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Autore: Heavensent    18/08/2014    7 recensioni
Castiel è un istruttore di tango, Dean il suo collega che insegna hip hop nella stessa palestra. C'è un piccolo problema; Castiel odia Dean...forse.
Dal testo:
Sbuffai spazientito. Era sempre così, sempre in ritardo. Mi serviva la sala in anticipo, dovevo aprire le finestre, pulire il parquet e ripassare la nuova coreografia con la mia assistente Meg prima che tutti i miei allievi arrivassero. Ma no, il signor sono-l’istruttore-di-danza-più-bello-del-mondo doveva sempre essere in ritardo e farmi imbestialire.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Hola gente. Oggi mentre sonnecchiavo ho avuto una sorta di "visione" per scrivere questa one-shot. Tempo fa scrivevo parecchie fan fiction su un gruppo musicale, ora non starò qui a dire i dettagli ma quasi sempre come tema c'era la danza. E ho voluto rendere Dean e Cas ballerini per un giorno, nella mia povera mente. L'ho scritta in poco tempo, buttata giù in una mezz'oretta al massimo. Spero vi piaccia, alla prossima ;)

I personaggi di Supernatural non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
ATTENZIONE, DESTIEL: La one-shot comprende tematiche omosessuali, chi non è interessato non legga. 



Un passo verso te. 



Scesi velocemente le scale dell’edificio che mi avrebbero portato alla palestra. La familiare-e fastidiosa-musica hip hop mi fece alzare gli occhi al cielo, e presagire che come ogni mercoledì e venerdì avrei iniziato in ritardo la mia lezione di tango.
Arrivai trafelato davanti alla porta sbarrata, il mio respiro aumentava il ritmo, non per corsa che avevo fatto per raggiungere la palestra, ma per l’agitazione e la sensazione di nervoso che aumentavano in me. Aprii la porta per reclamare la mia presenza, incurante del fatto che la lezione non fosse ancora finita.
Dean Winchester camminava fra i suoi allievi che, sudati e arrossati, ballavano in perfetta sincronia. Contava gli otto battendo le mani ritmicamente, facendo cadere di tanto in tanto lo sguardo sul sedere di qualche ragazza.
Mi stabilii vicino allo stereo con le braccia incrociate e la schiena dritta, impaziente e battendo il piede a terra, inconsciamente, a ritmo di musica. Nonostante non mi piacesse era un movimento del tutto naturale e spontaneo. Quando sento musica mi vien voglia di ballare. Dean si voltò verso di me, facendo il cenno che faceva ogni volta, mostrandomi il dito indice come a volermi dire “ancora un minuto, per favore”. Sbuffai spazientito. Era sempre così, sempre in ritardo. Mi serviva la sala in anticipo, dovevo aprire le finestre, pulire il parquet e ripassare la nuova coreografia con la mia assistente Meg prima che tutti i miei allievi arrivassero. Ma no, il signor sono-l’istruttore-di-danza-più-bello-del-mondo doveva sempre essere in ritardo e farmi imbestialire.
La canzone finì, e Dean alzò la voce per sovrastare l’ovazione di gioia da parte degli allievi che, devo ammetterlo, avevano eseguito la coreografia alla perfezione:- Perfetto ragazzi, benissimo. Bisogna pulire solo qualche otto nella parte centrale della coreografia, ma questo lo faremo venerdì.
Partì un applauso che si sprigionò nella sala, e gli allievi andarono a cambiarsi o recuperare le borse.
Dean si avvicinò alla postazione dell’istruttore, accanto alla quale mi trovavo io, mi sorrise prendendo un asciugamano e tamponandosi il sudore dalla fronte. Indossava una canottiera bianca che ne rivelava le spalle ben scolpite, e mi sorrise, in quel modo strafottente che invece di farmi piacere mi faceva infuriare ancora di più.
-Scusa il ritardo, maestro..-lui mi chiamava così, era il modo in cui mi chiamavano i miei allievi, ma lui lo faceva con un tono fastidiosamente sarcastico- stiamo preparando le coreografie per le prossime gare, e ogni secondo è prezioso- mi disse, poggiandosi  con un braccio a uno dei pilastri che sostenevano il tetto della palestra.
-Ogni sera hai una scusa nuova-gli dissi senza troppa enfasi e distogliendo lo sguardo dai pettorali che si vedevano attraverso la canotta diventata trasparente per via del sudore. Lo oltrepassai colpendo leggermente la sua spalla con la mia, con rabbia, cosa che non lo mosse di un millimetro dato che il mio corpo mingherlino e longilineo non avrebbe potuto spostare il suo. Mi scorsi allo specchio. Avevo il volto teso e affilato, i capelli fin troppo arruffati. Li sistemai distrattamente, sfilandomi il trench e aggiustandomi la camicia. Sentivo lo sguardo di Dean su di me, e quando mi voltai a guardarlo lui lo distolse, concentrandosi invece sulle ragazze che uscivano dalla palestra. Mi aveva portato via tutte le allieve più giovani. Quando lo vedevano arrivare dopo la mia lezione restavano tutte ammaliate, e passarono come se niente fosse dalla lezione di tango all’hip hop. Il direttore della palestra, Metatron, dovette scambiare i due turni. Era un uomo che non prestava assolutamente attenzione alla sua forma fisica, con i suoi anni portati sulla schiena come un macigno in maniera pessima e una pancia che sicuramente non era stata aiutata da verdura e addominali. Strano, per un direttore di palestra.
-Castiel..-mi aveva spiegato con quella sua calma estenuante. – faremo in modo che il tuo turno sia alle otto, e quello di hip hop alle sei  perché al tuo ormai si sono iscritti solo uomini e donne di una certa età. E alle otto è l’orario ideale, per dar loro il tempo di finire a lavoro e recarsi a lezione.
Perfetto quindi, avevo solamente 30 anni ed ero stato surclassato a istruttore “degli anziani” da un ballerino di hip hop appena più che 25enne. Trovavo l’hip hop una vergogna per tutti quei passi di danza elaborati nel glorioso passato del ballo, per la danza classica, per quelle ore di sudore e fatica che avevano portato a grandi ballerini. Lo vedevo solo tutto un dimenarsi insensato. Insomma Dean Winchester era la fonte di tutti i miei problemi.
Una ragazza con i capelli e gli occhi neri, che indossava una canotta attillata sul seno prosperoso, si avvicinò a Dean mordendosi leggermente il labbro inferiore. Gli sussurrò qualcosa che non riuscii a sentire, e lui rispose forse a voce fin troppo alta:-Stasera non è possibile piccola, magari la settimana prossima…-e le fece l’occhiolino, mentre lei delusa si allontanava verso l’uscita. Era l’ultima ragazza, dietro la quale si chiuse la porta. Dean si tolse la maglietta, asciugandosi poi con l’asciugamano. Si spruzzò un po’ di deodorante, riempiendo l’aria circostante di un profumo fresco, per poi infilare una maglia pulita. Vidi tutto questo dallo specchio, mentre cercavo di scegliere un cd per la lezione che ci sarebbe stata da lì a mezz’ora. In quel momento squillò il mio telefono, e risposi distrattamente:-Sì?
-Clarence, tesoro, sono io. Mi dispiace ma ho avuto un problema con la macchina e stasera non riesco proprio a venire….-Meg mi parlava con la sua solita voce roca e melensa, che aveva lo stesso identico tono in tutto quello che diceva- è morta, definitivamente! Avrei dovuto portarla dal meccanico prima che facesse questa fine. – la sentii sbattere la portiera, probabilmente stava rientrando in casa.
-No Meg, non puoi abbandonarmi. Vengo subito a prenderti!
-Non dire stronzate Castiel, perderesti quasi un’ora, lo sai quanto ci vuole per arrivare fin lì. Prendi una delle allieve e balla con lei, no? Prova con Anna Milton, ha una cotta per te e non si tirerà indietro.
-Anna Milton fa schifo-dissi forse con troppa veemenza, perché sentii Dean ridacchiare dietro di me. Ancora non se n’era andato?- proverò da solo, o troverò un modo. Venerdì se non hai risolto vengo a prenderti io.
Non le diedi il tempo di rispondere, arrabbiato come se Meg avesse volontariamente deciso di abbandonarmi anche se sapevo, razionalmente, che non era così. Misi un cd a caso e attraversai la sala per aprire le finestre in tutta fretta, per arieggiare la stanza. Ero molto in ritardo, quindi avrei pulito il parquet dopo aver provato i passi, perché da solo sarebbe stato più difficile del previsto.
Ignorando la presenza del mio collega, che finalmente si stava mettendo il borsone in spalla, mi piazzai al centro della sala, e alzando le braccia su una ragazza immaginaria, cercai di ricordare i passi che avevo montato a casa, seguendo la musica. E un, due, tre quattro..
La musica sovrastò i passi di Dean che si stava avvicinando a me, tanto che, quando lo vidi, sobbalzai facendo un piccolo salto all’indietro.
-Che vuoi?-gli chiesi, più scortese di quanto avrei voluto.
Dean spalancò gli occhi in maniera innocente, ripetendo ciò che aveva detto poco prima e non ero riuscito a sentire:-Ho detto, ti serve aiuto?
-No, grazie-risposi risoluto, poggiando nuovamente un braccio sulla mia ragazza immaginaria.
-Io invece credo che te ne serva, sembri veramente ridicolo così.- disse poggiando a terra il borsone e mettendosi davanti a me:-Usami. Sarò la tua ragazza delle prove.
Sentirgli dire una frase del genere aveva un che di comico. Era leggermente più alto di me, spalle larghe e petto ben allenato. Mi guardava con un sorriso divertito e alzando le sopracciglia.
-Va bene dai, sempre se ne sei capace. – sbuffai e mi avvicinai di più a lui, mettendogli una mano sul fianco- metti il braccio attorno alle mie spalle- gli dissi, mentre afferravo la sua mano sinistra nella mia destra.
-Va bene, maestro- lo disse a voce bassa, ma era talmente vicino a me che lo sentii. Avere quel corpo massiccio fra le braccia era totalmente diverso dal sentire fra le dita il corpo magro e piccolo di Meg.
Mi muovevo lentamente, nominando i passi e contando gli otto, e Dean mi seguiva inaspettatamente bene. Per i primi minuti tenni lo sguardo sui suoi piedi calzanti di grandi scarpe da ginnastica, temendo sbagliasse qualche passo e di dover quindi ricominciare da capo. Mi sorprese in positivo in realtà, e quando alzai lo sguardo verso di lui notai due cose che mi folgorano a tal punto che sbagliai io stesso la coreografia che avevo ormai imparato benissimo. Due occhi verdi enormi, lucenti e allegri, e un sacco di lentiggini assolutamente adorabili sul naso, che gli davano un’aria dolce, contrastante con la sua strafottenza e ironia. Non ero mai stato abbastanza vicino da notare quei particolari e come un idiota inciampai sulle sue scarpe, cadendo su di lui, che riuscì a reggermi per tempo afferrandomi per i fianchi:-Ehi, vacci piano tigre-mi disse sempre con quel tono basso e penetrante, che sembrò percorrermi fino alle ossa, per i brividi che sentii. Deglutii cercando di darmi un contengo, ripresi l’equilibrio, allontanandomi leggermente da lui:-Dove hai imparato così bene a ballare il tango?-gli chiesi, sinceramente curioso.
Dean sorrise e si passò una mano dietro la nuca, alzando le spalle:-Ne ho studiato un po’ un annetto fa. Cerco di fare vari stage di danza, lezioni isolate con insegnanti importanti, seminari di danza…se potessi le imparerei tutte. Ma l’hip hop è la mia passione.
Sorrisi leggermente e inclinai la testa da una parte, guardandolo, senza sapere bene cosa dire. Forse avevo sottovalutato quel ragazzino.
-Che c’è?- mi chiese sorridendo- vuoi sostituire quel piccolo demone della tua assistente con me?
Risi appena capendo a cosa si riferisse Dean. Meg non aveva esattamente un buon carattere, anzi il più delle volte spaventava tutti i ballerini.
Dean rise con me, una risata genuina e spontanea, diversa da quelle di scherno che spesso vedevo uscire dalla sua bocca. Un’altra canzone scorse sul cd, era la terza. Il passaggio tra la prima e la seconda non l’avevo nemmeno notato.
-Non so se il mondo sia pronto per sconvolgere le coppie di ballerini, vedendo due ragazzi ballare insieme.- lo dissi distogliendo lo sguardo, e non mi accorsi quasi della mano che Dean stava facendo scorrere sul mio fianco, facendola scivolare fino alla schiena per attirarmi a sé con uno strattone forte ma fluido, non brusco. Mi ritrovai con il petto contro il suo, mentre lui faceva scivolare l’altra mano sulla base della mia schiena, e io invece non avevo idea di cosa fare. Incontrare ancora quel suo sguardo smeraldino fu inevitabile, e trattenni il respiro quando sentii il suo fiato sulle mie labbra.
-Per te sarebbe un problema ballare con un ragazzo?-disse con voce roca, mentre facevo scivolare titubante le mani sulle sue braccia nude. Erano lisce e calde al tatto. Non risposi, feci solo di no con la testa, lentamente per non distogliere lo sguardo. Senza nessun preavviso spostò la mano sul mio collo, afferrando i capelli dietro la nuca con fermezza, e poggiò le labbra sulle mie. Temevo che il battito del mio cuore potesse sovrastare la musica, tanto fu bello e inaspettato quel gesto. Non ebbe il tempo di approfondirlo, perché mi separai indietreggiando con la testa, guardandolo in maniera interrogativa:-Ma tu..credevo che tu fossi..
-Etero? Non è sempre tutto bianco o nero, Cas. E poi un culo come il tuo non ce l’ha nessuna ragazza, qui dentro.
Era la prima volta che pronunciava il mio nome, seppur abbreviato. Mi morsi il labbro e senza rispondere fui io a baciarlo, stavolta. Mi aggrappai con la mano sinistra alla sua spalla destra come se ne andasse della mia sopravvivenza. Lo sentii mugolare fra le mie labbra, mentre senza sforzo abbassava le mani fino al mio fondoschiena, dandomi lo slancio giusto per aggrapparmi con le gambe attorno al suo bacino. Mi trascinò fino a uno dei pilastri, sentivo la mia schiena contro il muro freddo, sentivo quelle labbra così dannatamente carnose mordermi il collo, mentre le mie mani vagavano disperate fra i suoi capelli. Mi voltai verso lo specchio, assistendo alla scena come se non partecipassi, come se fossi uno spettatore. Ed era incredibilmente erotico. Ci allarmammo quando sentimmo il classico vociare confuso provenire dalle scale della palestra. Trafelati e confusi, ci separammo appena in tempo perché un’orda di allievi anziani facilmente scandalizzabili ci trovassero in procinto di fare qualcosa di diverso dal..ballare.
 
Un bacio sul collo mi risveglia dal torpore che mi aveva quasi fatto scivolare nuovamente nel sonno. La mano di Dean scorre lungo il mio fianco, e vedo il suo viso fare capolino accanto al mio:-Cosa sognavi di bello, Cas?
Mi volto verso di lui, poggiando meglio la testa al cuscino. Il sole filtra leggermente e poco violento sui capelli di Dean, dandogli quella leggera sfumatura di biondo che amo particolarmente.
-Non sognavo. Ricordavo..
Dean sorride guardandomi incuriosito, mentre con un dito percorre lentamente il mio viso. Il naso, le labbra, il mento:-E cosa ricordavi? Facevi dei bei mugolii..
Rido imbarazzato, forse arrossisco anche:-Il nostro primo bacio.
-Oh sì, quando ancora mi odiavi. Per fortuna ho fatto un passo verso te, o avresti continuato così.
-Io non ti odiavo. Pensavo fossi scopabile, anche se un gran  deficiente.
Dean si finge offeso e afferrandomi per i fianchi si sdraia su di me, mordendomi leggermente la mascella. Rido al suo tocco e socchiudo gli occhi, lasciandomi cullare dal contatto della sua pelle contro la mia:-Sono contento che tu abbia cambiato idea, maestro.-mi dice in un sussurro.
In realtà non l’avevo mai cambiata. Dean mi era piaciuto da subito ma pensavo che non sarei mai stato nulla, per lui. E avevo tirato su questa barriera inconsapevole del fatto che lui stava disperatamente cercando di scavalcarla, fin dal primo giorno.
Non so dove saremo fra dieci anni, ma so dove sono ora: fra le sue braccia, come quel giorno. E non c’è nulla di più bello al mondo.
 
 
Fine.
  
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