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Autore: Licht4    17/08/2014    2 recensioni
Pilastri e mura di marmo bianco. Lampadari di cristallo pendenti dal soffitto. Un salone in cui riecheggiava uno stridio di violini. Un palco, contornato da specchi [...]
Genere: Horror, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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we shall dance

Un passo dopo l'altro, entrò tra mura di marmo e tra pilastri che si alzavano fino a sfiorare i cristalli dei lampadari.
«E' questo il posto?» chiese il ragazzo, gettando un'occhiata alle sue spalle.
«Oh, non è magnifico?» una donna dai capelli raccolti in una treccia gli posò una mano sulla spalla. «Dobbiamo attendere gli altri, mi sa che siamo un po' in anticipo...»
"Puoi dirlo, mà. Grazie alla tua fretta del cavolo" pensò il ragazzo, allentando il nodo della cravatta.

- - -

«Guarda, Seb!» - la madre entrò nella stanza, scuotendo un foglio di carta- «Il gruppo organizza una serata danzante a tema!» afferrò Sebastian per un braccio, scuotendolo. «E' da un sacco che non combiniamo niente!»
«Mà, non rompere. E poi non so balla-»
La madre gli posò l'indice sulle labbra. «Oh, non dire sciocchezze, tutti i ragazzi di 20 anni sanno ballare. E poi...» - chinò le guance rossastre verso di lui, sorridendo- «...viene anche Nadine!»
Sebastian sussultò. «Na-nadine? Sicura?»

- - -

Sebastian alzò il viso verso un lampadario, i frammenti di cristallo scendevano a grappolo. Eccolo lì, lui, che sapeva sì e no posare i piedi su una pista da ballo.
"Mia madre mi trascinerà a forza nella pista, come minimo". Scosse il capo, mosse un passo avanti, ed uno indietro, sollevando le braccia verso l'alto. Una risatina gli perforò i timpani.
«Abbi pazienza, non puoi certo ballare da solo!»
Sebastian si voltò di scatto, stringendo gli occhi verso la madre, che lo fissava con un sorriso stampato sulle labbra. «Fatti gli affari tuoi, non stavo ballando!»

«Permesso, permesso!» una voce rauca riecheggiò nella sala.
«Paul, da quanto tempo!» esclamò la madre, gettandosi tra le braccia di un uomo con il viso solcato da una ragnatela di rughe.
"E' arrivato il 'gruppo' " si disse Sebastian, lasciando vagare lo sguardo tra la folla che riempiva la stanza. Un uomo e una donna a braccetto lo salutarono con un cenno del capo, passandogli accanto, i loro abiti che sfioravano il pavimento.
Il ragazzo avanzò, spintondando un gruppo di signore che reggevano mascherine da gatto. Due orecchiette nere spuntavano dalle loro chiome. «Cielo, non è mica Carnevale!» mormorò Sebastian, fissando le code nere apparire dietro i loro vestiti.
«Seeeb!» una voce si alzò tra il brusio del gruppo.
I pilastri del salone scomparvero assieme al resto della folla. Rimanevano i vestiti a frusciare contro di lui.
«Ehi!» Sebastian sfiorò due mani che tappavano i suoi occhi.
«Indovina chi è!» squillò la voce alle sue spalle. Entrava nei timpani e si udiva per tutto il salone.
Un sorriso si fece strada sul viso del ragazzo. «Nadine!»
Le mani scivolarono dal suo volto, e due occhi verdi apparvero davanti a lui.
«Com'è che hai indovinato?» la ragazza gli afferrò le mani, trascinandolo verso di sè.
«Piano, o mi rovinerai il vestito!» disse Sebastian, alzando gli occhi al soffitto.
«Mi stai prendendo per il culo?» Nadine lo strattonò per le braccia, chinandosi verso di lui.
«Mia madre direbbe che una 'lady' come te non dovrebbe dire le parolacce» sussurrò Sebastian al suo orecchio.
«Tua madre non sta al passo con i tempi, allora». Nadine ridacchiò, voltandosi e agitando la cresta ritta sul suo capo. «Voglio vedere cosa direbbe di questa
«Oh, ti ammazzerà» sibilò Sebastian, sgranando gli occhi. Nadine piegò la testa in avanti, la risata uscì dalle sue labbra, raggiungendo i lampadari sul soffitto. «Come sei spiritoso, stasera!» lasciò le sue mani, lanciandosi tra folla. «Muoviti, lumaca!»
Sebastian sfrecciò tra la gente, spintonando corpi e vestiti con le mani, seguendo la cresta di Nadine che si allontanava verso una piattaforma alzata da terra.
"Non vorrà mica ballare!" Sebastian sbuffò, arrestandosi davanti al palco.
«Buh!» un braccio gli cinse il collo. «Balliamo!» esclamò Nadine, avvicinando la bocca alle sue orecchie.
Sebastian scosse il capo. «Non se ne parla!»
«Idiota, io sono venuta per ballare!» Nadine incrociò le braccia, arricciando le labbra.
«Ah, sì?» - Sebastian fissò i suoi occhi verdi che brillavano sotto la luce dei lampadari- «Io pensavo fossi venuta per un certo tizio vestito in frac...»
La ragazza gli mollò una manata sul braccio. «Prima che me ne dimentichi, togliti quel cavolo di vestito!»
Uno stridio di violini risuonò tra le pareti.
«Balliamo, muoviti!» Nadine gli strinse un polso, avvicinandosi verso la pista.
«Aiuto..» borbottò Sebastian, irriggidendo i muscoli.

«Guarda, ci possiamo vedere!» esclamò Nadine, puntando un dito verso le superfici di vetro poste attorno al palco.
«Se ti rifletti tu, lo specchio si frantuma!»
«Mister-Simpatia, si tappi la bocca e mi lasci ballare!»
Sebastian seguì il corpo della ragazza, che si gettava a destra ed a sinistra, rincorrendo le note dei violini. Lanciò un'occiata agli specchi che li circondavano. La calca di gente ruotava attorno a loro, mille sorrisi si aprivano sui loro volti. Chiuse gli occhi, le mani strette contro i fianchi della ragazza, il corpo in balia degli stridii dei violini.
Riaprì gli occhi, Nadine sorrideva, due fossette comparse sulle sue guance.
Girò assieme a lei, mentre gli specchi posti alle pareti riflettevano pilastri anneriti da strati di polvere, e lampadari di cristallo avvolti nelle ragnatele.


«Ehi, Jack, la senti anche tu questa musica?»
La donna si fermò sul marciapiede, stringendosi nel giubotto.
«Sì» l'uomo alzò il viso da terra.
«Non proviene da lì?» sussurrò la donna, avviandosi verso un edificio avvolto dall'edera.
«Aspetta, torna qui!» disse l'uomo, raggiungendo una distesa d'erba che frusciava sotto le sue scarpe.
La donna si avvicinò ad una parete, di un colore bianco scrostato che si sbriciolava verso terra. «C'è una luce dentro!» la donna protese il collo verso una finestra, il vetro coperto da strati di polvere.
«Vedi qualcosa?» bisbigliò l'uomo dietro di lei.
La donna appoggiò le mani contro il vetro. Pilastri e mura di marmo bianco. Lampadari di cristallo pendenti dal soffitto. Un salone in cui riecheggiava uno stridio di violini. Un palco, contornato da specchi. Una gonna di un rosso vivace, una massa di capelli che ruotavano sulla piattaforma.
«E' deserto» la donna abbandonò la finestra con uno scatto, un brivido che correva lungo la schiena.
«Ma allora perché le luci sono accese?»
«Magari lavori di manutenzione..» la donna scrollò le spalle, posando gli occhi su un cartello piantato a terra. Lettere blu lo attraversavano, altre erano sbiadite.
«Heav Inn? Una discoteca forse» disse l'uomo, sfiorando il cartello con un dito.
«Andiamo, sto gelando!»
Le due figure percorsero la distesa d'erba, sparendo nelle luci del marciapiede.

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Questa storia è nata più o meno di getto, sentendo la melodia di "Danse Macabre".  Le immagini hanno iniziato a formarsi nella mia mente, e così questa storia. L'idea mi sembrava carina,  ho aspettato un giorno in cui  ho, per così dire, rielaborato il tutto, e il giorno seguente mi sono messa a scrivere! 
Aspetto un vostro parere, se la storia vi è piaciutanon vi è piaciuta, se mi sono espressa chiaramente,  mi raccomando siate sinceri e non fatevi problemi nell'inserire  le vostre critiche! 
Non so se la categoria sia la più appropriata, nel senso che contiene degli elementi attribuibili al genere horror, ma alla fine nulla che fa accaponare la pelle.

  
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