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Autore: BlAcK_lOtUs    06/08/2003    3 recensioni
Dopo EoE, sulla spiaggia, si realizza il Progetto di Perfezionamento dell'uomo da parte di un uomo...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Che sensazione disgustosa" Sentiva appena le parole di lei, mormorate, agonizzanti. Lui continuava a piangere. Di gioia? Di tristezza? Di vergogna? Piangeva. Cercò con la sua mano la mano sana di lei, la trovò, fredda, immobile, quasi fremette al contatto, per poi raddolcirsi, rimanendo pur sempre distante. A lui non importava, mentre con l'altra mano batteva il pugno sulla sabbia dal riflesso rossastro. Un calore, il calore di una nuova carezza lo sorprese, così come il sorriso contratto per il dolore di usare il braccio fasciato. Non c'era rumore in giro, nemmeno il vento soffiava più, solo il mare riempiva l'aria, con il suo regolare rumore, anche lui rosso. Alzò gli occhi, per vederla di nuovo in viso, ora che il braccio era di nuovo rilassato i muscoli facciali si erano rilassati a loro volta; finalmente rivedeva il suo viso in tutta la sua bellezza.

"Ciao, Shinchan..."

Poi i suoi occhi marroni si chiusero. Preoccupato, avvicinò l'orecchio al suo naso.

"Mi fai il solletico, non respirare."

Il flash lo colpì con forza, evocando quella giornata, quelle labbra, quel bacio... Allontanò velocemente la testa, come terrorizzato, come se davvero fosse stato colpito. Titubante, ci riprovò. Questa volta, l'unica cosa che sentì fu il respiro di lei, regolare. Stava dormendo. Osservò il paesaggio, finalmente: gli edifici e tutte le costruzioni umane erano in piedi, per quanto distrutte o danneggiate, in più gli Eva-Series pietrificati contribuivano a rendere quel posto simile ad un cimitero con lapidi senza morti. Il riflesso rosso si spandeva su tutto, l'azzurro sembrava sparito da ogni cosa.

"Ayanami..."

Lei aveva dato a lui il permesso di scegliere per tutti, ma non era ancora tornato nessuno. Sollevò Asuka senza svegliarla, per portarla lontano, al sicuro, in un posto più adatto per riprendersi. Semplicemente, voleva un tetto con cui coprirsi, e quattro mura in cui rifugiarsi. Entrò in una casa sfondata, senza tetto, la cui vasca da bagno a cielo aperto era piena di ruggine, la più vicina che aveva trovato. Dalla sistola gocciolava acqua. Piccole, rare, sporadiche gocce d'acqua, accumulate lì nel tempo, dalla pioggia o da un rubinetto aperto. Guardava il vuoto della vasca, della stanza, il vento si era svegliato e si diffondeva leggermente tra gli oggetti, tra i muri, con rumori oscuri, vivi, anime di persone in attesa di tornare. Sentiva un odore conosciuto, lì. Come faceva a sentire un odore? Non era un odore infatti. Era più una sensazione, come se un suo conoscente fosse già stato lì, lasciandoci il suo marchio, un marchio di solitudine, rabbia, disperazione, vomito e sangue che imbrattava la vasca e la stanza, a cui non sapeva dare un nome, anzi a cui temeva fare un nome, il nome che gli ronzava nella testa, inciso su un muro screpolato con le unghie, accompagnato da una macchia di vomito e bile poco più in basso.

"...Asuka..."

Si ricordava di come, in che condizioni era stata trovata, a un passo dalla morte, in coma, portata all'ospedale, dove lui... Entrò nella "stanza" in cui aveva portato Asuka, le si avvicinò, appoggiando la faccia fra la sua testa e la spalla, sul suo morbido collo, annusando... Si guardò le mani, le vedeva sporche, del simbolo del suo peccato, che l'ambiente in cui Asuka era stata consumata aveva riportato alla mente. Corse sotto la doccia, ma lo sporco non andava via.

"Sono sporco dentro..."

Colpa sua, sempre colpa sua, lui aveva ridotto lei in quello stato, [il vento si fece più forte] lui aveva approfittato di lei in coma per concedersi un momento di piacere solitario, [una luce si diffuse nel vento] lui aveva sempre ignorato cosa provasse, lei. Cadde in terra, sporco fra la sporcizia, con le sporche mani a coprirsi la faccia...

"Mi odio mi odio mi odio mi odio miodiomiodiomiodiomiodio..."

"Ciao Shinchan..."

Alzò lo sguardo verso la figura che levitava da terra, che sorrideva affettuosa, come una ragazza che dopo molto tempo incontra la persona per cui prova affetto.

"Non potevi sapere allora, ma ora ti è tutto chiaro, perché tu sei un essere superiore. Io ci sarò sempre, veglierò su di te, non ti lascerò mai. Il resto lo sai, ora."

Con la mano lo accarezzò, ma lui non si ritrasse. Calda dolcezza. Poi la bianca figura disparve nel vento. Sorrise, e andò al capezzale di Asuka. Era ancora lì, ferita, dormiente, distesa su un futon quasi pulito, ma era ciò che aveva trovato, ed era troppo stanco per andare a cercare qualcosa di meglio. Si inginocchiò, chiuse gli occhi, vide di nuovo la figura davanti a se.

"Io posso. Io posso esistere. Se tu guarissi... se il mondo intero guarisse... sta a me farlo. Lo voglio." "Dio disse Sia la luce, e la luce fu." "Sia la luce!"

Aprì gli occhi, e la vide. Senza bende, che dormiva ancora. Alzò lo sguardo. La bianca figura li guardava sorridendo, poi disparve. Le baciò la fronte, e si svegliò.

"Ciao Shinchan..." disse sbadigliando.

Un crocifisso rosso sopra la porta, con un corpo albino senza testa. Sul futon fiori rosa, fiori di pesco. In quell'istante si sentirono dei passi, e qualcuno bussò alla porta.

"C'è nessuno?"

Fine

Per me è strano scrivere delle note a fondo pagina, ma è la soluzione più giusta per questa mia ff. Solo recentemente ho letto fiction che parlavano del periodo di tempo immediatamente successivo alla fine di EoE, e dato che quell'incompletezza non mi aveva lasciato molto soddisfatto, ho messo mano alla penna e ho scritto questo. Ho cercato il disagio, ho cercato il dolore, ho riportato in vita gente (immagino sia chiaro chi sia la bianca figura che veglia su Shinji...) e ho realizzato il progetto per il perfezionamento. Questo è il 2016, e la maturazione e presa di coscienza avviene solo alla fine, e il mondo intero lo segue. Spero vi sia piaciuta.

  
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