Per prima cosa chiedo tremendamente
scusa per l’errore che ho fatto: dovevo postare questa storia il 10 settembre,
il giorno del compleanno di Mikey Way ma si vede che mi è passato, con la
tensione per la scuola. Comunque ecco qua la fantomatica storia in onore del
compleanno del nostro adorato bassista.
alone in this way
Mikey si svegliò che erano più o meno
le due di notte. Fuori neanche un lampione era acceso, tutto completamente
buio. Si mise a sedere lentamente sul letto, continuando a guardare fuori. Era riuscito
a dormire solamente tre ore, forse a causa di quella bottigliata che suo
fratello gli aveva tirato in testa facendolo svenire; in effetti sentiva ancora
il dolore in testa che lo aveva accompagnato le poche tre ore che aveva chiuso
occhio. Si tolse la coperta di dosso e andò alla finestra. Nemmeno un gatto
ravvivava quella strada che tutte le notti era sempre più tetra. Strinse la
tenda: quel posto gli faceva paura. Non vedeva l’ora di cambiare casa. Sua madre
aveva promesso che prima o poi se ne sarebbero andati, ma come al solito era
sempre un “prima o poi”. Fece per rimettersi a letto quando un urlo lo fece
cadere a terra: veniva dalla strada. Si precipitò alla finestra: un’ombra si
allontanava gridando seguita da altre tre ombre. E ciò non gli piaceva affatto.
Chiuse la tenda dietro di sé e si rimise a letto. Ma più provava a dormire più
si risentiva le urla di quella ragazza rimbombare nelle orecchie. Tremava e
sudava allo stesso tempo. Scese le scale di casa e si ritrovò nel salone. Si sedette
sul divano e accese la televisione. Tutto ciò non gli piaceva affatto. Sentì bussare
alla porta. Sobbalzò. Chi era a quell’ora? Intanto Gerard stava scendendo le
scale: - Abbassi quel cazzo di volume non riesco a dormire?! – disse stropicciandosi
gli occhi – Mikey? Mikey tutto ok? – guardò la porta. – Gerard hanno appena bussato…- rispose Mikey alzandosi dal divano lentamente. –
E chi è che viene a bussare a quest’ora?! Dai Mikey avrai avuto un’altra delle
tue traveggole! – disse il maggiore facendo dietro front. – Gerard….-
mormorò Mikey. Gerard si fermò e guardò il fratello. – Prima ho sentito un urlo
per strada – continuò il più piccolo – E se fosse quella ragazza? Quella seguita
e che ho sentito urlare? -. Gerard continuò a guardare il fratello tutto
assonnato e mezzo stupito. Poi andò verso la porta e con un colpo secco l’aprì.
Dietro non c’era nessuno, e la pioggia scrosciava giù dal tetto per poi creare
una grande pozzanghera all’entrata della casa. – Visto? Non c’è proprio
nessuno. Nessuno ha bussato e nessuno ha urlato. Stop. Notte – finì Gerard
risalendo le scale e infilandosi in camera sua. Mikey continuò a guardare
quella porta. La porta su cui lui ne era sicuro ci avevano appena bussato. Forse
la ragazza era stata portata via, forse l’avevano presa perché lui non aveva
aperto la porta in tempo. Si infilò i jeans e le scarpe, si mise il giubbotto
col cappuccio infilato sulla testa e aprì la porta di casa. Pioveva davvero
forte, eppure per strada non c’era assolutamente nessuno. Forse era come aveva
detto Gerard, forse non c’era davvero nessuno fuori, come nessuno aveva bussato
e nessuno aveva urlato. Eppure lui ne era sicuro, era sicuro di aver sentito
ciò che aveva sentito. “Avanti Mikey! Sei comunque un Way!” uscì di casa e,
infilandosi le mani in tasca, cominciò a camminare nel buio della notte. Lo scrosciare
della pioggia copriva ogni rumore, anche il rombo delle macchine in lontananza.
Continuò a camminare finché non pestò qualcosa di duro e compatto. Si acquattò
e raccolse ciò che aveva pestato: era un cellulare Nokia, rosa, con attaccati
vari cuoricini colorati; probabilmente era il cellulare della ragazza che aveva
visto prima. Guardò in alto: in effetti era proprio sotto camera sua. Se lo
mise in tasca e continuò a camminare. Dentro di sé una vocina gli diceva di
scappare, tornarsene a casa e infilarsi nel suo letto, scordandosi di quella
faccenda, mentre le sue gambe continuavano ad andare avanti, senza volerne
sapere di tornare di indietro. Sentì di
nuovo quell’urlo. Si nascose dietro un cassonetto, tenendo le orecchie ben
premute con le mani. Sentì dei passi ed uno scuotersi di abiti: la ragazza! Cercò
di alzare, senza far rumore, la testa. Erano in tre, più lei. Si dimenava,
scalciava, ma gli altri non la lasciavano. Bene, e adesso che aveva saputo che
quella ragazza era in pericolo che avrebbe fatto? Forse se se ne fosse stato
fermo buono e zitto e casa sua le cose sarebbero andate nello stesso verso, che
poteva fare lui?! Di certo non mettersi a litigare perché sarebbe stato subito
fatto fuori. Guardò di nuovo davanti a sé ma delle persone nessuna traccia. Si alzò
e si diresse di fretta verso la cabina telefonica più vicina. Entrò e respirò
lentamente. Tirò fuori dalla tasca del giubbotto qualche moneta e ne infilò due
nel telefono. Fece il numero di della polizia quando qualcosa sbatté sul vetro
della cabina. Fece un salto indietro urlando. Era un corpo che si afflosciava
lentamente. Liquido rosso scendeva e sporcava il vetro. Sangue. Quello era
sangue. Riconobbe la persona: era la ragazza di prima. Uscì e si allontanò di
corsa quando si voltò di nuovo verso la donna. Era ancora viva. Si guardò
attorno: degli uomini che la tenevano stretta nessuna traccia. Tornò indietro e
afferrò la ragazza per un braccio: non doveva avere più di 17 anni. – Come va?!
– ma che domanda stupida! Era piena di sangue e a malapena si reggeva in piedi.
Se la caricò in spalla e corse verso casa sua. Qualcosa lo fece cadere e una
mano gli afferrò il piede. Urlò e cercò di divincolarsi ma quella stretta era
troppo forte. La ragazza cominciò ad urlare e le sue mani sporche di sangue si avvinghiarono
al suo collo. Urlò e urlò ancora ma non servì a nulla, ciò non lo aiutò a
liberarsi di quella stretta. Diede un calcio e la mano si allentò . Mikey tirò
ma quando si rilassò ebbe una brutta sorpresa: la mano si era definitivamente
staccata. Urlò e lanciò quell’arto lontano da lui. La ragazza era afflosciata a
terra. La scosse ma lei non si mosse. Morta? Forse. Ma che doveva fare adesso? Sentiva
il respiro del proprietario sul collo. Ma perché non se ne era rimasto buono e
zitto e calmo a casa sua?! Si maledisse per essere uscito di casa e per non
aver dato retta al fratello. Afferrò la ragazza e ricominciò a correre. Cadde di
nuovo a terra: la caviglia gli si era rotta. “Fanculo!”
imprecò facendo un immane sforzo e riuscendo ad alzarsi. Afferrò nuovamente la
ragazza e saltellando su un piede arrivò fino davanti a casa sua. Bussò, urlò e
bussò ancora, ma nessuno veniva ad aprirli la porta “Cazzo Gerard apri! Mamma!”.
Un rumore di passi dietro di sé lo fece voltare. Non vedeva niente nell’ombra
ma sentiva abbaiare e questo non era buon segno. A lui piacevano i cani, tranne
nei film dell’orrore che facevano sempre la parte dei cattivi, e questa era
proprio una nottata dell’orrore. – Gerard! – la porta si aprì e comparve Gerard
sulla porta. – Cosa è successo Mikey?! – chiese quasi non accorgendosi della
ragazza che il fratello minore teneva stretta in braccio. Mikey sorrise, un
sorriso di sollievo per essere arrivato in tempo a casa sua. – Gerard grazie… - sorrise, quando la sua felicità sparì vedendo un
sorrisino maligno comparire sul volto del fratello. – Che giorno è oggi Mikey? –
chiese Gerard. La voce gli era cambiata, adesso aveva la voce di un demone. “Gerard…” – Già, Mikey…oggi è il
10 settembre….-. Mikey spalancò gli occhi e un buio
oscurò la sua vista.
Ok, questa non è proprio la miglior
festa di compleanno che uno si possa desiderare ma mi è venuta così questa
storia. È la prima volta che scrivo Horror e spero che sia venuta abbastanza
bene. Visto che è la prima volta vorrei suggerimenti quindi vi chiedo di
recensire. Accetto anche recensioni non buone, ma non offensive. Grazie.