki come niente fosse confidandole che ne aveva tratto una segreta soddisfazione ed era la cosa che più l’aveva raggelata. Però quando aveva raccontato di Masumi, della sua adozione, di come aveva battuto i cugini in quella piccola sfida, i suoi occhi avevano brillato pieni d’orgoglio e quando aveva ammesso la sua responsabilità nella morte della moglie aveva visto crollare quel muro che aveva eretto negli anni. Era un uomo complesso, che aveva vissuto una vita lunga e piena di problemi, e lei era solo una ragazza! Come posso anche solo pensare di capire!

- Rei… io non me la sento di… avresti dovuto vederlo, Rei… - strinse i pugni e indurì lo sguardo.

- Ti chiedo solo di fare attenzione e… racconta tutto a Masumi Hayami - le andò alle spalle e l’abbracciò.

- Starò attenta, lo prometto - annuì Maya appoggiandosi grata del sostegno dell’amica.



- Masumi, non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza - la voce grave del Presidente Takamiya lo raggiunse alle spalle.

- Non deve. Ho causato io il suo stato, dovevo rimediare - scosse la testa e continuò a fissare Shiori in giardino che leggeva in quella splendida mattina assolata.

- Cosa ricorda? - gli chiese avvicinandosi, le mani incrociate dietro la schiena.

- Non lo so ancora. Ieri, dopo che è tornata completamente cosciente, ha voluto solo restare in silenzio - sapeva che non avrebbe potuto in alcun modo accelerare i tempi. Avrebbe incontrato Maya fra due giorni e le avrebbe detto ogni cosa. Poi avrebbe chiamato suo padre.

- Ci parlerai oggi? -

- Sì - e aprì la porta finestra.

Shiori sollevò lo sguardo e gli sorrise dolcemente.

- Buongiorno Shiori, come ti senti oggi? - la raggiunse sull’erba seguito dal Presidente.

Appena Shiori lo vide si alzò dalla sedia lasciando cadere il libro. Masumi si fece da parte e lei volò fra le braccia protettive di suo nonno.

- Shiori… - sussurrò il suo nome con grande dolcezza.

- Nonno! - lei singhiozzò senza sosta finché lui non la scostò e le asciugò le lacrime con i pollici.

- Basta lacrime, Shiori - le sorrise e si accinse a chiederle ciò che aveva stabilito con Masumi - Questa sera ci sarà una cena con i tuoi genitori e alcuni cugini. Ti va di partecipare? Siederai accanto a me -

Shiori lo guardò smarrita all’inizio, si voltò verso Masumi, ma lui la rassicurò con lo sguardo.

- Io… sì, certo, mi farebbe piacere, nonno - sussurrò titubante.

- Bene, allora a stasera - e l’abbracciò con affetto rientrando poi in casa.

Quando Masumi si avvicinò notò che tremava.

- Hai freddo? - si tolse la giacca, ma lei scosse la testa.

- No… ho paura… non so se sarò in grado… - e si sedette di nuovo.

- Lo sarai. Ci sarà tuo nonno e non permetterà a nessuno di metterti in difficoltà - la rassicurò servendo il tè e passandole una tazza. Avvicinò una sedia e la guardò.

- Ti va di parlare un po’ con me? - le chiese aspettandosi una reazione isterica invece Shiori rimase calma.

- Perché sei qui, Masumi? - gli domandò con tono addolorato.

- Cosa ricordi Shiori delle ultime settimane? - glissò la risposta solo perché non voleva certo affrontare subito quell’argomento.

Dopo un sospiro lei iniziò a parlare così scoprì che i suoi ricordi si fermavano al momento del suicidio. Da lì in poi non ricordava niente fino al pomeriggio precedente.

- Cos’è accaduto nel periodo che non ricordo? - le chiese mentre una lacrima scendeva placida lungo la guancia.

- È importante che tu stia meglio, il resto non conta - le sorrise lui rasserenandola.

- E il matrimonio? - gli chiese con voce bassa e tremante.

Sapeva che quella domanda sarebbe arrivata, quindi si preparò al prossimo quarto d’ora.

- Non ho cambiato idea, Shiori - affermò fissandola serio.

- Sei davvero innamorato di quella ragazzina? - gli chiese disperata e lui inspirò per calmarsi e dirle ciò che doveva.

- Ascolta Shiori - e le prese le mani - Io non sono innamorato di te ed è ciò a cui dovresti pensare. Non dovrebbero esserci altre cose che ti distraggano dalle tue riflessioni, ma solo quello. Vorrei che tu lo capissi e che prendessi la decisione migliore rinunciando a questo errore che distruggerebbe la tua vita -

Shiori piangeva, sperava di riuscire a convincerla in quel modo anche se alla fine, rinunciando al cognome, non l’avrebbe sposata lo stesso, ma non c’era necessità che lo sapesse ora.

- Ma io ti amo! Come posso rinunciare a te? - gli strinse le mani angosciata.

- Sono solo il primo con cui sei uscita Shiori, troverai l’uomo adatto a te - la giovane distolse lo sguardo.

- Ma tu… mi hai fatto credere… - ma Masumi la interruppe.

- Shiori mi dispiace, ma io ho fatto quello che ci aspettava da me. Non sai quanto questo mi rattristi - lei aveva ragione, ma non avrebbe mai più potuto continuare quella farsa. Shiori si portò le mani al volto e scoppiò in un pianto addolorato.

- Non piangere Shiori, siamo qui e stiamo parlando, le lacrime non servono. Puoi affrontare ogni cosa - la rassicurò lui afferrandola per le spalle. Lei si riscosse e si asciugò le lacrime.

- È per tutto quello che le ho fatto? È per questo che mi allontani? Per le rose scarlatte? - gli gridò contro alzando la voce.

- No, Shiori - negò mentre una scossa gelida gli attraversava la schiena - Non ti ho mentito, ti ho detto la verità. Il motivo per cui non voglio sposarti è che non ti amo e non voglio una vita accanto a qualcuno che soffrirebbe e basta - le spiegò di nuovo con calma.

Shiori tremava, ma non piangeva più. Si sistemò i capelli e la veste e riacquistò completamente il controllo.

- Mio nonno e tuo padre cosa dicono? - gli domandò sussurrando.

- Shiori qui si parla delle nostre vite… Non possiamo davvero farci muovere come marionette! - serrò i denti alzandosi - Non ti sei stancata di fare sempre ciò che ti dicono gli altri? Non hai voglia di prendere in mano la tua vita e viverla come preferisci? - la fissò intensamente e lei vide i suoi occhi azzurri ardere di una fiamma interiore che non ricordava.

Shiori abbassò lo sguardo. La sua famiglia aveva sempre provveduto a lei e di fronte ad una prospettiva del genere si sentiva atterrita. Il nonno era sempre stato la sua colonna, anche più dei suoi genitori.

Il cellulare di Masumi squillò e lui rispose aggrottando la fronte dopo aver visto il nome sul display.

- Scusami Shiori, solo un minuto - e si allontanò di qualche passo.

È lei! O qualcosa che riguarda lei! Ha quello sguardo preoccupato e intenso che mostra quando la guarda! Strinse le mani in grembo e si obbligò a calmarsi.

- Che succede Hijiri? -

- Ieri pomeriggio Maya è stata invitata a villa Hayami -

- Cosa?! - la mente di Masumi venne inondata da mille immagini e nessuna di esse era positiva. Padre, cosa stai architettando?

- Aveva ricevuto un invito e l’ha accettato. Hanno parlato, ma non so di cosa e quando lei è uscita aveva un pacchetto con sé -

- Ho capito - sentiva le mani ghiacciate. Era stato lui a dirgli che se voleva i diritti avrebbe dovuto chiederli direttamente alle candidate… era stata colpa sua, lui l’aveva spinto a fare quella mossa. Perché Maya aveva accettato? La fama di Eisuke Hayami lo precedeva, eppure…

- Cosa devo fare? - chiese Hijiri dopo quel lungo silenzio.

- Continua a sorvegliarla - e chiuse la comunicazione.

Tornò da Shiori dopo un profondo respiro per cercare di cancellare la tensione che lo attanagliava.

- Lavoro? - chiese lei sorridendo.

- Sì, mi dispiace, lo sai che io… - si sedette di nuovo, ma lei lo interruppe.

- Lo so, d’altronde che altro ci si può aspettare dal Presidente della Daito Art Production? - sembrava rassegnata a quella situazione e Masumi non poteva sapere quanto di quello che le aveva detto avesse fatto breccia né se in qualche modo aveva allontanato da lei l’idea di Maya.

- Perché non mi racconti cosa è accaduto al mondo in queste settimane? - gli domandò subito dopo prendendo altro tè.

Masumi si mise comodo e iniziò a parlare mentre Shiori lo ascoltava attenta.



Quel sabato mattina la signora Tsukikage si sarebbe aspettata di tutto tranne la visita dell’uomo che sedeva adesso sul divano. Genzo aveva già servito il tè e si era messo in disparte dietro di lei.

- Allora, signor Hayami, vuole dirmi perché è qui? - gli chiese spezzando quella strana tensione, non era certo da lui tentennare sulle questioni.

- Maya Kitajima è venuta a trovarla una settimana fa, potrebbe dirmi per quale motivo? - iniziò sollevando lo sguardo che sembrava… preoccupato?

- E perché dovrei dirlo proprio a lei, il suo nemico naturale? - lo fissò intensamente e lo vide sorridere.

- Per uno strano scherzo del destino sembra che quella situazione sia cambiata… - finì il tè e lasciò la tazza sul tavolino.

- Destino, dice? - Chigusa alzò un sopracciglio perplessa. Che sguardo intenso e pieno di malinconia… proprio come l’altra volta…

- A prescindere da ciò la sua recitazione è notevolmente migliorata da quel giorno e vorrei sapere cosa è accaduto - insisté cercando di non spazientirsi.

- Perché le interessa, signor Hayami? Lei non mi è mai parso il tipo d’uomo che si interessi degli altri - lo accusò Chigusa schiettamente scrutandolo attentamente.

- Le persone cambiano, signora Tsukikage - sussurrò lui alzandosi e raggiungendo la vetrata che dava sul giardino interno. Sapeva che non avrebbe ottenuto niente.

- Oh sì, ma non la vedo in mezzo a quelle - rimarcò lei senza farsi distrarre dal suo anomalo atteggiamento.

- Nella Dea Scarlatta gioca un ruolo fondamentale l’unione di due anime - mormorò lui con un tono che non gli aveva mai sentito, riflessivo e malinconico. Chigusa si alzò e scambiò uno sguardo con Genzo, che ritirò le tazze e uscì.

- Un’anima divisa che abita in due corpi carnali diversi e che quando si ritrova viene attratta inesorabilmente dall’altra parte - confermò la signora affiancandolo.

Lui si voltò lentamente incontrando il suo sguardo cupo e freddo.

- Me ne parlerebbe, signora Tsukikage? - chiese quasi timoroso, con una forma di rispetto che non gli era usuale.

Ma guarda un po’... il gelido Masumi Hayami coinvolto in una cosa del genere…

- Ricordo che già in passato mi ha fatto la stessa domanda e io la cacciai. Deduco che le interessi seriamente - lui rimase in silenzio, fissandola.

- E va bene, signor Hayami, le dirò cosa ne penso - e gli ripeté le stesse esatte parole che aveva detto a Maya solo qualche giorno prima. Non voleva realmente credere a ciò che stava accadendo eppure era lì, davanti ai suoi occhi. Quell’uomo freddo e calcolatore aveva tolto la maschera rivelando infine il desiderio del suo cuore. Non poteva sapere come sarebbe andata a finire quella strana storia, ma Maya era convinta che lui fosse la sua anima gemella e lo stesso stava pensando Masumi Hayami in quell’istante.

Masumi ascoltò ogni parola, rivedendo esattamente i suoi sentimenti e, dalla confessione spassionata di Maya a Sakurakoji e per ciò che era accaduto sulla nave, quelli di lei. Era tutto vero allora, qualcosa di inscindibile li legava e età, aspetto e rango non avevano alcuna importanza, le due anime erano destinate a ricongiungersi. Poteva accadere veramente? Ci poteva sperare?

Quando la voce della signora si interruppe lui si voltò a guardarla sorridendo.

- La ringrazio, è stata molto gentile e paziente con me signora, molto più di quanto non lo sia stato io in tutti questi anni - Chigusa restò sbalordita dal tono della voce e dai suoi occhi, così pieni di tristezza.

- Forse per lei c’è qualche speranza, Masumi… - commentò con un sorriso ironico e accompagnandolo all’uscita.

Sulla porta Masumi si fermò voltandosi.

- Qualche giorno fa mio padre ha invitato Maya nella sua villa e non ne conosco la motivazione - le confidò aggrottando la fronte e vide la signora sussultare - Non permetterò che le faccia del male, signora Tsukikage - aggiunse dopo un attimo, le voltò le spalle e scese i gradini. Qualcosa di lieve cadde dalla sua giacca e la signora lo raccolse mentre Masumi Hayami usciva dal giardino.

- È un petalo… - constatò rigirandolo fra le dita - Il petalo di una rosa scarlatta - e scoppiò a ridere quando la consapevolezza di ciò che significava si fece strada dentro di lei.


   
 
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