LETTERA
AD UN PASSATO LONTANO
Hai presente
quando, in una giornata di vento fresco, questo si ferma di colpo e
senti un
calore fastidioso addosso, come se ti mancasse l’aria? Credo
di essermi sentita
così quando vidi Setsuna davanti la soglia della mia casa...
Da sola.
Si dice che
i genitori abbiano un sesto senso nei riguardi dei loro figli, e posso
constatare che in un certo senso è vero: qualche ora prima
che la mia amata
sorella e compagna di tante battaglie venisse a trovarmi qui, nel XXX
secolo,
ho sentito una fitta dolorosa nella testa e nel petto, come se il cuore
mi
si
rompesse in mille pezzi, come un tuffo interiore dei miei organi. Ero
sul divano
insieme a mia figlia Hotaru mentre cercavo di farle una treccia con
quei suoi
lunghissimi e bellissimi capelli corvini, mentre mia moglie Michiru
suonava il
violino per riempire quel silenzio angosciante... ma ormai sospettavamo
tutte,
lo sentivamo, ne eravamo terrorizzate.
Così,
quando
mi si presentò davanti la porta una Setsuna con gli occhi
gonfi e rossi, mi
pietrificai sul posto: pregavo una qualche divinità per
cambiare le parole che
mia sorella aveva da dirmi, ma sapevo che non mi avrebbe mai ascoltata.
Povera
Setsuna… quante responsabilità, quanto dolore
doveva sopportare, e quanto stava
per darne a noi. Le note del violino stonarono in un rumore stridulo,
innaturale, la colonna sonora perfetta per il momento; quindi ella
entrò e si
sistemò sulla poltrona davanti a noi tre che, sedute sul
divano su consiglio di
Setsuna stessa, aspettavamo quelle parole. “Noa ci ha salvati
tutti… ma non è
più in vita.”
Non saprei
definire con esattezza quel che provai: era come se il mio corpo si
rifiutasse
di sentire tanto dolore perché era consapevole che non lo
avrebbe retto; così,
mentre io rimasi immobile col mio cuore dilaniato, Hotaru si
lasciò andare ad
un pianto quasi nevrotico, mentre Michiru si strinse nelle sue stesse
braccia,
quasi a voler sparire... e non l’avrei biasimata.
Mia figlia
non c’era più: la mia bambina, la mia anima, il
mio sangue, i miei occhi. La
tempesta era cessata. Hotaru si sentì male, dovemmo darle
dei tranquillanti,
così come a Michiru.
E
così
passarono i mesi: la mia casa divenne terribilmente vuota,
terribilmente
fredda, terribilmente triste, tanto che la mia famiglia mi
implorò di
traslocare.
Accettai
subito, senza esitare un momento.
Queen
Serenity ci offrì una casa bellissima con tutti i comfort
possibili: veniva
spesso a trovarci la dolce e bellissima Usagi; il suo ruolo non le
impediva di
essere come è sempre stata, la mia piccola testolina buffa
da proteggere a ogni
costo... chissà quanto fu terribile per lei essere
responsabile della missione
di Noa.
Noa…
più
passavano i giorni e più quel nome sembrava un eco lontano
del passato, un
lontano ricordo, una figura sfocata che piantava in noi il dubbio della
sua
stessa esistenza.
Iniziai ad
odiare il nostro stato di quasi immortalità, senza di lei
non era più vita.
Spesso
Michiru mi dice che dovrei piangere di più, che il dolore mi
avvelena dentro se
non sfogato. Ma non riesco, davvero, sai come sono fatta, dura e
testarda fino
alla fine. Mia moglie cerca di resistere come può: anche lei
abituata a
reprimere le emozioni, spesso però non riesce a contenerne
gli argini,
dopotutto come si fa a contenere il mare in un bicchiere? Ha scritto
molta
musica dedicata a Noa sai, la aiuta a sentirla vicina, mentre Hotaru
non smette
mai di parlare della sua sorellina a chiunque.
E ora sono
qui, cara Lyla,
sul nostro amato pianeta Urano nel giorno del mio compleanno, sui resti
della
nostra casa.
Non ti ho
mai dimenticata amica mia e sentivo che eri l’unica che
poteva capire la mia
devastazione, la mia tristezza, il mio vuoto incolmabile.
Ho perso mia
figlia ed io lo ero per te, quindi anche tu sai cosa si prova: nel
momento in
cui hai visto i tuoi ultimi istanti di vita passare nella tua mente,
avevi capito
che anche io me ne sarei andata via presto, e questo ti fece morire
dentro. Lo vidi
sai... nei tuoi occhi, prima di vederti spirare davanti a me.
Passeggio
nel giardino che
tanto amavo, quello
con l’erba che si illumina di notte, dove le brezze sono
fresche e i fiori
volano liberi.
Piaceva
tanto anche a te mi ricordo. Ho scritto questa lettera sperando che tu
un
giorno la leggessi, sperando che magari saresti corsa da me ad
abbracciarmi e a
rincuorarmi.
Sei sempre
con me nel cuore, ma a volte non basta.
Mancano poco
meno di mille anni alla rinascita di Noa, alla battaglia che
dovrà sostenere di
nuovo, alla possibile fine di tutto per l’ennesima volta, ma
sono sicura che,
nel momento in cui i piccoli occhi della mia bambina torneranno a
vedere il
mondo, con lei ci sarai anche tu a riempire di nuovo la mia vita. Metto
il mio
dolore e le mie speranze in questi fogli e li sistemo per bene qui, sul
trono
dove una volta mi tenevi in braccio insegnandomi la vita.
Torno dalla
mia famiglia ora, sanno che odio le feste ma hanno insistito tanto. Ci
saranno
addirittura le Inner e la famiglia reale, che scocciatura. Ma a Noa
piacevano
le feste, quindi penserò al suo sorriso, così
simile a quello di Michiru, e
proverò a divertirmi.
Quando
esprimerò il mio desiderio sarà per te, quindi
vedi di non distrarti e, magari
eh, prova ad esaudirlo. Prova a fare un miracolo per me Lyla. Ti voglio
bene.
Haruka
Ten’o