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Autore: visbs88    18/08/2014    1 recensioni
Un miagolio stranamente simile ad una risata si aggiunse al chiasso e i due bambini si voltarono a guardare Kirara, seduta a gambe incrociate su un masso in riva al laghetto, in un'ottima posizione per godersi l'intera scena. In quel momento si copriva la bocca con una manina, ma gli occhi chiusi e i piccoli sussulti delle sue spalle la smascheravano: non fu una sorpresa quando rivelò un sorriso divertito e allo stesso tempo dolcissimo, che indirizzò in particolar modo a Kohaku. Lo guardò negli occhi senza cambiare espressione e fece guizzare le sue due code, così lunghe da far capolino dietro alla sua testa.
Cinque brevi incursioni nella vita di una sterminatrice di demoni e della sua compagna più vicina, dall'infanzia alle prove più dure – ma sempre con tanta, tanta dolcezza.
[Humanizing; hurt/comfort]
[Seconda classificata al contest L'estate e i suoi attimi fugaci indetto da Mokochan sul forum di Efp, vincitrice del Premio Miglior (Crack) Pairing e del Premio Macedonia con il quinto capitolo]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Kirara, Kohaku, Sango
Note: Raccolta | Avvertimenti: Furry
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4. Through the pain

Prompt: Carezze.

 

 

Sango avrebbe rinunciato a mille giorni di libertà, passandoli in una cella in catene, pur di poter uscire quella notte; eppure sapeva bene, tra le lacrime, che ciò non era possibile. La ferita al fianco doleva ad ogni suo minimo movimento; la sua gamba destra era fasciata stretta e camminare sarebbe stata per più di due settimane un'impresa; la sua testa era ancora confusa dal veleno e dall'urto di quando era caduta svenuta contro il duro terreno.

L'angoscia, tuttavia, la opprimeva più di qualsiasi danno fisico che avesse riportato, mentre il suo orgoglio di combattente umiliato si intrecciava con il dolore di una sorella privata forse per sempre di un fratello: insieme le avviluppavano il petto in una morsa straziante che non riusciva a vincere, neppure facendo appello a tutta la propria forza.

Kohaku era stato portato via dai demoni, due fieri sterminatori erano stati uccisi e in tanti erano stati feriti: disfatte simili avevano pochi precedenti nella storia del loro villaggio e nessuno nella vita della giovane. Suo padre e Kirara erano illesi e, paradossalmente, ciò era legato a doppio filo con il terribile attacco che tutti gli altri avevano subito: qualcuno, durante uno degli ultimi incarichi, doveva aver provocato senza volerlo un clan di luridi insetti feroci e bellicosi – Sango non sapeva nemmeno tutta la storia, nessuno doveva averci dato troppo peso, nessuno doveva essersene reso conto; ed era stato scelto il pomeriggio sbagliato per dedicarsi a un banchetto di festa per gli anziani, perché il capo e la sua temibile tigre erano appena partiti per far visita a un villaggio vicino e perché i demoni erano ormai pronti a colpire.

Sango avrebbe voluto combattere con onore, difendendo senza tregua quel luogo che era la sua culla e il suo nido, abbattere nemici o almeno contribuire a mettere in salvo i più vulnerabili, ma era stata tra i primi ad essere travolti e a cadere.

Singhiozzò, causandosi fitte e fitte di dolore e sentendo di meritarsele, perché nemmeno ora poteva cercare il suo fratellino e gli altri ragazzini portati via per farne qualcosa di orribile, e sapere che suo padre era alla testa delle ricerche insieme ai migliori superstiti non era un conforto sufficiente: la paura e la rabbia le bruciavano nelle vene, le mani le prudevano dal desiderio di impugnare un'arma e correre fuori per fare qualcosa, solo qualcosa, qualcosa che non fosse giacere in un letto come un sacco vuoto ed inutile! Si domandava come potesse la luna splendere serena anche in quella notte d'incubo, come potesse l'estate andare avanti e non mutarsi in un autunno disperato o in un inverno desolato, mentre nel suo cuore ardevano fiamme che le lacrime non riuscivano a spegnere.

I secondi le pulsavano nelle orecchie e ogni minuto d'attesa era un'agonia; provò a chiudere gli occhi, a non pensare, ad addormentarsi, ma fu tutto inutile. D'altra parte, sapeva anche che, una volta assopita, incubi dovuti all'angoscia e al veleno degli insetti – sebbene in lei non ne fosse penetrata una dose mortale – l'avrebbero assalita mostrandole gli scenari più cupi come veri, facendola impazzire. Voleva riabbracciare il suo fratellino, lo voleva con tutta la propria anima. Non le importava di vederlo terrorizzato, o confuso, voleva soltanto che fosse vivo, perché mai e poi mai sarebbe riuscita a perdonare se stessa se... se... Kohaku doveva diventare un forte sterminatore, era una promessa da lui fatta a tutti e due, e lei avrebbe dovuto aiutarlo e proteggerlo durante il cammino, il suo fratellino, così buono, gentile, sensibile, intelligente...

Una mano piccola come quella di una fata e morbida come una piuma raggiunse la sua; nella calura dell'infermeria affollata di pazienti gementi e sofferenti, risuonò un miagolio basso e triste.

Kirara era lì.

Sango realizzò solo questo e singhiozzò più forte. Sollevò entrambe le braccia, protendendole verso di lei, che esitò, guardando la ferita al fianco con occhi preoccupati, ma a Sango non interessava nulla che non fosse un abbraccio. Alla fine Kirara l'assecondò, chinandosi su di lei con attenzione e con dolcezza; Sango si aggrappò alla sua schiena e con uno sforzo immane sollevò la propria arrivando quasi a sedersi. Fu come gettare il corpo intero dritto nelle fauci di un orso famelico, come esporre ogni nervo alle sferzate di una frusta impietosa brandita da un boia incollerito, ma a quel punto Kirara la circondò con le proprie braccia e questo era tutto ciò che Sango desiderava.

Pianse sulla sua spalla, cercando conforto nel suo odore, ma presto Kirara ebbe un'idea migliore: con delicatezza sciolse l'abbraccio per sedersi dietro di lei, quindi le fece adagiare la testa sul suo petto.

Cominciarono le carezze. Lunghe, gentili, sul suo viso, sulle sue spalle: con un braccio Kirara le avvolgeva la vita per tenerla vicina, con le dita dell'altro tentava di darle conforto. Sango poteva sentire quanto ogni singolo tocco fosse pieno di comprensione, di dolcezza, di desiderio di farla sentire serena. Chiuse gli occhi e le parve che attorno a loro fosse calato il silenzio, o forse non poteva sentire altro oltre al battito del cuore di Kirara perché di altro non necessitava. Continuava a piangere, ma ogni lacrima era asciugata da una carezza, da un polpastrello soffice e mai brusco che le percorreva la guancia con un fruscio. Dire che l'angoscia e la sofferenza cessarono, passando in secondo piano rispetto al calore di Kirara, non sarebbe stato veritiero: il nome di Kohaku e i suoi sorrisi continuavano a indugiare nella mente di Sango, come se impressi a fuoco, e la smania di compiere un atto disperato lanciandosi fuori nel buio della notte torrida e insidiosa di tanto in tanto l'assaliva come un delirio febbrile; ma quantomeno c'era qualcosa a trattenerla, qualcosa che aveva un buon profumo e mani gentili, qualcuno che la rese consapevole di non essere sola. In un attimo di lucidità Sango si chiese se non fosse sbagliato per Kirara trovarsi lì, anziché alla testa delle ricerche, dove avrebbe potuto portare un aiuto prezioso; ma non poteva nemmeno non provare l'egoistica gioia di averla lì con lei. Presto le sue carezze le divennero necessarie, anzi indispensabili: se per un attimo si fermavano ogni dolore raddoppiava e lei gemeva reclamandole, anche se la povera Kirara aveva solo avuto il bisogno di grattarsi il naso, o di asciugarsi a propria volta gli occhi – perché ogni tanto sulla fronte di Sango scivolavano gocce che non avrebbero mai potuto essere di sudore, nemmeno se il caldo fosse stato tre volte più intenso. Nel cuore della ragazza si affacciava addirittura il panico se per caso Kirara si agitava un po' per sistemarsi meglio a sedere – l'idea che si alzasse e la lasciasse lì, sola a patire ogni singola pena senza possibilità di scampare all'agonia, era inconcepibile per l'orrore che le causava.

Ma Kirara rimase lì tutta la notte, a carezzarla, a stringerla, in quel silenzio ricco di messaggi che solo lei sapeva creare. Rimase lì fino all'alba, senza mai accennare ad abbandonarla, dandole tutto ciò che poteva, soffrendo anche il dolore di vedere Sango in quello stato e tuttavia resistendo con molta più forza di lei.

Fu un suo miagolio d'euforia a scuotere la ragazza, scivolata in un dormiveglia per cui poteva solo ringraziare la dolcezza delle carezze che l'avevano cullata; furono un suo sussulto e quella stretta improvvisa ed energica alla sua mano che le diedero la forza di riaprire gli occhi e sperare, vedere, vivere, ridere mentre Kohaku correva al suo fianco in lacrime, chiamandola forte per nome.

Non riuscì nemmeno ad abbracciarlo, perdendo i sensi a causa di quell'emozione troppo forte per il suo corpo provato e debole; ma di certo non tardò a rimediare nelle settimane che vennero, standogli accanto ogni istante in cui le fosse possibile, coccolandolo, amandolo come forse prima non aveva mai fatto.

Attraverso le esequie per i caduti, le gioie per i guariti e il calore del suo fratellino, Sango non trovò il tempo di dire tutto quello che sentiva nel cuore a Kirara; riuscì però a guardarla negli occhi tante volte, magari da lontano, magari in mezzo alle persone, magari anche solo per un attimo, sperando solo di riuscire a trasmettere con il proprio sguardo almeno un grammo di quella gratitudine che provava nei suoi confronti – per aver scelto di stare insieme a lei, per aver capito quanto fosse importante. Alla fine, dopo tanti sorrisi frettolosi e occhiate colme di felicità e mille significati, si ritrovarono sole; e a quel punto si accorsero di essersi dette ormai ogni singola parola, anche quella più superflua e confusa.

Un bacio nel buio, un abbraccio, un'ultima carezza di conforto; poi si incamminarono mano nella mano a recuperare i giorni perduti, tornando lentamente alla loro vita, ormai consapevoli che ogni passo, se fatto insieme, sarebbe stato giusto un poco più facile da compiere.

 

 

 

 

Ringraziamenti & spazio autrice:

Grazie mille a Syugi per aver commentato il capitolo precedente ^^

Chiedo scusa per il ritardo! Proprio ieri mi sono ritrovata a non avere connessione sufficiente per aggiornare. D'altronde, come previsto, il capitolo precedente non è stato un gran successo XD peccato, perché questa parentesi angst e hurt/comfort mi sembra un pochetto meglio e mi soddisfa di più, ma probabilmente nessuno avrà voglia di leggersela x° comunque è qui, sperando di essere riuscita a trasmettere qualcosa ai pochi coraggiosi che saranno arrivati fino in fondo.

A domenica prossima con l'ultimo capitolo della raccolta, grazie a chiunque passerà!

Un bacio, visbs88 ^^

   
 
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