DISCLAIMER: I
personaggi di questa fic non
mi appartengono (purtroppo), tutto quello scritto qui di seguito
è opera solo
della mia irrefrenabile fantasia. Spero gradirete questa mia cosuccia,
senza
pretese, apparte offrire un momento sereno alla mia amata coppia:
Sarah/Gil.
Buona
lettura e lasciate un commentino se vi va! ^^
LadyGrief
P.S.:
perdonatemi se il contesto della vicenda non rispecchia quello della
serie
televisiva
****
Erano le
19.00 del 31 dicembre. Era il giorno di San Silvestro,
Tutti,
tranne uno.
Seduto alla
scrivania, nel suo inquietante ufficio/laboratorio/museo di
Entomologia,
Gilbert Grissom era chino su delle scartoffie a cui nessuno avrebbe
dato retta
in quei giorni.
Tutti,
tranne uno.
Parevano
per lui di vitale importanza. Un tossicodipendente morto per overdose
nel suo monolocale,
una prostituta accoltellata in un motel, un barbone senza nome e via
discorrendo.
I turni
serali erano stati sospesi. Chi voleva poteva andare a casa e
prepararsi al
grande evento. Non si parlava d’altro da più di
una settimana.
L’uomo
posò la stilografica e si levò gli occhiali,
massaggiandosi gli occhi dolenti.
Voleva
distrarsi, doveva togliersi dalla testa quel caso, quella donna,
quell’uomo.
Poteva
forse esser stato un segno del destino? Un avvertimento magari? O forse
un
incitamento?
Gil non lo
sapeva. Per la prima volta, non sapeva. E ne era atterrito.
Le sue
meste parole rimbombavano ancora nella sua mente, come un disco
rotto… Parole
esplose dalla sua bocca silenziosamente, represse da troppo
tempo… Non poteva credere
di essersi confessato con un demone, con un assassino.
“E’
triste, vero dottore?
I maschi come noi. Uomini di mezza età che hanno permesso al
lavoro di
consumare la loro vita. L’unico momento in cui tocchiamo gli
altri è quando
portiamo i guanti in lattice. Un giorno ci svegliamo, e capiamo che per
50 anni
non abbiamo vissuto. Ma poi, d’un tratto, ci capita una
seconda chance. Una
donna giovane e bella, per cui proviamo qualcosa, ci offre un nuova
vita
insieme a lei. Ma abbiamo una grande decisone da prendere,
perché dobbiamo
rischiare tutto quello per cui abbiamo lavorato per averla. Io non ce
l’ho
fatta….Ma lei sì. Lei ha rischiato tutto e Debbie
le ha mostrato una vita
stupenda, vero? Ma poi se l’è ripresa, e
l’ha data a qualcun altro, e lei si è
sentito perso…così le ha preso la vita. Li ha
uccisi entrambi, e ora non ha
niente…”
Come aveva
potuto? Come aveva fatto a cedere, a crollare? Come aveva
potuto aprire la gabbia dei suoi sentimenti?
E poi il
peggio… Sarah, al di là del vetro-specchio della
sala per gli
interrogatori, aveva ascoltato. Ogni sua parola, ogni sua dannata
parola…
“Ero
dietro al vetro… Sono arrivata
in ritardo, ma per fortuna non mi sono persa il meglio.”
Quando
Sarah pronunciò quelle poche parole, Gil sentì il
suo mondo crollare. La sua
barriera di plexiglass, eretta in tanti anni di solitudine, di
ermetismo, di
tristezza, distrutta. Puff, tutto alla malora.
In quel
straziante momento della sua esistenza, non seppe che dire. Alla fine
il colpo
di grazia.
“Si,
ho sentito quello che dovevo
sentire e che tu avresti dovuto dirmi tempo fa… Non ad un
estraneo, ma a me
Gil! Come hai potuto?”
Non
capì
più nulla da quell’istante, o meglio,
capì e ne rimase sconvolto. Capì ciò
che
avrebbe dovuto capire da tempo, e capì anche che era troppo
tardi, ormai.
L’ultima
cosa che vide prima di fissare il pavimento con insensato interesse fu
il viso
di Sarah rigato dalle lacrime, dopodichè i passi affrettati
di lei lungo il
vialetto della sua casa. La sua vuota casa, piena di insetti.
E’
vero,
dopo un mese di tensione tra la giovane e lui, Sarah riconobbe che la
situazione era diventata infantile e propose di metterci una pietra
sopra, di
dimenticare. C’era determinazione nei suoi occhi, venata di
profondo risentimento,
e Grissom ne fu intimidito per un attimo. Ma alla fine
accettò, e ritornarono
alle origini. Erano di nuovo colleghi.
Nelle
settimane che seguirono, l’uomo finalmente (e sfortunatamente
anche) riuscì a
capire cosa Sarah aveva patito fino ad un mese prima. Bè,
ora toccava a lui.
Il bussare
alla porta lo riscosse dalle sue cupe elucubrazioni. Era Catherine
Willows.
-
Disturbo, Gil? – chiese la donna educatamente, rimanendo
sulla soglia.
Nonostante fossero amici di vecchia data, Grissom era pur sempre il suo
supervisore.
L’uomo
abbozzò un sorriso.
- Certo
che no, Cath. Entra pure. –
Entò
circospetta. Quell’ufficio le incuteva sempre un
certo… disagio. E Gil lo
sapeva bene.
- Non ti
abituerai mai la mio ufficio, vero? – disse ironico.
- No,
credo proprio di no! – rise. Notando poi le cartelle sulla
scrivania, Catherine
restò interdetta.
- Che ci
fanno quelle lì, Gil? –
Grissom
assunse un’espressione di puro stupore.
- Ehm, le
sto controllando e firmando, forse? E’ la parte noiosa del
mio lavoro. –
La donna
mise le mani sui fianchi. Ecco che si preparava la tempesta…
- Non
scherzare, Gil! Non osare dirmi che rimarrai qui, a marcire con i tuoi
dannati
insetti, durante l’ennesima Vigilia di Capodanno! E il
Cenone?! Gil per una
volta, fa uno sforzo, per l’amor del cielo! –
Era
davvero esasperata. Incredibile voleva farlo di nuovo! Ogni anno la
stessa
storia, ma se pensava di scamparla anche sta volta, aveva sbagliato di
grosso.
L’espressione
sul volto dell’uomo si fece meno rilassata, più
seria.
-
Catherine, per favore, ne abbiamo già parlato. Non sono
fatto per le occasioni
mondane, lo sai. –
- Gil
questa non è la solita “occasione
mondana”! E’
Gil
sospirò.
Sapeva dove voleva andare a parare… Ma lui non voleva, non
se la sentiva.
-
Catherine, ascolta. So che stai facendo questo per me, e ti ringrazio
infinitamente. Ma è tardi ormai. E’ tutto finito,
o meglio, non è mai iniziato
nulla. –
Si agitava
sulla sedia, come fosse irta di spine. Certi discorsi lo mettevano
terribilmente a disagio, nonostante sapeva di avere davanti una persona
fidata.
Una sua amica… L’unica, probabilmente.
-
Può
iniziare adesso se lo vuoi, Gil! Perché devi sempre rendere
difficile anche le
cose più semplici, più… più
naturali! L’amore non è una malattia, non devi
curarti! Devi solo… lasciare che ti prenda… -
L’uomo
sapeva che Catherine aveva ragione. Tremendamente ragione.
Abbassò lo sguardo
su quegli stupidi, inutili fascicoli.
Quando ella
vide il suo viso quasi invecchiare sotto il peso della tristezza, la
sua
iniziale rabbia svanì.
Gil…
Ce ne
aveva messo di tempo per capirlo, o meglio, capirlo in parte, e
soprattutto
c’era voluto tempo perché si fidasse di lei.
Sapeva che era l’unica a cui
permetteva di vedere il vero Gilbert Grissom, al di là della
sua usuale
maschera di integrità, di rigore, di compostezza. Vedere il
fragile Gilbert
Grissom, tormentato dai dubbi e dalle emozioni.
Si
avvicinò alla scrivania e vi appoggio con delicatezza le
mani, portandosi poi
alla stessa altezza del viso di lui.
-
Gil… -
pronunciò con voce materna, nonostante fosse più
giovane di lui, ma anche più
forte.
Fece finta
di non ascoltare.
“Ecco
il
Grissom bambino…povera me…”
pensò Catherine.
-
Gil… Gil,
per favore, guardami. –
Egli si
costrinse a sollevare lo sguardo.
- Gil ora
ascolta tu me… Sarah merita la felicità. E la
meriti anche tu. La felicità per
lei sei tu, e lei lo è per te, lo sappiamo entrambi, non
negarlo anche a te
stesso. E’ tutto qui, non c’è
nient’altro da aggiungere, e bada a non rovinare
tutto un’altra volta.
Stasera è la
tua seconda possibilità, l’ultima. E’ un
diritto di cui godono tutti, non
privartene. Non fare stronzate.
–
Si rimise
diritta e si avviò verso la porta dell’ufficio.
-
Catherine, io non… - iniziò, cercando un
disperato appiglio, pur di non
affrontare la realtà.
- Taci
Gil! Và a casa, fatti una bella doccia, mettiti qualcosa di
elegante (se non
hai nulla, cosa che temo, passa da me e ti do uno degli abiti che Eddie
ha
gentilmente lasciato a casa) e alle 22.00 spaccate voglio vedere la tua
regale
persona al tavolo riservato alla Scientifica. –
I suoi
occhi verdi erano infuocati. Gil dovette arrendersi.
-
D’accordo. – si limitò a rispondere.
La donna
sorrise soddisfatta.
- Vedi
come è tutto più semplice quando collabori? Mi
chiedo perché i sospettati non
vogliano farlo mai! Bene, a stasera allora. – e
oltrepassò la soglia con una
strizzata d’occhio.
Allora che ve ne pare? Lasciatemi un commentino se vi và, aggiornerò la settimana prossima ugulamente, ma spero di trovare qualche recensioncina prima... ^^
A presto, ciauz!
LadyGrief